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mercoledì, novembre 20, 2024

Gocce d'inchiostro: Pietro il fortunato - Henrik Pontoppidan

Ci sono romanzi, soprattutto testi classici che detengono quasi sempre un certo corollario di informazioni storiche e letterarie, che provenienti da qualche luogo sconosciuto, una terra che ho sentito solo nominare casualmente o dimenticata da Dio, familiarizzano con l’idea di lettura necessaria, consapevole che di letture necessarie effettivamente ce ne sono poche. Per meglio dire, quelle che coincidono con i nostri bisogni, le nostre necessità, anche solo per semplice diletto, ma qualunque sia la ragione con un carico di meriti e demeriti - il tempo - con cui presto o tardi dovremmo fare i conti. Questo romanzo, giunse inaspettatamente, in un momento inaspettato della mia vita, pronto a donare un maggior senso alla mia esistenza semplice, in questi anni poi ancor di più, in una fitta rete di situazioni che verteranno esclusivamente sulla rinascita di un uomo, che lasciava il << grembo >> familiare per incorrere un nuovo cammino. Un mattonazzo di quasi ottocento pagine che, me ne sono resa conto durante il corso della sua lettura, è indirizzato solo a chi ama i classici, per davvero, da cui se ne uscirà forse un pò più forti di quel che si crede, perché ci si spinge talmente oltre da dover guardare al di là di ogni velo, di ogni oscurità, un po come succede a Pietro coi fatti di cronaca della sua stessa vita.


Titolo: Pietro il fortunato

Autore: Henrik Pontoppidan

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 22 €

N° di pagine: 798

Trama: Pietro è figlio di un pastore protestante delle campagne danesi. Fin da bambino sente che la vita di paese lo soffoca e si convince di essere destinato a grandi cose, al successo, alla gloria. Dopo il diploma, si trasferisce a Copenaghen per studiare ingegneria e sviluppa un suo grande progetto tecnico: un'opera idraulica che permetta alla Danimarca di competere con le grandi potenze commerciali europee. Pietro dà così inizio alla sua scalata sociale, frequentando persone sempre più ricche e potenti, scelte in base all'eventuale avanzamento che potrebbero garantirgli: cerca di accattivarsi le simpatie di banchieri, finanzieri e grandi investitori e delle loro graziose figlie in età da marito. Ma per ottenere tutto questo occorrerebbe un atteggiamento dimesso nei confronti dei potenti, una sottomissione che Pietro non ha: vuole fare le cose a modo suo, dettare legge anche tra gli alti papaveri della Borsa, e ogni volta si ritrova al punto di partenza...

lunedì, novembre 18, 2024

Slanci del cuore: romanzi che desidero leggere entro l'anno 2°

Libri, scrittura, chi più ne ha più ne metta, sempre di libri si parla. Parlo, mi piace cibarmi. E di viaggi letterari vivere, come protagonista di qualcosa che solo la parola scritta può conferire.

L’anno sta per concludersi, e di progetti di lettura per l’anno nuovo ne ho già una caterva. Primo fra questi, smaltire la pila di quei romanzi che attendono di essere letti da un pò e che, salvo imprevisti, confido possano essere compagni di un arrivederci al prossimo anno. Libri, testi che ho acquistato tempo fa e che, su questo non ho alcun potere, trasmettono un chè di magnetico, smanioso che solo l’atto del leggerli potrà colmare.

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Riverbera nella notte, nella solitudine del cuore, nella ricerca affannosa di vivere e sopravvivere, in sconfortanti fantasticherie che pulsano nel cuore, mettono a posto qualcosa dentro di noi e il cui ricordo è quasi del tutto svanito.

Titolo: Il canto del cielo

Autore: Sebastian Faulks

Casa editrice: Best Beat

Prezzo: 13, 90 €

N° di pagine: 496

Trama: Francia, 1910. Ad Amiens il giovane inglese Stephen Wraysford incontra Isabelle, una donna irreprensibile, rassegnata a tollerare un matrimonio infelice. Tra i due scoppia improvvisa una passione divorante, ma la loro storia d'amore non è destinata a durare e presto l'uomo ritorna in Inghilterra. Sette anni dopo Stephen è di nuovo in Francia e affronta gli orrori della Prima guerra mondiale. Durante questo periodo sposa la sorella di Isabelle, Jeanne, e ne adotta la figlia, senza sapere di esserne il padre. Sarà la nipote di Stephen, a Londra, nel 1978, a ripercorrere la storia della sua famiglia attraverso il diario del nonno, in cui troverà la risposta a molte sue domande e la forza per cominciare una nuova vita.

sabato, novembre 16, 2024

Gocce d'inchiostro: Alla ricerca del tempo perduto. La parte di Guermantes - Marcel Proust

Avendo avviato il processo della lettura della Ricerca da qualche tempo, l’idea di non proseguire, lasciare a metà la lettura di un capolavoro come questo fu a dir poco impensabile. E con ciò qualunque idea malsana di rimandare la sua lettura. La stessa lettura - o viaggio, a seconda di come si vuol indicare questo straordinario cosmo, non è stata così inaccessibile come mi avevano detto. Questo timore reverenziale che si associava alla semplice idea di cimentarsi in un'avventura come questa, non è stata per me così terribile come dicono. Quanto una sorpresa continua. Difficile, ostica, intricata ma una filosofia di vita che ho professato nel giro di undici mesi, fondata dal desiderio di un uomo di comprendere i meccanismi del Tempo, dell’amore e del suo Io.

Titolo: Alla ricerca del tempo perduto. La parte di Guermantes

Autore: Marcel Proust

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 13 €

N° di pagine: 672

Trama: Ne "La parte di Guermantes", edito tra il 1920 e il 1921, il Narratore fa il proprio ingresso nel "bel mondo" che, con i suoi riti e i suoi miti, le soirée, i pranzi, i palchi all'Opéra, occupa tanta parte del libro. È la storia di un disinganno, quello della snobistica attrazione per l'aristocrazia; un lungo, rarefatto racconto capace di esaltare la "poesia perduta" della nobiltà e svelarne insieme la sterile frivolezza. Ma anche di approdare, soprattutto grazie al personaggio del barone di Charlus che introduce in maniera vibrante il tema erotico, a una dimensione che trascende la mondanità per giungere a profonde rivelazioni esistenziali.

giovedì, novembre 14, 2024

Anime alla deriva: romanzi vissuti per caso 2°

La letteratura, i libri. Molti sostengono io sia malata. Fissata, come una paziente affetta da schizofrenia cronica. Lo sono? Mah, chi può dirlo?!? E ciò ha a che fare con la felicità? Quella piccola luce che, in un momento imprecisato della vita, si sprigiona e si posa come un’areola lucente sulla nostra testa? Qualunque cosa sia, certamente c’è da dire che se leggo così tanto una motivazione è racchiusa nell’atto in se. Mi piace il profumo della carta, cibarmi di storie sconosciuti e non che trapelano non solo storie ma tanta magia. Quella magia che solo chi ama certe cose riesce e può percepire. In questa seconda parte, una discreta piletta di romanzi che ho letto e vissuto in passato hanno trasmesso qualcosa. Cosa? Beh, ancora non lo so nemmeno io. Sicuramente lasciato un profumo inebriante che invade ancora le mie narici.

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Titolo: Scrivere per dire si al mondo. Quello che i grandi autori ci insegnano sulll’arte e sulla vita

Autore: Leonardo Colombati

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 20 €

N° di pagine: 303

Trama: Leggere è uno dei più piacevoli vizi solitari, in grado di farci ricordare, immaginare, commuovere con un’intensità che prescinde da dove lo si fa ( a letto o su un treno ) e quando; Italo Calvino sosteneva che quando leggi, << il tempo sei tu che lo decidi >>. I grandi autori, da Dante a Flaubert, da Tolstoj a Proust, da Kafka a Joyce, attraverso i loro privilegiati punti di vista, potenziano la nostra percezione e il nostro sguardo, e così ci insegnano a guardare il mondo con occhi nuovi. Per questo Leonardo Colombati, scrittore, critico letterario e docente di scrittura creativa, ci prende per mano e ci conduce in un percorso di rilettura e analisi delle opere di genio, indagando – dal << principio >> << alla fine>> - le componenti essenziali della creazione letteraria: la definizione dell’io, in apparenza quello dei personaggi, in realtà quello del romanziere e, sorprendentemente, anche del lettore; l’utilizzo multiforme della parola che va a comporre la voce del narratore ( o, per meglio dire, << l’illusione di una voce >>); la creazione dei personaggi, alcuni dei quali sono diventati veri << caratteri >>, come Don Chisciotte, Falstaff, Anna Karenina o Lolita, e che alla fine sono riconducibili a due grandi categorie, gli Ulisse ( << con la sua barba e la cicatrice >> ) e gli Amleto ( << con la sua calzamaglia e il teschio >>); la gestione del tempo, così compresso nei libri rispetto a quello che sperimentiamo nella nostra vita e, diversamente da quanto succede nel mondo reale, capace di procedere in avanti e all’indietro a piacimento dell’autore; e poi l’amore, unico vero tema poetico. E come non soffermarsi sul ruolo della memoria, dalle madeleines proustiane al racconto di Ulisse alla corte dei Feaci, e sul potere curativo della lettura?

martedì, novembre 12, 2024

Gocce d'inchiostro: La reputazione - Ilaria Gaspari

Un antico proverbio cinese dice che le apparenze hanno sempre il potere di colpire al primo sguardo. Immagini che galleggiano nella piscina della vita, ingannevoli e illusorie; sfondi sul mondo che offrono allo sguardo uno sfavillante spettacolo di colori.

In mezzo a una tempesta che in un momento potrebbe scaldare al sole, in un successivo andare in frantumi contro gli scogli, bruciano l'anima marcendo invisibilmente. Involontari e taciturni, attestati alla sensibilità e alla compassione.

Nella mia carriera di lettrice ho letto tantissimi libri le cui storie, nonostante avessero bisogno di parole che mi si attorcigliarono intorno come la tela di un ragno, impallidirono, si ammalarono e poi morirono alle prime luci dell'alba. E La reputazione rientra nella categoria di quei romanzi che, nonostante operino silenziosamente dentro di te, non possiedono quella particolare magia di quando si è soggiogati al punto di non riuscire a distinguere la realtà dalla finzione. Immagini sublimi o incrinature che non riescono a descrivere la qualità della storia.

Il profumo inebriante di una storia che può sprigionare solo la parola scritta, rendendoci felici per una manciata di secondi per poi svanire senza pietà e lasciarci tristi, turbati e malinconici, se capaci di trasmetterci quella magica sensazione di perdere completamente la volontà, è una sorpresa serena e rassicurante. Un titolo semplice ma romantico, una copertina bellissima e subliminale, una trama originale e innovativa, talvolta, trasmettono messaggi straordinari capaci di far vibrare il nostro animo. Privi di ambiguità, acquazzoni estivi in uggiose giornate d'inverno. Basta poco per trafiggere la nostra pelle: abbracci d'amore che ancora bruciano di passione; gesti poco eclatanti che producono involontariamente calore.

Eppure esistono romanzi che fanno viva testimonianza della moltitudine di sentimenti contenuti nel cuore umano. E l’approccio con questa giovane autrice italiana, nonostante sia stata distante eoni da mè, è dotato di una sottile vena poetica, è una storia semplice e realistica in cui ho potuto scorgere alcuni aspetti del mio passato, e che nonostante alcuni momenti, è trasceso nella psiche umana.

Titolo: La reputazione

Autore: Ilaria Gaspari

Casa editrice: Guanda

Prezzo: 19

N° di pagine: 304

Trama: Nella Roma degli anni Ottanta, la boutique Joséphine è un angolo di Parigi nel cuore dei Parioli: gli affari vanno a gonfie vele grazie al fiuto della proprietaria, Marie-France, che accoglie le clienti con il suo seducente accento francese. Il suo entusiasmo contagia l'indecifrabile socio Giosuè e le tre ragazze che lavorano per lei, ansiose di conquistarsi libertà e indipendenza. Tra loro Barbara, eterna laureanda in filosofia arrivata in negozio per caso, pronta a lasciare che Marie-France le insegni a vivere. Imparerà da lei che la moda è tutt'altro che una faccenda frivola: è un rito, un gergo, un sogno, un segreto… Per chi come Marie-France ne ha fatto una missione, è un antidoto al dolore, all'angoscia di scomparire, ai cambiamenti che il tempo infligge. Tutto procede per il meglio, finché Marie-France non ha un'idea che si rivelerà catastrofica: aprire una linea per adolescenti. Giorno dopo giorno, la superficie della serenità apparente comincia a incrinarsi. Compaiono strani messaggi in codice, minacce, e intorno alla boutique si diffonde una calunnia infamante che non risparmia nessuno. Le voci serpeggiano e nel quartiere cresce l'ostilità verso Marie-France e i suoi. Una ragazzina scompare: c'è una relazione con quel che si dice in giro? Con una prosa capace al tempo stesso di profondità e leggerezza, Ilaria Gaspari indaga sul rapporto tra apparenza e identità, sul peso della maldicenza e sulla difficile conquista della maturità. Cosa succede quando la diffidenza inquina lo sguardo, quando i confini fra le colpe e i pettegolezzi si fanno labili, quando fidarsi significa rischiare? Barbara non è pronta a scoprirlo, forse non è pronta a diventare adulta, eppure non avrà scelta.

domenica, novembre 10, 2024

Anime alla deriva: romanzi vissuti per caso 1°

Esistono storie, romanzi che, in un primo momento, non avrei concesso nemmeno un attimo della mia attenzione. Romanzi dalla mole interessante, vertiginosa, nascosti in nicchie o santuari magici inesplorabili che, così per caso, giungono quando meno ce lo aspettiamo. Ho letto già un discreto numero di romanzi, durante il mio percorso di lettrice. Romanzi che mi hanno delusa, o conquistata, innervosita o rammaricata. Nell’insieme, allietato il mio spirito. Nell’insieme, testi che ho detestato o amato, lasciato qualcosa. Quest’oggi, suddiviso in tre parti, la prima parte di quei testi che, letti per caso, hanno donato qualcosa. Quel qualcosa che però ha a che fare con quella straordinaria magia che nasce, quando ci si imbatte in un testo sconosciuto. Cosa ne ricavo da tutto questo? Innanzitutto, amplio le mie coscienze.. Poi, la mia vita si colora maggiormente 🙂

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Titolo: Mirador, Irene Nemirovsky, mia madre
Autore: Elisabeth Gille
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 360
Trama: “Mirador” non è una semplice biogradia di Irène Nèmirovsky. È la scrittrice stessa che, attraverso la voce della figlia, Elisabeth Gille, ci racconta in prima persona di sé e della propria vita. E rievoca con accenti intimi e originali la Russia lacerata e suggestiva dell’infanzia e dell’adolescenza. Poi, dopo l’elisilio seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, sono la Francia e Parigi lo scenario in cui Irene spicca il volo e diventa famosa. Infine la provincia francese è il teatro che vede svolgersi l’ultimo atto della sua esistenza, che è anche l’ultimo atto di una borghesia colta ma incapace di cogliere i segni premonitori della tragedia che si sta abbattendo sull’Europa e che troppo tardi si accorge della furia che travolgerà milioni di persone, come la stessa Irène, deportata nel 1942 ad Auschwitz, dove morì di tifo un mese dopo.

venerdì, novembre 08, 2024

Gocce d'inchiostro: Viaggio al termine della notte - Louis Ferdinand Céline

Non fosse stato per il mio amore indissolubile per i classici, quell’insaziabile sete di curiosità che delle volte mi fa pagare il suo caro prezzo, non credo avrei letto e conosciuto una mastodontica opera come questa, nessuna di quelle fatiche ercolani intraprese e che mi vide impelagata per due settimane, sul finire del mese di settembre. Fatiche che, pur quanto abbia tentato di non lasciarmi trasportare dai sentimenti, è stato davvero difficile da comprendere. Non lasciarsi fagocitare dal sapore di una storia che ha tanto di oscuro, amaro, in cui la brutalità di uno scontro bellico esorbitante, come quello della Prima guerra mondiale, si mostrò esattamente per com’è: crudele, sverginata, irrimediabilmente oscena. E chi si approccia, chi decide di imbarcarsi in questa folle avventura, - non mi riferisco solo a chi legge, ma anche a quelle povere vittime che parteciparono in prima persona -, dovette fare poi i conti con ogni cosa. L’egoismo, la crudeltà, la paura, alimentando e dimostrando come innegabilmente si trattava di elementi che poggiano su una struttura ferrea, d’acciaio o di platino, ma abbastanza durevoli, di cui Celine fece testo mediante una riflessione sul senso della vita. Rendendosi conto come, analizzando ogni cosa, sarebbe stato possibile comprendere chi siamo. Nella solitudine del cuore, seppur si tenti di avanzare in luoghi da cui sembra impossibile uscirne, dona un’immagine cruda e vera della realtà. Inoltrandosi e perdendoci in un viaggio che ha a che fare con l’anima, con l’idea che la notte, così bella ed eterna, possa garantire qualcosa che solo la morte potrà conferire.


Titolo: Viaggio al termine della notte

Autore: Louis Ferdinand Céline

Casa editrice: Corbaccio

Prezzo: 20 €

N° di pagine: 564

Trama: A novant'anni dalla sua pubblicazione e a oltre sessanta dalla morte dell'autore, Viaggio al termine della notte si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali. «Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell'uomo così com'è. L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Totalmente nuovo nel panorama francese ed europeo è stato poi il modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l'emozione, il sentimento della vita: di qui l'invenzione di un linguaggio che ha tutta l'immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di un secolo. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un'opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo. Oggi il Viaggio, nella traduzione ormai classica di Ernesto Ferrero, scrittore particolarmente attento al «colore» dei linguaggi, si offre a nuove generazioni di lettori con l'intatta freschezza di un «classico» che non finisce di stupire per la sua modernità.

mercoledì, novembre 06, 2024

Le TBR: richiami dell'anima 43°

 La stagione spooky, o, come dicono in America, la Spooky season è volata e di notte, specialmente, quando le tenebre avvolgono persino le nostre fragili membra, dominano su qualunque scenario: al mattino presto, quando il mondo è ancora immerso nel sonno, a metà pomeriggio, quando il caos regna già sulle strade, e, la sera, prima di andare a dormire. Un viaggiatore che decide di imbarcarsi in una storia il cui dolce sapore potrebbe scontrarsi con quello amarostico della notte, può essere preso dall’euforia generale ed immergersi a tal punto da non saper distinguere la realtà dalla finzione. Magia e sogno, realtà e finzione. Se uno poi decide di leggere testi, come quelli che vi presenterò quest’oggi, alimenta quella scintilla che tanti anni fa era scoccato in lui; pensando di essere caduto nelle braccia di Orfeo, o in una riproduzione onirica molto simile a quella che il mio amato Murakami descrive nei suoi splendidi romanzi.

lunedì, novembre 04, 2024

Gocce d'inchiostro: Jezabel e Il vino della solitudine - Irène Némirovsky

Oramai sono completamente assuefatta dalla prosa incisa, acuta della Nèmirovsky. Leggermente sconcertata dagli orrori che questa dovette affrontare quando era già adolescente, nel tentativo di inquadrare al meglio il grande cammino imboccato da questa grande donna. Le pulsazioni erano piuttosto accelerate, non so spiegare il perché. Avevo forse sentito o avvertito qualcosa?

In un certo senso, fra le pagine di Suite francese avevo avvertito come una scossa percuotermi tutto il corpo. Un repentino salto nel vuoto, e mi ero trovata a camminare su una landa desolata, fredda, sconosciuta che mi ha indotta a portare prudenza, ma anche attenzione riguardo a tutto ciò mi circondava. Non era niente di che … o forse no? Del resto, è da considerare niente un cruente e folle scontro come quello della Seconda guerra mondiale?

Ed ecco infatti che mi sono trovata nuovamente con la Nèmirovsky, questa volta portata dritta dritta verso qualcosa di più stretto e intimo. La vita da giovane della stessa autrice, che in ogni suo romanzo risulta perfetta. Un'armoniosa descrizione di quegli anni in cui si avverte un sentimento forte, indelebile, così aspro e inebriante. Un sentimento da cui, alla fine, ci si potrà liberare e liberarsi per sempre da ogni ostacolo, forza o impedimento, e avviarsi verso una nuova strada.

Titolo: Jezabel

Autore: Irène Nèmirovsky

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 10 €

N° di pagine: 194

Trama: Quando entra nell’aula di tribunale in cui verrà giudicata per l’omicidio del suo giovanissimo amante, Gladys Eysenach viene accolta dai mormorii di un pubblico sovreccitato, impaziente di conoscere ogni sordido dettaglio di quella che promette di essere l’affaire più succultenta di quante il bel mondo parigino abbia visto da anni. Nel suo pallore spettrale, Gladys evoca davvero l’ombra di Jezabel, l’ombra che nell’Athalie di Racine compare in sogno alla figlia. La condanna sarà lieve poiché la difesa invoca il movente passionale. Ma qual è la verità – quella verità che Gladys ha cercato in ogni modo di occultare limitandosi a chiedere ai giudici di infliggerle la pena che merita?

sabato, novembre 02, 2024

Romanzi su misura: Ottobre

Comincio a tirare le somme, come al mio solito, quando un mese sta per concludersi e sta per sopraggiungere un altro. Questa volta, protagonista il decimo mese dell’anno, che, in altri tempi, avrebbe avuto come oggetto di studio i romanzi a tema: orrorifici, spaventosi, pronti a farci trasalire dalla poltrona o dalla sedia. Eppure fra le qualità più belle dell’avvento di un nuovo mese, come del resto ogni cosa, c’è la bellezza di cogliere sorprese, aspetti che ad una prima occhiata non avevamo dato peso, e che poi rivelano sempre qualcosa di noi. In questo caso, romanzi che hanno smaltito la mia tbr, e soprattutto, fatto prendere consapevolezza che al raggiungimento dei miei obiettivi, non ci vorrà poi molto. Perché ogni singolo romanzo letto ha dato e donato qualcosa, ed io è questo ciò cui aspiravo.


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Romanzi su misura in carta e inchiostro:


Un dramma realistico e piuttosto intenso che non lo fa sembrare un romanzo, piuttosto una proiezione in cui si vivono le gioie ei dolori dei due protagonisti, emergendo dal passato come una figura definita nell'immediato.

Valutazione d’inchiostro: 4

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giovedì, ottobre 31, 2024

Gocce d'inchiostro: Il caffè della luna piena - Moi Machizuki

Questo romanzo, pur quanto sia stata una lettura davvero molto carina, non è divenuto indimenticabile. La memoria sicuramente annienterà qualunque ricordo serbo, ancora intatto, della sua lettura. Ma amando tanto leggere, ed essendo parecchio veloce, questi sono disgraziatamente le conseguenze cui vado incontro, ma che evocano gli albori di qualcosa che c’è stato e che il tempo perpetuerà per il resto dei nostri giorni. O forse no, perché quella della Mochizuki è sicuramente una storia molto carina, un omaggio da parte dell’autrice nel rievocare la bellezza dei sogni, ma vacuo e fin troppo << semplice >> che ha intonato una melodia, un coro di voci concitate ma che non hanno attanagliato il mio cuore, le mie viscere. Ma che felicità quella di rievocare un’altra epoca, quella che amo riscontrare nei romanzi murakamiani, quanto possa essere tenace la forza dei sogni che cedono il posto al passato, su uno sfondo apparentemente familiare ma distante e guardare dalla finestra virtuale della tua casa il paesaggio non proprio attinente a ciò che mi aveva sussurrato il cuore, ma di cui la Mochizuki avrà tratto ispirazione dalla sua terra natia. Quando non mi affacciavo a questa finestra il mondo distante di cui si parlava non mi sembrava non così distante dal mio, un frammento personale che avrebbe potuto essere più solenne ma oppresso da un sudario di immagini pregni di immagini surreali legati allo studio delle stelle, dell’universo che, seppur fulcro primordiale di ogni cosa, svaniscono così come appaiono: nel nulla.


Titolo: Il caffè della luna piena

Autore: Moi Machizuki

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 19 €

N° di pagine: 204

Trama: A volte, ma solo nelle notti di luna piena, tra le vie di Kyoto o in riva al fiume appare un caffè molto speciale: è una roulotte gestita da un eccentrico chef, un grande gatto tigrato esperto di astrologia, e da altri due felini suoi aiutanti, e si manifesta sul sentiero di chi si sente perso. In questo caffè non è possibile ordinare ciò che si vuole, sono i gatti a decidere cosa offrire ai propri clienti. Il menu prevede incredibili bevande e deliziosi dolci in grado di consolare i cuori affranti degli avventori. Ed è lo chef in "persona" a sedere al tavolo con loro per aiutarli a capire, attraverso la lettura della carta astrale, dove si sono smarriti. Fra una tazza di latte stellare e un pancake al burro del plenilunio, assaporando un gelato al chiaro di Luna e Venere, incontriamo Serikawa, che dopo una folgorante carriera da sceneggiatrice è diventata una scrittrice di videogiochi frustrata e infelice, incapace di risollevare il proprio destino; Akari, che ha amato l'uomo sbagliato e ora non sa immaginare un futuro accanto a qualcun altro; Megumi, alle prese con un'importante scelta lavorativa, e Mizumoto, che incontra nuovamente dopo molti anni il suo primo amore.

martedì, ottobre 29, 2024

Anime alla deriva: romanzi vissuti una volta ... e basta 4°

Quando si incassa il colpo della delusione in certe condizioni è naturale essere rammaricati, tristi. Come è naturale ciò che ne dipende. Pareri non propriamente belli, così come le idee o confronti con altre letture, in cui constatare che bisogna anche vivere certe cose, certi momenti per quel che sono. Il rammarico di cui vi facevo cenno, dunque, diviene un diritto, quando ci si guarda attorno e non vediamo niente e nessuno, quando il mondo sembra scivolare via in una gora di ottusità e di grettezza materialista. Non ci sono limitazioni: si giudica o si sceglie di giudicare come ci pare e piace. Questa quarta parte di quei romanzi che ho letto ma di cui non vorrò più sentire parlare, non prevede storie di cui già non sapevo cos’aspettarmi.. Non ci sarebbe stato nient’altro che scrivere e guardarsi dentro: non rifugiandosi dagli assalti esterni quanto capirli.

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Titolo: Scholomance. Lezioni pericolose

Autore: Naomi Novik

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 19 €

N° di pagine: 264

Trama: La Scholomance è una scuola di magia diversa da tutte le altre. Qui non esistono insegnanti né vacanze, e non è possibile riuscire a stringere amicizie disinteressate perché gli unici legami che si possono costruire sono strategici. Soprattutto, è una scuola dove il fallimento è sinonimo di morte certa (sul serio!). Le regole, alla Scholomance, sono drammaticamente semplici: non devi mai aggirarti da solo per i corridoi della scuola. E devi prestare continua attenzione ai mangia-anime, pericolose creature mostruose che si annidano ovunque. Sopravvivere è più importante di qualsiasi voto. Una volta entrato nella scuola, infatti, hai solo due modi per uscirne: diplomarti... o morire! Ma l'ingresso alla Scholomance di una nuova studentessa, El, è destinato a cambiare le carte in tavola e a portare alla luce alcuni segreti dell'istituto. Galadriel "El" Higgins, infatti, è straordinariamente dotata. Forse, tra tutti gli studenti, è l'unica preparata a una scuola tanto pericolosa. Pur non avendo dalla sua un gran numero di alleati – la maggior parte degli studenti la tiene a distanza perché di lei ha molta paura... e perché non è quel che si dice una ragazza amabile – e non incarnando esattamente l'idea di eroina senza macchia, potrebbe senza troppi sforzi evocare un potere oscuro così forte da radere al suolo intere montagne e annientare milioni di persone ignare e innocenti. Per lei, infatti, sarebbe un gioco da ragazzi usare la sua magia per sbarazzarsi una volta per tutte dei mostri che infestano la scuola e che attendono la notte per aggredire e uccidere i suoi compagni. Il problema non proprio trascurabile è che farvi ricorso potrebbe portare alla morte di tutti gli altri studenti...

domenica, ottobre 27, 2024

Gocce d'inchiostro: Il mondo di ieri - Stefan Zweig

Non sono avvezza a leggere biografie ne amo cibarmi di opere che non sono fatti individuali personalmente riportati su carta, bensì osservazioni sul campo di autori che fecero della letteratura massima di vita. Per redigere tali opere vi è dietro un lungo processo di ricerche, di scrittura da cui l’autore attinse dalla sua stessa vita. Il risultato è un volume corposo, ricchissimo dai primi istanti di vita in cui l'autore fu messo al mondo, primi vagiti in una realtà oppressiva e crudele, che mostrano un atteggiamento particolare, diverso da quello che ci si aspetta da una semplice biografia. Non che di semplice non possieda niente. Ma da lettrice attenta e curiosa ci misi un certo impegno, una certa cura per recepire il suo messaggio. Nell'insieme si tratta di incontri, avvenimenti, dejavu che rivelano parecchio di Stefan Zweig, e in particolare, retroscena di ognuno di quei ritratti intimistici che in un certo senso provano il suo potenziale nell'averli realizzati. Ogni capitolo è un chiaro riferimento al passato, che non hanno un messaggio particolare se non che celano meccanismi di azione o pensiero per cui quel romanzo, quell'opera fu caldamente accolta. Percorrendo la corsia della vita, dell'esistenza affinché qualcosa o qualcuno andasse al suo posto, sventolando sotto il naso innumerevoli opportunità che mescolano sogni e realtà.



Titolo: Il mondo di ieri

Autore: Stefan Zweig

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 396
Trama: «Non narrerò tanto il destino di me solo, quanto quello di tutta una generazione, della nostra inconfondibile generazione, la quale forse più di ogni altra nel corso della storia è stata gravata di eventi.» Molto più che semplice autobiografia, "Il mondo di ieri" è il ritratto incantato di un'epoca scomparsa, la suprema epopea di quella "Felix Austria" che tanto segnò la storia e la cultura europea, quel mondo nel quale «ognuno sapeva quanto possedeva e quanto gli era dovuto, quel che era permesso e quel che era proibito: in cui tutto aveva una sua norma, un peso e una misura precisi». Al centro della narrazione sta la Vienna imperiale, simbolo di un'epoca indimenticabile che Zweig – esponente di una generazione che «ha imparato a fondo l'arte preziosa di non rimpiangere il perduto» – descrive in tutto il suo splendore e in tutte le sue contraddizioni. Pubblicato postumo, "Il mondo di ieri" è segnato da un'atmosfera autunnale che imprime all'intera opera il severo suggello della modernità.

venerdì, ottobre 25, 2024

Brividi e sussurri: la paura travestita di bianco e nero 6°

Ottobre giunse quasi inaspettatamente, inavvertitamente. Sulla costa solitaria di un angolo remoto di paradiso mancato, di libri, di letteratura, non se ne sente mai parlare abbastanza, con le loro coste splendide, meravigliose e colorate. Come una radio a tutto volume trasmettono ciò che rappresentano i sentimenti di chi legge e li vive, e, lungo questa banchina immaginaria, stilare liste di libri. Romanzi ancora da leggere e vivere, o da voler rivivere.

Ci sono stati un mucchio di autori, di romanzi estrapolati da questa lista. Le prime impressioni sono sempre quelle di cui ci si aggrappa, ma poi sono i ricordi che contano. Di romanzi in cui la paura diviene protagonista di un’isola ricca e piena di anime penitenti che vagano lungo la riva dell’assurdo, questo salotto virtuale ne ha ospitato pochi. E non perchè non mi piacciono, quanto perchè i miei obiettivi, i miei scopi personali sono indirizzati verso altro. Quando però sopraggiunge Halloween, penso che in mezzo a classiconi imbottigliati in brughiere verdi e luminose o scrupolosi attimi di vita di uomini trattati brutalmente e speranzosi che sopraggiunga qualcosa che abbia la parvenza di un cambiamento o mutamento, potrei anche metterli da parte. Dovunque le mie vite letterarie hanno questa parvenza, ma bisognerebbe anche guardare oltre. Da qualche anno, in tema, checchè si tratti di Halloween, di Natale, dell’estate o della primavera, ho letto e vissuto viaggi letterari inerenti al periodo e non perchè mi sentissi in dovere di farlo quanto perchè mi piaceva l’idea di poterne parlare, nel momento più adatto. Come dicevo, quest’anno Halloween è sopraggiunto quando meno me lo sarei aspettata, cogliendomi vulnerabile e immersa nella quotidianità più assoluta, ma non impreparata. Quanto con un numero discreto di letture che, a modo loro e in maniera diversa, hanno popolato le mie notti miti.

L’insoddisfazione, la ricerca perpetua della felicità procurano un malessere mortale che stona con l’aura di finta incorruzione che serpeggia fra queste pagine. Dio non esiste, il Male non conosce gradi poiché ciò che lo sorregge è la soppressione della vita umana. 

Titolo: Intervista col vampiro

Autore: Anne Rice

Casa Editrice: Longanesi

Prezzo: 18,60 €

N° di pagine: 363

Trama: Una stanza buia. Un registratore acceso. Un giornalista. E un vampiro. Da quasi due secoli, ormai, Louis De Pointe Du Lac non è più un uomo; è una creatura della notte, e ha tutta la notte a disposizione per convincere Daniel, il giornalista, che la storia che gli sta raccontando è vera. Così come è vero il suo volto, tanto pallido ed esangue da sembrare trasparente, di una bellezza soprannaturale e per sempre cristallizzata. Louis racconta di come abbia ricevuto il dono ( o forse la maledizione?) della vita eterna proprio quando non desiderava altro che la morte. È il 1971, è un’altra New Orleans, e Luois, in seguito al suicidio dell’amatissimo fratello, vorrebbe soltanto seguirne il destino. Ma la seduzione del dono oscuro è potente, specialmente se ha i modi, la voce e l’aspetto di Lestat. Sensuale e affascinante, crudele e allo stesso tempo capace di profonda commozione, Lestat ha bisogno di Louis tanto quanto Louis ha bisogno di lui. Quando infine, dopo anni di scorribande notture, Louis sta per decidersi ad abbandonare Lestat, questi gli fa il regalo più grande: Claudia. Una bambina di appena cinque anni, in fin di vita, che solo il dono oscuro può salvare. L’unico peccato che il sacrilego e irrilevante Lestat non si può permettere: creare una vampira di soli cinque anni. Una vampira bambina, che non crescerà mai. E sarà l’inizio della fine.

mercoledì, ottobre 23, 2024

Gocce d'inchiostro: Psycho - Robert Bloch

Ad affascinarmi è stata l’aura di mistero, ammaliamento che suscitarono le sue pagine. Non la brutalità, né l’intelligenza se non la furbizia che è stata usata per scrivere questo romanzo. Stare sulle proprie, ma alle sue regole. Come un ente supremo e dominante, mi ha controllato sin dal primo momento in cui decisi di imbarcarmi in questa storia. Ma cosa avrebbe detto Robert Bloch se avesse saputo che in Psycho mi sono sentita coinvolta, molto più di quel che credevo? Lo scrittore che ha visto la seconda guerra mondiale, ha ideato la storia che si portò dentro ignaro che nel XXI secolo questo tipo di storie avrebbero sortito un effetto completamente poco attitudinale. Scovando un posto speciale nei meandri della letteratura americana, nel descrivere l’allegoria di una forma violenta e suprema che predomina e subentra su ogni cosa dividendo in passi rituali, concentrazione e autocontrollo. Il ritmo serrato sfocia nel turbamento, nell’apprensione che alla fine sfumano con la consapevolezza che la scrittura è spesso un buon surrogato contro i rimedi del cuore e dell’anima. Lasciando inebetiti.Privi di parole. E senza alcuna prova tangibile, che tuttavia si consuma in brutte sensazioni che non ci lasceranno mai. Sorvegliando la mente, lì, cercando di darci bella posta.

Titolo: Psycho

Autore: Robert Bloch

Casa editrice: Bompiani

Prezzo: 14 €

N° di pagine: 192

Trama: Norman Bates vuole molto bene a sua madre, il problema è che la donna è morta da più di vent'anni, o almeno questo è quello che pensa la gente nella tranquilla cittadina di Fairvale, in California. Norman vive con la madre nella casa vicino all'albergo di famiglia, il Bates Motel, lungo il vecchio tracciato dell'autostrada, oggi in disuso. Una sera si presenta alla reception una giovane donna, Mary, ladra per amore: l'incontro turba i pensieri di Norman, ma la madre veglia su di lui, decisa a proteggerlo con il suo coltello da macellaio. Un grande romanzo che ha ispirato un film leggendario, un viaggio da brivido nella mente di un uomo, e tra le ombre della sua identità.

lunedì, ottobre 21, 2024

Anime alla deriva: romanzi vissuti una volta ... e basta 3°

Ovviamente questi romanzi, seppur non mi sono piaciuti, con un rimasuglio di storie, parole, suoni che ancora sento sprigionarsi come un moto naturale, fu opprimente. Sono trascorsi alcuni anni da che questi testi, sopraggiunti casualmente, si sono congedati bruscamente. Bruscamente perchè il nostro incontro non è stato dei migliori, in cui ancora avverto il sapore amaro della delusione, il tempo in cui il silenzio si cristallizzò nella consapevolezza che questi testi dovevano essere letti. Qualcosa di non particolarmente necessario ma, che, nel bene e nel male, hanno arricchito il mio bagaglio culturale.

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Titolo: Eredità

Autore: Vigdis Hjorth

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18,50 €

N° di pagine: 374

Trama: Tutto comincia con un testamento. Al momento di spartire l’eredità fra i quattro figli, una coppia di anziani decide di lasciare le due case al mare alle due figlie minori, mentre Bard e Bergliot, il fratello e la sorella maggiori, vengono tagliati fuori. Se Bard vive questo gesto come un’ultima ingiustizia, Bergljiot aveva già messo una croce sull’idea di una possibile eredità, avendo troncato i rapporti con la famiglia ventitrè anni prima. Cosa spinge una donna a una scelta così crudele? Bard e Berglijot non hanno avuto la stessa infanzia delle loro sorelle. Bard e Bergljot condividono il più doloroso dei segreti. Il confronto attorno alla divisione dell’eredità sarà l’occasione per rompere il silenzio, per raccontare la storia che i famigliari per anni hanno rifiutato di sentire. Per dividere con loro l’eredità – o il fardello – che hanno ricevuto dalla famiglia. Per dire l’indicibile.