Sono trascorse alcune settimane
prima che mi approcciassi a un autore ungherese, acclamato da critica e
pubblico, come Sàndor Màrai. Terminato l'ultimo romanzo che mi aveva tenuto
compagnia per una manciata di ore, decisi di leggere Le braci accettando l'invito che un generale ungherese, onesto,
sensibile e galante mi aveva deliberatamente concesso. Tuttavia non mi illudevo
che dietro a questa offerta ci fosse molto più di quel che credevo. Una certa
concretezza, una certa passione, un certo sentimento, riversate in pagine che apparentemente
non possiedono niente di speciale ma in cui serpeggia la perpetua sensazione
che si nasconde qualcosa. Nelle ossa, nel sangue, nella carta, nel mistero del
tempo e della vita, qualcosa che non si può comunicare agli altri e non si può
tradurre in alcun modo: segreti che le parole non sono in grado di sostenere.
Titolo: Le braci
Autore: Sàndor Màrai
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 181
Trama: Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati
inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha
passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua
proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava
per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare:
" una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma
al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto
converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro,
nell'ombra, il fantasma di una donna.
La recensione:
<< Il
mondo non significa niente. I fatti importanti non si dimenticano mai. Di
questo mi sono reso conto più tardi, a mano a mano che mi avvicinavo alla
vecchiaia. Ma i fatti marginali non esistono, li rimuoviamo come i sogni.
>>
La
visibilità di questo romanzo è scarsa a causa dei segreti, dei misteri, dei
rumori sinistri che sprigionano queste pagine, ed io ho faticato ad aspettare
ed interpretare cosa effettivamente fosse successo fra le vecchie ma fatiscenti
mura di un meraviglioso castello, al suo enigmatico proprietario, contemplando
il tutto come se stessi guardando qualcosa per la prima volta. Le case basse
abitate da uomini di razza, un paesaggio triste, solitario e malinconico che
tuttavia traccia il cuore in un modo che non era mai successo prima. La
bellezza di una storia dolce ma appassionante si stava aprendo ai miei occhi,
ed io non ho potuto fare a meno di avvertire questo luogo come se fosse avvolto
in una patina zeppa di crudeltà e fatalità. Persino la scrittura, a questo proposito,
non è servita poi a molto: il giorno resta buio, e attraverso gli occhi di un
avvenente generale sono approdata in una patria alquanto estranea per me in cui
imperversava una sorta di battaglia silenziosa dove si cerca di interpretare
ogni cosa. Sebbene le parole abbiano divampato come un incendio, il mio cuore
si riempiva di una melodia tutta sua, volteggiando come se la vita fosse una
specie di cerimonia disperata, di festa tragica e solenne a conclusione della
quale l'autore avrebbe fatto squillare, a uno dei suoi tanti trombettieri, il
suo strumento, pur di annunciare la sua venuta a un lettore ancora stordito da
un così impressionante spettacolo.
Ammaliata
da un intreccio denso di metafore, giochi di parole, e una prosa semplice ma
poetica e a tratti filosofica, ho letto Le
braci interpretandone ogni suo terribile mistero. Ora che il tempo mi aveva
concesso questa splendida opportunità, un pomeriggio di metà aprile mi condusse
dritta dritta fra le braccia del suo autore. Soffermandomi non tanto sui gesti
che i personaggi avevano compiuto, piuttosto sulla loro essenza. Sulla loro
anima. E l'anima di Le braci è
racchiusa in uno splendido e fatiscente castello che, ergendosi sulla cima di
un monte, è un mondo a sé stante in cui si dissolvono intere generazioni di
donne e uomini vissuti in altri tempi. Reliquia di segreti, misteri che
racchiudono la memoria - la memoria di chi resta e di chi invece non esiste più
- che si annida nei recessi più occulti, come il tremito di una mano,
l'accellerazione di un battito improvviso, l'emozione dell'attimo in cui essa
esiste e precipita nella sua continuità.
Fra
le storie principali che trattano di segreti e amori lontani ma indomiti, c'è
stato qualcosa fra queste pagine che mi ha colpito al punto tale che, ultimata
la lettura, non riuscivo a pensare ad altro. Pare che l'autore, con questa
concezione del castello, indicasse quel luogo in cui tutto ciò che è caotico e
superfluo nella vita sia stato messo in ordine e sistemato. Non resta che
l'immobilità, il sentirsi vulnerabili. L'uomo, infatti, durante il corso della
sua esistenza, si prepara a vivere una condizione ineffabile, movimentata,
colmo di responsabilità, serietà in cui lo svago o il diletto stonano con la
natura artificiosa dei personaggi.
Pur
essendomi prodigata a risolvere l'arcano, la sua lettura ha dissolto ogni cosa,
abolendo per qualche istante le leggi della natura: nel momento in cui leggevo
non ero una semplice lettrice, ma un personaggio della medesima storia. Tutto
ciò che consideravo irrilevante, di poco conto, sepolto da tempo nel mio
piccolo cuore, finalmente aveva preso a vivere, come se Sàmor Màrai avesse
voluto donarmi il suo cuore e tutto ciò che ne derivò, emettendo impulsi la cui
forza ha una natura sconosciuta.
Alle domande
più importanti si finisce sempre per rispondere con l'intera esistenza. Non ha
importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali
argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della
propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con
tanta insistenza.
Per
me, che amo i romanzi in cui il sentimento amoroso è realizzato non per
stordire ma per toccare le passioni e i rimorsi degli uomini, facendo sorgere
le riflessioni più profonde del cuore umano e nelle coscienze il senso di una
vita più concreta, Le braci è
divenuto una vera e propria ossessione. Ha uno sguardo così tormentato,
profondo e supplichevole che non ho potuto staccare gli occhi dalla sua aura
lucente. Una storia dal profumo antico che rincorre una realtà alquanto simile
alla nostra in cui le cose hanno un loro ordine, procedono secondo un loro
meccanismo, dettato tuttavia dall'uomo come padrone e creatore. Nelle strade e
negli animi serpeggia un'atmosfera di benevolenza e cordialità, come se la pace
fra gli uomini fosse destinata a durare in eterno, ed il lettore, profondamente
colpito e scosso, se potesse abbandonerebbe di corsa il proprio ruolo per dare
una mano a questi due uomini.
Non
sono molte le storie cosi, penso. Se avessi saputo cosa celavano prima queste
pagine non avrei atteso così a lungo.
Un
comportamento forse incomprensibile per molti, ma che a me ha giovato per
lezione e reso Le braci quella storia
di cui serberò per sempre un ricordo speciale. Un perfetto sogno romantico, che
poi tanto romantico non sembra, personale, empatico e sensibile che rifiuta un
mondo in cui l'amicizia, il Fato prende il sopravvento, anche se forse il corso
del tempo non ci dà altra scelta. Una storia in cui ci si pone in una
condizione in cui si è disposti a sacrificare la propria vita e la propria
felicità per il prossimo, soprattutto per la persona amata, cercando di
cogliere quella voce interiore che ci dica cosa sia giusto e cosa sia
sbagliato, e il mondo comincia ad acquisire una certa importanza perché solo in
questo modo è possibile comprenderla appieno. Come se d'improvviso avesse
acquisito un senso, come se volesse dimostrarci che ogni cosa possiede un suo
significato, un significato però relativo esclusivamente all'individuo poiché
parte integrante del suo destino e delle sue azioni.
<< Gli
uomini contribuiscono al loro destino, a determinare certi eventi. Invocano il
loro destino, lo stringono a sé e non se ne separano più. Agiscono così pur
sapendo fin dall'inizio che il loro modo di agire porterà a risultati nefasti.
L'uomo e il suo destino si realizzano reciprocamente modellandosi l'uno
sull'altro. >>
Valutazione
d'inchiostro: 5
Sono molto contenta che ti sia piaciuto così taqnto perché io ho Le braci in libreria da un bel po' e devo ancora leggerlo. Dell'autore ho letto solo L'eredità di Eszter che mi era comunque piaciuto molto.
RispondiEliminaIo invece ho letto al momento solo questo, e devo dire che ne sono parecchio entusiasta. Penso proprio leggerò altro di questo autore :)
EliminaAssolutamente devo leggere questo libro, è da troppo tempo nella mia WL!
RispondiEliminaFammi sapere, Diletta! ;)
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