Titolo: L'amore molesto
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 9, 90 €
N° di pagine: 176
Trama: La trama ruota intorno al rapporto tra Delia e la madre Amalia,
un rapporto madre - figlia scavato con crudeltà e passione… Che cosa è accaduto
ad Amalia? Chi c'era con lei la notte in cui è morta? E' stata davvero la donna
ambigua e incontentabile che sua figlia si è sempre immaginata? L'indagine di
Delia si snoda in una Napoli plumbea che non dà tregua, trasformando una vicenda
di quotidiani strazi familiari in un thriller domestico che mozza il respiro.
La recensione:
In
prevalenza rimasi in disparte. Una volta presa l'abitudine, una volta
instaurato un certo rapporto con Delia, non è stato poi così disagevole sentire
come mia la storia di questa povera donna, e della sua fragile e insicura
figlia, diapositive che scorsero davanti ai mie occhi rapidamente e defilato.
Da qui ho potuto osservare tutti gli andirivieni di questa povera fanciulla,
avvertire sensazioni o sentimenti contrastanti che serpeggiavano attorno con il
timore che qualcuno potesse farsi del male, l'assenza di figure solide e
reattive di cui il tempo e la vita non potranno più restituirci. Niente e
nessuno che potesse dirmi quando entrare o uscire senza che avessi bisogno di
permesso o consenso. Dapprima lo stupore di non scorgere alcuna parvenza di
felicità, alcuna traccia di serenità o spensieratezza, in gruppi di anime la
cui vita è stata devastata, recisa, mettendo in discussione tutto ciò cui si
credeva di conoscere. Eppure la morte di questa povera donna pesava sulla mia
coscienza, su quella di Delia e sulla sua creatrice, come un fardello fin
troppo pesante, e alla fine si comprende come non ci siano parole, gesti o
frasi che possano giustificare un simile gesto. Sarebbe stato più facile
ignorare quella voce interiore che in un modo o nell'altro ci costringe a
ricordare. Sarebbe stato più facile non trattenersi e fuggire lungo una strada
che avrebbe portato alla redenzione, al benessere fisico o interiore. Doveva
esserci una spiegazione purchè Amalia dovette compiere il suicidio. Allora la
Ferrante ci conduce nel sotterraneo buio e oscuro della mente umana, e sebbene
le risposte e gli innumerevoli quesiti che mi attanagliano restano ancora
sospesi in una gigantesca bolla, confido i romanzi successivi possano essere
esaurienti.
Pian
pianino mi sono adatta alle norme di vita professate da un autrice del calibro
come la Ferrante. C'erano una quantità infinitesimale di problemi, uomini
violenti e disgustosi che le stesse protagoniste non riusciranno a togliersi di
torno. In primo luogo, c'era la questione del suicidio. Quando si parla di
morte, di allontanamento o separazione, mantenere un certo controllo è davvero
difficile, specie se quello ritratto in L'amore
molesto è l'emblema della fretta, dell'incoscienza, dell'inquietudine di cui l'uomo stesso è un individuo la cui
esistenza ruota appesa a un filo.
Mi
ha davvero tormentato il pensiero che una donna fragile e sensibile come Delia
sia stata condannata a vita, sebbene i suoi tentativi di salvarsi e restare in
vita non li si può definire ridotti al minimo. Da qualche parte sua madre era
stata costretta a compiere un simile folle gesto con alcuna probabilità di
salvezza. A dire il vero quando si pensa al suicidio è naturale nutrire una
certa empatia. Affinchè Delia non restasse più sola e comprendesse cosa
effettivamente voglia dire sentirsi abbandonata non si risolvono i problemi che
spesso la vita ci riserva. Suicidarsi è un passo talmente fragile di difendersi
dall'ineluttabilità di un non ritorno. Il suicidio in sé è un tema a cui la Ferrante
risponde discretamente; questo primo volume ci esula dal momento in cui esso si
presenterà in modo pressante. Dunque si può dire che questo primo volume getta
una particolare luce sulla condizione dei suoi protagonisti, sul loro adattarsi
nel momento, che alla tragicità dell'atto in se. L'amore molesto infatti non ci fa ingerire più di quanto avrebbe
dovuto, sedimentando nell'anima di chi legge un forte sentimento di solitudine,
malessere, sofferenza, e per guarire da ciò sarebbe stato necessario molto più
di un semplice gesto di conforto. Esercitando su Delia un comportamento
controllato, rigoroso e costante, pian pianino imparerà cosa voglia dire
assimilare una perdita. La sua ambizione è quella di conoscere i veri motivi
che spinsero sua mamma a togliersi la vita, e la Ferrante, non nel migliore dei
modi ma nemmeno con un certo distacco, ci ha permesso di avvicinarci alla sua
figlia di carta, specialmente nelle attuali circostante in cui Delia sarà presa
dallo sconforto.
Pertanto
questo primo volume di una trilogia, che è uno schiaffo che brucia ancora sul
viso se paragonato alla bellissima saga de L'amica
geniale, è un continuo e perpetuo vagheggiamento completo di una donna
apparentemente forte ma debole che segue un ideale, l'ideale di riscattare sua
madre dal gioco perverso della morte, in uno stato angoscioso, profondo,
drammatico e insano cui aspirerà ingenuamente senza però mai raggiungerlo.
Delia però non intende arrendersi - vuole combattere, sin quando avrà la forza
per farlo - e solo quando le cose avranno un loro senso farà sentire il più
possibile la sua voce.
Quanto
è stato frustante vedere le fragili membra di una donna adulta come Amelia
giacere in una pozza grondante di urine e sangue, e non poter fare nulla se non
pensare quanto sia davvero ingiusta la vita! A volte ci vengono raccontate
delle bugie, ma se si affrontano le cose di petto la felicità potrebbe essere
effimera come una lieve brezza estiva. L'altro pomeriggio due nuove eroine
della stirpe ferrantiana sono venute a trovarmi confessandomi come si siano
sentite, specialmente quando una di
queste seppe della perdita della sua amata mamma, non riuscendo a capire come
possa essere accaduto.
Ma
come dargli torto? Quello che scrivo non è che il lungo e fagocitato reflusso
di ciò che mi sembra giusto o sbagliato scrivere, condividendolo, vivendolo. E
la struttura di questa recensione è solo il pallido riflesso di come L'amore molesto sia stato completamente
incline al mio umore; mi sono adattata a una minima tragedia scritta in pochi
atti, spruzzata qua e là da qualche pennellata di colore.
La
storia di Delia e della sua dolce Amalia non si può di certo paragonare o
definire attinente a quella di Lenù e Lila, ma districata perfettamente fra
esperienze e generazioni che ancora non mi appartengono in cui la voce della protagonista
spicca in un coro di voci, nel frastuono del silenzio e dell'immobilità.
Raccontataci come un fatto di cronaca, una confessione sussurrataci con una
certa forza e insoddisfazione morale, che ha sprigionato una melodia che è
arrivata dritto dritto al mio cuore rimpicciolendolo, frantumandolo in
minuscoli pezzettini da cui si possono ancora scorgere frammenti di un mondo
prismatico.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Sembra un libro molto interessante, al momento però non sono in vena di storie serie e crude, quindi non lo leggerò.
RispondiEliminaOttima recensione ;)
Grazie! :) È una storia cruda, ma profonda che a me ha colpito moltissimo :)
EliminaDevo assolutamente scoprire una Ferrante lontana dal rione. :)
RispondiEliminaIo l'ho scoperta, come hai potuto vedere, e ne sono davvero entusiasta :)
EliminaNon ho ancora letto nulla della Ferrante (ormai devo essere l'unica in Italia), ma a livello di trama e di tematiche questo romanzo mi ispira di più rispetto alla serie de L'amica geniale.
RispondiEliminaMa davvero, Beth? Beh, molti fan della Ferrante hanno apprezzato maggiormente la serie de L'amica geniale. Personalmente, L'amore molesto è una lettura non semplice, ma profonda che in un modo o nell'altro lascia un solco profondo :)
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