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domenica, agosto 20, 2023

Gocce d'inchiostro: Cose preziose - Stephen King

A volte commetto l’errore o per meglio dire lo sbaglio di sopravvalutare me stessa. Sono sempre stata poco fiduciosa, sottovalutavo qualunque mia capacità appresa, e il gran ruggito dell’Io che è poi nato, maturato ed ora imploso e che promana dalla mia anima sembra escludere ogni dubbio che io non mi conosca a fondo. Per meglio dire, non più. La me che ripone queste poche righe, quasi trentunenne, ha i suoi momentacci come tutti, momenti di tristezza, debolezza e cupa introspezione, ma poiché capitano oramai di rado, mi colgono sempre un po' alla sprovvista. Dubbi esistenziali poi se trattasi di letture o di ciò che più mi piace, se i miei desideri o intenti siano solidi, saldi oppure no, e se quello che reputerò come mio nuovo compagno di avventure sia in relazione al mio spirito, al periodo che sto vivendo. Questo romanzo giunse al momento giusto, che mi ha donato una miriade di sensazioni particolari, poiché mediante la voce narrante di più figure, ho ripercorso quasi come un processo a ritroso le vicende di testimoni efferati di omicidi, stratagemmi e delitti vari, e soprattutto il sistema in cui ero rimasta intrappolata. Nel luogo in cui però vi ho messo piede, ho << giocato >> con svariati oggetti che tuttavia hanno tormentato senza posa il mio spirito, poiché reso troppo sottile, troppo ammaliante e accattivante da non lasciarsi sedurre da qualcosa che effettivamente non ha una sua trama ma vira verso qualcosa che possiede un ché di malvagio, dotato di una mancata libertà in cui la stessa cozza con l’impossibile, l’immaginifico. 

Titolo: Cose preziose
Autore: Stephen King
Casa editrice: Sperling & Kupfker
Prezzo: 12, 90 €
N° di pagine: 774
Trama: Un giorno, nella tranquilla cittadina di Castle Rock compare Leland Gaunt, un tipo strano e sfuggente. Gaunt apre un negozio, Cose Preziose, dov'è possibile acquistare pezzi rari, curiosità, autentiche gioie per piccoli collezionisti. In breve, l'emporio riesce ad attrarre magneticamente tutti i membri della comunità, con effetti devastanti. Perché in quel negozio dall'oscuro e impenetrabile magazzino tutto è in vendita... perfino l'anima.

La recensione:

In una sera d’estate di metà luglio mi trovai a vagare, come un’anima sperduta, quasi priva di vita, in un luogo che, nell’immediato, mi conferì la strana sensazione di esserci già stata. Oramai sono solo impressioni iniziali quelli che prevalgono, ogni qualvolta mi imbatto nella lettura di uno dei tanti romanzi di Stephen King, poiché è un meccanismo di solide certezze dietro cui mi aggrappo per interpretarne i suoi sistemi, il suo linguaggio prolisso ma ammaliante e talvolta ripetitivo. Ma tutti uniti ad un unico scopo: quello cioè indirizzato all’intento di unirmi a loro, - i suoi personaggi -, a lui – il suo autore - o sciogliere i ranghi e confluire in qualcosa che alla fine ha sempre un ché di sensazionale. Tra me e l’anima di questi romanzi c’è sempre un’entità malvagia, qualcosa insomma che rincorre elementi della tradizione moderna, che solo qualche mese fa mi indusse a percorrere le strade inquiete di Denver in compagnia di un gruppo di ragazzi alle prese con un folle clown. La << magia >> riscontrata in queste pagine fu la medesima che mi trasmise It, a cui mi sono aggrappata tendenzialmente a valicare i confini del possibile e dell’impossibile, dell’immaginifico e dello straordinario, del crudele e dell’osceno, e dunque perdersi fra le pagine di Cose preziose è stato davvero stupefacente. Non persi tempo ad analizzarlo, a tracciare un segno del mio passaggio e neanche un minuto per procrastinarne la sua venuta facendo così di questa ennesima esperienza letteraria un mutuo ammaliamento, una mera dichiarazione d’amore all’autore, anche se non indimenticabile come Mucchio d’ossa o le vicende del folle clown di cui facevo cenno prima, che inevitabilmente inzuppò la mia anima di fatti o gesti di cui non ho effettivamente colpa ma che nel loro piccolo hanno sconvolto il mio universo personale. Non indugiando quanto sul presente, quanto scandagliando il passato, pronta a vestire una corazza invisibile che mi avrebbe permesso di essere più forte nel contrastare il Male.
In una manciata di giorni, Castel Rock divenne quel posto ideale in cui scorrazzare impunemente, soprattutto in queste afose sere d’estate. Incoraggiata ad abbracciare qualcosa che non ha solo del fascinoso, dell’ammaliante, ma attraverso cui ho potuto vedermi per come effettivamente sono: una lettrice curiosa, attenta, che per caso era capitata in questo bizzarro paesino e, nel giro di qualche settimana, divenuta cittadina e compagna dei suoi abitanti.
Ho bevuto questo romanzo centellinandolo ai ritmi di una vita frenetica ma sempre uguale a se stessa, in cui ho accettato involontariamente di accogliere Stephen King in quel cielo di autori che amo particolarmente o che mi incuriosiscono moltissimo. Non posso ancora ritenermi una fan sfegatata, ma due stati fa con Mucchio d’ossa e l’anno prima con La metà oscura, accadde qualcosa che mi costrinse a compiere gesti quasi senza rendermene conto. Ci sarei andata comunque, in un futuro non troppo lontano, ma anche a costo di incappare in una lacerante e profonda delusione dovevo accaparrarmi qualcos’altro di Stephen King. Quando non avrei saputo dirlo, ma so solo che doveva andare così. La forza del Destino avrebbe potuto annichilirmi, prostrarmi e ridurmi a un unico essere senza modalità di agire o comprendere, ma sapevo che toccava a me fare qualcosa per provvedere alle nostre conoscenze. Sono fermamente obiettiva e se mi metto in testa qualcosa devo assolutamente realizzarla. Non importa come, non importa quando, ma so che il mio temperamento testardo non mi avrebbe indotto a cambiare idea perché non ci sarebbe stato niente a farmi deporre le armi. Doveva andare così, e basta.
Cose preziose raccoglie una serie di vicende snocciolate da una miriade di personaggi che non hanno una loro voce, ma che attribuiscono agli oggetti forza, importanza. Un’anima. Come il mio amato Zafon che sostiene come ogni libro possiede un’anima, queste cose preziose cui fa riferimento il titolo è in relazione ad oggetti che nascondono entità maligne, diaboliche e che si intrecciano nella nostra vita come due pianeti completamente distinti.
Il vero e il falso. Il tangibile e l’intangibile, che avrebbe incrementato il valore di storie apparentemente banali mirando a interrogarsi sul fascino che scaturisce l’oggetto in se, che può rivelarsi enigmatico e inaccessibile come un’eco struggente e roco.
Proiettato in un mondo apparentemente e razionalmente integro, mi ha dato l’impressione provenisse da un luogo cupo, oscuro e tangibile in cui il dolore, il senso di colpa, i sentimenti sono elementi pressori di un sogno intangibile di cui la stessa scrittura avrebbe fuso in un unico splendido arazzo. In una pennellata d’inchiostro e sangue in cui la paura è quella bestia indomabile, forte, brusca e ossessiva, mi sono sforzata di vedere ogni cosa osservandolo da una certa prospettiva, da un lato un po’ più ottimistica del normale, trascurando forse volontariamente sconvolgenti invettivi letterari di alcuni suoi romanzi che vengono caldamente ricordati e osannati, a anni e anni di distanza.
Gli uomini che costellano questi racconti sembravano reggessero le redini di una vettura che tutto sommato mi ha condotta dove desideravo essere, nei cuori algidi dei protagonisti che non hanno fatto altro che incuriosirmi e affascinarmi sempre più. Non quel genere di risultato che mi ha indotto ad innamorarmi della storia, ma che rappresenta il prototipo perfetto di quel sacrificio innaturale e illogico per cui alla fine non si può fare a meno di cadere intrappolati. Inquietante, ammaliante, straordinario sotto certi aspetti, una storia che narra a ripetizione eventi sinistri in cui le vicende ritratte spezzano la monotonia, alimentano la tensione, il brio dell’esistenza di creature che sembrano non avere un volto. Man mano si delineava nel mentre mi addentravo in un viaggio che cessò se non quando vidi questa storia crescere e fiorire come un bellissimo giglio. Il momento in cui il Re aveva declamato il suo essere lì, fra le sue pagine.
Conducendomi fra le vecchie mura di un banalissimo negozio, quasi un mercatino dell’usato stipato di cose inutili ma rilevanti, in un mondo squilibrato come l'irregolare tic tac di un orologio, una storia che lentamente avanza verso un muro di distruzione. Disperazione, follia. Fra gesti sconsiderati e folli, e il flusso lento della storia che scorre silenziosamente in un paesaggio famigliare, una favola dark inzuppata di sofferenze e atrocità in cui la figura individuale cammina incompresa e sola, senza fermarsi, lungo il tragitto della morte.

Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti: