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mercoledì, giugno 05, 2024

Gocce d'inchiostro: Il carosello delle curiosità - Amy Gibbs

Di fantasy atipici, quelli che inzuppano la tua anima di una sostanza particolare, densa, appiccicosa, uscito da una finestra virtuale dall’aria vaporosa e luminosa, ci si sente quasi sempre terribilmente attratti. I lettori, così come la sottoscritta, non ci pensano due volte ad appropriarsi di una copia ed infilare il naso fra le loro pagine cercando di identificarlo. Nel panorama letterario odierno di fantasy ce ne sono una marea. e affinché non si rischia di cascare nel << già visto >> occorre una buona dose di pazienza e costanza. Questo fantasy mi ha attratta, con la sua sfolgorante cover rossa, sin da subito, la cui aura, così zeppa di magnetismo e magia, sembra strizzare l'occhio ad un altro fantasy che avevo letto anni fa. Ma i risultati non furono gli stessi, e la storia narrata in queste pagine di tutt’altra pasta, per usare un eufemismo. Era pregno di una sostanza che, nel romanzo della Gibbs, era una fonte inestimabile di conoscenza e potere, spingendo gruppi di uomini a dubitare non solo di chi li circonda ma anche di loro stessi. Poiché l’inganno, le menzogne, le illusioni offrono una autenticità che solo grazie all’arte è possibile cogliere, esprimere del tutto.



Titolo: Il carosello delle curiosità

Autore: Amy Gibbs

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18, 50

N° di pagine: 456

Trama: Dopo sette anni passati a girare il mondo, il Carosello delle Curiosità torna in Inghilterra; gli artisti della compagnia di Aurelius e Pretorius sono pronti a stupire il pubblico dell’Athenaeum, un vecchio carcere trasformato in teatro che sorge in uno dei quartieri più malfamati e poveri di Londra. Sul palco si esibiranno l’acrobata albina, i gemelli siamesi, la ballerina minuta e il piccolo suonatore di violino dal corpo coperto di peli. Ma l’esibizione più attesa è sempre quella dell’imprendibile Harlequin e del domatore di fiamme, Lucien. All’altro capo della città, Charlotte, orfana e di umili origini, per qualche misteriosa ragione viene accolta da Mr e Mrs Rose nella loro sfarzosa villa; quando i due coniugi muoiono la ragazza si ritrova alla mercé di Odilon, il figlio, nominato suo tutore, che la ricopre di attenzioni indesiderate. Inoltre Charlotte è gravemente malata e secondo i migliori medici d’Inghilterra per lei non esiste alcuna cura. L’unica speranza è rivolgersi ad Aurelius: corre voce, infatti, che lui possieda il dono di restituire fortuna e salute. Per guarire, Charlotte dovrà quindi trascorrere un periodo all’Athenaeum, dove troverà conforto e comprensione nell’affascinante Lucien. Ma riuscirà davvero a tornare quella di una volta? E quale sarà il prezzo da pagare?

La recensione:

Un lettore, dopo tanti anni di letture di svariato tipo, decide di leggere un fantasy, pronto ad esplorare una terra in cui non vi mette piede da un sacco di tempo, ma in cui vi piace tornarci, ogni tanto. Sa che fra le sue pagine, potrebbe trovarvi qualcosa che possa fargli storcere il naso, provocargli disappunto, se non disgusto, e che, al termine, relegherà mentalmente il romanzo nel dimenticatoio. Il lettore sa, che nel momento in cui decide di leggere un fantasy è condannato, e che solo quando potrà liberarsene del tutto potrà considerarsi libero. Ma completamente liberi i romanzi non ci rendono, dopo averli letti e vissuti, poiché recano con sé un messaggio da cui, solo dopo, dovremmo prendere atto. Una donna sognatrice e abile con le parole, un giorno, prese carta e penna, e scrisse una storia che solo qualche anno più tardi divenne un mondo visionario e immaginifico che avrebbe potuto rivelarsi indimenticabile, ma che, seppur fascinoso, non è pregno di quella magia di cui si credeva di restarne intrappolati. Perchè un fantasy, per considerarlo tale, non deve forzatamente possedere elementi di questo tipo, perlomeno non dovrebbero lasciare uno squarcio sul mondo a cui avrei dopo fatto testo. Bensì dare una voce, una forma a qualcosa che in questo romanzo è inesistente.

Perchè contenta, entusiasta di salire a bordo di una nave scintillante e luminosa, di far parte di un circo che giunge in città una volta solo all’anno, e la cui linfa vitale si poggia sull'idea di stabilire o ristabilire un certo ordine in un mondo caotico così ottenebrante e ottenebrato da realtà illusorie, in cui si precipita in zone più oscure della psiche umana pur di conferirgli una forma, cambiando la materia in forme eteree ed eterogenee,ci si accorge subito che il risultato è deludente. Le illusioni restano illusioni, nulla ha fondamento, e il proposito di leggere una storia che potesse divenire indimenticabile risucchiato, disgraziatamente, dell'incompiutezza.

Non sono la persona giusta per scrivere una recensione che possa avere come fondamento l’idea di illusione, che conosce a fondo questo tema pur di conferire un parere appropriato, esaustivo in merito. Ma leggo tanto, una mia idea sul mondo l’ho creata già qualche tempo fa, e un misero bagaglio di esperienze accumulate, e anche io quando mi imbatto in questo tipo di letture, alla fine, non ne sono completamente soddisfatta che, se non comparivano due o tre trucchetti di magia una cinquantina di pagine dopo il suo prologo - ce ne sarebbe stato bisogno? - contribuirono al ritmo, al cuore pulsante di questa storia. Così ho accettato di leggerlo così com’è, e dopo un’attenta riflessione compreso che l'esordio della Gibbs aveva emesso una melodia che ho ascoltato ma non è giunta nel mio cuore. Seppur abbia tentato di lavorare dentro di me, come l’invisibile e complicato marchingegno su cui si poggia questa storia, e se penso ai temi trattati, agli innumerevoli riferimenti letterari a Charles Dickens o Angela Carter, mi infastidisco.

Aveva smesso di << parlare >> già da un bel pezzo per comprendere dove l’autrice volesse andare a parare, quale fosse il suo intento di amalgamare tante storie diverse, pregne di realismo, in cui la fiaba scomparve in maniera fantasiosa, e le poche difficoltà a districarsi fra le maglie di una storia in cui ho potuto scorgere momenti di transizione fra mondo vecchio e mondo nuovo. Stili di vita resi così esigenti da mettere in discussione le idee su cui si appoggia.

Leggendo questo romanzo penso che si debba fare attenzione a considerare un semplice romanzo di narrativa contemporanea, semplice in cui non ci sono disseminati dettagli che possano mostrarti qualcosa. Ma questa è una delle più importanti funzioni dell’essere scrittori, maestri dell’arte delle parole perché in un certo senso ci guidano a scovare e toccare il male. Affrontarlo faccia a faccia, e poi sfruttare questo momento per comprendere chi siamo e come ci comportiamo. 

Nonostante gli sforzi di apparire un romanzo di appendice, questo è un tentativo, disgraziatamente non riuscito, di parlare di identità, di libertà, di donne e uomini rinchiusi in gabbie solide e potenti da cui è impossibile fuggire e in cui, l’esperienza quasi diretta ma palpabile in cui ogni cosa, qualunque certezza sembra dissolversi, è parte di un tutto che ci circonda e ci ricorda come la vita sia imprevedibile, che quello che in un momento potrebbe apparirci terribile in un secondo diviene straordinario. Non si cammina bene, finchè non trovi quella giusta strada che ti porti in quella direzione.

Un puzzle che si mostra insoddisfacente, ma affascinante, magnetico, curioso, misterioso, talvolta criptico e confusionario, ma carino nel saper avvicinarsi al cuore del lettore, massima letteraria che avrei potuto avvertire fortemente e che l’autrice avrebbe potuto studiare a fondo, sorretto da una conoscenza scarna che sorge velocemente, quasi come un taglio netto, con la consapevolezza di una volontà impropria.

Le parole erano state messe su abbastanza bene, ma non altrettanto il << mondo >> descritto, la cui intelligenza, la natura vastamente enigmatica, mettono su un teatro di azioni non chiare, quasi evanescenti, il cui ritmo incalzante, ti induce a non tirarti indietro ma ponderare l’anima di questa piccola creatura di carta che deve ancora crescere, proiettata nel bel mezzo di una vita travagliata, ricca di sfarzo e ricchezza.

Dotato di una struttura che apparentemente sembra non esserci ma velata da una narrazione scorrevole quasi scandita come un racconto, avvolto e costellato da dettagli a  volte inutili, Il carosello delle curiosità non è scevro da qualunque sensazione avvertita in precedenza, poca solidarietà e senso di conforto, poca chiarezza, in una trama artificiosa e gonzovillante che è un oscura esaltazione del passato, nella frenetica confusione di vicende che non hanno ancora una vera e propria natura.

Una tela dalla luce fievole, che tuttavia non prende vita e che non divora da dentro per come pensavo. Un vertiginoso labirinto che mi ha resa impossibilitata a comprenderlo a fondo.

Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo


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