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lunedì, maggio 23, 2022

Gocce d'inchiostro: Le Horla e altri racconti - Guy De Maupassant

Amo appassionatamente la lettura. Voglio dire, se non amassi così intensamente i libri e la buona letteratura non credo mi troverei qui, dinanzi a un vecchio e ronzante computer, con una pila di romanzi ancora da leggere e vivere. Amo leggere come si ama la patria o l’uomo della tua vita, l’amo più di una passione istintiva, profonda, invincibile. L’amo con tutti i sensi: gli occhi che seguono caratteri cubitali, l’olfatto che respira il profumo di carta appena stampata, le orecchie che ne ascoltano il silenzio, l’amo con tutta la mia carne che le tenebre accarezzano. La voce gracchiante dell’autore o dell’autrice risuona nelle stanze spoglie della mia anima, i gufi fuggono nella notte, macchia nera che passa attraverso lo spazio e, rallegrata, inebriata dal poter vivere una nuova storia, mi lancio a perdifiato in qualcosa di cui non conosco la parvenza. È qualcosa che ha a che fare con un certo tipo di magia. E quando essa cessa, mi risveglio, mi animo. Man mano che la realtà si fa più presente prendo consapevolezza del mondo che mi circonda- tutto quello che vedo senza però guardare, tutto quello che sfioriamo senza conoscerlo o toccando effetti rapidi e inesplicabili che dovrebbero aiutarci ad osservare ciò che è visibile ad occhio nudo. Influenzata da questa realtà oppressiva, ho letto questa raccolta di racconti impedendo però di vedere ciò che aveva effettivamente dinanzi agli occhi, facendomi credere addirittura di essere una completa idiota, stolta, fessa, proprio perché mossa da idee ritenute certe e immutabili in un mondo dove non si è sicuri di niente e nessuno. Il mondo sembrava avesse assunto una nuova forma, quasi avessi contratto anche io la medesima malattia contraggono i personaggi di Maupassant, che annienta non solo il nostro spirito ma anche le nostre energie. Tutto così sconcertante, in questa terra così piena di mistero e follia, che discosta il velo dell’ignoto, cadendo in un baratro in cui persino la scienza ci allontana da qualunque confine meraviglioso.


Titolo: Le Horla e altri racconti
Autore: Guy De Maupassant
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 9, 50 €
N° di pagine: 200
Trama: Il più singolare dei racconti di Maupassant è una modernissima cronaca della follia. Un protagonista senza nome annota sul suo diario la paura, la convinzione di un essere invisibile che lo perseguita e assume sempre più il controllo, arrivando a paralizzargli la volontà e portandolo all'apice della pazzia proprio nel disperato tentativo di liberazione finale. Nel racconto pubblicato per la prima volta nel 1886, profondamente rivisto nel 1887 e qui presentato in entrambe le versioni introdotte dall'accurata analisi di Rita Stajano - Maupassant mette il lettore a contatto diretto con le ambiguità della mente e della percezione, con quell'angoscia opprimente che si sviluppa nell'animo del protagonista. Il risultato è un capolavoro della letteratura fantastica francese ed europea, un'allucinante progressione del percorso che può condurre alla follia.

La recensione:

 

Felici gli uomini che hanno un cuore simile a uno specchio, dove i riflessi scivolano via e si cancellano, un cuore che dimentica tutto ciò che ha contenuto, tutto ciò che gli è passato davanti, tutto ciò che hanno contemplato affettuosamente o con amore!

 

Questa bella raccolta di racconti contava una sequela di fatti, scene ed eventi macabri, avventurosi, incalzanti, e sede di questi eventi una risma di fogli in bianco e nero che funsero da espediente per mettere in contatto il mondo di qua con quello di là, ospitando un insieme di uomini dalle fattezze orripilanti, creature crudeli ed antropomorfe, una popolazione parigina comune ma attanagliata dalla presenza di figure che sconvolgeranno il loro universo personale, una fetta della quale non crederà all’influenza occulta delle cose o degli esseri ma al caos che detiene un certo potere superiore a noi stessi: l’uomo influenzato dalle superstizioni osserva vagamenti, superficialmente casuali, e non prosegue nella sua continua ricerca di  se e della propria identità quando si domanda cosa possa esserci al di là dell’Ignoto. Se bisognerebbe guardare dove non è possibile osservare, sussurrando dall’esile voce flebile di qualche creatura lunghi drammi provenienti da forme e luoghi impronunciabili. Nessuno però ha dato conto a quale fosse l’origine, a dove provenisse ogni cosa, e anche adesso che ho concluso questa lettura, perdura nella mia coscienza tracce di esoterismo, misticismo, in genere sotto forma di bisbigli, silenzi e interdizioni che danno voce a suggerimenti misteriosi che nutrono la nostra felicità in scoraggiamento e la fiducia in sconforto.
Di Guy De Maupassant non avevo ancora letto niente. Queste Horla furono un tentativo per conoscerlo, e sebbene non me ne sia innamorata, capì però che Maupassant meritava di essere annoverato fra quegli autori da tenere in considerazione. Non certamente la grande passione che andavo cercando, non credo facilmente qualcuno eguaglierà Thomas Hardy, ma la pila della vergogna lentamente diminuisce sempre più. Maupassant ne faceva parte, e l’occasione volle che in un weekend produttivo ma solitario cancellò qualunque dubbio o remora iniziale. Per il momento bastava questa raccolta. Dopo seguirà sicuramente il celeberrimo Bel ami e tanto altro, e quando approdai al rapporto completo, ad instaurare un legame fra me e l’anima dell’autore, nel quinto mese dell’anno riuscì persino a sentirmi appagata.
Creature demoniache, la dicotomia fra IO coraggioso, pusillanime, viaggiatori provenienti da lontano e che gridano strazi di fede, fantasmagorie di un mondo che sussurra qualcosa a cui bisogna prestar fede, l’anima che diviene liquida non un incontro di menti ma nozioni filosofiche, mistiche, esoteriche che sottraggono esilio alla cittadella della nostra coscienza nel momento in cui si superano i limiti e ci si domanda cosa ci sia oltre l’ignoto. L’uomo pensante sa scrivere, esprimere ciò che pensa, ha la sensazione di sfiorare il mistero dell’esistenza, così impenetrabile per i suoi sensi rudimentali e imperfetti, cercando così di sopperire con lo sforzo dell’intelletto ma non comprende cosa dovrebbe essere invece esaminato, esplorato, affinchè ogni forma di paura sia spinta e eliminata. Tratto dal sogno di una tardiva ricompensa, dall’illusione di un’altra esistenza in cui Dio diverrebbe finalmente giusto dopo essere stato crudele, disingannato dalla felicità, da miraggi che non aspettano niente, non mettono fine tanto facilmente a questo dramma, a questa commedia vergognosa.
Sarcastico, ironico, vivace ma che cade in un limbo di oscenità, cupezza che non annienta solo lo spirito ma anche la mente, Le Horla scandagliano i limiti del male, qualunque forma di coscienza in cui l’uomo è preda di realtà illusorie che forse esistono solo nella nostra testa.
Una scenografia parecchio strana ma affascinante che è permeata di odori strani, nauseanti o profumati da cui ho potuto scorgere miraggi figliali di paesaggi vastissimi in cui lo sguardo si è perso all’infinito. Il Male avrebbe esorcizzato qualunque paura, qualunque forma di vita e conoscenza da cui potrebbe scaturire un potere che potrebbe regalarci la vita eterna. L’uomo si specchia in tentativi di rincorrere la vita eterna che coincide con una delle fasi della vita in cui ogni cosa appare sotto sfumature semplici, senza alcuna vera e propria forma di malvagità. Un romanzo che ho amato e compreso nell’immediato, in cui la vita torna a trionfare sulla morte, ma lo fa nel modo più primitivo possibile, nel più crudele dei modi, con l’uomo che torna ad essere l’essere umano limitato e curioso di sempre. Un’opera che scandaglia il labile confine del possibile e del reale, che taglia qualunque legame col mondo esterno ed elimina qualunque segno di remora o incertezza. Simbolo di quella modernità che presto avrebbe determinato quella che è la letteratura gotica più affascinante degli ultimi tempi.

Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti: