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sabato, luglio 27, 2024

Gocce d'inchiostro: Il capanno del pastore - Tim Winton

Quando si legge un autore sconosciuto la prima domanda  da porsi è quella relativa alla sua genesi. Da dove deriva, da dove nasce il nostro incontro? Domanda primordiale che, tirando le somme, ci fa riflettere e prendere consapevolezza del perché siamo qui. E naturalmente la risposta c’è, anche se potrebbe apparire banale e non esaustiva e che la troverete nella semplicità: la casualità. Il Caso o il Destino, come lo vogliate chiamare, mi ha condotta fra le pagine di un romanzo crudo, violento, nero come l’inchiostro che, in una manciata di pagine, ha imbrattato persino la mia anima, a cui mi sono dedicata con fervore, stimolata da uno stile semplice, frenetico in cui il Se resta immutato quando ogni cosa prese il via, il Se di questa storia che dipendeva dall’esistenza dall’altro. Da un manipolo di personaggi dominati da moti, istinti rabbiosi la cui venuta, mi parve, fosse dovuta esclusivamente per trasmettere un messaggio, quasi l’autore volesse mandarmi qualche segnale, un barlume di conoscenza o verità che avrebbe cambiato le cose. Quali cose? Quelle del protagonista Jaxie, sulla soglia della vita e della morte, inconsapevole di aver percorso una strada che sulle prime mi ha impedito di scorgere la luce. E poi…. Poi mi ha indotta a calarmi del tutto nel presente, in un meccanismo costante di necessità abbracciando il Male quasi come un tentativo da cui scovare una via di fuga, con la mera consapevolezza tuttavia si possa incappare in qualcosa di oscuro e ignoto.

Titolo: Il capanno del pastore

Autore: Tim Winton
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 276
Trama: Il quindicenne australiano Jaxie Clackton ha avuto una vita difficile: rimasto orfano di madre, abita con il padre alcolizzato e violento. Quando il padre muore in un incidente domestico, il ragazzo teme di essere accusato di omicidio e decide di fuggire. Scappando finalmente dalle botte, dall’ubriachezza e dai soprusi, come sua madre non è mai riuscita a fare, ha in mente di raggiungere Lee, la fidanzatina che gli è stata portata via. Nella speranza di procurarsi prima o poi una macchina, Jaxie parte a piedi con una borraccia, un fucile, un binocolo e poco altro. Per evitare l’autostrada e la polizia, si addentra nelle distese semidesertiche in cerca di qualche albero sotto cui ripararsi. Nel giro di poco, la sua diventa una lotta per la sopravvivenza in uno dei luoghi più ostili del pianeta. Sopravvivere da solo, in quelle terre aspre, non è cosa facile. Ma per fortuna non è solo: ormai allo stremo delle forze, s’imbatte nel capanno di un vecchio. È un prete di nome Fintan MacGillis, esiliato in quella zona in seguito a qualche misteriosa trasgressione. Dopo varie esitazioni e diffidenze, Jaxie accetta l’invito dell’uomo a mangiare, bere e lavarsi; non è certo di potersi fidare, ma da lui presto dipenderà la sua vita. Ha così inizio la loro convivenza, governata da una regola ben precisa: non parlare del passato, non chiedere all’altro quali segreti si porta dentro.

La recensione:


Una morte facile è qualcosa da invidiare. Non bisogna vergognarsene. Non è quello che vorrebbero tutte le persone sane di mente, andarsene serenamente nel sonno?


La storia del quindicenne Jaxie, sulle prime, mi confuse. Orfano di madre abita con il padre alcolizzato e violento. Quando il padre muore in un incidente domestico, il ragazzo teme di essere accusato di omicidio e decide di fuggire, emigrato da un piccolo paese dell’Australia per prendere in mano la sua vita, ancora giovanissimo, inconsapevole delle sfide da dover affrontare e vincere. Questo fu uno dei gesti più spericolati che un adolescente potesse compiere e a cui la sua tenacia, il suo linguaggio scurrile, sembrano divenire una barriera dietro cui rifugiarsi dagli assalti esterni. Da suo padre, dai suoi amici, da chiunque voglia brattarlo e impedirgli la fuga. Jaxie però è un bravo ragazzo. Nonostante la vita sia stata ingiusta con lui, avrebbe voluto condurre la vita di un qualsiasi adolescente, innamorarsi un giorno, chissà, e se, con un pizzico di fortuna, messo su famiglia. Impiegato in un’azienda elegante che ne avrebbe garantito il suo futuro e quello della sua famiglia, e smaltito i malesseri del passato. Ma protagonista di orribili atti di violenza a cui alla sua amata madre costò la vita, ora aspira a prendere una decisione: una decisione che lo avrebbe condotto a una rinascita.

Il luogo in cui sprofondai, con l’ennesima lettura dal quale il suo eco altisonante era stato avvertito dalle mie piccole orecchie l’anno scorso, non era quello che solitamente esploro, ma quella realista che ognuno di noi, in un momento particolare della nostra vita, è costretto a restare imprigionato. Jaxie però, non volendo rintracciare le radici quanto sradicarsi dal seno famigliare, desidera unirsi spiritualmente a una nuova realtà da cui avrebbe dovuto farne poi i conti, crescere e dimenticare.

Anche io, quando entrai in questo luogo, avvertì nell’immediato un forte desiderio di evasione. Come rinchiusa in una solida cella, giunsi fra le pagine di Il capanno del pastore senza sapere a cosa sarei andata incontro. Quali sfide avrei dovuto vincere pur di non farmi assuefare da niente e nessuno: non quel genere di violenza da cui Jaxie scapperà quanto quella ricerca da cui nessuno ne esce valoroso: un tipo di ricerca che nessuno ha mai scovato. Eppure fuggire, porgere le spalle a qualcosa o qualcuno, non è salutare. Non credo che bisognerebbe evadere, evitarla la vita quanto doverla affrontare. Faccia a faccia. Perchè ogni cosa, ogni gesto si ripercuote contro, tanto l’estremo di uno e l’altro. Perché così non equivale a vivere, ma a muoversi a tentoni nell’irragionevolezza, nell’incoscienza. Come un marziano giunto in terra straniera pretende di capirla visitando ogni tanto qualche luogo, ma alla fine, non comprendendo alcunché. Quanto avvicinarci al nocciolo della questione. Non studiando da lontano quanto andando dritto dritto al cuore della questione.

Quando feci alloggio nel piccolo spazio grigio in cui soggiornò Jaxie l’aria sembrava satura di zolfo. Le allucinazioni di cui Jaxie sembrava essere protagonista, di cui l’autore snocciola mediante una storia che turba le nostre coscienze, inducono ad annaspare in mezzo a carcasse umane che si tengono per mano. Metafora di libertà mancata, sopravvalutata che impedisce ogni cosa poiché causa di un azione folle a cui non ci si lascia andare con rassegnazione. La paura era connessa alle emozioni. La ricerca della propria identità come una corsa inarrestabile che stride con la capacità dell’uomo di sopravvivere dinanzi al pericolo. L’omicidio, la violenza, la paura, che sfidano le leggi straordinarie i cui ideali sono merce da salvare, non liberavano la nostra anima dal senso e vero proprio della parola quanto dalla retorica e dal falso idealismo.

Il capanno del pastore allietò un weekend all’insegna della solitudine e del relax, di cui mi ha reso vigile ma non contenta della sua compagnia, ma coinvolgendomi a tal punto di conoscere più a fondo i figli di carta dell’autore. Seduta alla scrivania, con il mio immancabile bloc-notes, osservo questo foglio bianco intrappolato in una sfera virtuale dall’aria luminosa e vaporosa, pensando a cosa scrivere. In effetti, è parecchio difficile mettere in ordine le idee. Perché sino a quando si vestono i panni di osservatore attento e scrupoloso è davvero facile non porsi criteri, giudizi, piuttosto pareri a caldo che evaporano poi nella luce stagnante. 

Ho camminato lungo una strada, dinanzi a figure nascoste nel buio il cui vocio si espanse in tutto il perimetro circostante, ma chiunque si sarebbe fermato, e ascoltato con espressione grave le loro urla. Sembrava proprio che stessero confessando qualcosa di terribile e che avrebbe cambiato le sorti del mondo. Perlomeno le loro

Anch'io mi ero fermata a lungo dov'erano, e li guardavo negli occhi. Jaxie si rivolgeva principalmente alla gente, ma ciò di cui non era consapevole è che si rivolgeva a un centinaio di migliaia di lettori a lui invisibili. Il suo tono era quello di un piccolo uomo non avvezza a farlo, eppure sembrava estremamente sincero. Quel qualcosa di repellente che avvertivo mentre parlava a quattr'occhi con il resto del mondo era ben celato in una parte remota e inaccessibile della sua persona. Il suo eloquio ebbe un potere di persuasione particolare.

Cosa avrei dovuto fare se non ascoltarlo? Ogni avvenimento sembrava di viverlo in prima persona. Questo è stato l'elemento scatenante. E nelle vicende che hanno composto queste pagine, che sembrano alquanto complicate, un flusso di coscienza inarrestabile, praticamente lo era, il movente non sarebbe stato così semplice. Tutto dipendeva da ciò che effettivamente desideravo vedere; non c'era nient'altro. Era radicato nelle radici della violenza, delle passioni umane, nell'odio, nel dolore, e tutto ciò che contava veramente era estrapolare queste radici. Scavare indipendentemente dalla paura. Scavare ancora e ancora fino all'estremità di queste radici. In questo modo ogni cosa sarebbe divenuta più chiara. Palazzo solenne e maestoso che si è eretto inaspettatamente nei meandri della mia mente umana, in cui i temi affrontati sono alquanto forti da trasmettere quasi un senso di malessere, disagio, in cui il centro del nostro corpo accusa un malessere intenso e inspiegabile. Sono state tante le immagini che hanno camminato da sole come in un sogno e che si sono stagliate solitarie sporgendosi oltre la superficie torbida di un ruscello.   Immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto.

In compagnia di un viaggiatore lasciato solo nell'immensità del cosmo, in una trama impenetrabile che scivola nei recessi della psiche umana. Circondata da un muro di dubbi, paure e perplessità che hanno inquinato il mio spirito, affrontando tematiche davvero assurde e spaventose, sinistre e inquietanti che, elaborate minuziosamente, claustrofobiche e dal ritmo rapide, hanno mantenuto viva la mia attenzione.

Valutazione d’inchiostro: 3


2 commenti:

  1. Ciao Gresi, ho letto con interesse la tua bella recensione. Ho anch'io in programma di leggere questo romanzo e le tue opinioni mi fanno ben sperare in un libro intrigante. Un caro saluto :)

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