Capisci di
leggere un buon libro, quando le sue pagine sembrano animate di vita propria.
Nel giro di qualche ora, la sua lettura diviene un viaggio fantastico e
straordinario che mi vide impelagata in una vicenda il cui tono, la cui anima è
attecchita e fiaccata da emozioni che languiscono nell’animo. Un’intimità quasi
borghese si realizza in un chè di incantato, col tempo sarebbe stata rivelata
l’anima di una storia che avrebbe sciolto qualunque cuore freddo e ostile.
Da quant’è Thomas Hardy è approdato nel mio cerchio
personale, desideravo leggere questo romanzo consapevole che dopo non ci
sarebbe stato più niente. Sapevo che la sua lettura mi avrebbe indotta a
valicare cieli di inestimabile bellezza, e una volta compresa la sua anima, il
gesto migliore potessi mai fare sarebbe stato quello di farmi posto in mezzo a
gruppi di anime che si nascondevano dietro maschere di false apparenze.
Nel bosco è una storia molto bella, appassionante
ma drammatica in cui l’amore avrebbe funto da espediente per estirpare il male,
la malinconia che appesantisce il nostro cuore saturando l’aria di un piccolo
paesino sorretto da una monarchia costituzionale da cui se ne ritraggono
vantaggi. Un sudario di vicende che proiettano dinanzi a una realtà parecchio
simile alla nostra, che arreca ai cuori dei più sensibili suppliche di aiuto e
comprensione, rivolte all’esigenze morali e all’infinita ricerca dell’amore,
come espediente per interpretare ciò che è gelosamente nascosto nelle maglie
del tempo.
Titolo: Nel bosco
Autore: Thomas Hardy
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 510
Trama: "Nel bosco" ("The Woodlanders", 1887) è forse il più struggente tra i romanzi di Hardy per intensità espressiva e sentimentale. Racconta della storia d'amore fra un ragazzo di paese, Giles Winterborne, e la giovane Grace Melbury, figlia di un commerciante di legname, la quale però, tornata al villaggio provvista di un'istruzione, preferisce sposare un medico. Hardy contrappone con maestria due modelli di vita: l'esistenza semplice e dignitosa dei boscaioli e dei contadini e quella raffinata e artificiosa dei personaggi di alto lignaggio. Il contrasto è inevitabile e profondo, e la giovane Grace, la protagonista, è il punto di luce e di improvviso ardore tra gli uni e gli altri, tra la felicità e la disperazione. L'opera non si risolve comunque in una parabola morale intorno ai limiti delle nostre scelte. Possiede il fascino della maggiore letteratura dell'Ottocento: la grazia di uno stile acuto e piacevole, la forza di un'eccezionale tensione narrativa. Le passioni, gli amori dei protagonisti avvengono nel respiro segreto degli alberi e degli animali del bosco, osservatori muti di una felicità che sfugge agli uomini e alle donne del romanzo. La natura in Hardy, più che essere protagonista, appare legata alla vita dell'uomo, una sola cosa con lui, non in senso estetico ma vitale, e con essa la vita riacquista la propria autenticità.
Autore: Thomas Hardy
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 510
Trama: "Nel bosco" ("The Woodlanders", 1887) è forse il più struggente tra i romanzi di Hardy per intensità espressiva e sentimentale. Racconta della storia d'amore fra un ragazzo di paese, Giles Winterborne, e la giovane Grace Melbury, figlia di un commerciante di legname, la quale però, tornata al villaggio provvista di un'istruzione, preferisce sposare un medico. Hardy contrappone con maestria due modelli di vita: l'esistenza semplice e dignitosa dei boscaioli e dei contadini e quella raffinata e artificiosa dei personaggi di alto lignaggio. Il contrasto è inevitabile e profondo, e la giovane Grace, la protagonista, è il punto di luce e di improvviso ardore tra gli uni e gli altri, tra la felicità e la disperazione. L'opera non si risolve comunque in una parabola morale intorno ai limiti delle nostre scelte. Possiede il fascino della maggiore letteratura dell'Ottocento: la grazia di uno stile acuto e piacevole, la forza di un'eccezionale tensione narrativa. Le passioni, gli amori dei protagonisti avvengono nel respiro segreto degli alberi e degli animali del bosco, osservatori muti di una felicità che sfugge agli uomini e alle donne del romanzo. La natura in Hardy, più che essere protagonista, appare legata alla vita dell'uomo, una sola cosa con lui, non in senso estetico ma vitale, e con essa la vita riacquista la propria autenticità.
La recensione:
Mi reco nel Wessex, più lontana dalla
vita quotidiana – sempre uguale a se stessa – e da un’epoca che non sento come
mia, sfogando la monotonia, l’arsura di certe giornate con l’obiettivo di non
lasciarmi travolgere dall’incontrollabile strisciare del mondo. Camminando dunque
lungo i campi verdeggianti di una brughiera, sconfinando colline in cui
svettano bellissimi cottage, un luogo solitario che riporta alla mente allegri
convogli, sola con i miei pensieri, penso che la natura sia stata alquanto generosa
col paesaggio circostante. Beatamente, si respira una certa purezza, una certa
armonia, e per qualche istante sembra dimenticarsi di qualunque negatività. Fra
le pagine di Nel bosco la meditazione, i pensieri rocamboleschi nei
riguardi dell’anima di una storia che, sotto certi versi, appare molto simile a
quella di altri romanzi scritti precedentemente dall’autore, mi lasciai muovere
da anguste premesse che avrebbero dovuto prevenire selvaggiamente deduzioni e
fantasticherie varie. Perché cosa scorgere in questi istanti, se non il
ritratto di un paesaggio rurale bellissimo ma spoglio e irruento che cozza con
assetti antiquati e in cui l’intimità instauratasi fa da cornice a qualcosa che
sembra apparentemente povero, misero, bisognoso d’essere migliorato, mutato. Il
suo essere bello e indimenticabile, infatti, si cela in questa prospettiva di
languire in forme straordinarie e bellissime di sogni, desideri repressi, ipotesi
seducenti che non possono essere provate né smentite.
Ho seguito di pari passo, quasi divorando le pagine, le vicende che si snodano in questo ennesimo bellissimo romanzo hardyano, avvinghiata al braccio di figure recise da eventi che hanno annichilito ogni tentativo di rivalsa, l’inclinazione a rincuorarsi con qualunque assetto o forma appare più forte di quello del deprimersi, e il peso specifico dell’anima invariabilmente si conferma inferiore rispetto al mare di angosce in cui inevitabilmente sono precipitati. Il mondo è un posto così tetro in cui domina il dolore, l’amarezza in cui le pressioni della società terrorizzano chi è fatto di cera e non di pietra. Inconsapevolmente proiettati verso la perfezione, e combattenti o guerrieri a contrastare qualunque assetto maligno impedisca la loro rivalsa. Come angeli bellissimi e fluttuanti che vagano lungo la riva dell’insoddisfazione morale come se non avessero alcuna possibilità di scelta, rantolando lentamente e lievemente ancor prima pronunciassero sillaba. Hardy li evoca con il suo stile semplice ma solenne e poetico che mi piace tanto, manifestando i suoi figli di carta in tutta la loro gloriosa bellezza…. Poi di colpo avvampando di luce propria.
Senza lasciarmi il tempo di razionalizzare, pensarci su, riporre queste poche righe, ho dovuto divincolarmi dall’abbraccio irruento di un autore straordinario come Hardy forse fin troppo presto di quel che desideravo ma consapevole che, sebbene gli scaffali della mia libreria non vantino più alcun romanzo che io non abbia letto, la sua produzione vasta è un invito ad acquistare qualcos’altro, inebriata già solo dal pensiero di accaparrarmene presto qualche copia. Tutto ciò che mi è dato fare, al presente, è lasciarmi trascinare dalla corrente del ricordo, come nell’irruento abbraccio di un’apparizione in cui l’amore romantico, seducente avrebbe prevalso su ogni cosa. La donna contadina, lavoratrice, moglie, studentessa, avrebbe prevalso contro la bestia assatanata del Clero, delle istituzioni, abbracciando una realtà di cui si sentono oppressi, prigionieri, ma non compiendo alcun gesto pur di modificarla. Accogliendola nel grembo famigliare con una certa consapevolezza, quasi inermi, mentre la forza prorompente della natura continuava a istigare colpi o mazzate come giusti castighi per il loro comportamento.
Di romanzi di Thomas Hardy, entusiasta, affermo di averne letto già un discreto numero. E i motivi per cui lo amo tantissimo credo dipenda dalla forza inaspettata e devastante dei sentimenti che popolano le sue pagine, che mi disorientano completamente, mi fanno perdere la testa, il controllo di me. E solo quando torno alla realtà circostante, che mi rendo conto di aver vissuto in un momento storico che esisteva solo nella mia testa. Tess, Angel ma anche Grace e Giles non erano persone, erano solo figure di carta che per me e il suo autore avevano assunto un’importanza fondamentale. La colpa non credo dipenda tutto sommato da me, dal mio essere così sensibile e romantica. Per quanto ne so, l’autore fu anche poeta. Scrisse più poesie che romanzi: ecco spiegato l’emozioni che trapelano così bene in queste pagine. Il cuore si riempie di gioia, evoca una melodia tutta sua affinchè ne sia così ammaliata e rapita. La felicità non è qualcosa di facilmente rintracciabile nei suoi scritti, e consapevole di cosa vado incontro ogni qualvolta leggo qualcosa di suo non mi vergogno a scrivere che giorno dopo giorno sono sempre più felice. Sempre più innamorata.
Succede che mi sono ridotta ad essere divorata da tutto ciò. È difficile da spiegare, ma quando giungi in un posto bellissimo in cui la tua anima siede comodamente in qualunque salotto ottocentesco o sala lussuosa e rudimentale non hai idea di cosa doverti aspettare, fin quando non succede. Almeno una volta a settimana una lady o un miss si presenta ala porta di casa mia con un cappellino a tesa larga o un bastone da passeggio. Poi un giorno fu il turno di una ragazza dai capelli scuri, il vestito di seta, due occhi splendenti e accesi che come una sentinella silenziosa avrebbe omaggiato la memoria di una persona amata, dissipando qualunque aspetto malinconico, qualunque forma di solitudine, dominando l’animo di un forte senso di tristezza e grandezza. Una miniatura, insomma, in stile architettonico che suggerisce forme di oblio e dimenticanza, che una volta messo piede ritenni anche io concreto.
Un piccolo gioiellino che consiglierei caldamente a chi non è avvezzo alle storie hardiane, chi desidera osservare il mondo in cui vi fece parte e ciò che le sue anime gli sussurrarono, devastandolo, tramortendolo, rendendolo vulnerabile persino nel suo essere scrittore, lettore, che ebbe una sorta di avversione fra chi si poneva su ceti sociali più bassi. L’uomo è sottoposto a terribili punizioni, conseguenze che intercorrono fra la vita e la morte, e di situazioni di questo tipo ce ne sono a bizzeffe, sotto lo sguardo scrupoloso di un lettore di anime che scava a fondo nel cuore umano, disvelando qualunque ingranaggio, qualunque forma contorta, affinchè qualcosa vada al proprio posto. Riportando ferite così brutte dell’anima che non si può fare nulla se non confidare nel fermare il corso del tempo.
In bilico fra estasi e sogno, il mondo circostante zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria, il senso della vita resta intrappolato nella sua orbita, ritratto umano terribilmente coinvolgente e realistico che incorre l’ideale di un sogno per certi versi realizzabile ma a cui bisogna saper distinguere fra ciò che è vero e ciò che non lo è.
Ho seguito di pari passo, quasi divorando le pagine, le vicende che si snodano in questo ennesimo bellissimo romanzo hardyano, avvinghiata al braccio di figure recise da eventi che hanno annichilito ogni tentativo di rivalsa, l’inclinazione a rincuorarsi con qualunque assetto o forma appare più forte di quello del deprimersi, e il peso specifico dell’anima invariabilmente si conferma inferiore rispetto al mare di angosce in cui inevitabilmente sono precipitati. Il mondo è un posto così tetro in cui domina il dolore, l’amarezza in cui le pressioni della società terrorizzano chi è fatto di cera e non di pietra. Inconsapevolmente proiettati verso la perfezione, e combattenti o guerrieri a contrastare qualunque assetto maligno impedisca la loro rivalsa. Come angeli bellissimi e fluttuanti che vagano lungo la riva dell’insoddisfazione morale come se non avessero alcuna possibilità di scelta, rantolando lentamente e lievemente ancor prima pronunciassero sillaba. Hardy li evoca con il suo stile semplice ma solenne e poetico che mi piace tanto, manifestando i suoi figli di carta in tutta la loro gloriosa bellezza…. Poi di colpo avvampando di luce propria.
Senza lasciarmi il tempo di razionalizzare, pensarci su, riporre queste poche righe, ho dovuto divincolarmi dall’abbraccio irruento di un autore straordinario come Hardy forse fin troppo presto di quel che desideravo ma consapevole che, sebbene gli scaffali della mia libreria non vantino più alcun romanzo che io non abbia letto, la sua produzione vasta è un invito ad acquistare qualcos’altro, inebriata già solo dal pensiero di accaparrarmene presto qualche copia. Tutto ciò che mi è dato fare, al presente, è lasciarmi trascinare dalla corrente del ricordo, come nell’irruento abbraccio di un’apparizione in cui l’amore romantico, seducente avrebbe prevalso su ogni cosa. La donna contadina, lavoratrice, moglie, studentessa, avrebbe prevalso contro la bestia assatanata del Clero, delle istituzioni, abbracciando una realtà di cui si sentono oppressi, prigionieri, ma non compiendo alcun gesto pur di modificarla. Accogliendola nel grembo famigliare con una certa consapevolezza, quasi inermi, mentre la forza prorompente della natura continuava a istigare colpi o mazzate come giusti castighi per il loro comportamento.
Di romanzi di Thomas Hardy, entusiasta, affermo di averne letto già un discreto numero. E i motivi per cui lo amo tantissimo credo dipenda dalla forza inaspettata e devastante dei sentimenti che popolano le sue pagine, che mi disorientano completamente, mi fanno perdere la testa, il controllo di me. E solo quando torno alla realtà circostante, che mi rendo conto di aver vissuto in un momento storico che esisteva solo nella mia testa. Tess, Angel ma anche Grace e Giles non erano persone, erano solo figure di carta che per me e il suo autore avevano assunto un’importanza fondamentale. La colpa non credo dipenda tutto sommato da me, dal mio essere così sensibile e romantica. Per quanto ne so, l’autore fu anche poeta. Scrisse più poesie che romanzi: ecco spiegato l’emozioni che trapelano così bene in queste pagine. Il cuore si riempie di gioia, evoca una melodia tutta sua affinchè ne sia così ammaliata e rapita. La felicità non è qualcosa di facilmente rintracciabile nei suoi scritti, e consapevole di cosa vado incontro ogni qualvolta leggo qualcosa di suo non mi vergogno a scrivere che giorno dopo giorno sono sempre più felice. Sempre più innamorata.
Succede che mi sono ridotta ad essere divorata da tutto ciò. È difficile da spiegare, ma quando giungi in un posto bellissimo in cui la tua anima siede comodamente in qualunque salotto ottocentesco o sala lussuosa e rudimentale non hai idea di cosa doverti aspettare, fin quando non succede. Almeno una volta a settimana una lady o un miss si presenta ala porta di casa mia con un cappellino a tesa larga o un bastone da passeggio. Poi un giorno fu il turno di una ragazza dai capelli scuri, il vestito di seta, due occhi splendenti e accesi che come una sentinella silenziosa avrebbe omaggiato la memoria di una persona amata, dissipando qualunque aspetto malinconico, qualunque forma di solitudine, dominando l’animo di un forte senso di tristezza e grandezza. Una miniatura, insomma, in stile architettonico che suggerisce forme di oblio e dimenticanza, che una volta messo piede ritenni anche io concreto.
Un piccolo gioiellino che consiglierei caldamente a chi non è avvezzo alle storie hardiane, chi desidera osservare il mondo in cui vi fece parte e ciò che le sue anime gli sussurrarono, devastandolo, tramortendolo, rendendolo vulnerabile persino nel suo essere scrittore, lettore, che ebbe una sorta di avversione fra chi si poneva su ceti sociali più bassi. L’uomo è sottoposto a terribili punizioni, conseguenze che intercorrono fra la vita e la morte, e di situazioni di questo tipo ce ne sono a bizzeffe, sotto lo sguardo scrupoloso di un lettore di anime che scava a fondo nel cuore umano, disvelando qualunque ingranaggio, qualunque forma contorta, affinchè qualcosa vada al proprio posto. Riportando ferite così brutte dell’anima che non si può fare nulla se non confidare nel fermare il corso del tempo.
In bilico fra estasi e sogno, il mondo circostante zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria, il senso della vita resta intrappolato nella sua orbita, ritratto umano terribilmente coinvolgente e realistico che incorre l’ideale di un sogno per certi versi realizzabile ma a cui bisogna saper distinguere fra ciò che è vero e ciò che non lo è.
Valutazione d’inchiostro: 4
Ho letto un libro solo di questo autore ed è molto bravo; ottima recensione, grazie
RispondiEliminaGrazie a te! Spero possa leggere qualcos'altro :)
EliminaMolto interessante, ammetto che già dal titolo mi ispirava e quindi sono felicissima che per te sia stata una bella lettura. ❤️
RispondiEliminaGrazie :)
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