Mi considero una persona paziente e ho sempre pensato che ogni
romanzo abbia bisogno del proprio tempo per raccontarsi. Non bisogna
affrettarsi ed immergermi fra le sue pagine con la velocità di un maratoneta
che ha come obiettivo quello di raggiungere il traguardo, né ostentarlo con
trionfo e orgoglio. Bisogna leggere per imparare, apprendere, e se motivati da
una buona dose di curiosità, costanza e perseveranza, quel libro in particolare
ben presto diverrà un caro amico. Una persona in carne e ossa a cui si volge
attenzione, tempo, amore per qualche giorno. Nel mio ultimo caso, tale
situazione è avvenuta con Underground, che ha stanziato sullo scaffale da
inizio anno. Ed io, che amo Murakami, ho letto tutti i suoi romanzi, ho affidato
il mio tempo - pomeriggi miti e solitari – nelle mani di questo
straordinario scrittore, con un pizzico di vergogna ammetto per averlo letto
solo adesso. Un residuo della mia coscienza mi induceva a volgere i miei
interessi su altro; avevo l’impressione che, nel momento in cui mi ci sarei
approcciata, non l’avrei apprezzato come si deve. Però una cosa resta e resterà
intatta: il mio amore incommensurabile per la prosa murakamiana, e per questo
la mia seconda lettura di novembre mi vide recarmi nella Tokyo fumosa, surreale e
onirica che mi piace tanto facendo il possibile per ricucire lo strappo della
nostra distanza che si è aperta in questi mesi, perché nel momento in cui
Murakami prende in mano una penna il mondo acquisisce un senso, colore, magia,
cantuccio personale in cui ho amato e amo rifugiarmi.
Titolo: Undeground. Racconto a più voci dell’attentato alla
metropolitana di Tokyo
Autore: Murakami Haruki
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 507
Trama: Il 20 marzo 1995 in quattro treni della metropolitana di
Tokyo viene sparso veleno liquido da una setta religiosa, causando dodici morti
e migliaia di intossicati. Questo libro è una ricostruzione degli eventi per
mezzo delle testimonianze delle persone coinvolte, ma è anche un viaggio nella
coscienza collettiva dei giapponesi.
La recensione:
<< Proprio
quando stai cercando di dimenticare, ti tornerà in mente tutto .. “
Se non si ama particolarmente
un autore non credo si potrebbe apprezzare persino romanzi << fuori tema
>> per i suoi standard, lavorando assiduamente e a lungo per un progetto
che lo avrebbe allontanato – anche se per poco – dalle luci della ribalta. La maggior
parte dei casi, per quanto riguarda la mia personalissima esperienza, con
autori che amo particolarmente, accade esattamente questo: per un primo momento
non accetto ciò che mi è stato donato ma solo dopo mi rendo conto dello sforzo
che si sia compiuto per trovare una << scorciatoia >>. Magari,
adesso che ho acquisito una certa esperienza, approvo ciò con una
consapevolezza diversa dai primi tempi, nonostante il bruciore della delusione
brucia ancora sulle mie fragili membra. Tra l’altro fare di tutta l’erba un
fascio non mi è mai piaciuto, il solo pensiero mi indispone particolarmente
dove si consolidano quelle che non sono altro i miei propositi letterari. Basta
vedere i romanzi che leggo, le pile gigantesche che adornano il mio comodino,
finchè qualcosa o qualcuno non si muova dentro di me. Io stesso amo viverci,
non c’è nient’altro al mondo che più desidero. È una specie di droga… cosa
posso farci?
Sul finire del mese di ottobre, nel pieno delle feste halloweniane, con letture
a tema già enunciate, Underground si stanziò nel mio cerchio
personale mettendo a tacere qualunque remora o dubbio di approcciarmi a questa
lettura, che gestisco l’arte dello sconosciuto, l’inesplorato con coraggio e
perseveranza. Certi tipi di arte riguardano le mia attività svolte nel mondo
letterario, e, recentemente, in una Tokyo stretta, oscura che come un
sotterraneo interseca le vite di svariati personaggi, anzi, le loro
testimonianze dirette, mediante il quale Murakami adoperò per comprendere la
realtà circostante. Il peso della realtà gravava sulle loro coscienze come un
fardello troppo pesante, ma come un ragno ha inghiottito ogni parola, ogni
sminuezza. Queste indagini, proiettate e modellate poi in romanzo, assunsero
una forma nel momento in cui Murakami rispose all’eco di quegli antichi idiomi
giapponesi che si credevano perduti. Da amante della prosa murakamiana avrei
preferito leggere tutt’altra cosa, affezionarmi persino ad un unico
personaggio, ma Underground non si è mai presentato come un
romanzo bensì come un’inchiesta semplice e poco pretenziosa sciorinate mediante
personali testimonianze indotte sul campo. Persone che hanno assistito in prima
persona all’attentato della città di Tokyo, negli anni ’80, e alla diffusione
di un virus mortale che simultaneamente coincide con il periodo che stiamo
disgraziatamente vivendo.
Nella piccola cittadina della mia coscienza capitano momenti in cui vorrei
maledirmi. La pazienza, però, è sempre stata uno dei miei pregi e sebbene metta
in discussione ogni cosa, persino la mia anima, vado a far frotte in luoghi o
posti che non erano per nulla sconosciuti, lasciando semipieno un corpo minuto
ma formoso, in cui ispezionare certi tipi di paesaggi diventa un’occasione
molto piacevole. Un uomo di media statura, giapponese ma estremamente
fantasioso e straordinario, proiettò la sua ombra fumosa sulla soglia di una
porta che si è aperta nell’immediato, quando bussò al mio cantuccio personale,
intrappolandomi in nient’altro che fogli invisibili e virtuali. Finestre
sull’anima di chi legge. Mediante la scrittura, però, compose acute e profonde
riflessioni sul ruolo che esercita la realtà circostante sull’individuo, sulla
creatività di interpretare un evento storico di quasi quarant’anni fa. Un
traduttore, un saggista, un narratore, un corridore, già celebrato per la
potenza della sua fantasia – calorosamente accolto dalla sottoscritta – e che,
nel corso degli anni, divenne modello d’ispirazione.
Nei lontani anni 80, un virus letale decimò la popolazione giapponese.
Tranquilla, quasi sciatta, soggetti qualunque che conducevano una vita
banalissima, invasi da un evento catastrofico che si avvicendò nella
testa dell’autore come derivati dal nulla, con il proposito di concepire un
romanzo/ indagine che promulgasse un unico obiettivo: dissipare l’odio e la
rabbia che attanagliano l’anima dei più forti sui più deboli che ha la forma
distorta di un incubo ma che mette in luce le contraddizioni e le crudeltà
insite nella società giapponese.
Non come una delle migliori letture murakamiane, ma un opera interessantissima,
ambiziosa, concreta e di forte impatto indotta a specchiarsi continuamente
nella visione di un periodo storico che ha il temperamento nefasto di dilaniare
chiunque. Ci si affanna a sforzarsi a comprendere chi e cosa ci circonda, a mettere
in contatto ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, allegoria della stessa
esistenza. Una riflessione sulla crudeltà, sull’egoismo, sui sentimenti, il
ritratto di una società colma di straordinarie nefandezze, che sono stati
sottoposti a maltrattamenti vari, che per quanto di per se la cosa è alquanto
orribile, alimentata dalla diffusione di un virus mortale.
Considerato dallo stesso Murakami come una sorta di inchiesta sul campo,
riflessioni personali di chi visse in prima persona questo terribile evento, Underground è
un romanzo da leggere che potrebbe apparire noioso ma che è un’indagine fedele
e approfondita di ciò che effettivamente siamo. Essere senzienti, finiti in un
mondo infinito che altro non è che una rapida assimilazione sul processo creativo
ma anche spirituale dell’autore, una mera constatazione che non tutti riescono
ad impersonare i panni degli altri. A far trapelare anche un mero squarcio di
comprensione, sensibilità che come nuvole che vagano nel cielo arrivano e se ne
vanno come semplici ospiti di passaggio.
Non un romanzo che ci rivela, nei minimi dettagli, i segreti di un popolo
dimezzato da una pandemia, ma, dà alla storia spazio e tempo. Scompone le parti
della vita di ognuno come elementi ordinati di una libreria, sorprende per la
sua natura estremamente metodica, ordinata, peculiare, agli antipodi dello
stereotipo dell’artista surreale e tendenzialmente ripetitivo, che lascia con
la generale tristezza che forse quello che abbiamo letto non è poi così
distante dalla realtà circostante.
Valutazione d’inchiostro:
4
Non conosco e mi mette un po ansia sto libro; grazie per l'ottima recensione comunque
RispondiEliminaGrazie a te :)
EliminaDi Murakami ho letto soltanto Norwegian Wood, e mi piacerebbe conoscerlo meglio. Magari ci sono libri, però, più rappresentativi di questo :)
RispondiEliminaEsatto. Questo è più che altro un inchiesta/ indagine su un importantissimo momento visse Tokyo, nei primi anni 80. Ma il mio consiglio, per leggere Murakami, è di partire o continuare con altro :)
EliminaBoa tarde Gresi. Parabéns pelo seu excelente trabalho.
RispondiEliminaGracias :)
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