Per chi non ama leggere o scrivere i romanzi appaiono come <<cose da niente >>, tele di ragno legate alla vita di tutti i quattro gli angoli di cui sono ben pochi coloro che per periodi lunghi o brevi ne interpretano il messaggio. Eppure, se si prestasse un po' di attenzione, risulterebbe chiaro che, ogniqualvolta si decide di imbarcarsi in viaggi letterari che non hanno mai fine perché continuano oltre la carta, avviene qualcosa di straordinario. Fantocci fatti esclusivamente di carta e inchiostro, in una manciata di pagine, lasciano dietro di loro spazi che hanno la forma di una persona. Una storia che non possiede niente di particolare, se letta in un momento specifico della nostra vita, potrebbe rappresentare un sollievo più che una condanna.
Titolo: La pasticceria incantata
Autore: Byeong-mo Gu
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 168
Trama: In fuga da una situazione familiare difficile e solo al mondo, il ragazzino protagonista della storia accetta di buon grado la proposta del pasticcere che gli offre vitto e alloggio in cambio di un aiuto nel gestire gli ordini. Ancora non sa che lo attende un viaggio fra le luci e le ombre della magia, e una consapevolezza nuova sul potere e sulle conseguenze delle proprie azioni.
La recensione:
Per caso conobbi Byeong-mo Gu che, in questo breve ma triste romanzo, mette a nudo la sua anima. Di come la vita sia spesso una ripida salita, pronta a captare le tentazioni del mondo "di fuori", con tutti i suoi rischi, ma anche capace, più pronta di uomini sagaci e astuti a fiutare quel che è vero, autentico: una piccola voce in un coro di sognatori e disillusi a rendersi conto di quel che umanamente non va. La pasticceria incantata penso sia stato concepito con l'intento di riversare, attraverso quel contenitore imperfetto che è la scrittura, riflessioni profonde e personali. E sollevando una serie di domande, allusione alla ketteratura medievale, alle sue tradizioni popolaresche, la sua voce è risuonata fra le vecchie mura della mia camera, facendomi prendere consapevolezza che questa sarebbe stata un'ottima occasione per urlare alla gente tutto quello che aveva saldamente nascosto. In cuor suo l’autrice sa che la sua storia potrebbe fungere come una lunga e profonda meditazione sul senso della vita, sprazzi di pensieri o riflessioni in cui chiunque potrebbe riconoscersi. Scrivere diviene così un modo per dar sfogo a se stessa, percorrendo meandri della memoria, affrontando anfratti bui, paradossi, scoprendosi in una moltitudine infinita. Trascinandola fino a quando qualcosa dentro di lei tornerà al suo posto, fuggendo nell'unico luogo dove né il cielo né l'inferno potranno mai trovarla.
La storia che l’autrice si porta dentro, quella del piccolo ma sfortunato figlio di carta, concepito in un momento particolare della sua vita, è stata una bella ventata di idee controcorrente e di intelligenti provocazioni. Anche questa è letteratura: il tutto e il niente. In una società, tutta tesa verso il declino, che l’autrice evidenzia sarcasticamente per il suo non poter essere <> come noi la vorremmo (la ricerca infruttuosa di un grembo famigliare che possa donare calore e conforto e quel che ne consegue), con una fronda di persone, fra cui io stessa, che non accetta la banale assenza di materiale per il vivere nel quotidiano, che anche assurdamente cerca altre vie: gente che a suo modo <>.
Non mi ci è voluto molto per scoprirmi partecipe e coinvolta in tutto questo. Fu l'odore dell'esperienza a portarmici. Quattro anni di ricerche vane e infruttuose mi costrinsero a camminare china, dinanzi al peso della malinconia. E avvicinarmi a questa opera d'esordio, interpretare la sua anima semplice ma appassionata, non c'erano solo le vicissitudini di un ragazzino che per un pò di tempo dovrà sguazzare nel fango, ma anche storie di vita di gente che chi legge non sospetta.
Nonostante la semplicità del tema trattato o la brevità della storia, quella di La pasticceria incantata è senza dubbio quel genere di racconto che non può non lasciare un segno del suo passaggio. Vero, a tratti malinconico, a tratti profondo, che indugia sulle morali che le belle favole di Hans Christian Andersen o le avventure di pearl harbor ci impartivano così bene, sul desiderio dell'autrice di mettere a nudo una parte del suo essere. Breve massima che compongono meno di 200 pagine di un diario, che divengono quasi una confessione: cronache di vita, sogni e speranze sospesi nell'aria stagnante, con protagonista un giovane ragazzino che, inconsapevolmente, si avvierà lungo una strada che la porterà alla scoperta di se stessa. Qual’è questa strada? Una pasticceria incantata, posta ai bordi di una strada, nel quartiere di Tokyo, in cui i dolci sono un buon surrogato per l’anima.
Da qui nasce l’esigenza di raccontare, raccontarsi,in cui ho potuto scoprire e interpretare dal nulla molte cose. Incurante di ciò che mi circondava, osservando l'inutilità di un mondo fatto di cose grandi e piccoli. Autrice di un destino incerto, che induce a scoprire la natura delle nostre opinioni e azioni. Coraggiosi e onesti, pavidi e deboli, sospinti verso un lento processo di scoperta verso se stessi e il mondo circostante.
Con questo piccolo gioiellino, ho potuto scandagliare una trama realistica basata esclusivamente su esperienze di vita vissute in prima persona, che mi ha reso partecipe e sorpresa nell'aver trovato, in qualunque gesto, frase o imperfezione, qualcosa che in un modo o nell'altro induce a meditarci sopra, distraendo la nostra mente e costringendoci a immaginare qualcosa di piacevole come lo stare comodamente seduti a pregustare prelibatezze e leccornie.
Valutazione d'inchiostro: 3 e mezzo
Sembrava interessante, peccato il voto basso; grazie per la recensione
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