L’accoglienza entusiasta dei miei viaggi spericolati, che spesso riverso in pagine e pagine di sogni e speranze, non sfumarono nemmeno quando di Anais Nin e dei suoi splendidi diari serbavo un ricordo evanescente. Non mi importa se nel tempo esso tenderà a svanire, quanto amando rileggere i romanzi, soprattutto quelli preferiti, non nutro alcun timore se anche questa terza raccolta, dopo una decina di letture, evaporerà come fiati di vapore nell’atmosfera. Perchè alla fine, come ogni cosa nella vita, sono l’emozioni quelle che ne ricavo. Ciò che si anima nella mia gabbia toracica, parole che pretendono di implodere, espressioni, desideri dell’anima che sfrutto come risorse fondamentali per il mio fabbisogno personale. Questo prologo non vuol manifestare nulla di così straordinario da restare nella mente dei saggi o dei filosofi: semplici opinioni personali che tuttavia hanno una certa importanza. Questa terza raccolta di diari di un'autrice che ho conosciuto oramai otto lunghi anni fa e poi amata intensamente, segnala nuovamente la sua venuta nel mio cerchio personale che, inutile scriverlo, mi ha travolta come la forza di un uragano. Mi ha destabilizzato così tanto, disintegrando la mia anima in minuscoli pezzettini, timbrando in un carosello di immagini, forme di vita, suoni, voci e parole che, in preda di elementi distorti, deliqui letterario, alimentano il mio desiderio di mettermi alla prova. Completare la lettura dei diari successivi, dove vagabonderò fra le sue pagine, al più presto.
Titolo: Diario 3
Autore: Anais Nin
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 452
Trama: Per Anaïs Nin saranno anni difficili, questi primi anni Quaranta a New York, anni di frustrazione e di isolamento, ma anche di maggior consapevolezza di sé e quando il terzo volume del diario si chiude, sull'anno 1944, la Nin è ormai una scrittrice nota e ammirata negli Stati Uniti. In Europa e nel mondo infuria la guerra e nel diario ne arrivano continui gli echi, a suscitare reazioni smarrite e impotenti. Contro la distruzione e l'orrore della guerra, come contro orrori più vicini e domestici - la situazione dei neri, le malattie o il bisogno di denaro da parte dei suoi protetti - Anaïs Nin tenta di costruire un suo mondo "vivibile", fatto di amicizia e di amore, di cure sollecite per le persone che le sono più care.
La recensione:
Tutti sognano ma non ricordano, non ricordano quel mondo di ghiaccio e di calore bruciante. Essi vivono soltanto nelle morti di una grigia insonnia.
Di Anais Nin scrissero:
“ Creatura alata che soffre di quella vena allucinogena tipica dei surrealisti le cui immagini trasmettono qualcosa, fungono da dimora di segreti inossidabili”:
Ciò che più mi ha colpito di questa frase fu la capacità veritiera di mettere d’accordo gli eccessi, le stravaganze di una certa estremizzante vita bohemiana con il bisogno di eccezionalità d’una élite borghese educata, colta, aperta, liberale. Giunta nella mia vita con ammirazione, magnetismo, coinvolgimento, vittima di deliqui passionali e stilistici che si inseriscono come diapositive in un album di esperienze di vita i cui colori hanno svariate sfumature.
Evidentemente tali sfumature di cui parlo non dedicano allo studio del sesso più attenzione di quel che era già stato intavolato nei diari precedenti e in qualche altro romanzo dell’autrice, ma in una feroce e vacua perdita di sensi - in mancanza di qualcosa che possa appagare definitivamente - nessuno prima di Anais Nin mi travolse con tale impeto. C’è da dire che, consapevole delle tematiche che trasudano altri suoi testi, sono stata spronata e messa alla prova. In una manciata di giorni non ho potuto approfittare della possibilità concessami, mettendomi alla prova. Come? Non leggendo, quanto ascoltando. Ascoltando quella voce dolce, sensuale, non ancora del tutto libera ma virtuosa, che mi ha condotta in una New York segreta, velata, protetta, intima come una stanza. Disegnata all’intimità che alleggerisce ogni coscienza, disapprovando l’interesse di un individuo per la sua crescita e il suo sviluppo. Il mondo esterno era arenato in una storia interminabile di onori, coincidendo con l’amore e la tenerezza del cuore.
Il diario, sussurro di un anima appassionata, funse da gridi di dolore della stessa autrice per lasciarsi sfuggire la vita umana per mania di perfezione e schizofrenia. Diari che divengono antiromanzi in quanto si divertono con forza crescente nella rielaborazione del suo vissuto, nel calore creativo della creatività come terapia alla nevrosi. Scrivere come esporsi o specchiarsi dinanzi al proprio IO. Fagocitando ogni cosa, rappresentando una storia in cui chi legge avrebbe potuto giudicare con gli occhi di chi scrive, ma ciò che se ne ricava non sono altro che tanta sofferenza, la creazione come fantasia. Qualcosa di effimero ma tattile che è legato indissolubilmente alla psicoanalisi poiché rimedio universale utile per qualunque malanno. Il passato si scontra con un processo pianistico, cioè audace e intenso, proiettato in un luogo in cui si tende a costruire una sua identità visiva, poetessa che caritatevolmente ha saputo vedere la violenza a distanza, non così vicina all’abdicazione quanto sfuggendo alla vita pur di sentirla.
Mi sono persa in un mondo apparentemente così piccolo ma gigantesco, così umano e pieno di amore e amicizia, avventura a cui è mancata la sua casa, la sua famiglia. Il suo relazionarsi col mondo esterno avrebbe annichilito o rafforzato il suo IO a seconda degli improvvisi e bruschi dilemmi esterni, tra cui intercorre una sorta di opacità un’insieme di esistenze che sembrano esserne del tutto privi. La Nin fece di ciò sintomo, compreso intimamente e attraverso cui è possibile comprendere la massa e la sociologia. Da una mancata conoscenza dell’essere umano, così isolato e unico, le relazioni umane sembrano atrofizzate, la creazione di un mondo materialista in cui l’artista entra in comunicazione col prossimo affinché doni alcuni significati. In questo caso, recuperare l’emozioni del genere umano, partendo da se stessa e creando nuove gioie in armonia con un certo contrappunto emotivo.
Brillando di drammaticità, con qualcosa che è in contrasto con le sue esperienze, inquieta ma esaltata da ricordi acutissimi e dal desiderio di poter rivivere ogni cosa, questi diari donano una visione lucidissima, tessono arazzi ricchi di scene d’amore, letti spessi da trapunte piumate che accolgono sussurri, una certa eloquenza fisica. letti che dirigono a un’orchestrazione dei sensi e ispirano un rapporto armonioso, contrapposto a elementi umani e musicali. Registrare il mondo, sostituendolo non come una semplice immagine quanto forma fisica in cui il sesso ha un ritmo insistente, l’amore è un’emozione, uno stato d’animo colorato, ricco di aforismi, assiomi, variazioni, in cui l’anima avrebbe virato verso qualcosa di oscuro, ossessivo.
Il capitalismo aveva sottratto l’immaginazione, il sogno, poichè laboratorio dell’inconscio dove la psiche esiste e procrea e dove la natura intima dell’uomo può creare e vivere, questa terza raccolta di diari non divine solo congiunzione fra anime quanto epidemia fra artisti, espediente per guardarsi dentro, in cui l’esterno è lontanissimo da qualunque congiunzione. Soggetta ad uno stato di psicoanalisi che assolve e dissolve le allucinazioni, i mondi costruiti della Nin hanno a che fare con dissolvenze false, sovrastrutture che ristabiliscono la vita a seconda di ciò che è più umanamente semplice. Da tale analisi inevitabilmente ne sono uscita guasta, condizionata da problemi che effettivamente non mi appartengono ma che ho avvertito come miei, spinta a raggiungere una certa libertà, una crescita maggiore, non raccomandando la rivoluzione dei sensi quanto spingendo l’uomo ai limiti del combattimento. Una maggiore fusione di vita, fantasia, sogno, azione che scorrono all’unisono e donano qualcosa di vivo. Divorante, estraniante, ammaliante, immenso che nella sua piccola forma di distruzione ha nutrito la mia piccola anima, ha trasformato l’arte come forma possibile ed espressiva. Con l’aura lucente di una donna che, nonostante sia trascorso qualche giorno, acceca i miei occhi e che conserva il suo potere meraviglioso nel contagio di parole che presto o tardi hanno finito per fagocitarmi. Rinchiudermi in una bolla di sogno in cui ho potuto comunicare per osmosi, esaltata dalla sua profonda ispirazione, la negatività abbattuta, la sofferenza soppiantata dalla realtà, navigante di una chiatta in cui ho circumnavigato l’infinito.
La poesia è un processo di evaporazione e distillazione. Raggiungere la quintessenza è raggiungere il significato più profondo di una storia.
Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo
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