Decisi di avventurarmi fra le pagine di questo classico della
letteratura italiana con la certezza che il romanzo di Capuana si distaccasse dai
miei gusti di lettrice: non avevo torto! Una ragazzina, che si crede donna, piange
disperata per ciò che le ha riservato il Fato crudele. Approfittando
delll'ennesima sfida indetta su Facebook, avevo deciso di recarmi in questo
posto con diffidenza. Avevo ciò che più mi serviva, il mio immancabile
blocnotes, i miei appunti. Capuana qui ci parla di adulterio, violenza,
impossibilità di pensare e agire, ma soprattutto ci narra una storia in cui è
evidente le conseguenze che un individuo incorre con le sue azioni, che se
necessario, si è costretti ad arrangiarsi. Poi sarei arrivata io, che non mi
sono propriamente sentita unanime e ospitale al mondo ritratto da Capuana,
responsabile e consapevole di ciò che avrei visto.
Titolo: Giacinta
Autore: Luigi Capuana
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 9 €
N° di pagine: 274
N° di pagine: 274
Trama: Non era piú una bambina; aveva già sedici anni. Le confidenze di qualche
amica le avevano aperto un po' gli occhi. La sua fanciullezza abbandonata le si
aggravava sul cuore terribilmente, coi piú vivi particolari, rimescolandola
tutta. E quando le passava dinanzi agli occhi l'immagine di Beppe, con quel
testone nero e quelle pupille nere che l'avevano tenuta cosí sottomessa,
sentiva vibrare per tutto il corpo una sensazione strana, d'inesplicabile
tenerezza verso quell'unico amico della sua infanzia che l'aveva tanto
divertita e le aveva voluto un po' di bene! E i baci di quelle labbra carnose
le rifiorivano, caldi, per un istante, sulle gote insieme colle carezze delle
ruvide mani di lui.
La recensione:
... Per lei, era come bagnarsi dalla testa ai piedi in un tepore autunnale,
un respirare a pieni polmoni l'aria libera in riva al mare, un sentirsi
compenetrare il sangue da correnti balsamiche.
Giacinta è un romanzo poco
conosciuto; le intenzioni di Luigi Capuana, penso, siano state diverse quando
lo scrisse. Il fatto che una giovane donna, negli ultimi anni del XIX secolo,
fosse stata violentata, non aveva il diritto di scegliere d'intendere o volere,
risultava davvero scandaloso. Quello di Capuana è stato infatti quel tentativo
di seguire i canoni zoliani. Un tentativo che miseramente fallisce in cui l'analisi
patologica dovrebbe costituire l'argomento principale del romanzo.
Quanto
le mie considerazioni al riguardo e dar loro un'identità più definita e non più
influenzata da un quarto di secolo di vita a fianco di amici d'inchiostro dalle
mille sfaccettature, diventa sempre più evidente il mio poco entusiasmo nei
suoi riguardi. Capuana mi aveva presentato la sua Giacinta come una banalissima
ragazza di cui non molti sono riusciti a prendere in considerazione. Nel giro
di due giorni sarei tornata nella mia città natale. Che altro avrei dovuto fare
se non creare un progetto, un idea che mi permettesse di giudicare Giacinta
come si deve?
Certo
che questo fu un bel modo per la lettrice che è in me ad alletiare le mie sensazioni.
Eppure quello di Capuana è forse quel romanzo che mi ha dato numerose risposte,
risposte a quel naturale desiderio di giustizia e di armonia che la gente ha in
se.
Non
penso desidererò leggere qualcos'altro di Capuana, o addirittura di stare nuovamente
in compagnia con Giacinta. Non so cosa non mi ha entusiasmato fra queste pagine;
so solo che nel corso della lettura ho visto spiriti che hanno cercato di
tenersi per mano, ma inutilmente, corpi di gente sofferta e patita, un mucchio
di cose che non credevo di poter vedere … e ciò mi è bastato.
L'autore
si era premurato a conoscere la mia opinione, io ero venuta in questo posto con
l'intento di rubargli una toccante storia d'amore. E sotto certi aspetti ho avuto
ragione. Eppure, Giacinta non si discosta più di tanto dal verismo italiano e a
modo suo mi ha benedetto in un modo che io però non ho apprezzato.
La
produzione italiana della giovane Giacinta penso sia nata dalla realizzazione
di fatti realmente accaduti nel XIX secolo a tal punto che il suo autore,
nutrendo una certa curiosità che aveva raggiunto livelli inimmaginabili, adempiò
alla sua realizazzione, in un quadro prettamente realistico in cui si sono
mossi schiere di anime contrite ma dannate che camminano nella lotteria della
vita.
Da
me ritenuta semplicemente come una marionetta docile fatta di carne e ossa, che
già dopo qualche ora smise di parlarmi, favorì in questo modo la mia curiosità
di rispolverare un classico della letteratura italiana come questo, condensato
in meno di duecento pagine, non conquistando propriamente il favore del
pubblico.
Stando
così le cose, non è poi molto strano o innaturale che fra le sue pagine io non
ho scovato una parvenza kafkiana. Le creature realizzate da Capuana respirano,
ma non prendono vita. E i miei tentativi di "capirli" non avrebbero potuto emettere altro che un piccolo battito.
Tutto
questo infatti ho potuto constatarlo quando tornai in me con una certa traquillità.
Sotto la trama bucolica e verdeggiante di questa storia, gruppi di anime non mi
avevano accolto come desideravo. Ma la bellezza delle loro anime si è accordata
al frenetico e appassionato ritmo del mio cuore, che emette piccoli sussulti quando
si imbatte in storie d'amore intense e passionali, facendomi cadere inebetita
in uno stagno di parole e gioie infinite.
Eroina dal carattere indeciso, ma appassionata e sincera da cui dipesero le
ragioni per cui, senza amore, il matrimonio nella classe borghese non doveva
essere dettato da ragioni sentimentali, ma era più che altro un mezzo di
sistemazione sociale sia per gli uomini che per le donne, quella di Giacinta
è una sorta di convenienza fra anime, una
dote, l'unico mezzo d'interazione con le classi medie alte.
Dramma di nervi e sentimenti nonché opera tesa a gettar una certa luce sulla realtà, Giacinta ricalca ben poco delle tematiche degli autori romantici. Delinea una prospettiva precisa sul percorso individuale della stessa protagonista e, scritta sotto l'influenza dei dettami letterari naturalisti, si dimostra incapace di seguire i canoni zoliani.
Tragico percorso di un'eroina folle, sentimentale e inetta, Giacinta è il primo personaggio femminile della letteratura novecentesca che spicca tra le figure maschili. Eroina, vittima e peccatrice è un personaggio caparbio e orgoglioso, portatrice di disordini e irrazionalità.
Dramma di nervi e sentimenti nonché opera tesa a gettar una certa luce sulla realtà, Giacinta ricalca ben poco delle tematiche degli autori romantici. Delinea una prospettiva precisa sul percorso individuale della stessa protagonista e, scritta sotto l'influenza dei dettami letterari naturalisti, si dimostra incapace di seguire i canoni zoliani.
Tragico percorso di un'eroina folle, sentimentale e inetta, Giacinta è il primo personaggio femminile della letteratura novecentesca che spicca tra le figure maschili. Eroina, vittima e peccatrice è un personaggio caparbio e orgoglioso, portatrice di disordini e irrazionalità.
- ... Ah, come siamo pazze noi donne! Come ci fabbrichiamo
colle stesse nostre mani una terribile rete di disinganno...
Già la colpa non è nostra... Siamo deboli! Bisognerebbe avere
un briciolo di ragione in più!
Perfetto per trascorrere qualche oretta in
piacevole compagnia, Giacinta, è un
romanzo originale e coraggioso, che ritrae un'eroina incapace d'agire dinanzi
alle incomprensioni, alla debolezza e alla codardia che, al termine del
romanzo, sorgeranno persino col suo Andrea.
In una società che sembra ignorare il dramma della fragile protagonista, Capuana ritrae non perfettamente il mondo circostante e l'analisi interiore della protagonista mediante la poetica verghiana. Tuttavia mira a raggiungere un effetto di semplicità e coloritura popolare e ricostruisce la psicologia della protagonista Giacinta con una vasta minuziosità di dettagli. Fuggendo nell'apparente silenzio della natura, nel muto silenzio di una vasta dimora, nell'ineffabilità di un sonno eterno, col cuore colmo di una indicibile tristezza.
In una società che sembra ignorare il dramma della fragile protagonista, Capuana ritrae non perfettamente il mondo circostante e l'analisi interiore della protagonista mediante la poetica verghiana. Tuttavia mira a raggiungere un effetto di semplicità e coloritura popolare e ricostruisce la psicologia della protagonista Giacinta con una vasta minuziosità di dettagli. Fuggendo nell'apparente silenzio della natura, nel muto silenzio di una vasta dimora, nell'ineffabilità di un sonno eterno, col cuore colmo di una indicibile tristezza.
Valutazione
d'inchiostro: 3
Ciao Gresi, conosco il romanzo ma non l'ho letto. Non so se potrebbe piacermi, magari prima o poi gli darò una possibilità...
RispondiEliminaFammi poi sapere, Ariel!! Sarei curiosa di conoscere il tuo parere ☺☺
EliminaDi Capuana ho letto solo Scurpiddu, un libro per ragazzi. Questo mi manca, ma sembra interessante.
RispondiEliminaIo invece l'ho conosciuto grazie a questo romanzo, altrimenti non penso avrei mai letto qualcosa di suo :)
EliminaDovrei leggere più classici, mi attirano soprattutto quelli poco conosciuti forse perché non ne conosco trama e finale fin dai tempi della scuola. Giacinta lo segno, mi incuriosisce.
RispondiEliminaGresi, approfitto in questo post per chiederti una cosa. Vorrei iniziare a leggere Murakami, ma non so da dove iniziare. Mi consigli? :) Magari un titolo che ti è piaciuto particolarmente o che ti è rimasto nel cuore. Grazie!
Non avevo letto questa risposta, altrimenti ti avrei risposto subito :) Di Murakami ci sono un mucchio di romanzi davvero molto belli con cui partire, ma, così su due piedi, ti consiglio La ragazza dello Sputnik :)
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