Le sfide letterarie irretiscono
e rafforzano il mio spirito soprattutto quando si rivelano divertenti, delle
vere e proprie sfide, nelle condizioni in cui mi colgono nel loro lento
fervore. Generalmente non ripongo mai speranze o illusioni su qualcosa che
potrebbe non sposarsi col mio animo, se quest’ultimo predilige o amo sguazzare
in qualcosa di più concreto e solido. Alla fine, ne esco poco entusiasta,
delusa di ciò che mi capita, e chi mi conosce sa quanto ciò influisce sulle mie
scelte letterarie. Eppure, non mi tiro mai indietro, e fa sempre piacere
leggere qualcosa di completamente estranea dalla tua comfort zone, no? Preferisco
dunque scrivere questo per parlarvi di un romanzo, un romance prettamente
storico, cui non avrei dato nemmeno un centesimo se non fosse che fu indotto come
mia partecipazione all’ennesima sfida di lettura, che una lettrice magari meno
determinata e più debole si sarebbe lasciata alle spalle.
Ed ecco che, dopo tanto tempo, ho avuto modo di camminare fra le lande soleggiate di un viaggio che avrebbe dovuto essere commovente quanto una storia d’amore molto semplice ma piacevole. L’esordio di un’autrice ripescato dai ricordi della sua infanzia che il tempo fortunatamente non ha gradualmente cancellato e che nel suo piccolo sono rimaste intrappolate nella coscienza di chi le ha vissute e di chi le perpetuerà nel tempo.
Ed ecco che, dopo tanto tempo, ho avuto modo di camminare fra le lande soleggiate di un viaggio che avrebbe dovuto essere commovente quanto una storia d’amore molto semplice ma piacevole. L’esordio di un’autrice ripescato dai ricordi della sua infanzia che il tempo fortunatamente non ha gradualmente cancellato e che nel suo piccolo sono rimaste intrappolate nella coscienza di chi le ha vissute e di chi le perpetuerà nel tempo.
Titolo:
La moglie olandese
Autore: Ellen Keith
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 351
Trama: Amsterdam, 1943. Mentre i tulipani sbocciano, i nazisti si stringono intorno alla città. Quando gli ultimi barlumi di resistenza sono spazzati via, Marijke de Graaf e suo marito vengono arrestati e deportati in due diversi campi di concentramento in Germania. Marijke si trova davanti a una scelta terribile: andare incontro a una morte lenta nel campo di lavoro oppure, nella speranza di sopravvivere, unirsi al bordello del campo. Dall'altra parte del filo spinato, l'ufficiale delle SS Karl Müller spera di essere all'altezza delle aspettative di gloria di suo padre. L'incontro con Marijke, però, cambia il suo destino. Buenos Aires, 1977. È in corso la "guerra sporca" argentina, una repressione violenta di tutti i dissidenti al regime. Luciano Wagner si trova in una cella senza sapere se uscirà mai di prigione. Dall'Olanda alla Germania, fino all'Argentina, la storia di tre persone che condividono un segreto sta per intrecciarsi all'ombra di due dei regimi più terribili di tutta la storia moderna.
Autore: Ellen Keith
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 351
Trama: Amsterdam, 1943. Mentre i tulipani sbocciano, i nazisti si stringono intorno alla città. Quando gli ultimi barlumi di resistenza sono spazzati via, Marijke de Graaf e suo marito vengono arrestati e deportati in due diversi campi di concentramento in Germania. Marijke si trova davanti a una scelta terribile: andare incontro a una morte lenta nel campo di lavoro oppure, nella speranza di sopravvivere, unirsi al bordello del campo. Dall'altra parte del filo spinato, l'ufficiale delle SS Karl Müller spera di essere all'altezza delle aspettative di gloria di suo padre. L'incontro con Marijke, però, cambia il suo destino. Buenos Aires, 1977. È in corso la "guerra sporca" argentina, una repressione violenta di tutti i dissidenti al regime. Luciano Wagner si trova in una cella senza sapere se uscirà mai di prigione. Dall'Olanda alla Germania, fino all'Argentina, la storia di tre persone che condividono un segreto sta per intrecciarsi all'ombra di due dei regimi più terribili di tutta la storia moderna.
La
recensione:
Per la prima volta da che ho
superato da tantissimo tempo l’età adolescenziale, ho incontrato tutto quello che
definirei un romanzo rosa storico. Generalmente lettrici di sesso femminile
amano sguazzare fra le pagine di questo tipo di narrazione, alimentando così le
loro speranze che l’amore – già concepito come forma irreversibile e
soprannaturale – possa acquietare completamente il loro spirito. Possa donargli
felicità, una visione più semplice di quella che è un territorio arido e
oscuro. Le più sognatrici magari impegnate a costruire quella solida corazza che
possa difenderle da chiunque ma riconoscere quella perla rara che, quando meno
se lo aspettano, brillerà nel loro firmamento, sonnecchiando sotto un tiepido
sole. Altre donne, quelle magari con i piedi piantati per terra, che a quanto pare
nutrono una certa diffidenza ad approcciarsi col sesso opposto, detestano farsi
beffe del primo che capita, alimentano così il loro essere ciniche e delle
volte un pò sprezzanti, ma fanno anche assai poco per porre rimedio e smorzare
qualunque intento positivo. Non hanno un progetto chiaro per cambiare la situazione.
Ascoltano ciò che gli sussurra il cuore, e proseguono imperterrita lungo una
loro strada.
Da un po' di tempo oramai, sfortunatamente o fortunatamente, annego qualunque concezione di amore a prima vista. L’esperienza, mia fidata compagna di vita, forse mi ha resa ancor più cinica e diffidente, mi distoglie da qualunque intento possa nascere e possa condurmi nel giardino della Felicità, dove avrei potuto servirmi alimentando le mie passioni. Ma conoscere a fondo qualcuno affinchè diventa nel tempo quella persona cui vorresti un giorno svegliarti al suo fianco, mettere su famiglia, è una sfida che volutamente e non architetto contro i custodi del Fato. Se gentilmente mi offre qualche barlume di felicità, non mi tiro mai indietro. Perplessa, accetto ciò che mi viene dato. Vivo, come se fosse l’ultimo giorno. Continuo a sventolare conversazioni banali che tuttavia producono un certo effetto, e se semino bene raccolgo poi qualcosa.
Tutto questo per dire, che quella di questo romanzo è una struttura basata su queste mie elucubrazioni: l’amore fervido e repentino come mezzo di salvezza, intrappolato in un’epoca storica che precede la memoria. In un tempo e in un luogo, che gli oracoli del Tempo governano su qualunque individuo.
Quando mi fiondai fra le pagine con il mio immancabile blocnotes, riscuotendomi da una sognante fantasticheria, sballottolandomi forse troppo bruscamente da un paese a un altro, nel giro di vite di svariati personaggi, mi sono resa conto del mio poco entusiasmo che ho riservato a queste pagine, di cui avevo già ascoltato qualche parere di qualche lettore alacre e diretto, non incuriosendomi più di tanto. La lettrice onnivora che è in me non poteva di certo lasciarsi contagiare da qualcosa che, già in partenza, era poco soddisfacente per correttezza. Ma nelle manciate di ore trascorse in sua compagnia io e i personaggi della Keith eravamo diventati intimi, un po' artificioso, per una storia che propone abbastanza gioia da nutrire l'anima, ma anche tanto dolore da non poter godere di ogni momento di tranquillità.
Mentre fra me e l’anima di questa storia si spalancava lentamente la distanza mi resi però conto di quanta strada aveva fatto questa donna. Questi momenti sono stati raccontati dalla stessa Marijke de Graaf e riportati in un piccolo quaderno dalla vecchia e consunta copertina vivendo in un mondo quasi estraneo ai nostri occhi, ma a cui manca la sicurezza necessaria per recuperare l'idea originale di vero amore.
L'autrice,
giornalista statunitense, non è riuscita ad escogitare niente di meglio se
non una storia semplice, a tratti banale, in cui purtroppo per me si è protratto
il silenzio, e la consapevolezza che La moglie olandese tutto
sommato non era orribilissima.
Ora però qualcosa devo pur scriverla. Tutto ciò che ho è un vecchio e consunto diario dei nomi, una manciata di speranze, sogni stagnanti e sospesi nell'aria che poggiano sulle giornate di fine estate trascorse in compagnia di Marijke de Graaf . Che fosse troppo poco? Forse si, sebbene abbia potuto scivolare nel ruolo di osservatrice attenta. Letture di diverso tipo mi hanno insegnato a dedicare del tempo a quelle letture in cui si scorge qualcosa di simbolico, d'importante, mentre Marijke de Graaf restava comunque inavvicinabile, cinica come sempre, specie adesso che si avvicinava alla morte. Ma incapace di andare oltre, si è affidata alla risacca disomogenea dei ricordi, impaziente che qualcuno si accorgesse di lei. Si sforzava, anzi, di mostrarsi spensierata, distaccata, rievocando i suoi ricordi. Eppure, già dopo qualche battuta capii che presto o tardi la sua avventura avrebbe avuto un ché di tragico. Il mio sguardo era scivolato su quella copertina dai colori pastello, ma non lo metteva bene a fuoco.
Il suo benvenuto mi
sospinse al largo, a New York, fra le braccia di due giovani dal cuore
puro, il cui canto d'amore mi cullò come una dolce litania ma non infervorò il
mio animo come credevo. Si spense rapidamente, animata da una volontà
propria, ma catapultata forse troppo repentinamente in un’epoca che
ha sempre destato il mio fascino.
Tra miliardi di chilometri in cui persiste una certa malinconia, lei e il suo lui non hanno saputo lasciarsi contagiare neppure dalla fugacità di un misero atto di felicità investita inevitabilmente anche dall'atto più insignificante. Circondata da giovani lavoratori imprigionati nella solida cella della diffidenza e dell'orrore che, umili ma afflitti, vengono involontariamente considerati deboli e inferiori, etichettati quasi come una minaccia.
Tra le sue pagine, mi sono nutrita di una certa nostalgia pensando al tempo che invece a me è concesso. Alla libertà delle mie azioni, ai giorni in cui non sento il peso delle aspettative di qualcun altro che non mi appartengono. Mi fanno sentire come quella che sono realmente: una ragazza fortunata che non deve fare i conti con un amore impossibile o la mancata libertà.
Una storia profonda e travolgente che non mi ha lasciata pienamente soddisfatta, ma che è un bel affresco sulla giovinezza, sull'amore in generale. Un'analisi prettamente realistica su una parte più intima della nostra anima avrebbe potuto delineare perfettamente quella linea di demarcazione sulla disuguaglianza razziale, e dove l'ago del tempo oscilla continuamente fra passato e presente, un carosello di immagini nitide e svariate.
In un sudario di dubbi, paure e angosce capace di logorare persino l'anima dei più coriacei, nella profondità di esseri umani, due creature legate da un sentimento puro, una storia che trascina sull'onda del necessario, non divenendo tuttavia ai miei occhi quasi come un’entità unica e perfetta.
Il romanzo della Keith è un romanzo che avrebbe potuto possedere una sua anima: quella di una giovane donna che, ai suoi tempi, le fu impedito di amare l'unica persona che abbia mai amato nella sua vita. Privo di originalità, nella sua semplicità e schiettezza, mi ha tenuto in piacevole compagnia. Essendo una storia realmente esistita, ho avuto come l'impressione che questo romanzo avesse vita propria. Sfogliandone le pagine, infatti, mi è sembrato di vivere in prima persona le vicende di Marijke de Graaf quasi la protagonista diventasse invisibile e la sua storia mi avvolgesse dolcemente la pelle. Pochi personaggi affollano questa strana storia che di particolare, in sé, possiede ben poco. Ammalia, intriga, fa vibrare il cuore con una melodia tutta sua, ma non appassiona come invece credevo. Si parla di un amore impossibile che sfidi qualunque epoca o avversità, di un legame indissolubile che trascenda qualsiasi limite d'età, tutte cose che amo riscontrare nei romanzi che parlano d'amore e di guerra. Ma che qui, invece, mi hanno soddisfatta ben poco. La quarta di copertina, inoltre, garantisce la storia di un amore senza tempo. La storia di un amore folle, necessario, imprudente che sfidi chiunque. Di cui io, che di romanticherie ne leggo a bizzeffe, non ho riscontrato nulla di simile. Avrebbe dovuto essere una trama che procede verso l'estasi, dove si perde il senno e i sensi, anziché uno spiattellamento dal sapore dolciastro che l'autrice propina per provocarci qualche semplice brividino.
Un inno all'amore,
alla vita e alla speranza. Un romanzo intenso, ma non troppo, col quale
l'autrice, con un filo di drammaticità e un principio di romance, tesse una
storia che profuma di antico, germogli ancora freschi e profumati e che si
camuffa tra i dolorosi ricordi di un'adolescente ignara della vita e
dell'amore.
Da un po' di tempo oramai, sfortunatamente o fortunatamente, annego qualunque concezione di amore a prima vista. L’esperienza, mia fidata compagna di vita, forse mi ha resa ancor più cinica e diffidente, mi distoglie da qualunque intento possa nascere e possa condurmi nel giardino della Felicità, dove avrei potuto servirmi alimentando le mie passioni. Ma conoscere a fondo qualcuno affinchè diventa nel tempo quella persona cui vorresti un giorno svegliarti al suo fianco, mettere su famiglia, è una sfida che volutamente e non architetto contro i custodi del Fato. Se gentilmente mi offre qualche barlume di felicità, non mi tiro mai indietro. Perplessa, accetto ciò che mi viene dato. Vivo, come se fosse l’ultimo giorno. Continuo a sventolare conversazioni banali che tuttavia producono un certo effetto, e se semino bene raccolgo poi qualcosa.
Tutto questo per dire, che quella di questo romanzo è una struttura basata su queste mie elucubrazioni: l’amore fervido e repentino come mezzo di salvezza, intrappolato in un’epoca storica che precede la memoria. In un tempo e in un luogo, che gli oracoli del Tempo governano su qualunque individuo.
Quando mi fiondai fra le pagine con il mio immancabile blocnotes, riscuotendomi da una sognante fantasticheria, sballottolandomi forse troppo bruscamente da un paese a un altro, nel giro di vite di svariati personaggi, mi sono resa conto del mio poco entusiasmo che ho riservato a queste pagine, di cui avevo già ascoltato qualche parere di qualche lettore alacre e diretto, non incuriosendomi più di tanto. La lettrice onnivora che è in me non poteva di certo lasciarsi contagiare da qualcosa che, già in partenza, era poco soddisfacente per correttezza. Ma nelle manciate di ore trascorse in sua compagnia io e i personaggi della Keith eravamo diventati intimi, un po' artificioso, per una storia che propone abbastanza gioia da nutrire l'anima, ma anche tanto dolore da non poter godere di ogni momento di tranquillità.
Mentre fra me e l’anima di questa storia si spalancava lentamente la distanza mi resi però conto di quanta strada aveva fatto questa donna. Questi momenti sono stati raccontati dalla stessa Marijke de Graaf e riportati in un piccolo quaderno dalla vecchia e consunta copertina vivendo in un mondo quasi estraneo ai nostri occhi, ma a cui manca la sicurezza necessaria per recuperare l'idea originale di vero amore.
Ora però qualcosa devo pur scriverla. Tutto ciò che ho è un vecchio e consunto diario dei nomi, una manciata di speranze, sogni stagnanti e sospesi nell'aria che poggiano sulle giornate di fine estate trascorse in compagnia di Marijke de Graaf . Che fosse troppo poco? Forse si, sebbene abbia potuto scivolare nel ruolo di osservatrice attenta. Letture di diverso tipo mi hanno insegnato a dedicare del tempo a quelle letture in cui si scorge qualcosa di simbolico, d'importante, mentre Marijke de Graaf restava comunque inavvicinabile, cinica come sempre, specie adesso che si avvicinava alla morte. Ma incapace di andare oltre, si è affidata alla risacca disomogenea dei ricordi, impaziente che qualcuno si accorgesse di lei. Si sforzava, anzi, di mostrarsi spensierata, distaccata, rievocando i suoi ricordi. Eppure, già dopo qualche battuta capii che presto o tardi la sua avventura avrebbe avuto un ché di tragico. Il mio sguardo era scivolato su quella copertina dai colori pastello, ma non lo metteva bene a fuoco.
Tra miliardi di chilometri in cui persiste una certa malinconia, lei e il suo lui non hanno saputo lasciarsi contagiare neppure dalla fugacità di un misero atto di felicità investita inevitabilmente anche dall'atto più insignificante. Circondata da giovani lavoratori imprigionati nella solida cella della diffidenza e dell'orrore che, umili ma afflitti, vengono involontariamente considerati deboli e inferiori, etichettati quasi come una minaccia.
Tra le sue pagine, mi sono nutrita di una certa nostalgia pensando al tempo che invece a me è concesso. Alla libertà delle mie azioni, ai giorni in cui non sento il peso delle aspettative di qualcun altro che non mi appartengono. Mi fanno sentire come quella che sono realmente: una ragazza fortunata che non deve fare i conti con un amore impossibile o la mancata libertà.
Una storia profonda e travolgente che non mi ha lasciata pienamente soddisfatta, ma che è un bel affresco sulla giovinezza, sull'amore in generale. Un'analisi prettamente realistica su una parte più intima della nostra anima avrebbe potuto delineare perfettamente quella linea di demarcazione sulla disuguaglianza razziale, e dove l'ago del tempo oscilla continuamente fra passato e presente, un carosello di immagini nitide e svariate.
In un sudario di dubbi, paure e angosce capace di logorare persino l'anima dei più coriacei, nella profondità di esseri umani, due creature legate da un sentimento puro, una storia che trascina sull'onda del necessario, non divenendo tuttavia ai miei occhi quasi come un’entità unica e perfetta.
Il romanzo della Keith è un romanzo che avrebbe potuto possedere una sua anima: quella di una giovane donna che, ai suoi tempi, le fu impedito di amare l'unica persona che abbia mai amato nella sua vita. Privo di originalità, nella sua semplicità e schiettezza, mi ha tenuto in piacevole compagnia. Essendo una storia realmente esistita, ho avuto come l'impressione che questo romanzo avesse vita propria. Sfogliandone le pagine, infatti, mi è sembrato di vivere in prima persona le vicende di Marijke de Graaf quasi la protagonista diventasse invisibile e la sua storia mi avvolgesse dolcemente la pelle. Pochi personaggi affollano questa strana storia che di particolare, in sé, possiede ben poco. Ammalia, intriga, fa vibrare il cuore con una melodia tutta sua, ma non appassiona come invece credevo. Si parla di un amore impossibile che sfidi qualunque epoca o avversità, di un legame indissolubile che trascenda qualsiasi limite d'età, tutte cose che amo riscontrare nei romanzi che parlano d'amore e di guerra. Ma che qui, invece, mi hanno soddisfatta ben poco. La quarta di copertina, inoltre, garantisce la storia di un amore senza tempo. La storia di un amore folle, necessario, imprudente che sfidi chiunque. Di cui io, che di romanticherie ne leggo a bizzeffe, non ho riscontrato nulla di simile. Avrebbe dovuto essere una trama che procede verso l'estasi, dove si perde il senno e i sensi, anziché uno spiattellamento dal sapore dolciastro che l'autrice propina per provocarci qualche semplice brividino.
Valutazione d’inchiostro: 3
Altro buco nell'acqua quanto a letture? Mi spiace; grazie per la recensione
RispondiEliminaPer adesso, va così... Grazie a te!
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