Definisco una nuova lettura un nuovo inizio. E all’inizio di queste avventure bisogna adattarsi a tante cose, specie se questo nuovo inizio è proiettato anni luce dal nostro tempo o spazio. Una miriade di cose grandi e piccole e a un tratto mi trovai impelagata in vicende che non mi appartengono, ma che ho sentito come mie. A cominciare da questa lettura, francamente sconosciuta, ma che sedeva silenziosamente sulla soglia della mia strapiena libreria composta da narrativa contemporanea e qualche classico e dall’inedita presenza di qualche opera ai più sconosciuta. Questa dei Mutevoli umori ne è un esempio, attraente ed elegante in modo antiquato, lusinghiero e ammaliante, diretto e poetico, poco incline allo sfarzo e all’ironia di alcuni romanzi del secolo, ma un approccio che ho considerato a dir poco straordinario. Leggerlo mi ha trasmesso un profondo senso di pace, di rassicurazione, conforme all’identità umana delineando un disegno divino in cui silenziosamente si alena a scovare la felicità, nonostante essa sia quasi del tutto irraggiungibile, mettendo in discussione valori tradizionali, l’esistenza stessa come una gradevole combinazione di relativismo.
Autore: Louisa May Alcott
Casa editrice: Elliot
Prezzo: 17, 50 €
N° di pagine: 288
Trama: Durante una gita in barca nel New England, due amici di lunga data si innamorano della stessa ragazza, Sylvia Yule, la quale vive un’età in cui l’ansia di crescere si combina con la voglia di non diventare mai grandi, e l’amore e l’amicizia sembrano ancora la stessa cosa. I mutevoli umori di Sylvia la porteranno a scegliere l’uomo sbagliato, e poi a pentirsene, finchè un nuovo conflitto si aggiungerà alle altre inquietudini: la sacralità del matrimonio da una parte, le tentazioni adultere e il richiamo all’amore libero dall’altra.
La recensione:
L’amore è immortale e anche in
quella “meravigliosa eternità” continuerò a sperare e ad aspettarti.
Sono attratta dal mistero, dall’ignoto. La curiosità è un tratto distintivo del mio carattere che silenziosamente mi induce a scoprire e valicare straordinari mondi. Fino ad ora non me lo sono mai chiesta, ma adesso che ho maturato questo tipo di consapevolezza, di essere presa alla sprovvista da autori che ti stringono nel loro caldo abbraccio accarezzando così bene la tua anima, comincio a fare più attenzione alla realtà circostante, soprattutto a pormi delle domande su ciò che effettivamente amo e ciò che invece sortisce solo tedio e frustrazione, mi riferisco a quel genere di letteratura non più << nelle mie corde >> che ho conosciuto fin troppo bene e che nonostante tutto talvolta suscita ancora il mio fascino, ma adesso che ho cominciato a pensare sul serio cerco di immaginare che effetto avrebbe fatto abbracciare questo tipo di romanzi dieci anni fa. Forse non sarebbe stato così traumatico o sconvolgente, ma nemmeno così indimenticabile come lo è poi stato negli anni.
Mutevoli umori, classico della letteratura inglese, snocciola una sequela di scene in cui l’educazione sentimentale di una giovane donna di appena diciassette anni scandaglia il mondo circostante con entusiasmo tipico della sua età, garbo e intelligenza in cui la verità delle cose coincide con la purezza della vita. Tematiche piuttosto care all’autrice che, come le eroine ritratte nelle Piccole donne, proietta la bellezza, l’artificio e il rapporto che si cela fra uomo e natura architettando qualcosa che abbraccia l’arte, la letteratura in ogni sua forma. Si osserva la natura, mediante le osservazioni acute di Ralph Emerson, giudicandola in base ai piaceri che essa ci riserva che sono esclusivamente in linea al nostro animo. I mutevoli umori a cui infatti fa riferimento il titolo sono un chiaro riferimento alla possibilità di osservare il tutto. Una lotta impari fra due spiriti che lottano dentro lo stesso corpo in quanto entrambi comandano a turno, e ciascuno si rivela di aiuto o di ostacolo a seconda degli umori o delle circostanze. Divisa fra l’istinto e l’incoscienza, tra passione e orgoglio, fra speranza e disperazione, cadendo nel desiderio, rischiando di non vivere una vita sterile, piuttosto ricca di emozioni. Ed ecco che in questo modo si può godere di ogni cosa, scoprire qualunque assetto interiore, la verità di cose che maturano in nobili azioni in cui il cuore diviene meno morboso, l’anima libera da qualunque afflizione.
Come la cocciuta Hester de La lettera scarlatta, Sylvia si aggrega a tristi congreghe di donne forti ma deluse e infelici che fanno della loro vita, della loro esistenza una lunga penitenza per i peccati commessi da altre. Creature che si accendono con spasmodica vitalità di un fuoco interiore che consuma da dentro, dalle rovine di un corpo mortale generando un’anima integra e serena dopo essersi smarrita a lungo nella vita e nell’ombra. La realtà circostante, i rapporti con gli altri, i legami sociali hanno un certo potere che condizionano la nostra anima e il nostro spirito.
Un reticolo di vicende sofisticate, semplici intrappolate in una sfera di cristallo, nella vita permanente di una giovane donna il cui temperamento ancora semplice muta a seconda del flusso inesorabile del tempo, così genuina ma timidamente rinchiusa in se. Il modo in cui è proiettata nel mondo, allietando l’atmosfera con una prosa poetica, lirica, evidenzia aspetti quali l’amore filiale, il sentirsi imprigionati in qualcosa che non danno alcuna via di fuga o scampo quasi forme trascendentali che sconvolgono il nostro animo. La caratterizzazione dei personaggi che prevale su ogni cosa, così come i loro sentimenti,
La letteratura classica resta salda alle sue bellissime ideologie di estirpare alcuni aspetti della letteratura, le innumerevoli lotte fra ciò che è giusto e ciò che non lo è, gettano l’ancora ai bellissimi momenti in cui ci ho vissuto, suddiviso i miei vagabondaggi in posti in cui ho fatto perdere completamente le mie tracce. Ho perso il conto di quanti luoghi meravigliosi ho esplorato, tra un posto e un altro, andando e tornando qua e là, nel mucchio di tempo in cui non ho perso un solo momento nel constatare, con un certo fervore, di non trovarsi in nessun luogo specifico se non quello in cui pervade un forte senso di irrealtà di essere proiettato nello spazio, a mille chilometri l’ora. Così lontano dal posto in cui vivo che comincio a perdere il senso della stessa realtà, come se piano piano il dato dell’esistenza fosse risucchiato fuori da me, ma è il prezzo che paghi per andare via da casa, e fino a quando continuerai a viaggiare, il nessun luogo si estende fra il qui casa e il là di un altrove come uno dei luoghi a cui sei più affezionata.
Louisa May Alcott, come tante altre autrici, risale su questo insidioso terreno con scarse informazioni sulla realtà circostante – in quanto raccoglie un vuoto di ipotesi e congetture di una realtà distorta da quella circostante -, che da qualunque prospettiva lo si guardi appare nell’abbondante verve che la contraddistinse, in un tumultuoso misto di sentimenti ed emozioni: da figure snelle che cercano la redenzione, a piccole scolaresche pronte a prodigarsi verso il prossimo. Il tutto immerso in un’atmosfera ovattata, luminosa, in un viaggio macchinoso in cui è stato piuttosto facile rispecchiarsi, nonostante non si sa nulla della sua origine. Una posizione morale che è stato inevitabile prendere, che elimina qualunque dubbio o remora, che a mio avviso è un quesito sull’anima. Una questione che può solo arricchire la nostra coscienza, abbracciandoti da dentro in modo più pieno e libero, in quanto il mistero di interpretare l’animo umano è qualcosa che non tutti esplicano così bene.
Spesso quello che
riteniamo un amore grandissimo si rivela migliore per noi se contrastato invece
che soddisfatto, pur rischiando di risultare in un fallimento che può
amoreggiare due vite invece di addolcirne una.
Valutazione d’inchiostro: 4 +
Questo della Alcott non lo conoscevo; ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te 🤗
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