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sabato, maggio 07, 2022

Gocce d'inchiostro: Il secondo sesso - Simone De Beauvoir

La situazione ritratta era molto più complicata di quel che credevo. Ho accettato di leggere questo romanzo, questo saggio antropologico mettendomi in gioco, scommettendo con me stessa e sulle mie forze, desiderosa di conoscere questa donna molto tempo fa, la quale avrei voluto conoscerla anche a costo di trascinarmi questa lettura per mesi e mesi. Il secondo sesso, in effetti, è stato un romanzo che ho aperto a metà marzo e concluso a fine aprile, un’opera imprescindibile e insolubile per chi è affascinato dalla donna e dalla sua storia in epoca classica, romana, medievale a cui avrei potuto cedere. Talvolta è stato difficile proseguire, non poter non fermarsi, non subire effetti devastanti che hanno avuto la parvenza di angosce e dilemmi vari, poiché quadro ricco di una realtà vera, mai pronunciata, dal quale la stessa autrice fu emblema. Portatrice di forme femministe che erano totalmente oscurate. Non che l’ideologica riguardante i sessi sia diversissima a quella ritratta dalla De Beauvoir, molti anni fa, ma non per questo sollevando polveroni di domande che mi hanno indotta a riflettere. Da donna non riesco a comprendere perché questo << sesso debole >> non abbia mai potuto garantirsi un certo posto, non d’onore ma un posto, in una sfera individuale i cui cambiamenti a cui si ricorrono potrebbero essere positivi o devastanti. Sarebbe stato necessario dover esserci una disuguaglianza che l’avrebbe fatta spiccare per carattere e temi?
Lasciandosi andare al paradosso, varcando ogni limite pur di comprenderla e interpretarla sarà possibile mettere a tacere qualunque forma aliena di incomprensione, suscitando scandalo e scalpore in un particolare momento storico, denunciando la realtà circostante affinchè niente e nessuno ci soffochi.


Titolo: Il secondo sesso
Autore: Simone De Beauvoir
Casa editrice: Il saggiatore
Prezzo: 26 €
N° di pagine: 763
Trama: Con veemenza da polemista di razza, Simone de Beauvoir passa in rassegna i ruoli attribuiti dal pensiero maschile alla donna - sposa, madre, prostituta, vecchia - e i relativi attributi - narcisista, innamorata, mistica. Approda, nella parte conclusiva, dal taglio propositivo, alla femme indépendante, che non si accontenta di aver ricevuto una tessera elettorale e qualche libertà di costume, ma che attraverso il lavoro, l'indipendenza economica e la possibilità di autorealizzazione che ne deriva - sino alla liberazione del suo peculiare "genio artistico", zittito dalla Storia - riuscirà a chiudere l'eterno ciclo del vassallaggio e della subalternità al sesso maschile. L'avvenire, allora, sarà aperto. Con una determinazione prima sconosciuta e un linguaggio nuovo, che tesse il filo dell'argomentazione attraverso un'originale mescolanza di mito e letteratura, psicoanalisi e filosofia, antropologia e storia, Simone de Beauvoir sfida i cultori del gentil sesso criticando le leggi repressive in materia di contraccezione e aborto, il matrimonio borghese, l'alienazione sessuale, economica e politica. Provoca il pubblico conservatore, cerca il riconoscimento personale, rivendica la solidarietà collettiva.

La recensione:

 

La donna non è una realtà fissa, ma un divenire. Solo nel suo divenire è legittimo misurare le sue possibilità.

 

Cosa posso dire?
Non ci sarebbe nulla da dire. Mi congratulo con me stessa per aver compiuto questo straordinario, sovraumano ma bellissimo sforzo intellettuale e cognitivo, di essermi inerpicata fra le pagine di un trattato antropologico cui mi sono dedicata con dedizione per quasi un mese. Calarsi per la prima volta fra le sue pagine mi indusse a poter farmi largo tra le osservazioni dell’autrice, quasi tutte azzeccatissime ma non condivisibili, mi è parso, come minimo un buon ottanta o novanta per cento, che è una percentuale alta, tanto piccola ma acuta correzione, una frase qui, un pensiero là, leggere spietatamente di ciò che fu psicologicamente e fisicamente inferto alla donna per accrescere quei valori, quelle ideologie che la De Beauvoir protesse pur di circumnavigare l’ignoto, l’impossibile. Acclamandola come colei che verrà ricordata nella storia dei tempi per la sua incostante delusione, come scrittrice e donna, di non aver potuto compiere alcun gesto purchè la donna esistesse. Esista, respiri nella strada delle discussioni politico, economico, sociale. E poi disgressioni sull’antica storia romana, ce ne sono state anche troppe, gli autori che influenzarono il suo credo, le sue inflessioni su ciò che dovrebbe essere e non dovrebbe essere, passaggi ripetibili che avrei voluto saltare ma che ho assaporato lentamente, e in questo mese oramai lasciato alle spalle attaccata a queste magagnate stilistiche e ripetizioni fastidiose, a volte modificando parti che erano già state esaminate ma tornando all’originale, ma l’essenziale è stato che tradotto in un linguaggio assolutamente sensibile cui è stato davvero impossibile non riconoscersi, si osservano aspetti biografici che ci inducono a comprendere meglio il passato nel presente. La mia mente, pur quanto a volte compiva voli pindarici distraendosi, dovette tornare ad interpretare la struttura originale del libro, con alla mano la penna e il bloc notes, non riportando correzioni, ciò di cui non mi piaceva o non si accordava al mio spirito quanto le difficoltà di proiettare qualcosa di assoluto che stravolge. Una lettura che si è rivelata infernale data la densità, la ricchezza di certe tematiche, sistematico e convincente, analisi dell’inferiorità della donna affermandone la sua esistenza.
Il secondo sesso va riconosciuto non tanto per il suo essere un trattato antropologico, un’opera storica imprescindibile e inconoscibile nella sua infinità, quanto per il linguaggio e il suo modo di interiorizzare la donna di cui le stesse idee, la religione, i dogmi filosofici mediante cui si osserva il mondo offre un’idea di uguaglianza che non è assolutamente concepibile per l’autrice. Atea e diffidente, non credeva che fossimo esseri finiti che vagano sotto un cielo infinito e che, sebbene le diversità di sesso, razza, lingua, dovremmo ostinarci a vivere scovando nel focolare della sua intimità una vera ragione di appartenenza. Si osserva il tutto con rispetto, incapace di afferrarla appieno, distinguerla il più possibile dall’impossibile, autodefinendosi come verità assoluta nonché fondo sul quale si ancora ogni affermazione. Dispersa in qualcosa di molto più grande, specialmente quando l’uomo riconosce le sue qualità, le sue posizioni, gli sbarramenti gettando le basi su un nuovo avvenire. Ordinando la società, nonostante questa mancata libertà, donando nient’altro che forme di possesso, opportunità di emancipazione, surclassandola da prestigi morali, etici poiché la religione, i costumi in passato hanno messo in discussione l’egemonia che lo contraddistingue in qualcosa di peggiore anziché migliore.
Fiducia, felicità, dolore, virtù, vizi, bramosia, rinunce, dedizione, tirannia sono forme di esperienza che dovrebbero sortire una certa felicità, ma purchè essa sia raggiungibile restringe il campo a possibilità di piccole grandi etnie, agglomerati minuscoli aggressivi dedichi all’affermazione di forme di sostentamento che esaminano un genere biologico e scientifico. In una struttura accademica, analitica attraverso un’analisi della vecchiaia attraverso cui è possibile notare quei modi non risolti della vita sociale e i veri e propri mali di un sistema culturale: un sistema che svuota la vita stessa.
Mai romanzo così complesso suscitò in me tanta attenzione. Quasi un’impresa titanica, chiodo fisso che ostinatamente ho voluto leggere nella sua interezza, specialmente quando appresi che tanta fatica sarebbe stata ripagata non tanto per un godimento personale quanto per la ricchezza di contenuti che hanno accresciuto il mio bagaglio culturale. Perché Il secondo sesso, se in un primo momento evidenzia aspetti già noti, specie nell’epoca che viviamo, banali e irriverenti, completa lo stato emotivo, l’intimità che si instaura fra lettore e autore. Analitico, coinvolgente a tratti e appassionante, insormontabile e ripetitivo di cui esula qualunque forma di consolazione affidata alla sfera privata e sociale dell’autrice di cui chi legge torna a tali forme grazie a una certa dipendenza. Un certo coinvolgimento emozionale, intellettivo, cognitivo, così spazioso e nutriente di epoche, discipline variegate.
L’unica spiegazione logica è che la stessa autrice fu vittima di sporadici assetti di isolamento, - non dimentichiamo le accuse che le furono rivolte per aver stretto una relazione lesbica con una ragazzina di soli diciassette anni -, una specie di visione a specchio che si contrappone a una condizione e dimensione accessibile implicita, analoga a quella dell’antichità che tuttavia non fu mai analizzata. L’Io avrebbe potuto valicare l’Universo dell’impossibile?
Scrivere questa recensione è stato più complicato di quel che credevo. A lettura conclusa ho dovuto metabolizzare il tutto desiderosa che la voce della sua autrice restasse nella mia testa ancora per qualche tempo. Perché, alla fine, sebbene lo sforzo ercolino, è una lettura che sono contenta di aver potuto vivere nella sua interezza. E non importa le difficoltà riscontrate, non importa chi siamo e dove siamo. Le soddisfazioni di tante ore di lettura hanno appagato lo spirito di una giovane donna che, mai prima di adesso, aveva osato impelagarsi in questa situazione. Trasformando la visione femminile che conservavo gelosamente in qualcosa di più tattile, convincente oramai così immersa nell’idioma dell’autrice, influenzata dalle sue concezioni, che senza di lei non sarei mai stata in grado di formulare nemmeno una frase. Figurarsi estrapolare dal niente parole che mi avrebbero portato lontana! Ma oramai così assuefatta a qualcosa di inaccessibile ma potente, la De Bouvair mi ha trasformata. E da ciò ne sono uscita distrutta, ammaliata, tramortita, con la testa che ancora sforna parole che possano avere un senso compiuto in momenti di puro annebbiamento di tragica magnificenza.

 

Non si può capire la delicatezza delle donne, la loro sensibilità, il loro oratore senza farsi un’anima delicata, sensibile, ardente; i sentimenti femminili creano un mondo di sfumature, di esigenze la cui scoperta arricchisce l’amante.

 

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti:

  1. Bella recensione, ma dubito faccia per me

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  2. Dalla notte dei tempi la donna è stata sempre considerata come un essere subordinato all'uomo. Archetipi mai vinti hanno sempre collocato la donna ai margini della società patriarcale quindi ben venga una lettura che tratta argomenti ancor oggi attuali. La parità di genere è una meta ancora da raggiungere. Complimenti per la recensione :)

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