John Irving, autore di cui non ho ancora avuto modo di conoscere,
una volta disse a Murakami Haruki che "l'importante, per un romanziere, non è
solo l'atto dello scrivere, bensì il saper iniettare nelle vene un tipo di droga
che ti faccia divenire tossicodipendente".
Per quanto mi riguarda, la punteggiatura, lo stile di Murakami Haruki
si consolidano in questo aspetto sociale/ famigliare che amo particolarmente. Considerato dallo stesso autore un accozzaglia
di idee riguardanti se stesso e la scrittura, girava attorno al mio universo
personale reclamando la mia attenzione.
Il nocciolo, che evidenzia ancora una volta, nell'ennesima delirante
recensione, il mio amore per la prosa murakamiana, è dovuto principalmente dal fatto
che desideravo individuare e distinguere quel particolare sapore che lo contraddistingue,
evidenziare quegli aspetti che gli fecero amare la scrittura e considerarla
come una faccenda che si semplifica nell'atto de "lo buttare giù qualcosa".
Il mestiere dello scrittore ricorda, o, per meglio dire, evoca
certi episodi, ricordi che caratterizzano altri suoi romanzi, credendo ancora
una volta come, sebbene la ripetività e la monotonia di certe situazioni, io sia
ancora ammaliata dai suoi scritti. Dalla concezione che ha di sé stesso, del
mondo circostante, dell'amore per la letteratura e per la scrittura, condensati
in opere che altri non sono che ritratti della vita quotidiana in cui chiunque
può riconoscersi. Alzando semplicemente lo sguardo, riuscendo a orientarsi, stabilire
un punto fisso, vagare alla ricerca, sino a trovare la strada.
Titolo: Il mestiere dello scrittore
Autore: Murakami Haruki
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 186
Trama: Con Il mestiere dello scrittore Murakami Haruki compie un
gesto straordinario e inaspettato: fa entrare i suoi lettori nell'intimità del
suo laboratorio creativo, li fa accomodare al tavolo di lavoro e dispiega davanti
a loro i segreti della sua scrittura. Sono << chiacchiere di bottega
>>, confidenze, suggerimenti, che presto però si aprono a qualcosa di
più; una riflessione sull'immaginazione, sul tempo e l'identità, sul conflitto
creativo tra forma e libertà.
La recensione:
Sopravvivere e
possibilmente avanzare, questo è il compito che mi è stato assegnato.
Il
mondo murakamiano che tanto mi ha avvinta, cresce e si nutre in banalissime
letture o riletture, mentre il mondo esterno continua il suo percorso abituale,
il mio numero di letture incompiute s'innalza dal tavolo della mia scrivania
come una gigantesca torre, la magia proveniente da un mondo orientale lontano e
quasi dimenticato esplosa vulcanicamente, come mi è accaduto poche volte da
quant'è sono lettrice.
Dalla
mia postazione preferita, ho potuto vedere e udire, attraverso delle semplici
risme di carta il cui profumo invadere ancora le mie narici. Che cosa
rappresentano per me quei momenti, quelle confessioni dinanzi a un computer
nuovo e perlaceo, tanto umili quanto modeste, ritrovo di soggiorno
piacevolissimo, confortevole al punto che non sono mai riuscita a considerarli
un elemento irrivelante nel mio soggiorno letterario? I bellissimi e colorati
volumi che ricoprono gran parte della mia libreria mi sussurrano: <<
Eccoci, fermati un attimo. Vieni da noi, e avventurati in pagine di diario che
non possiedono nulla di speciale ma scandiscono gran parte della tua vita
monotona e piatta. >> Ognuno di essi sembra strizzarmi gli occhi, il loro
autore mi lusinga e mi sorride come pochi, fra mucchi di ossa e riflessioni
profonde, quasi mi rendesse complice. C'è nei suoi romanzi una personalità così
estremamente devastante, povera di contenuti ma ricca di sostanza, da influenzare ogni cosa, sì che ogni cosa,
persino la più banale palpita con bruciante sensibilità. Da che cosa ne deriva
tutto questo? Dal suo amore prematuro per i libri e la buona letteratura. Mi
stupisce sempre scoprire con quale intensità ed immensa importanza Murakami
incastri pensieri o frasi che non possiedono nulla di speciale ma disvelano una
luce e tutto ciò che ne consegue. Questo deriva da innumerevoli arrampicate e
impennate letterarie, dall'importanza che si attribuisce alla vita in generale,
e non solo per l'importanza che la scrittura esercita in queste pagine. Molti
prima di me avranno appreso la grandezza della vita e della scrittura che gli
attribuisce Murakami Haruki, non dovuta come conseguenza o sistemazioni esterne
ma da una semplice esperienza soggettiva.
Una
lettrice emotiva, attenta e romantica proprio come me, che conduce una vita
discretamente piena, con orizzonti più ampi di quel che crede, ricca di
dettagli imprevisti, in base alle riflessioni di Murakami ha scoperto come la
vita, persino nei luoghi sperduti che lui tanto ama, ha gli stessi attributi di
grandezza che attribuiscono altri scrittori ad altre cose. Perché a dispetto
della sua prosa semplice, del suo stile conciso ma profondo, della monotonia di
alcune situazioni o dalla piattezza di una vita sempre uguale a se stessa, per
molti grossolani dinieghi, è un uomo di lettere: una creatura con cui
"baloccarsi" per poi sentirsi confortati. Ed è così che io,
ogniqualvolta leggo un suo romanzo, vivo innumerevoli e bellissime esperienze
come esempi di vita. Esistenze individuali che io sopporto, con cui mi nutro,
con le quali mi uniformo con le stesse sublimi dimensioni di quella dei
protagonisti murakamiani. Murakami legge e interpreta il mondo attraverso le
sue sensazioni, e le persone che lo circondano esistono perché vivono con lui.
L'universo che egli stesso crea costiuiscono l'unica occasione per comprenderlo
pienamente.
Come
poter attribuirle allora se non molta importanza, che al suo creatore,
considerandolo come un gingillo da accarezzare e di cui non ci si stanca mai?
L'affetto
che so di aver estrapolato in me, ardente e sensibile, come poteva essere che
nella sua riservatezza fosse estremamente godibile?
Ne
Il mestiere dello scrittore ho
incontrato un Murakami più maturo, più consapevole che, scivolando nei meandri
della scrittura, non arrivando effettivamente a nessuna conclusione, impiega in
queste meno di duecento pagine quelle occupazioni che lo videro tormentato fra
l'atto dello scrivere e del creare. Sino a questo momento un altro piccolo saggio,
incentrato però sulla corsa, metteva in atto la condizione di corridore e la
professione che egli svolge ogni giorno. Era spinto da una forza potente e
necessario che proveniva dal nulla, se non dal battito del suo cuore.
Nella
piccola cittadella della mia coscienza, la mia anima se n'è andata a far frotte
in un luogo che non mi è stato per nulla sconosciuto, lasciando riempito un
corpo minuto ma formoso, in cui ispezionare questo tipo di paesaggio è sempre
un'occasione piuttosto piacevole. Una figura parecchio conosciuta, quasi
ingrigita dal tempo e dall'età, proiettò la sua ombra fumosa sulla soglia di
una porta che si sarebbe aperta su un mondo, sui cui contorni abbaglianti ho
potuto tracciare un segno. Su un foglio invisibile intrappolato in una finestra
virtuale uno scrittore comune, ma solitario e comprensibile catturò il pensiero
astratto mediante scrittura, componendo acute e profonde riflessioni sul
talento, sulla creatività di un uomo che se ne infischia delle buone maniere.
La
scrittura, che ne L'arte di correre
diveniva allegoria della stessa scrittura, ne Il mestiere dello scrittore è quella faccenda che ha a che fare con
la spontaneità. La narrazione è un meccanismo preciso ma imperfetto, una
dimensione piuttosto vasta in cui ci si perde con un forte bisogno.
L'autoritratto di un artista, colmo di una straordinaria determinazione e
talento, che sottopone maniacalmente la propria coscienza al duro esercizio
dell'immaginazione.
Guazzabuglio
di idee, riflessioni acute e importanti delucidazioni su cosa voglia dire
essere scrittore, Il mestiere dello
scrittore è un piccolo talismano che a mio avviso bisognerebbe portarsi
sempre addosso. Un saggio interessante, un manuale d'istruzione su ciò che
riguarda la scrittura e la buona letteratura, assimilati mediante un processo
creativo che non tutti riescono ad assimilare così bene. Derivato dal nulla in
quanto formatosi dal niente, stimoli interiori silenziosi e precisi che non
cercano conferma in un giudizio esterno. Piuttosto dalla funzione che essi
esercitano nello spazio e nel tempo.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Autore che spero vivamente di scoprire quest'anno!
RispondiEliminaFammi sapere, Mr Ink. Per me è oramai una garanzia ☺☺
EliminaL'uomo si innamora nella speranza di trovare una parte mancante di se stesso. Così, quando pensa alla persona di cui è innamorato, diventa più o meno turbato.(Murakami) leggi un libro dell'autore.Buona recensione😊
RispondiEliminaGrazie! ☺☺
EliminaCiao Gresi, ho da poco scoperto la narrativa Giapponese, ma questo autore mi manca ancora anche se m'ispira un sacco =)!
EliminaIo non posso che consigliartelo! Io amo questo autore, e sono certa lo apprezzerai anche tu ☺☺
EliminaNon ho letto ancora niente di questo autore e dire che me ne vergogno è dire poco!
RispondiEliminaVedrai arriverà il momento giusto 😉😉
Eliminame lo segno subito!
RispondiEliminaA me e piaciuto davvero tanto ☺☺
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