Buon lunedì, sognalettori! Come state? Una
nuova settimana è appena iniziata e, come faccio sempre, anche quest'oggi
vorrei parlarvi di un romanzo che ho divorato in pochissimo tempo.
In un pomeriggio afoso e fervido, Non ora, non qui è stato quel genere di
lettura che, se dovessi attribuirgli un aggettivo, inaspettato penso sia il più adatto. Una voce, in un coro di
autori, che ha evocato un altro mondo, un altro tempo in cui ho potuto cogliere
un carosello di immagini di svariato tipo. In silenzio, sotto la mano
carezzevole dal tocco spiccatamente maschile di una delle voci italiane più
acclamate degli ultimi tempi, turbando e inquinando il mio spirito
repentinamente.
Titolo: Non ora, non qui
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 7 €
N° di pagine: 96
Trama: " Mi torna alla mente il
passato con parvenza di intero, per un bisogno di appartenenza a qualcosa, che
stasera mi spinge verso di esso, verso una provenienza."
La
recensione:
Le
cose hanno un momento in cui sono improvvisamente diverse.. per un momento solo
hanno un volto stregato conosciuto solo da chi è testimone dell'improvviso
cambiamento. Per un solo momento son così, perché dopo un secondo sono
diventati vecchi di cento anni.
Per quanto elegante e sobria, per quanto la storia
decantasse il dolore, le sofferenze in una terra arida e desolata come il cuore
di chi la vive, sparsa come granelli di cenere in un mare di bestialità, Non ora, non qui non ha potuto di certo
non imprimere un segno del suo passaggio come segno di una misura mai
posseduta. Nelle stanze remote di questa landa deserta in cui sono
involontariamente sprofondata non doveva aver mai aleggiato l'impalpabile
felicità che solitamente si scorge in storie drammatiche e profonde come
queste. Ne percepì l'assenza greve mentre mi addentravo in un labirinto di
carta e parole che aveva il sapore agre del sangue rappreso. Una fitta di
violenza era entrata nei miei sogni, nei miei pensieri, in cui gli incubi non
avevano bisogno di inventare niente. Un angelo aveva toccato la mia anima, nel
momento in cui era ancora un bambino. Circondato da anime pentite e contrite
che muoiono col sonno e risorgono col risveglio.
Nel freddo, nel silenzio, una confessione sussurrata
si snodava attraverso un filo invisibile. Ombre, segni, briciole di un essere
imperfetto tracciati contro l'immensità di un infanzia qualsiasi evocarono la
solitudine di un ragazzo, sedimentata nel cuore da molto tempo, isolata alle
propaggini di tumultuosi episodi che segnarono la sua vita. L'intenzione
dell'autore, a mio avviso, doveva essere stata quella di creare un'atmosfera di
solide usanze famigliari. A un uomo abituato ad estrapolare parole dal nulla
dovrà essere stato facile aprirsi completamente, purché non si sentisse
completamente solo. Ogni parola, ogni gesto era come una porta che dava accesso
al suo cuore, e persino le sporadiche distrazioni dell'interno risultavano
attutiti, talvolta addirittura soffocati.
Quando leggo romanzi come questo, quando leggo storie
in cui finisco per essere fatta a pezzi, in pezzi così piccoli che non rimane
abbastanza di me per rimettermi insieme, una vocina nella mia testa dice che
l'intensità di un emozione non può essere misurata in alcun modo se non la si
riconosce nella sua natura. Probabilmente è quello che faccio io, ogniqualvolta
leggo storie come quella di Non ora, non
qui. Mi lascio cullare dalla corrente del sentimento, confondendo la realtà
con la fantasia, scambiando qualche volta ciò che mi circonda realmente e
quello che accade nella mia testa. Perciò quando ho letto di questo ragazzo, di
un piccolo uomo solo e balbuziente, dei ricordi del suo passato che bruciano
sulla pelle come una ferita ancora aperta, ho richiuso il romanzo in una
finestra virtuale, mi sono seduta alla scrivania e, con la mano appoggiata
sulla fronte, ho cominciato a pensare: quello che faccio sempre, ogniqualvolta
la melodia sprigionata dalle parole è troppo solenne. Così penetrante, per non
colmare il nostro cuore di una dolce litania.
Un piccolo uomo stava lentamente sprofondando in un
baratro in cui era impossibile scorgerne la luce. Spirito in vita ma privo di
vita, che cammina sul sentiero della vita come se non avesse alcuna ragione di
vagabondare nell'immensità di un cosmo troppo grande persino per lui. Conoscitore
di una febbre di quelle che non si vuol più conoscere, diretto verso una strada
senza uscita, un tunnel in cui è stato guidato dalla voce carezzevole di un
abile scrittore che, alleando cose senza senso, ha dipinto una tela sobria,
grigia in cui ha donato vita. Aprendo una porta sulla sua anima ed entrandoci
dentro.
Molto
del destino di ciascuno dipende da una domanda, una richiesta che un giorno
qualcuno, una persona cara o uno sconosciuto, rivolge: d'improvviso uno
riconosce di aspettare da tempo quella interrogazione, forse anche banali ma
che in lui risuona come un annuncio, e sa che proverà a rispondere ad essa con
tutta la vita.
Esposta ai venti lenti e noiosi della vita, come mezzo
di allontanamento dalla routine, dal tempo, attingendo ad emozioni che si
agitavano dentro, Erri De Luca ha composto una melodia che strazia il cuore,
annienta lo spirito, induce a provare quell'emozione indefinibile che prende
quando leggo storie strazianti come queste.
Parlare
è percorrere un filo. Scrivere è invece possederlo, dipanarlo.
Nel silenzio assorto, un bambino che credeva di essere
l'ultimo pezzo di Dio, un frammento scollato da un creatore al quale l'opera è
sfuggita di bocca e di mano, Non ora, non
qui è stato quell'eco, quella risposta che aspettavo da tempo.
Un grido colmo di disperazione e solitudine lanciato
ai piedi di una montagna, un piccolo pappagallo che muove la bocca ma non
riesce ad emettere sillaba, una dolcezza velata di tristezza e sconforto che va
a cercare sentimenti nascosti nel più intimo dell'essere, che si credevano
perduti. Questa è la sua storia, questa è una storia che nonostante tutto resta
irraggiungibile che, come una stella che brucia per migliaia di anni, consuma
il proprio carburante così velocemente che si vede brillare a distanza. Ma,
quando il carburante inizia a scarseggiare, muore, e tutti assistono alla sua
fine.
Ogni
tuffo separa dal respiro, dal caldo, dall'oscurità. Ogni tuffo contiene la
sessantesima parte di un addio.
In un mondo che brucia lentamente ai nostri occhi, le
cui immagini hanno il colore ingrigito di una nude parete, Non ora, non qui è la storia di un ragazzo che fugge con la
speranza di poter catturare la gioia di vivere in sporadici momenti. Urlando
dinanzi all'ignoto, lanciandosi all'assalto dei propri dolori, pur di illudersi
di potersi salvare. Libero di scegliere il proprio destino, esorcizzando gli
spettri del passato, gridando al mondo la sua voglia di esistere.
Mi
addestravi al mondo come facevano i sogni. Tu mi mandavi e viaggiavo a
raccogliere addosso quello che i tuoi occhi avevano visto. Il male non andava
perduto se qualcuno lo teneva a mente, se
qualcuno lo teneva a pelle.
Valutazione
d'inchiostro: 4
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