Vicende di questo tipo mi mettono sempre a disagio. I romanzi
dickensiani, in particolare, trasmettono sensazioni particolari a cui è
difficile abituarsi, forse talvolta troppo eccessive. Tempi difficili rientra e compare in un giorno per me importante,
quel giorno in cui ho spento ventisette candeline, e per qualche tempo ho
dimenticato cosa volesse dire tornare nella Londra buia e fuligginosa del
secolo. Il romanticismo, il sentimento, qui, fra queste pagine sono soppiantati
da un acuta e sana descrizione del paesaggio.
L’interesse da me manifesto spinse a portarmi avanti con una
lettura che mi ha incuriosito, sin dal primo momento, facendomi notare come,
una volta cominciata. difficilmente l’avrei abbandonata e salutata con un
sorriso stampato sulle labbra. Piuttosto un semplice abbozzo, una linea sulle
mie labbra, poichè involontariamente mi ha scaldato il cuore, mi ha riempito l’animo
di un sentimento misto a gioia, dolore che, da buona devota della prosa
dickensiana che sono, ho riconosciuto in queste pagine l’ennesimo ritratto
umano che perpetua infinitamente nella mente di chi legge per forza e spirito.
Titolo: Tempi difficili
Autore: Charles Dickens
Casa editrice: Newton & Compton
Prezzo: 4, 90 €
N° di pagine: 279
Trama: Romanzo più rappresentativo dei poderosi cambiamenti nel
modo di produrre e di lavorare che vanno sotto il nome di rivoluzione
industriale, esso pone al centro di uno sfaccettato intreccio narrativo la vita
di patimenti e di impotente ribellione di due operai, Stephen e Rachel non più
giovanissimi. La loro vita non-vita si consuma nella simbolica Coketown, una
città fittizzia dietro la quale occorre individuare però Preston, vicino
Manchester, colto in un momento storico – soci8ale determinato, quello dei
draammatici scioperi che vi ebbero luogo tra il 1853 e il 1854. Ma la
rivoluzione industriale, di cui l’inghilterra è protagonista e punta avanzata,
non si limita alle modalità di produzione: i suoi effetti investono il modo di
abitare e di divertirsi, di amare e di pensare, di educare e di organizzare e
articolare lo Stato.
La recensione:
In coscienza
dell’anima pare proprio un destino che io debba vivere sempre in mezzo alle
cose di cui non vedo mai la fine. E’ qualcosa di veramente straordinario, a
quanto sembra, non poterne vedere mai la fine!
Ho
indugiato nell’attesa che questo romanzo mi chiamasse. Desideravo percepirne il
richiamo, udirne l’eco soffocato; sapevo che qualsiasi mia intenzione di
cimentarmi in una nuova avventura dickensiana, conclusasi in una manciata di
giorni, avrebbe fatto il suo effetto. Un tempo nutrivo un timore quasi reverenziale nei suoi riguardi, ma nel giro di qualche anno ho finito per lasciarmi sedurre, come ha fatto in passato con molti altri lettori. Questa volta però c'era da fare i conti con un altro tipo di storia, un altra massima della letteratura vittoriana che si discosta di qualche metro dal sentimentalismo a cui sono abituata. Tempi difficili infatti spesso si è trascinato nel fango, nella crudeltà, nell'indecenza con poche frasi per riassumere ciò a cui Dickens tenne fede. Alle rivolte di massa, alle ingiustizie morali e fisiche, a manipoli di anime dannate, alla deriva, squarciate da piccoli fasci di luce che ne risaltano le tenebre.
La bella piena consapevolezza di leggere nell'immediato un romanzo carico di sofferenza, povertà aleggió fra le pareti della mia stanza quando, durante un fine settimana movimentato e intenso, non mi curai di far nient’altro che leggere. Leggere però mi ha suscitato una certa tristezza, un certo rammarico nell'aver intuito come tali vicende avessero colpito il punto più debole dell'esperienza dell'autore. Qualunque forma di gioia o contentezza mi sembrava, a quel punto, così brutta, simile a un immensa ferita nel cielo sanguinante.
Come un relitto dimenticato persino da qualunque manifestazione divina, Tempi difficili è stata quel genere di lettura che si è rivoltata completamente nel fango. Individuare una sola figura, in questo teatrino di scempiagini e sudiciume, non è stato per niente facile poiché il disagio, la povertà sia economica che d'animo prevale su ogni cosa. Dickens a questo proposito abbandona i panni di narratore onnisciente evidenziando piuttosto una certa importanza sulla simbologia delle ambientazioni, gli stati d'animo. Una luce intensa negli occhi è ciò che si brama, come se si aspettasse un miracolo, e quando ascoltai questa storia non avevo completamente idea a cosa sarei andata incontro. A disposizione non avevo nient'altro che il ritratto di un epoca che non è più la nostra, ma i cui temi, attualissimi e moderni, trascendono nella capacità intransigente di abbattere il Male. Una confusione totale dei sensi.
La scissione fra il principio di innocenza e bontà, la solennità e la crudeltà con cui sono trascritti certi eventi, gettano una spettrale aria di malinconia a una delle tante opere che sono radicate nel tempio letterario di Dickens. Quello di Tempi di difficili, a questo proposito, è un tributo oltreggiante e dannoso che rende quasi giustificati a rinfacciare a denti stretti il male subito. Il mondo descritto è parte di un globo in cui gli individui si lasciano andare allo scorrere inesorabile del tempo, ma che accoglie nel suo grembo gruppi di anime pure ma dilaniate che devono adattarsi, accettare quel poco che la vita gli riserva.
La bella piena consapevolezza di leggere nell'immediato un romanzo carico di sofferenza, povertà aleggió fra le pareti della mia stanza quando, durante un fine settimana movimentato e intenso, non mi curai di far nient’altro che leggere. Leggere però mi ha suscitato una certa tristezza, un certo rammarico nell'aver intuito come tali vicende avessero colpito il punto più debole dell'esperienza dell'autore. Qualunque forma di gioia o contentezza mi sembrava, a quel punto, così brutta, simile a un immensa ferita nel cielo sanguinante.
Come un relitto dimenticato persino da qualunque manifestazione divina, Tempi difficili è stata quel genere di lettura che si è rivoltata completamente nel fango. Individuare una sola figura, in questo teatrino di scempiagini e sudiciume, non è stato per niente facile poiché il disagio, la povertà sia economica che d'animo prevale su ogni cosa. Dickens a questo proposito abbandona i panni di narratore onnisciente evidenziando piuttosto una certa importanza sulla simbologia delle ambientazioni, gli stati d'animo. Una luce intensa negli occhi è ciò che si brama, come se si aspettasse un miracolo, e quando ascoltai questa storia non avevo completamente idea a cosa sarei andata incontro. A disposizione non avevo nient'altro che il ritratto di un epoca che non è più la nostra, ma i cui temi, attualissimi e moderni, trascendono nella capacità intransigente di abbattere il Male. Una confusione totale dei sensi.
La scissione fra il principio di innocenza e bontà, la solennità e la crudeltà con cui sono trascritti certi eventi, gettano una spettrale aria di malinconia a una delle tante opere che sono radicate nel tempio letterario di Dickens. Quello di Tempi di difficili, a questo proposito, è un tributo oltreggiante e dannoso che rende quasi giustificati a rinfacciare a denti stretti il male subito. Il mondo descritto è parte di un globo in cui gli individui si lasciano andare allo scorrere inesorabile del tempo, ma che accoglie nel suo grembo gruppi di anime pure ma dilaniate che devono adattarsi, accettare quel poco che la vita gli riserva.
Mettersi d’accordo
che il giusto sta sempre e soltanto da una parte, e che il torto sta sempre e
soltanto dall’altro, è contro natura e non serve a niente, non servirà mai a
niente, non serve a niente neanche far finta di niente.
Valutazione d’inchiostro: 4 +
Valutazione d’inchiostro: 4 +
L'ho studiato per l'esame di Letteratura inglese, cinque anni fa, ma non ho mai avuto il piacere di leggerlo per intero. Spero di rispolverarlo, un giorno, non stento a credere che sia bellissimo. :)
RispondiEliminaAbbastanza! Bello ma impegnativo 😊😊
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