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martedì, settembre 05, 2023

Gocce d'inchiostro: I piaceri e i giorni - Marcel Proust

Fui pronta ad imbarcarmi nell’ennesimo straordinario mondo ritratto da Marcel Proust, visto che non riesco più a nascondere il mio amore incommensurabile nei riguardi della Recherche. Il sottinteso era che l’amore per l’arte e la concezione di IO come motivo tipico dell’esistenzialismo e la ricerca del Male come rappresentazione di tentazioni di piaceri che degradano e abbruttiscono ogni oggetto, erano parecchio lontani dalla concezione del Narratore ma in cui si imbocca la via della redenzione come unica e fraterna unione fra dolore, smascheramento dell’IO egoista, decifrazione del reale e del possibile. Il tempo e la memoria rifletteranno così uno stile individuale che definisce verità esistenziali. Un preambolo, insomma, di ciò che sarà il suo capolavoro. E quasi in uno stato di bella atemporalità, il ricordo si eleva rispetto al susseguirsi del tempo in divenire, rivivendo nello spazio interiore non come rifugio in un luogo abitabile in cui si volgono alcune delle risonanze e i veri significati delle cose, stabilendo impalpabili equivalenze fra percezione oggettiva e soggettiva, quanto in relazione col mondo circostante non schiva interrogativi alla base della vita umana.

Titolo: I piaceri e i giorni
Autore: Marcel Proust
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 372
Trama: La caducità della bellezza, il tempo distruttore, l'incombere della morte. E poi la resurrezione del passato grazie alla memoria affettiva, la nostalgia per la simbiosi infantile con la figura materna, la gelosia che trasforma l'amore in tortura. Sono i temi che attraversano, come motivi musicali, le pagine dei Piaceri e i giorni (1896), conferendo a quest'opera composita di novelle, versi e prose un'unità profonda all'insegna della malinconia e del disincanto. Ironico aggiornamento del poema di Esiodo dedicato ai lavori agricoli, Le opere e i giorni , il primo libro pubblicato da Proust raccoglie testi composti tra il 1892 e il 1894 e descrive il bel mondo parigino alla fine dell'Ottocento, alternando pungenti osservazioni sulla sofisticata società mondana e i suoi difetti (snobismo, ipocrisia, ricerca dell'originalità a ogni costo) e riflessioni generali sui fuggevoli incanti e le inevitabili delusioni di ogni esperienza d'amore. È racchiusa in queste pagine tutta la giovinezza di Proust: visioni fugaci, sogni, moti dell'animo, impressioni di vita, satira di ambienti, paesaggi, atmosfere e personaggi tratteggiati con una scrittura limpida e veloce. Riletta alla luce della Recherche , la raccolta del 1896 rivela una ricchezza e una profondità insospettate. Questa edizione ripropone la forma originale dell'opera, con la prefazione di Anatole France, le preziose illustrazioni di Madeleine Lemaire, artista mondana frequentata dallo stesso Proust, e gli spartiti di Reynaldo Hahn, grande amore e amico dell'autore. In appendice alcuni testi mai pubblicati o mai ripresi in volume dallo stesso Proust.

La recensione:

Le ho potute trasferire innocentemente, queste ombre su questa fragile carta alla quale il vostro gesto darà le ali, perché sono, per poter fare del male, troppo irreali e troppo scialbe …


Inconsapevolmente ho danzato verso la morte procedendo a ritroso volgendo però lo sguardo alla vita. Tendenzialmente non mi lascio andare a una così quieta bellezza, rivolta verso l’infinito, sperduta chissà dove, in cui l’anima si era ridotta in niente serbando però quelle ombre malinconiche del nobile destino che avrebbero potuto segnare l’esistenza dell’autore.
I piaceri e i giorni furono uno spiraglio di conoscenza, nel bel mezzo di un caos atomico e straordinariamente bello della Ricerca, che si mostrò esattamente per com’è: pieno di incanto, grazia, ogni cosa volesse sussurrarci il nostro cuore. In un miscuglio di racconti e voci in cui mi è stato possibile avvertire anche quella forte, nitida e chiara di un fanciullo, che ai più ricorderà sicuramente il Narratore di una Ricerca cui sarò impegnata ancora per chissà quanto tempo, e che dotato di un tipo di conoscenza annichilente cade in basso tentando di scoprire sé stesso e il mondo circostante. Si stende come un sogno limpido, le pene di un giovane poeta date ai solenni misteri della natura, al cielo o al mare.
La vita non sarebbe così piacevole senza alcun stimolo, senza alcun scuotimento dell’anima, sorretta da certe estenuanti movenze che non mancano di bellezza o di nobiltà. Confidando che si progredisca dalla decadenza, non nascondendo niente e nessuno affinché si venga etichettati come detrattori, denigratori verso il prossimo e dunque allontanandosi dal mondo circostante. Smorzando i sentimenti, l’emozioni dominandoli al punto che ogni assetto negativo sia annullato.
Proust, delicato come un fiore e reso sensibilissimo, si chiese come l’esistenza potesse essere così intellegibile e come la spiritualizzazione della realtà attraverso l’arte potesse dare un senso alla vita liberando l’essere che è in noi per sottrarlo dal mondo casuale. Come Noè e la sua arca, da cui comprese come la concezione moderna spazio tempo dell’IO si collega a quella neoplatonica per la quale l’oggetto, trovandosi già nell’anima dell’artista, non può assolutamente distaccarsi dall’osservatore. L’immagine del mondo era contenuta dietro il diluvio universale e la distanza che si interpose fra soggetto e oggetto sarebbe stato utile per leggere la realtà nella sua verità. Dissolvendo le delusioni della vita, la sua malinconia, la sua amarezza nella continua ricerca del contatto col prossimo.
Ho letto questa raccolta di racconti come un acquietamento dei sensi. Preludio alla Recherche, la sua essenza ruota attorno ai pregiudizi, ai dogmi imposti della società, a cui bisogna adeguarsi per relazionarsi col prossimo, che rivela come solo mediante bellezza fosse possibile comprendere ogni cosa. Nell’insieme rappresenta la schiuma dei giorni di vita algida di uomini qualunque, proiettati però in un unico elemento, quello cioè riguardante lo stesso autore, che delle volte è mutato freneticamente, delle altre è diventato agiato mediante la presenza delle Muse. Ma collegato alla tradizione satirica della letteratura universale mediante cui l’autore adotta elementi essenziali, efficaci che prendono sunto da Flaubert o Baudelaire, al cristianesimo o alla stessa letteratura che promuove temi riconoscibili. Domandandosi come dai piaceri della vita stessa ci si può aggrappare e da cui se ne ricava però gioia, che disgraziatamente presto o tardi sarà dimenticata.
Una mostra di quadretti pieni di felice verità e di incanto sui quali il tempo ha sparso la sua dolce tristezza e la sua poesia, si offre al lettore con una certa luce, la medesima di chi illumina queste pagine. Frutto di una chiusa nonché allegoria della stessa giovinezza, che rende, anche solo vagamente, contenti, felici, spensierati a vivere a seconda di ciò che ci è dato. Reso indifferente l’uno dall’altro ma coerente e unitario nella stessa vita, scovando così non solo l’assetto negativo delle cose ma anche quello positivo. Perché è da essi che si vive. Prevalgono nell’immoralità della società, trascinandoci in un baratro di frustrazione, insoddisfazione, facilmente riscontrabili e rintracciabili dalla forza delle abitudini. L’anima racchiusa in forme particolari in cui l’universo si adorna, così sgargiante e simbolico, aggrappandosi metaforicamente ad ogni cosa ci renda felici.
Il godimento che mi ha suscitato questo testo ha coinciso con l’ebbrezza che da qualche mese a questa parte riservo a questo fragile uomo,  i cui pensieri sono riconducibili a occasioni perdute o inconcludenti nell’attesa che l’arte, l’unica fonte di bellezza, possa ordinatamente risollevare le sorti dell’esistenza. Perché è solo grazie ad essa che mi sono interrogata, ho compreso chi sono ma soprattutto esplicato l’anima di quest’uomo, sposata ai pregiudizi dai quali si traggono in inganno senza però mostrarci il rovescio, quasi un realismo pessimistico avesse macchiato ogni cosa.
La caducità della vita mi aveva condotta dritto dritto dinanzi alla solitudine, a dibattermi verso fonti più verdi in cui i sogni si elevano al di sopra di sé stessi in una sorta d’iniziazione e l’invisibile presenzia e domina il visibile in cui la gioia del cuore è interrotta da forme di tristezze ancora più dolci. La voce dell’immaginazione e dell’anima la sola che avrebbe tratto risonanze felici, in cui l’amore avrebbe potuto splendere nella sua interezza.
Malgrado la brevità di certe storie l’autore mette in evidenzia personaggi che hanno una sua valenza, nel carosello di immagini, suoni o parole che creano un piccolo e meraviglioso universo. Frammentato ma visibile. E, nell’insieme, conciliano l’idea che la ragione possa spiccare in questo universo, quello personale dell’autore, impossibile da vedere nell’immediato ma reso sensibile in piena maturazione.

Valutazione d’inchiostro: 5

2 commenti: