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mercoledì, marzo 20, 2019

Gocce d'inchiostro: L'amore molesto - Elena Ferrante

E' trascorso un certo lasso di tempo. Mi è ancora impossibile dire come mi sento, ora che ho concluso l'ennesimo ritratto umano a sfondo tragico/ drammatico la cui trama è fitta più di quel che immaginavo. Le informazioni tuttavia sono state alquanto scarse, e perciò l'unica cosa sensata è stata tacere e osservare il tutto con molta attenzione. Constatare quanto sia stato difficile scrivere di Delia e della sua amata mamma, non varcando tuttavia i confini del dimostrabile, resistendo strenuamente alle insidie dell'inventiva. La scrittura a questo proposito mi ha fornito l'ennesimo racconto dettagliato, crudele, lacerante e profondo delle esperienze di una giovane donna che, un giorno di fine maggio, sarà costretta a separarsi dalla madre. Non posso affermare con certezza quale siano le vere motivazioni che hanno spinto la Ferrante a scrivere una storia cruda e realistica come questa, ma, ciò di cui so per certo è che, in un periodo turbolento come questo, L'amore molesto ha sortito il suo effetto. Mi ha aiutato a smarrirmi, a trovarmi, e a tornare ad affrontare ogni cosa con determinazione e scioltezza.



Titolo: L'amore molesto
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo:  9, 90 €
N° di pagine: 176
Trama: La trama ruota intorno al rapporto tra Delia e la madre Amalia, un rapporto madre - figlia scavato con crudeltà e passione… Che cosa è accaduto ad Amalia? Chi c'era con lei la notte in cui è morta? E' stata davvero la donna ambigua e incontentabile che sua figlia si è sempre immaginata? L'indagine di Delia si snoda in una Napoli plumbea che non dà tregua, trasformando una vicenda di quotidiani strazi familiari in un thriller domestico che mozza il respiro.

La recensione:
In prevalenza rimasi in disparte. Una volta presa l'abitudine, una volta instaurato un certo rapporto con Delia, non è stato poi così disagevole sentire come mia la storia di questa povera donna, e della sua fragile e insicura figlia, diapositive che scorsero davanti ai mie occhi rapidamente e defilato. Da qui ho potuto osservare tutti gli andirivieni di questa povera fanciulla, avvertire sensazioni o sentimenti contrastanti che serpeggiavano attorno con il timore che qualcuno potesse farsi del male, l'assenza di figure solide e reattive di cui il tempo e la vita non potranno più restituirci. Niente e nessuno che potesse dirmi quando entrare o uscire senza che avessi bisogno di permesso o consenso. Dapprima lo stupore di non scorgere alcuna parvenza di felicità, alcuna traccia di serenità o spensieratezza, in gruppi di anime la cui vita è stata devastata, recisa, mettendo in discussione tutto ciò cui si credeva di conoscere. Eppure la morte di questa povera donna pesava sulla mia coscienza, su quella di Delia e sulla sua creatrice, come un fardello fin troppo pesante, e alla fine si comprende come non ci siano parole, gesti o frasi che possano giustificare un simile gesto. Sarebbe stato più facile ignorare quella voce interiore che in un modo o nell'altro ci costringe a ricordare. Sarebbe stato più facile non trattenersi e fuggire lungo una strada che avrebbe portato alla redenzione, al benessere fisico o interiore. Doveva esserci una spiegazione purchè Amalia dovette compiere il suicidio. Allora la Ferrante ci conduce nel sotterraneo buio e oscuro della mente umana, e sebbene le risposte e gli innumerevoli quesiti che mi attanagliano restano ancora sospesi in una gigantesca bolla, confido i romanzi successivi possano essere esaurienti.
Pian pianino mi sono adatta alle norme di vita professate da un autrice del calibro come la Ferrante. C'erano una quantità infinitesimale di problemi, uomini violenti e disgustosi che le stesse protagoniste non riusciranno a togliersi di torno. In primo luogo, c'era la questione del suicidio. Quando si parla di morte, di allontanamento o separazione, mantenere un certo controllo è davvero difficile, specie se quello ritratto in L'amore molesto è l'emblema della fretta, dell'incoscienza, dell'inquietudine  di cui l'uomo stesso è un individuo la cui esistenza ruota appesa a un filo.
Mi ha davvero tormentato il pensiero che una donna fragile e sensibile come Delia sia stata condannata a vita, sebbene i suoi tentativi di salvarsi e restare in vita non li si può definire ridotti al minimo. Da qualche parte sua madre era stata costretta a compiere un simile folle gesto con alcuna probabilità di salvezza. A dire il vero quando si pensa al suicidio è naturale nutrire una certa empatia. Affinchè Delia non restasse più sola e comprendesse cosa effettivamente voglia dire sentirsi abbandonata non si risolvono i problemi che spesso la vita ci riserva. Suicidarsi è un passo talmente fragile di difendersi dall'ineluttabilità di un non ritorno. Il suicidio in sé è un tema a cui la Ferrante risponde discretamente; questo primo volume ci esula dal momento in cui esso si presenterà in modo pressante. Dunque si può dire che questo primo volume getta una particolare luce sulla condizione dei suoi protagonisti, sul loro adattarsi nel momento, che alla tragicità dell'atto in se. L'amore molesto infatti non ci fa ingerire più di quanto avrebbe dovuto, sedimentando nell'anima di chi legge un forte sentimento di solitudine, malessere, sofferenza, e per guarire da ciò sarebbe stato necessario molto più di un semplice gesto di conforto. Esercitando su Delia un comportamento controllato, rigoroso e costante, pian pianino imparerà cosa voglia dire assimilare una perdita. La sua ambizione è quella di conoscere i veri motivi che spinsero sua mamma a togliersi la vita, e la Ferrante, non nel migliore dei modi ma nemmeno con un certo distacco, ci ha permesso di avvicinarci alla sua figlia di carta, specialmente nelle attuali circostante in cui Delia sarà presa dallo sconforto.
Pertanto questo primo volume di una trilogia, che è uno schiaffo che brucia ancora sul viso se paragonato alla bellissima saga de L'amica geniale, è un continuo e perpetuo vagheggiamento completo di una donna apparentemente forte ma debole che segue un ideale, l'ideale di riscattare sua madre dal gioco perverso della morte, in uno stato angoscioso, profondo, drammatico e insano cui aspirerà ingenuamente senza però mai raggiungerlo. Delia però non intende arrendersi - vuole combattere, sin quando avrà la forza per farlo - e solo quando le cose avranno un loro senso farà sentire il più possibile la sua voce.
Quanto è stato frustante vedere le fragili membra di una donna adulta come Amelia giacere in una pozza grondante di urine e sangue, e non poter fare nulla se non pensare quanto sia davvero ingiusta la vita! A volte ci vengono raccontate delle bugie, ma se si affrontano le cose di petto la felicità potrebbe essere effimera come una lieve brezza estiva. L'altro pomeriggio due nuove eroine della stirpe ferrantiana sono venute a trovarmi confessandomi come si siano sentite,  specialmente quando una di queste seppe della perdita della sua amata mamma, non riuscendo a capire come possa essere accaduto.
Ma come dargli torto? Quello che scrivo non è che il lungo e fagocitato reflusso di ciò che mi sembra giusto o sbagliato scrivere, condividendolo, vivendolo. E la struttura di questa recensione è solo il pallido riflesso di come L'amore molesto sia stato completamente incline al mio umore; mi sono adattata a una minima tragedia scritta in pochi atti, spruzzata qua e là da qualche pennellata di colore.
La storia di Delia e della sua dolce Amalia non si può di certo paragonare o definire attinente a quella di Lenù e Lila, ma districata perfettamente fra esperienze e generazioni che ancora non mi appartengono in cui la voce della protagonista spicca in un coro di voci, nel frastuono del silenzio e dell'immobilità. Raccontataci come un fatto di cronaca, una confessione sussurrataci con una certa forza e insoddisfazione morale, che ha sprigionato una melodia che è arrivata dritto dritto al mio cuore rimpicciolendolo, frantumandolo in minuscoli pezzettini da cui si possono ancora scorgere frammenti di un mondo prismatico.
Valutazione d'inchiostro: 4

6 commenti:

  1. Sembra un libro molto interessante, al momento però non sono in vena di storie serie e crude, quindi non lo leggerò.
    Ottima recensione ;)

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    1. Grazie! :) È una storia cruda, ma profonda che a me ha colpito moltissimo :)

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  2. Devo assolutamente scoprire una Ferrante lontana dal rione. :)

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    1. Io l'ho scoperta, come hai potuto vedere, e ne sono davvero entusiasta :)

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  3. Non ho ancora letto nulla della Ferrante (ormai devo essere l'unica in Italia), ma a livello di trama e di tematiche questo romanzo mi ispira di più rispetto alla serie de L'amica geniale.

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    1. Ma davvero, Beth? Beh, molti fan della Ferrante hanno apprezzato maggiormente la serie de L'amica geniale. Personalmente, L'amore molesto è una lettura non semplice, ma profonda che in un modo o nell'altro lascia un solco profondo :)

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