Seduta alla scrivania, dinanzi a un
computer nuovo ma ronzante, penso alla storia che mi sono appena lasciata alle
spalle e, nei polmoni, mi entra di colpo un’enorme ondata di aria, che li
riempì a tal punto di soffocarmi, poi l’aria uscita tutta insieme con un unico
singhiozzo prolungato, un convulso rumoroso come un colpo di tosse, come un
latrato, un ululato mozzo che salì dalla trachea, esplose nello spazio circostante
e mi lasciò senza fiato.
La sensazione peggiore o migliore, a seconda
dei casi, che per qualche minuto mi lasciò inebetita. La fine dell’ennesimo
processo di lettura, che a dispetto di un altro romanzo, che tocca corde
piuttosto simili, mi piacque ma non così tanto come credevo, la consapevolezza di
essser stata invasa dal calore di una storia che sa di amore e speranza. T J Klune, dunque, mi ha colpito da dentro, ha penetrato nella mia testa quasi inconsapevolmente, contenta di averlo seguito in questo nuovo progetto, felice di aver condivo questa ennesima avventura.
Titolo: La casa sul mare celeste
Autore: T J Klune
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 348
Trama: Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il compito che esegue con scrupolosa professionalità è assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli "normali", siano ben accuditi. La vita di Linus è decisamente tranquilla, per non dire monotona: vive in una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile. Tutto cambia quando, inaspettatamente, viene convocato nell'ufficio della Suprema Dirigenza. È stato scelto per un compito inconsueto e top secret: dovrà recarsi su un'isola remota, Marsyas, e stabilire se l'orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto. Appena mette piede sull'isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato. Il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è però Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto.
Autore: T J Klune
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 348
Trama: Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il compito che esegue con scrupolosa professionalità è assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli "normali", siano ben accuditi. La vita di Linus è decisamente tranquilla, per non dire monotona: vive in una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile. Tutto cambia quando, inaspettatamente, viene convocato nell'ufficio della Suprema Dirigenza. È stato scelto per un compito inconsueto e top secret: dovrà recarsi su un'isola remota, Marsyas, e stabilire se l'orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto. Appena mette piede sull'isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato. Il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è però Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto.
La recensione:
Sapevo che ci fosse qualcosa di particolare
in questa storia. Particolare ma bello, una traballante logica in cui i
sentimenti, l’emozioni, la bellezza di certe virtù e della vita stessa
avrebbero cancellato le brutture della vita, innamorandoci quasi della vita
stessa, ringraziando Dio per i valori che ci sono stati inculcati e che, fortunatamente,
certe letture perpetuano così bene. Ma c’è anche dell’altro, una sincera
attrazione per l’incantevole copertina, che mi colse subito attratta da
qualcosa che ho atteso e sperato per tanto tempo, e benchè fosse senza alcun dubbio
bella non significava il suo interno fosse altrettanto.
La casa del mare celeste fortunatamente ha una bellissima copertina, ma serba anche una bellissima storia. Una storia con del carattere, capace di trasmettere sensazioni forti ma buone e pure in cui l’individuo stesso è posto in una condizione in cui si sente diverso, ostacolato dalla modernità, nonostante il talento, nonostante agli occhi di Dio siamo tutti uguali.
Ne fui completamente ammaliata, quando
seppi della sua pubblicazione. E il momento di leggere di lui, di Linus e della
sua storia giunse però solo adesso, con la primavera oramai in corso, quella
porta invisibile rimasta aperta fin quando i miei piccoli piedi non avrebbero
lasciato un segno. Altrimenti la porta si sarebbe chiusa, ed io avrei
abbandonato ogni tentativo di entrarvi e quella stupida fantasia di cercare di
raddrizzare i torti del mondo e non avrei più pensato ad aprirla.
Ma, naturalmente, non avrei potuto farlo. Avrei potuto leggerlo prima. Ma, non fa niente. Ogni cosa ha il suo tempo. E questo, a quanto pare, era quello di questa lettura. Perché? Perché mi ha donato ciò che desideravo maggiormente, mi accolse in un momento particolare della mia vita, e questa spruzzata di colori allietarono il mio cuore, aggiunsero una pennellata di serenità, bellezza, magia che scoprì una me incuriosita ma colpita dall’eleganza, dalla fievole luce avevano sprigionato queste pagine, così colpita dall’insieme da dover ricordare a me stessa che delle volte si ha bisogno anche di questo.
Sapevo molto bene che l’idea di rimandare questa lettura a data da destinarsi perseguitava i miei obiettivi nel rivendicare concetti fra l’originale o il diverso, ben distante dai miei propositi. Per un momento mi ero immaginata quale sarebbe stato il risultato se, libera di non accettare di leggere le vicende del giovane Linus, ne fossi diventata del tutto indifferente. Questo mi avrebbe scoraggiato per un momento, ora che ho concluso questo volume e mi appresto a riporre nero su bianco quelle che non sono altro che le mie vivide riflessioni. Nei riguardi di questo romanzo, adesso, sono completamente estasiata, entusiasta dell’andamento che hanno preso gli eventi, non soltanto nei riguardi delle “sorti” del povero Linus e della sua conoscenza con i bambini, bensì col onnipresente e decisivo desiderio di spiccare – sia per genere, sia per razza – da una massa informe di carne e ossa, che giudica completamente l’individuo come un essere guasto, ridotto all’osso.
Fra queste concezioni filosiche, realistiche, esordisce La casa sul mare celeste, che parte un po’ in sordina ma stordisce, stupisce, avvince per l’irruenta condizione e contraddizione che l’autore impone fra il Bene e il Male in cui, nascondendo volutamente alcuni aspetti fondamentali degli affanni, le insicurezze del povero Linus, la paura che attanaglia le viscere e che continua a smorzare la sua anima, se mi fossi trovata nella sua condizione non credo avrei temporeggiato. Niente e nessuno avrebbe arrestato la mia avanzata: Linus aveva chiesto di me, e sebbene il suo temperamento non trova punti d’incontro col mio, tale aspetto non ha avuto alcuna importanza se non quello di placare una sete insaziabile e inarrestabile.
Il brivido di
eccitazione che avevo avvertito sin dal principio assunse vigore, quando vidi
attorno a Linus addensarsi una nube di angoscia per il suo bene. La sua
incolumità, le diversità razziali, la mancata libertà hanno trasmesso a questo
romanzo un chè di lontano e drammatico che ha richiamato costantemente il
passato. Ombre cupe, tetre, che sono state gettate nel suo cuore, in un momento
imprecisato della sua vita, si scontrano, ancora una volta, con quelli gioiosi
della sua esistenza. Mi sono così allontanata dal mio mondo, mediante un
corredo di fotografie colorate, che prevalgono non quanto per il loro valore
metaforico quanto simbolico, e che conferiscono una certa validità alla sua
anima. Condensati in un quadro quieto, originale e stupefacente in cui le virtù
che condizionano l’essere umano sono il meccanismo di tutte le cose.
La casa del mare celeste fortunatamente ha una bellissima copertina, ma serba anche una bellissima storia. Una storia con del carattere, capace di trasmettere sensazioni forti ma buone e pure in cui l’individuo stesso è posto in una condizione in cui si sente diverso, ostacolato dalla modernità, nonostante il talento, nonostante agli occhi di Dio siamo tutti uguali.
Ma, naturalmente, non avrei potuto farlo. Avrei potuto leggerlo prima. Ma, non fa niente. Ogni cosa ha il suo tempo. E questo, a quanto pare, era quello di questa lettura. Perché? Perché mi ha donato ciò che desideravo maggiormente, mi accolse in un momento particolare della mia vita, e questa spruzzata di colori allietarono il mio cuore, aggiunsero una pennellata di serenità, bellezza, magia che scoprì una me incuriosita ma colpita dall’eleganza, dalla fievole luce avevano sprigionato queste pagine, così colpita dall’insieme da dover ricordare a me stessa che delle volte si ha bisogno anche di questo.
Sapevo molto bene che l’idea di rimandare questa lettura a data da destinarsi perseguitava i miei obiettivi nel rivendicare concetti fra l’originale o il diverso, ben distante dai miei propositi. Per un momento mi ero immaginata quale sarebbe stato il risultato se, libera di non accettare di leggere le vicende del giovane Linus, ne fossi diventata del tutto indifferente. Questo mi avrebbe scoraggiato per un momento, ora che ho concluso questo volume e mi appresto a riporre nero su bianco quelle che non sono altro che le mie vivide riflessioni. Nei riguardi di questo romanzo, adesso, sono completamente estasiata, entusiasta dell’andamento che hanno preso gli eventi, non soltanto nei riguardi delle “sorti” del povero Linus e della sua conoscenza con i bambini, bensì col onnipresente e decisivo desiderio di spiccare – sia per genere, sia per razza – da una massa informe di carne e ossa, che giudica completamente l’individuo come un essere guasto, ridotto all’osso.
Fra queste concezioni filosiche, realistiche, esordisce La casa sul mare celeste, che parte un po’ in sordina ma stordisce, stupisce, avvince per l’irruenta condizione e contraddizione che l’autore impone fra il Bene e il Male in cui, nascondendo volutamente alcuni aspetti fondamentali degli affanni, le insicurezze del povero Linus, la paura che attanaglia le viscere e che continua a smorzare la sua anima, se mi fossi trovata nella sua condizione non credo avrei temporeggiato. Niente e nessuno avrebbe arrestato la mia avanzata: Linus aveva chiesto di me, e sebbene il suo temperamento non trova punti d’incontro col mio, tale aspetto non ha avuto alcuna importanza se non quello di placare una sete insaziabile e inarrestabile.
Valutazione d’inchiostro: 4
Ne ho sentito parlare; interessante, ottima recensione, grazie
RispondiEliminaTe lo consiglio caldamente 🤗🤗
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