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venerdì, febbraio 17, 2023

Gocce d'inchiostro: Oscuri talenti - J. M. Miro

La recensione di quest’oggi mi sorprende in balia di sensazioni contrastanti. Quando mi approccio ad un nuovo romanzo, ad un’opera che rispecchia le mie qualità letterarie ma poi, per un motivo o per un altro, non riesce a soddisfarmi completamente, è scontato che alla fine avrei riscontrato solo esiti negativi. Oscuri talenti, questo primo volume di una saga il cui numero dei volumi è sconosciuta, assunse l’onere di attrarmi nella sua bellissima Londra fumosa e grigia, che richiama moltissimo quella Dickensiana, provvedendo però ad allestire un teatro di azioni che ho visto in altre pagine e che per questo motivo non mi ha regalato ciò che cercavo. Temersi dunque in pari all’entusiasmo generale, coinvolgersi al punto che non volevo rischiare di essere isolata, stona con il mio essere forse perché il mio entusiasmo è un po' meno smorzato di chi leggendo questo primo volume grida al capolavoro. Per quanto mi riguarda, una lettura molto carina ma niente di più. Avvolta in un sudario di tetraggine, impurità, mossi da personaggi che interferiscono nell’ingranaggio macchinoso del suo stile, ma il cui ritmo induce sicuramente a divorare le pagine…. E quindi? Cosa c’è stato di così << malvagio>>? Assolutamente niente! Il mio approccio con il suo autore. Forse giunto in un momento particolare, al momento sbagliato, di cui però non ho potuto non tenere atto. Chissà… forse l’occasione di rileggerlo e vederlo mediante nuovi occhi, da qui a quando sarà pubblicato il secondo volume, giungerà quando meno me lo aspetto?!?

Titolo: Oscuri talenti
Autore: J M Miro
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 656
Trama1882. Londra è una città grande come il mondo, dove è facile perdersi, soprattutto se l'unico posto che finora hai chiamato casa è un paesino nel delta del Mississippi o un circo itinerante del Midwest. Charlie e Marlowe sono approdati nel Vecchio Mondo, sotto cieli carichi di nebbia e fuliggine, fino al 23 di Nickel Street West, per andare incontro a una nuova vita in un luogo dove sentirsi finalmente al sicuro, dove i loro talenti non saranno solo fonte di diffidenza, equivoci, dolore e solitudine. Ma ad attenderli c'è un terribile morvide, un non-morto, assetato di sangue, pronto a tutto per servire il suo oscuro signore. Per fortuna ci sono anche gli angeli custodi: Mrs Harrogate con la veletta sempre abbassata a coprire una voglia purpurea e la forza austera, Mr Coulton che nasconde la gentilezza sotto una dura buccia, e Alice Quicke, investigatrice privata decisa a cambiar vita. E via di nuovo, in viaggio alla volta della Scozia, verso una scuola unica nel suo genere, per sfuggire a una figura di tenebre e fumo che non si arrenderà fino a quando Charlie e Marlowe non saranno suoi. Tra meraviglie e tradimenti, passato e futuro, slanci di vita e rischi incalcolati, un manipolo di amici cercano di far luce dove tutto è tenebra, per scoprire la verità sui loro doni e sulla natura di ciò che li sta perseguitando, per arrivare a capire che a volte le gioie più grandi ci arrivano per mano dei mostri peggiori.

La recensione:

La mia anima è stata completamente disintegrata.
Sapevo che non avrei dovuto essere così coinvolta, ma leggere è la linfa vitale della mia esistenza, e se non le attribuissi questa importanza credo mi cadrebbero le braccia nel vedere le belle pile di romanzi che circondano le vecchie mura della mia stanza.
Oscuri talenti, dopo aver atteso la sua lettura per qualche mese, giunse nel mio Kobo con una copertina nera come il manto della notte, avrebbe strappato e bruciato ogni rimasuglio del mio spirito, sparandomi così una settimana in sua compagnia al mattino, sul presto, e la sera, prima di andare a dormire. Questa recensione è il risultato di sedute di lettura. Un film proiettato nella mia testa, che disgraziatamente aveva più validità nelle stanze polverose della mia anima, era talmente mescolato nella mia testa da altre tipologie di lettura, altri romanzi letti in passato che distinguerli fu davvero difficile. mi convinsi che forse era solo un’impressione, e divorate le prime cento pagine, l’entusiasmo che avevo riservato a questa lettura scemò man mano mi avvicinavo al suo epilogo. Avrei però conservato la trama di vita di ragazzi speciali, dotati di poteri magici, traboccante di magia e mistero.
Il ritmo incalzante, lo stile semplice, la curiosità che tutto sommato mi indusse a divorare le sue pagine, non fecero di questa lettura un romanzo indimenticabile. Nel mio piccolo, credo che avessi immaginato qualcos’altro. Anzi, forse avevo visto questo romanzo completamente diverso, che adesso considero come un gesto fin troppo audace, ufficialmente trasformato in un elemento pericoloso e poco attinente ai miei gusti. Scrivo << pericoloso >> nel senso che, sulle prime, il romanzo di J M Miro possiede le qualità adatte per irretire, trasformare il suo essere romanzo di narrativa fantastica non un semplice passatempo, ma l’emissione di un battito che avrebbe sovrastato il mio cuore, qualunque decisione presa in passato. Ma forse… era chiedere troppo?
Nel riporre queste poche righe, penso che forse avrei dovuto concepire questa lettura in maniera del tutto diversa. Ma come? Non avrei voluto leggere qualcosa che ho già visto in altri romanzi. Avrei voluto ascoltare il battito di una nuova creatura, una nuova voce, scordarmi chi ero, la realtà che mi circonda. Ma no, non è successo.
Era una cosa seria. Non una lettura che ho potuto vivere e poi custodire gelosamente, ma qualcosa che disgraziatamente sto lentamente scordando – l’inizio di qualcosa che avrebbe potuto essere indimenticabile. Non mi importava la durata temporale che avrei speso fra le sue pagine, non mi importava se qualcuno avrebbe storto il naso. Per quanto inusuale per i miei canoni fosse aver speso così tanto tempo fra le pagine di fantasy di questo tipo la cui anima è pregna di sacrificio, drammaticità, la ragione non potè intervenire perché la curiosità che subentrò dopo aver valicato le porte del prologo mi invase con prepotenza ed impetuosità. Quindi in regola e assolutamente intoccabile. Se chi mi legge si fosse sorbito una recensione lunga tre pagine, voleva dire che i lettori che mi seguono mi leggono per davvero.
Non era solo la sua anima, come esso fu caratterizzato, anche se la sua anima è piuttosto tormentata, turbolenta, proiettata lungo il tetro limbo dell’eternità affinchè raggiungesse anche il minimo battito del mio cuore. Gli echi di ciò che non c’è mai stato e non potrà mai esserci, attraversando ogni momento come qualcosa che ci appartiene, avvolto nel più dei fragorosi silenzi nonostante il preludio di una guerra sanguinosa e cruenta, era ridotto al semplice guizzo delle spade, al clangore del ferro. I suoi personaggi erano affamati di vita, animati da un forte sentimento di tranquillità, quiete spirituale motivata da una muta alleanza fra tutto ciò che è Buono e Cattivo. Ed io a dispetto di ogni cosa, mi sono trincerata dietro al silenzio del rigetto, del dolore che funsero a specchio dove scorgere un rimasuglio della sua anima, così solida e inarrestabile, fu davvero difficile. Posseduta da una sorta di forza superiore che induce a seguire e perseguire svariati concetti individuali, animata da una solida volontà in cui la magia è quel moto perpetuo che avrebbe sistemato ogni cosa. Comprendere svariati preconcetti, la loro origine, camuffati da perdite e perdite, sorda ai dogmi della sua condizione laddove molte avrebbero rinunciato. Eppure, senza la magia non ci sarebbe stato alcun scopo di vita, non potremmo valutare chi siamo, prigionieri del bisogno di avvinghiarsi e intrecciare le braccia in un’alleanza che avrebbe messo in vibrazione fili invisibili, le sorti di scontri che non hanno un loro inizio né un loro perché, fazioni che decretano ciò che siamo avendo però diritto al libero arbitrio. Il tutto descritto con una certa precisione nei dettagli, una certa impetuosità in cui salvarsi è l’unico elemento inalienabile che possa salvaguardare la nostra identità. Scovando qualcosa di sacro e degno di sacrificio, affondando le sue radici nell’inesorabile battaglia fra Bene e Male.
Una spigolosa ma avvincente avventura inglese con tantissimi spunti di riflessione, che ho giudicato diversamente, non ha perforato la mia anima senza mai fingere un sentimento che non c’era, e il fascino nei riguardi di una storia che avrebbe potuto essere memorabile, lotta perpetua alla sopravvivenza. Riscatto personale alla propria individualità, mi ha aiutato a comprendere come l’’individuo, se motivato da qualcosa di forte e sofisticato, può risorgere dai pozzi più oscuri. Violati, decimati trascorsi fra una lezione e un’altra, una battaglia e un’altra, sorretta da elementi in cui la Chiesa, il Clero, dovrebbero spingerci verso luoghi che ci inducono a trovare la giusta strada, reindirizzarci verso nuove prospettive, non negando alcun tipo di bellezza e devozione. Strappati dalla quiete del giorno, accompagnata dalla voce sonante dell’autore.
Un complicato caleidoscopio di situazioni o eventi che richiamano certe tradizioni della cultura fantastica, e che evidenzia quanto sia importante il passato in tutto ciò. Forse fin troppo speranzosa nel scorgere qualcosa che non ho visto, a non considerarlo più di un semplice romanzo per ragazzi, esecutrice di un certo potere che avrebbe potuto concedere quella libertà, quella pace tanto sperata quanto agognata. L’idea di delineare i limiti della libertà e che i protagonisti oltrepasseranno, un luogo che si appresta ad infuriare presso un chè di sconosciuto, aveva un chè di straordinario. Ma mutevole nell’universo lacerando e aprendo un grosso buco nel tessuto della realtà – rispondendo a una forma distorta di sopravvivenza in cui protagonista assoluta è la sopravvivenza.
Affondando in un pozzo di crudele insoddisfazione, e nei parecchi secondi di nebbia che si distacca dal mondo odierno scoprendomi un po' insoddisfatta, dispiaciuta più del previsto. Carino, ma niente di più. L’opposto puro dei gusti personali di una lettrice avida di narrativa americana e classici.
Un fantasy per ragazzi costruito mediante aspetti che esplicano un unico assetto: vincere contro chi ci ha sempre maltrattato. Evidenzia come, mediante una sequela di errori, pregiudizi, meschinità, l’individuo è soggetto a scontri che lo rendono smanioso di libertà. Dettato da forze superiori che nemmeno io ho potuto riconoscere, in mezzo a innumerevoli dettagli che richiamano la tradizione vittoriana. Una lettura che mi ha donato la sensazione di essere avvolta in un’atmosfera densa ma non soffocante, che non ha attecchito col mio spirito, nel guizzo di una storia che avrebbe potuto emettere uno splendido canto.

Valutazione d’inchiostro: 3

2 commenti: