Nella classifica
delle letture del mese di Aprile, alla fine di ogni mese, ci sarà certamente un
breve trafiletto riguardante l'unica opera scritta da Susanne Clarke. Si
evidenzierà una certa bravura e una certa meticolosità per il periodo storico
realizzato, un'acuta sensibilità e una grande capacità immaginativa. Il romanzo
però avrebbe potuto segnare il mio animo con una melodia tutta sua poiché intrisa
di una buona dose di immaginazione, ma scevra di quella tendenza di perdere completamente il
contatto con la realtà. Bensì solo in parte. Ciò non toglie che le straordinarie gesta di Mr Norrell
e Mr Strange sono state davvero interessanti da leggere e interpretare. E, soprattutto,
piuttosto interessante è stato il modo per come è stata scritta. A prestare
fede a quanto tempo, quante ricerche siano state realizzate per creare dal nulla
uno scenario storico piuttosto fedele e, per usare un eufemismo, perfetto, che
raramente si trova nei fantasy odierni.
Titolo: Jonathan Strange e il signor Norrell
Autore: Susanna Clarke
Casa editrice: Tea
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 887
Trama: All'inizio dell'Ottocento, della magia inglese rimangono quasi
solo leggende come quella di Re Corvo, il grande mago capace di fondere la sapienza
delle fate con la ragione umana. Ma dalle regioni del Nord un tempo visitate da
elfi e folletti appare il signor Norrell, capace di far parlare le statue della
cattedrale di York; la notizia sembra segnare il ritorno della magia in
Inghilterra, e Norrell si trasferisce a Londra per offrire i suoi servizi magici
al governo, impegnato nella guerra contro Napoleone. Ma una profezia parla di
due maghi che faranno rinascere la magia inglese. Uno dei maghi è Norrell. E l'altro
chi è?
La recensione:
Un dolore
troppo forte può portare alla follia quanto un eccesso di qualsiasi altro
sentimento.
Dopo
aver realizzato che il signor Norrell e Mr Strange si fossero allontanati dal
mio cerchio personale, per qualche istante dentro di me si verificò un processo
simile a una ridefinizione della coscienza. Terminato il volume, mi sentii
sola. Senza i miei amici maghi, impegnati ad interpretare qualche formula
magica, nella mia camera, immersa fra pile e pile di romanzi che attendono
ancora il momento perfetto per essere vissuti.
Il
sole lentamente svanisce dietro la collina, e tuttavia potei ancora sentire
quel senso di vuoto che sortiscono certe letture una volta terminate.
Quest'oggi, seduta alla scrivania, dinanzi al computer, rievoco Mr Norrell e il
signor Strange come se stessi ricordando amici di vecchia data. Sebbene quello
della Clarke non sia stata una lettura semplice, perfetta, emozionante,
appassionante, piuttosto lenta e sincopata il cui pregio si cela in un accurata
descrizione storica, un profondo e intenso amore per i libri e la lettura, elevati
e sofisticati edifici che raggruppano al suo interno gruppi di anime che hanno
accolto Mr Strange come colui che tutti aspettavano. Il Redentore.
Non
mi considero, già da qualche tempo, quel genere di lettrice che legge romanzi
fantasy con la stessa facilità cui li leggevo una volta. Se qualcosa scaturisce
il mio interesse, nutre e alimenta la mia fervida curiosità, spesso mi viene il
desiderio di leggere storie apparentemente normali, realistiche, tragiche e
drammatiche che tuttavia hanno una buona
componente magica. Con questo romanzo della Clarke o con qualche altro
romanzo non ha importanza. In questi casi mi importa soltanto di leggere una
bella storia. In compenso se ben scritta e piuttosto matura quando comincio non
riesco più a fermarmi. Era da qualche tempo che non leggevo qualcosa di così
potente, zeppo di magia e profanatismo come le vicende di Mr Norrelle e Mr
Strange. Che cosa mi ha indotto a leggerlo adesso? Francamente non ne ho idea.
Quello che so è che la mia coscienza si sentiva chiamata da qualcosa
proveniente da lontano, remoto, e aveva perseverato nell'idea di assumere nel
suo piccolo grembo queste piccole ma fantastiche avventure attraverso anni e
anni di scrittura contemplativa ma progressista.
Dal
momento in cui Strange e Norrell entrarono a far parte del mio piccolo mondo
ero diventata una parte del loro, anche se confidavo di farci parte
completamente, divenendo non più quella lettrice appassionata e sognatrice che
sogna ancora di vivere in un epoca diversa da quella attuale per il quale la
Clarke realizza un interessante quadro storico. Dipinge egregiamente una Londra
vittoriana fumosa e grigia, dalla cui voce si sarebbe sprigionata una melodia
che presto o tardi si sarebbe levata in cielo e mischiata alle nuvole. Poi,
sotto forma di lampi e saette, sarebbe atterrata sulla terra facendo della
storia di questi suoi figli di carta una caterva di eventi o situazioni
piuttosto importanti realizzati egregiamente. In un mondo muto in cui ogni cosa
sembra imprigionata in una bizzarra immobilità - le nuvole che si fermano nel
cielo, le colline si addormentano fra di loro -, Susanne Clarke ci dà
l'opportunità di comprendere come esso non sia effettivamente muto bensì in
attesa che qualcuno parli o comprenda la sua lingua.
Da
quando le vicende di Mr Norrell e il signor Strange divennero note, non c'è mai
stata occasione, nemmeno una, per le quali avessi nutrito un certo sentimento
che assomigliasse almeno un po' alla curiosità. Si trattava, forse, di qualcosa
che ha a che fare con il mio affidabile sesto senso. Mr Norrell e Mr Strange
erano due maghi potentissimi. Certo, un incantesimo oscuro e potente stava
mietendo vittime come buche accidentate in un sentiero pianeggiante. Eppure questo
romanzo non appartiene alla categoria di quei romanzi per cui io non vi
rinuncerei per nulla al mondo. Il giorno in cui finalmente mi recai in questo
mondo visionario, la Londra di Jack Squartatore e di Dickens era illuminata dal
livido chiarore della luna. Invasa da una folla variopinta e rumorosa che
andava alla deriva lungo i muri, in un silenzio e una piattezza greve, densa,
bassa, fra mille bisbigli e sussurri che circondarono la mia avanzata lenta.
Più che circondarmi influenzarono il
mio continuare a starci, nei cuori algidi di questi due bizzarri protagonisti,
in quanto la sua anima non perpetuerà come desideravo nel tempo ne eccheggierà
il nome e la suprema essenza di questi maghi. Troppe voci, parecchie
riflessioni e descrizioni storiche furono i motivi di un certo mio
allontanamento. Per essere un romanzo che parla di magia l'incontro della magia
e della storia è obbligatorio, ma entrambi gli argomenti dovevano essere
calibrati al punto giusto. Così come la bella Londra dipinta fra queste pagine,
doveva avere un suo modo di presentarsi, di farsi vedere al suo meglio. Doveva
essere quello specchio che riflette l'anima di chiunque, quella
rappresentazione unanime iniziata con acclamazione. E non ci sarebbe stato
bisogno di vedere altro, se non che l'autrice fa della magia e del progetto
alchemico di Mr Norrell il concentrato di tutto il romanzo. La sua efficienza,
il suo lento processo di crescita e amalgamazione, il suo disordine spirituale,
il suo essere più grande di quel che è già, fra l'inutilità e la miseria.
La
storia della Clarke è divenuta ricca di bellezza e degna nell'essere ricordata
nel momento in cui migliaia di immagini si affollarono con gioia, grazia e
tenerezza attorno alla cittadella della mia coscienza. Pulsazione di un cuore algido
che non aveva ancora emesso un proprio battito, ora accarezzata da un angelo e
pizzicato da un diavolo.
Il
tutto è stato una visione splendida sulla quale il reale si è alternato al fantastico.
Su una finestra che lascia intravedere attraverso pile e pile di libri pezzi di
magia, amanti curiose e avvenenti, strambe figure avvolti in enormi mantelli
che scompiglieranno ogni cosa. Nel suo insieme, linfa di una generazione di
uomini e donne lontani dal nostro cerchio che filtra incessantemente ammassandosi
goccia dopo goccia, secolo per secolo. In una fiumana di vizi, dispetti,
intrighi, segreti celati dal tempo e non ancora svelati in cui la magia di cui
ci parla l'autrice è parecchio diversa a quella di cui sono abituata, ma massima
di vita per tutti. Rifugio o medicazione dell'anima di uomini soli, danneggiati
e contriti. In una miscela disomogenea di uomini, donne, bestie, età, sesso,
confusione, sovrapposti in un unico tutto.
Valutazione
d'inchiostro: 4-
Ciao Gresi! L'ambientazione di questo libro sembra davvero meravigliosa e solo leggendo le tue parole sono riuscita a immergermi in questo fantastico mondo. Sto già sognando ad occhi aperti, sembra davvero una bella lettura!
RispondiEliminaGrazie, Maria! Si tratta di una lettura particolare, e a tratti sembra di leggere una Jane Austen su tutt'altro fronte :) se dovesse capitarti di leggerlo fammi sapere ;)
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