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domenica, marzo 20, 2016

Gocce d'inchiostro: Fiore di fulmine - Vanessa Roggeri

Buona domenica, amici! Come state? Che tempo c'è dalle vostre parti? Qui, in Sicilia, è oramai giunta la primavera. Il tempo è così bello che trasmette una certa spensieratezza. Il cielo terso e azzurro, un clima mite e quasi estivo. Come le volte in cui termino di leggere un romanzo, anche in questa domenica delle Palme vi lascio il mio parere riguardo la mia ultima lettura: Fiore di fulmine. Inaspettato, improvviso... e un po' deludente. Un ricamo di petali bianchi e neri. Una trama di ghirigori color ebano che avrebbe potuto essere incantevole, magico. Forme dolci e sublimi che, scintillando invisibili dinanzi al resto del mondo, non sono state così vivide e concrete come credevo.
Augurandovi un sereno e felice pomeriggio, vi spiego il motivo per cui questa semplicissima storia mi ha indotto a fiondarmi fra le sue pagine, col tempo sempre più limitato. Fra ricami dorati e tessuti profumati, nella profondità di una storia che tuttavia non ha una sua storia.


Titolo: Fiore di fulmine
Autore: Vanessa Roggeri
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 16, 40€
N° di pagine: 279
Trama: È quasi sera quando all'improvviso il cielo si fa livido, mentre enormi nuvole nere galoppano a oscurare gli ultimi raggi di sole. Da sempre, la prima cosa da fare è rintanarsi in casa, coprire gli specchi e pregare che il temporale svanisca presto. Eppure la piccola Nora, undici anni e il coraggio più scellerato che la gente di Monte Narba abbia mai conosciuto, non ha nessuna intenzione di mettersi al riparo. Nora vuole sfidare il vento che soffia sempre più forte e correre sulla cima della collina. È appena arrivata sotto una grande quercia quando un fulmine la colpisce sbalzandola lontano, esanime. Per tutto il piccolo villaggio sardo dove è cresciuta, la bambina è morta. Ma non è quello il suo destino. Nora riapre i suoi enormi occhi verdi, torna alla vita. Il fulmine le ha lasciato il segno di un fiore rosso sulla pelle bianca e la capacità di vedere quello che gli altri non vedono. Nella sua famiglia nessuno la riconosce più. Non sua madre, con cui amava ricamare la sera alla luce fioca di una candela, né i suoi fratelli, adorati compagni di scorribande nei boschi. C'è un nome per quelle come lei, "bidemortos", coloro che vedono i morti, e tutti ne hanno paura. Nel piccolo paese non c'è più posto per lei. La sua nuova casa è Cagliari, in un istituto per orfanelle, dove Nora chiude la sua anima in un guscio di dolore, mentre aspetta invano che qualcuno venga a prenderla.


La recensione:

- C'è chi ha orecchio per le note, e chi occhio per le forme e i colori. Le mie dita e la mia vista invece viaggiano insieme quando prendo ago e filo. -

Era la settimana della vigilia di Pasqua quando Fiore di fulmine arrivò sul mio comodino, con una copertina bellissima che diceva tutto e niente, una storia cruda e realistica scritta con leggerezza, un montaggio di vicende struggenti privi di sentimentalismo.
Era un mercoledì sera freddo e mite. Il tempo era così brutto da suscitare un forte senso di malessere, il cielo offuscato da banchi di nuvole cariche di pioggia; nell'aria che respiravo non c'era nemmeno un'allusione all'idea di una notte senza luna, molto buia, ma con qualche stella. Mi domandavo cosa ci potesse essere di speciale a trascorrere le feste pasquali in questo modo, avvolti in comode vestaglie un po' troppo larghe per la nostra misura, il naso perennemente umido.
Il fatto è che quest'anno la primavera ha tardato ad arrivare. Il momento di una nascita è molto importante. Si può scegliere come viverla, ma non si può decidere il percorso che potrebbe imboccare il flusso insinuoso del tempo. Pensiamo di essere immuni a certe cose, ma per quanto possiamo ignorarlo o attribuirne poca importanza intanto, esistono cose che non riusciamo a evitare del tutto. Sprazzi di pensieri che inquinano il sorriso, una promessa ad un'idea di felicità nata dal desiderio collettivo di una famiglia depressa costruita sull'amore. L'insoddisfazione morale brucia una parte dell'anima senza perdere umanità. Perché in ognuno di noi c'è dentro una bestia che ringhia e agogna la libertà. In fin dei conti, siamo piccole marionette che recitano una parte nel palcoscenico artificiale della vita: sediamo fra il pubblico vestendo diversi ruoli e desideriamo avere quello che non possiamo avere.
Da quando ho detto addio alla mia amata nonna materna le cose hanno perso i loro contorni mescolandosi le une con le altre. Dall'età di dodici anni, coltivo nel cuore la speranza di poter ottenere un giorno tutto ciò che ho sempre desiderato, per cui ho tanto pregato. Alla fine, però, il bello della vita è proprio il fatto che offre sempre qualche spunto per ridere. Riflettere ed essere profondi nella nostra semplicità: infiltrare un raggio di sole fra le nubi quando cominciano ad aprirsi silenziosamente dopo la pioggia.
Da quando ho preso questo stile di vita non rinnego niente che non possa consolarmi di fronte alla morte. Amore, verità, bellezza, saggezza e consolazione. E, nel lato chiaro e oscuro del mondo, i romanzi sono sempre stati il mio antidoto alla tristezza e alla noia. Quando leggo cerco la bellezza della vita. Il pesante fardello che mi carico sulle spalle, nonostante cerco di scrollarmelo di dosso, non serve altro che ad aumentarne il peso. Dunque voglio vivere di più, esigendo tutti i libri del mondo. Si dice che il libro giusto è quello che respira allo stesso ritmo tuo, e ricevere protezione e amicizia senza chiedere nulla in cambio è qualcosa di sorprendente.
L'altra sera ho terminato di leggere Fiore di fulmine che, diversamente dai miei propositi, mi ha fatto sentire estranea. Poco partecipe a Nora, una ragazzina un po' particolare che, quando giungerà il suo tempo, diverrà un meraviglioso albero dai fiori bellissimi e, tentando di sfuggire a questa solitudine, ho concluso leggendo avidamente le pagine di questo mancati disegno d'oro interrompendo questo mio isolamento.
Il libro era rinchiuso in una finestrella luminosa che aveva tanto di famigliare pronto ad aspettarmi, io ero stravaccata sulla mia poltrona preferita e nel frattempo aspettavo di sprofondare inconsapevolmente in una città avvolta dal manto della notte. L'aria circondata da una piacevole brina, la corona dorata delle montagne sferzate dalla luce morente di un lampo. Dall'alto riuscivo a scorgere poco o niente. Ma quando i contorni cominciarono a farsi più nitidi vidi chiaramente: una ragazza si muoveva sullo sfondo di un epoca che ricorderà per sempre la sua storia. Passi che si sono persi nelle pozzanghere di una terra ricoperta da un tappeto di morti, su uno sfondo dorato e ricco di colori sgargianti. Sopravvissuti a una morte inaspettata suggellata mediante un segno tatuato nel petto e adesso impressa nella mente degli uomini professa un sogno lontano e, combattente di una generazione che non è più la nostra, ha finito col sussurrarmi i suoi sogni: coltivati e curati in un intrico di stoffe, fra gruppi di generazioni, caste e culture a cui inevitabilmente ci su lega. Conservandoli come un piccolo fiore selvatico e prezioso. Componendo una melodia triste, ingannevole come un gruppo di uccelli freddi e sconosciuti che volano nei cieli di pietra e di bronzo.
Intriso di drammaticità, tragedia e un pizzico di romance, ad avermi lasciata insoddisfatta è stata la natura infruttuosa della storia - fredda e poco emozionante, riesumando ricordi che sembravano essere stati cancellati dalla memoria dell'uomo con la poesia, il dolore e il sangue. Inghiottiti dal silenzio, dal nulla costringendo il lettore a sorbire la promessa di un incanto trascinata dalla corrente e persa chissà dove.
Fiore di fulmine è, a modo suo, un romanzo semplice e profondo che tuttavia non è stato in grado di soddisfarmi come avrei voluto. Poco accattivante e romantico, aspettavo che la storia di Nora, gettata fra le pagine come granelli di sabbia attraverso le correnti del mare, così lontana da scorgere soltanto un fievole bagliore, non si perdesse nell'infinito. Tuttavia quella raccontata dalla Roggeri è stato il vano tentativo di combinare la magia a qualcosa d'impossibile non ancora giunto a piena maturazione. Speravo di poterne essere  completamente travolta; esserne percossa come da scariche elettriche. Il risultato, al contrario, è stato una complessa saga famigliare che è stata raccontata con la consapevolezza di evocare un ricordo. Limpido e, talvolta, appariscente, che tuttavia non è riuscito ad incastrarsi nel mio cuore. Riuscendo però a non spezzare il filo dei ricordi che continua a legare passato e presente. Nuovo e vecchio, nella rappresentazione rettilinea del tempo.
Valutazione d'inchiostro: 2 e mezzo

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