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mercoledì, dicembre 18, 2019

Gocce d'inchiostro: Incubo - Wulf Dorn

Ogni romanzo ha il suo tempo, e come ogni cosa della vita c’è un momento per abbracciare certi autori o rifuggire dal loro abbraccio; il momento di abbracciare, anzi riabbracciare Wulf Dorn avvenne adesso. Sul finire dell’anno, con sentimenti misti a vergogna e timidezza che hanno confermato la mia stoltezza, la mia inettitudine ad averne procrastinato la lettura.
Fu così che Incubo, con la sua bellissima copertina che dice tutto o niente, si accostò a me, si abbandonò al mio occhio clinico e si fece leggere. Questa volta, scuotendomi forsennatamente, repentinamente, come tanti anni fa successe con La psichiatra, tornando per l’ennesima volta ad avere il cuore palpitante che sembrava scuotesse tutta la mia persona.
Questa storia, quantunque sia stata la sua modalità di lettura, fu il modo migliore per sancire e sigillare lo stretto legame che si era instaurato fra me e l’autore, prosperoso come le innumerevoli parole che danzarono sulla carta, le sensazioni o emozioni che attanagliarono il mio cuore in una stretta ferrea, groviglio di sangue e nervi.
Col carico di creature dall’anima inquieta, Incubo mi ha lasciata davvero senza parole. E da sopra il pallido riflesso di una matassa di eventi che scorrono come il flusso normale e inesorabile del tempo, mi sono sentita eccitata, unanime a condividere ciò che visse disgraziatamente il piccolo Simon, che avevo snobbato per tutto questo tempo.
Titolo: Incubo
Autore: Wulf Dorn
Casa editrice: Tea
Prezzo: 5 €
N° di pagine: 361
Trama: Simon è un ragazzo difficile, rinchiuso da sempre nel suo mondo. La sua vita precipita in un incubo dopo la morte dei genitori in un terribile incidente d’auto, dal quale Simon esce miracolosamente illeso ma, da allora, soffre di fobie, allucinazioni, sogni che lo tormentano ogni notte. Costretto a trasferirsi dalla zia Tilla dopo un periodo di riabilitazione in ospedale, passa le sue giornate esplorando la campagna sulla bicicletta del fratello Michael. Nella zona sembra aggirarsi un mostro: una ragazza è scomparsa, e una notte si perdono le tracce anche di Melina, la fidanzata di Michael, il quale diventa l’indiziato principale. Insieme a Caro, una ragazza solitaria che ha conosciuto nella sua nuova scuola, Simon affronta le proprie paure più nascoste e va a caccia del lupo che miete le sue vittime nel bosco di Fahlenberg. Ma niente è come sembra.


La recensione:
Naturalmente sarei stata contenta nell’apprendere che Incubo discendeva dalla stirpe nel quale sono state concepite gli altri suoi fratelli di carta e da schiere sofferenti, limbi lunghi e tormentati, muti e dimenticati da chiunque, e non da un misero cerchio di persone, resi potenti, inviolabili a spese altrui. Per l’affetto che provo per questo autore non ho tuttavia tenuto fede a questo sentimento procrastinando la lettura di Incubo per tutto questo tempo, facendomi sentire davvero stolta.
Riconosco ancora una volta come le vicende, anche le più banali, sfiorassero appena il temperamento elastico di Wulf Dorn: l’autore ritrae la vita esattamente per come la vede, in cui l’individuo non ha alcuna via di scampo se non quella di affrontare o combattere i propri demoni interiori. Ma tutto sommato non è una brutta filosofia; brusca, fatalista, ma veritiera, qualunque fossero le ragioni. La psiche umana a questo proposito sembra l’unico meraviglioso palazzo da esplorare, da tenere in vita mediante la sopravvivenza individuale; e di lotta per la sopravvivenza ce ne sarebbe stata. E così ha rafforzato ciò che col tempo sono divenuti ritratti umani terribilmente profondi e irruenti, che disvelano qualunque sprazzo della vita umana, donandogli così anche la minima parvenza umana, controllando azioni, scandagliando la psiche come unica e sola risorsa.
Vi è ben poco da narrare di diverso o stolto nelle pagine di Incubo. In una sublime realtà distorta, seppure fedele a quella circostante, sapevo che vi avrei scorto uno squarcio di crudeltà o minaccia che ha tratteggiato il viso di ogni figura, le loro mosse, le loro parvenze, dalle intelligenze profonde e spiccate. La paura, l’orrido, lo spavento si mescolano alla dignità, ai sentimenti, ai legami famigliari, che in un modo o nell’altro mi fanno sempre battere il cuore, cogliendo grandi e insondabili aspetti tipiche della letteratura in genere, quasi contemplassero qualcosa di immortale.
Non si conosce fino in fondo la mente umana, né quanto l’uomo sia disposto a spingersi nel valicare luoghi o confini insondabili. Non avevo mai saputo, prima di conoscere Wulf Dorn, quanto fossi impreparata sull’argomento. Ero ben lontana dal sapere che bisogna avere una certa conoscenza o preparazione per dare vita o forma a qualcosa di estremamente veritiero e complesso. Più vicina a ciò che si agitano nel cuore umano che ai meccanismi intellettuali, complicate emozioni che proteggo gelosamente come scrigni segreti.
Fragili esperienze così sfortunate mi abbandonarono ad nutrire una stima profonda per il piccolo Simon. Ad essere precisa mi attrò in generale questa condizione di distaccamento dalla massa, la sua condizione di diverso che ai miei occhi l’hanno reso speciale, ripugnante per molti ma non per me che ho visto e interpretato il tutto come una specie di spontaneo artificio. Così, durante due pomeriggi di questo mese di dicembre, vagai fra stanze bianche e luminose, corridoi lunghi e sinistri, che non condussero mai nell’unico luogo in cui tutto avrebbe avuto una sua dimostrazione.
Così come gli altri, anche Incubo si dimostra bello, memorabile e attraente. Con tanta tanta tensione, molta ansia, tanti pensieri dalle svariate tonalità o sfumature che ossessionano il palazzo vasto e oscuro della mente umana, quando meno ce lo aspettiamo. Formatosi lentamente, ha avuto poi una sua importanza, e avanzando nella lettura l’ombra della paura, dell’odio, aumentava sensibilmente mentre il protagonista, divenuto un tutt’uno con il lettore, si abbandonava ai vaneggiamenti di un povero e triste ragazzo.
Buio, silenzio, attorno a me, orripilanti omicidi, scomparse, segreti sconcertanti su cui i minori si muovono in equilibrio precario…. Cosa mi ha attratto maggiormente fra le sue pagine? Certamente il disegno di un opera scritta minuziosamente, diabolicamente, che è destinata a progredire. Perché ogni opera scritta si impossessa della coscienza umana: l’uomo vaga lungo una strada di cui non conosce ne l’inizio ne la fine, ma solo così imparerà dai suoi errori. E da qui, per l’appunto, deriva il mio fascino, la mia ammirazione nei suoi riguardi. che mi intrappolarono in una morsa, in qualcosa che oscilla fra il reale e il possibile che non ci darà un attimo di scampo.

Valutazione d’inchiostro: 4+

6 commenti:

  1. Autore che devo rileggere.
    L'ultimo Carrisi, che recensirò domani, me lo ha ricordato.

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    1. Ricordo quando ne parlasti, tanto tempo fa.. Presto infatti leggerò Presenza oscura ☺️☺️

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  2. Ciao Gresi, non ho mai letto nulla di quest'autore, ma uno dei miei buoni propositi del 2020 sarà quello di leggere almeno un suo romanzo!

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    1. Te lo consiglio caldamente, Ariel! E di partire da La psichiatra ☺️☺️

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  3. Sembra interessante, grazie per la recensione

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