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sabato, febbraio 25, 2023

Gocce d'inchiostro: Liberi come la neve - Rita Nardi

Niente di così irreparabile né da cui posso trarre insegnamento, ma i romanzi nostrani sono per me motivo di grande diffidenza. Alcune volte mi affascinano, altre mi impediscono ad approcciarmici per il timore di incorrere in qualche delusione... Recentemente situazione analoga accadde con il romanzo di un autrice italiana, mia coetanea, che francamente non conoscevo, nonostante sia una frequentatrice del booktoker, e questo romanzo, questo in particolare, mi indusse a prendere una strada tutta sua, perché il peso della realtà delle volte grava sulle mie spalle come un fardello fin troppo pesante, provando ad entrare non solo nella mia testa ma anche nel mio cuore. Prima era solo una sensazione, ora è una certezza, e le pagine bianche che riempio non presumono niente di che ma solo semplici forme di condivisioni. Retrocessi alla categoria di letture da cui bisognerebbe fare ammenda o semplici svaghi, a seconda di come li si vede, lanciando un urlo dalla soglia morale della nostra anima che non possa essere solo sentito ma accolto.
Questo romanzo non dice niente che non abbia letto o sentito in passato, ma leggerlo ha suscitato un guazzabuglio di sensazioni straordinarie che hanno acquietato lo spirito ma non travolto, romantico ma non necessario, che  tuttavia ho vissuto con pianti e sorrisi. Il sogno a occhi aperti di cui pochi hanno osato parlare apertamente, trasformato in un incubo per un adolescente come Nive, reso straordinario più di quel che credevo per i temi che tratta la sua autrice che non sono mai scaduti nel banale o nel ridicolo soprattutto quando si è così giovani.
Liberi come la neve, però, resiste a questo brusco pregiudizio, proprio nel momento in cui comincia a dilargarsi la sua storia, di cui io non ho potuto fare a meno di sentirmi partecipe. Riducendo la mia anima in minuscoli pezzettini e, solo alla fine, raccogliendola con niente di così eclatante da impedirmi di farlo, ma con quietezza e sgomento, un arrivederci in sordina che reca una preghiera di aiuto, un abbraccio gettato di slancio che nonostante non abbia quel fervore di cui mi aspettavo di constatare da una storia di questo tipo, tocca le corde più sensibili del nostro animo.

 

Titolo: Liberi come la neve
Autore: Rita Nardi
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 15, 90 €
N° di pagine: 450
Trama: Mi chiamo Nive White e so bene cosa significhi non avere un luogo da poter chiamare casa. Questa parola mi è estranea da quando i miei genitori sono scomparsi e ho cominciato a essere sballottata da un paese all’altro. Nessuno mi ha mai accolta, nessuno mi ha mai voluta. Per questo, quando lascio Parigi e atterro in Canada, non mi aspetto nulla. Devo resistere qualche mese, fino a quando compirò diciotto anni e sarò libera. Eppure qui c’è qualcosa di diverso, lo percepisco appena trovo una foglia rossa al mio arrivo. Anche se i boschi sono sepolti da metri di neve, mi sento in pace sotto l’ombra degli abeti. O forse sono le persone a darmi questa sensazione di calore. Come lo zio Henry, che mi ha aperto la sua casa, o Margareth, che mi cucina i pancake, o Kaya, che mi strappa un sorriso. C’è solo una persona a cui non piaccio per nulla. Un ragazzo schivo, con occhi grigi e impetuosi come una tormenta. Si chiama Hurst e per lui sono una straniera. Un pulcino che non appartiene alle gelide foreste della tribù Navajo di cui fa parte. Eppure, anche se le sue parole mi feriscono, il suo sguardo brucia e legge la mia tristezza. Non posso negare quello che provo, ma ho paura di fidarmi, perché il passato mi ha insegnato a essere diffidente e non mettere radici. Forse, però, la mia vita può essere diversa. Secondo una leggenda della tribù, chi trova la wapasha, la foglia rossa, è in grado di cambiare il proprio destino. Se è davvero così, vorrei trovare il coraggio di seguire l’istinto. Lo stesso che mi conduce tra le braccia di Hurst. Mi chiamo Nive White e questa è la mia storia. 

La recensione:
Scrivendo trapela spesso una parte del nostro animo, che teniamo ben nascosta. Io stessa, che amo scrivere, non amo parlare di me, ma la scrittura, l’arte di far trapelare ciò che più si tiene nascosto, spesso induce a far trapelare, senza nemmeno rendercene conto, ciò che tenevamo saldamente nascosto. Anche le cose più impensabili. Rita Nardi credo che abbia scritto o riportato qualche assetto della sua vita privata, nei mesi o negli anni che ha impiegato per scrivere questa storia, di cui io stessa mi sono ritrovata – o per meglio dire, rivista -, quando ero adolescente e divoravo romanzi di questo tipo come se fossero Nutella. Sentivo un legame più intimo con i suoi sentimenti, con quelli che la bella ma fragile di turno nutriva nei riguardi del bello ma intoccabile ragazzo, ma allo stesso tempo mi sentivo lontana, quasi desiderosa di toccarli dal vivo, come se durante la lettura del romanzo fossi diventata più calda e travolta, più calda perché mi ero aperta a questo mondo e avevo mostrato le mie viscere, più travolta perché potevo guardare queste viscere che coincidevano con quelle della protagonista, e non sapevo mai dire se ciò dipendesse dalla relazione che si instaurava inevitabilmente fra la mia anima e quella del suo autore. Sapevo solo che il romanzo avesse risposto ai miei più reconditi segreti, e di sicuro specchiarsi nei panni degli altri era molto più semplice.
Con la saga di Twilight, i lupi di Mercy Fall, e tanti altri, la storia era sempre la stessa, e, persino il mio approccio, l’esigenza di essere qui, quando in realtà ero lì, e adesso che il destino mi aveva regalato l’opportunità di tornare a rivivere queste reminiscenze, avevo riscoperto la bellezza di certi sentimenti e di come io mi sentivo a quei tempi, di colpo mi accorsi del suo straordinario effetto che Liberi come la neve ebbe su di me. Perché, ora che ho trent’anni, ho valicato l’età adulta da un po', compresi che questi adolescenti sull’orlo del collasso avevano da raccontarsi e raccontarmi molto più di quel che credevo, speravo che i loro più nefasti ricordi fossero divulgati perlomeno in questo primo volume, perché anche se i suoi protagonisti non sono altro che adolescenti, per molti versi già adulti per il triste vissuto che grava sulle loro spalle come un fardello troppo pesante, facendo però fatica a liberarsi del tutto.
La metà del mese, generalmente proiettata alla celebrazione dell’amore che si nutre per la persona amata, mi vide relegata in uno spazio famigliare che non mi disse niente che già non conoscevo, ma mi indusse a divorare le sue pagine come se animate da volontà propria, consapevole che durante il suo processo di lettura sarei sembrata restia, ritraendomi quasi del tutto per i temi che trattava, un giardino che prometteva viole e splendidi tulipani immersi in un vagone di letame. Con mia grande sorpresa e puro entusiasmo, questa lettura fu la scelta migliore, la scelta inevitabile dato che, l’idea di leggere  solo il primo capitolo mutò ben presto in bisogno, ed io sapevo di dover maledire me stessa, a fine lettura, per essere stata così diffidente – ancora una volta -, dovendo invece contare su una lettura dolce e parziale, sobria e a tratti toccante, perché già Niven si era dimostrata un’ottima amica, una ragazza che tutti noi vorremmo al nostro fianco, sempre diligentemente carina, dolce, preparata al peggio e incredibilmente fragile, un piccolo uccellino che ho custodito sul palmo della mia mano, con tantissime cose da dire sul suo passato che la Nardi esamina mediante flashback ma anche il suo approccio col prossimo, una nuova famiglia, un nuovo posto dove stare, un nuovo amore e i retroscena del suo passato, le condizioni incresciose in cui fu sballottata da un posto ad un altro, così crudele per una ragazzina della sua età, ed io non potei non essere coinvolta e intenerita dal fatto che questa ragazza necessitava di essere protetta, di non essere più maltrattata. Ne sarebbe valsa la pena condurla, nel  lungo e impervio sentiero della vita, guardarla riflettendo che, anche se lei trova incomprensibile potesse esserci quel mancato paradiso terrestre tanto agognato quanto sperato, può mostrare anche il lato più sfumato della vita.
Quando scelsi di leggere di Nive e della sua triste storia, sorvolavo i cieli celesti dell’ennesimo classico. Oramai ho scovato il mio piccolo angolo di felicità e David Lawrence sussurrava al mio orecchio una storia intrigante di cui ho intessuto una trama di pensieri che bruciano ancora ai miei occhi. Questa lettura, in un certo senso, mi ha fatta sentire un po' innamorata, per qualche giorno ho avuto anche io le cosiddette farfalle nello stomaco, ma a fine lettura constatai come esse fossero volate e ciò che rimase fu semplice dolcezza. Quella forza travolgente che mi era sembrato di scorgere, sin dal primo momento in cui i due innamorati si incroceranno, non durò più di qualche pagina che non fosse ponderato. L’amore arriva e resta lì, ai bordi dell’anima di questa storia, non chiedendo nient’altro che il rispetto di essere amati, compresi, capiti ma è immagine della stessa Nive, così fragile e insicura, un tascabile aperto più o meno a caso che deve ancora giungere a piena maturazione. Le immagini che ho visto e vissuto, erano state usate come coperta per rivivere il passato, e silenziosamente la Nardi ha attraversato il mio personalissimo cerchio depositandosi ai bordi della mia anima e restandovi qui, per qualche altro tempo.
Non solo questo, ma mi è davvero impossibile spiegare il perché, dato che si tratta dell’ennesimo young adult, sulle prime diffidente ad avventurarmi su un terreno incerto come questo, che sembra quasi sempre una follia delirante, l’ineluttabile discesa all’insoddisfazione, all’inappagamento, nel fallimento e nella delusione, ma anche perché adesso non sono più la ragazza che ero quando avevo sedici anni, quando bevevo questi romanzi come thè caldo, che una volta entrata a far parte dei salotti classici e vittoriani, esposta a qualunque tempesta emotiva e ai vantaggi che garantiscono i classici, scansavo le occasioni di ricevere opportunità di leggere questo tipo di romanzi per progredire culturalmente, ampliare la mia mente nel non essere selettiva e procedere esclusivamente lungo un'unica strada, ma usare il mio tempo per arricchirmi. Si perché sebbene in questo caso si parli di un romanzo per ragazzi, Liberi come la neve a modo suo mi ha allietato l’anima. Non mi vergogno a scriverlo, tanto meno a pensarlo, e la verità è che non bisognerebbe nutrire pregiudizi che accrescerebbero il nostro astio all’approccio di quel determinato libro, perché anche con romanzi di << bassa categoria >> sempre in basso si resta ma invitarci a riflettere, aprire gli occhi su qualcosa che ingenuamente credevamo di conoscere. E quando scrivo che questa lettura mi ha allietato, in questo monologo dell’anima della protagonista Neeve, mi sono sforzata di comprenderla, scavando a fondo e cercando di portare alla luce poche cose che sapevo della sua infanzia, gli anni difficili, il suo rapporto conflittuale con i suoi genitori … quando erano in vita, così amara, crudele di cui la rabbia, l’indignazione si fondono in un’unica massa incandescente. Mai del tutto a galla, ma onnipresente e poi la spinta a << diventare >> una ragazza normale come tante altre, esorcizzando il dolore e le paure, conferendo l’idea di una condizione a cui non bisogna nient’altro che lasciarsi andare, condannandola vivere in due mondi opposti: quello della normalità e quello in cui si può essere sé stessi senza avere paura di niente e nessuno.
L’amore avrebbe funto da scialuppa di salvataggio, frutto di sogni e racconti che non lo fa sembrare un semplice romanzo quanto una bella esperienza reale. Poiché scavando nella psicologia dei personaggi, le cui anime sono macchiate di accuse, amarezze, astrazioni, si muovono in una gerarchia di azioni molto rigide che non lasciano spazio alle comprensioni, con i suoi arrovellamenti imbottiti di nozioni filosofiche, esistenzialiste in cui ci si pone dinanzi alla supremazia del Fato, come quella legge del più forte che predomina sul più debole. La scoperta del proprio io e la costruzione del Destino, così irrimediabilmente dannoso e perso.
Liberi come la neve è una lettura che mi ha piacevolmente colpito. Perfino la mia coscienza, che solitamente non vuole saperne di incappare in forme di letteratura che alla fine si rivelano nient’altro che una perdita di tempo, non ci pensò due volte a credere come si trattasse in realtà di uno spiraglio di salvezza, uno sprazzo di luce in un banco di nuvoloni grigi e ingombranti, riconoscendo come abbracciare questo tipo di letture talvolta sia un’ottima scelta e che la storia di Rita Nardi è quel tipo di storia che se fossi stata un’adolescente sarebbe stata il posto migliore per stanziare per una manciata di giorni in confronto alle gelida mura di un Castello fuori città in cui mi piace rifugiarmi assiduamente.

Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

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