Pages

martedì, dicembre 22, 2020

Gocce d'inchiostro: Nona Grey. La trilogia - Mark Lawrence

Non seppi mai bene come accadde, se fu la stessa Nona, protagonista indiscussa di questo romanzo a chiamarmi, o se accadde tutto nel momento in cui la mia anima e la sua coincisero, nel più breve sfrigolio delle pagine e il profumo della carta appena stampata, l’inchiostro rovesciato, un sibilio seguito da un frastuono assordante, un frastuono seguito da un sibilo, o un sibilo o un frastuono insieme, ma comunque successe in tutta fretta, e dopo qualche settimana ero ancora intrappolata fra le sue pagine. Ebbene si, perché rimasi bloccata bonariamente per quasi tre settimane, e lì sono rimasta finchè non sono giunta all’epilogo. Di forte impatto, smanioso, febbricitante, fra il silenzio delle mie riflessioni con nient’altro che analizzare pensieri che nella mia testa hanno avuto un particolare senso e sperare che la magia che circondò ogni cosa svanisse.
La trilogia di Nona Gray è un ciclo di romanzi davvero straordinari, un viaggio che mi ha condotta alla serenità verso stati d’animi che scovano una certa parvenza di tranquillità, solitudine, concetrazione, nonostante l’aura in cui è immerso, che tuttavia placa le paure, lascia da parte qualunque sofferenza. Perché esso, assieme a una buona dose di parsimonia, serenità spirituale scova qualcosa che ha un chè di sacro e inimmaginifico che si ripete continuamente. Una reliquia sacra che terrà intatto ogni cosa, persino l’irrimediabile lotta alla sopravvivenza.

Titolo: Nona Grey. La trilogia

Autore: Mark Lawrence

Casa editrice: Oscar Vault

Prezzo: 30 €

N° di pagine: 1581

Trama: Nel convento della Dolce Misericordia si allevano fanciulle per trasformarle in devote quanto pericolose assassine. Ci vogliono dieci anni di formazione, ma sono poche le ragazze dotate di vero talento per la morte, quelle nelle cui vene scorre il sangue delle antiche tribù di Abeth. Compito delle monache è scoprire e affinare queste doti innate, insegnando le tecniche della lotta con e senza armi dello spionaggio, l’uso dei veleni e infine la tessitura delle ombre. Ma neppure le sorelle più anziane sono in grado di comprendere fino in fondo la potenza del dono di Nona Grey, una bimba di otto anni che giunge al convento con l’accusa di aver compiuto un omicidio. Qui crescerà, ma non sarà facile per lei scegliere quale cammino seguire: indosserà la tonaca nera delle Spose dell’Antenato, per abbracciare una vita di preghiera e servizio? Vestirà il rosso delle Suore Marziali, esperte nel combattimento, o il grigio delle Suore di Discrezione, imbattibili nelle arti della segretezza? O il suo colore sarà il blu delle Suore Mistiche, capaci di percorrere il Sentiero? Quale che sia il suo destino, dovrà lottare aspramente per conquistarlo.

 

La recensione:

 

<< Le parole non sono che passi lungo  un sentiero: l’essenziale è giungere alla meta. Puoi seguire tutta le regole che vuoi, ma arriverai prima se scegli la via più sicura. >>

 

Era una cosa seria. Non una lettura da vivere e poi accantonare, da scordare al mattino – ma l’inizio di qualcosa, il primo passo di tre che sarebbero seguiti. Non mi importava la durata temporale che avrei speso fra le sue pagine, non mi importava se qualcuno avrebbe storto il naso. Per quanto inusuale per i miei canoni fosse aver speso così tanto tempo fra le pagine di un epica fantasy la cui anima è pregna di sacrificio, drammaticità, la ragione non potè intervenire perché la curiosità che subentrò dopo aver valicato le porte del prologo mi invase con prepotenza ed impetuosità. Quindi in regola e assolutamente intoccabile. Se chi mi legge si fosse sorbito una recensione lunga tre pagine, voleva dire che i lettori che mi seguono mi leggono per davvero.

Non era solo la sua anima, come esso fu caratterizzato, anche se la sua anima è piuttosto tormentata, turbolenta, proiettata lungo il tetro limbo dell’eternità affinchè raggiungesse anche il minimo battito del mio cuore. Gli echi di ciò che non c’è mai stato e non potrà mai esserci, attraversando ogni momento come qualcosa che ci appartiene, avvolto nel più dei fragorosi silenzi nonostante il preludio di una guerra sanguinosa e cruenta, era ridotto al semplice guizzo delle spade, al clangore del ferro. La giovane Nona era affamata di vita, assetata di vendetta, desiderosa di vendetta, animata da un forte sentimento di tranquillità, quiete spirituale motivata da una muta alleanza fra tutto ciò che è Buono e Cattivo. Nona, a dispetto delle novizie che l’hanno allevata, si trincerò dietro al silenzio del rigetto, del dolore che funsero a specchio dove scorgere un rimasuglio della sua anima, così solida e inarrestabile. Posseduta da una sorta di forza superiore che induce a seguire e perseguire svariati concetti di fede, animata da una solida volontà in cui la fede è quel moto perpetuo che avrebbe sistemato ogni cosa. Comprendere svariati preconcetti, la loro origine, camuffati da perdite e perdite, sorda ai dogmi della sua condizione laddove molte avrebbero rinunciato. Eppure senza la fede non avrebbe avuto alcun scopo di vita, non potremmo valutare chi siamo, prigionieri del bisogno di avvinghiarsi e intrecciare le braccia in un alleanza che avrebbe messo in vibrazione fili invisibili, le sorti di scontri che non hanno un loro inizio né un loro perché, fazioni che decretano ciò che siamo avendo però diritto al libero arbitrio. Il tutto descritto con una certa furia, una certa impetuosità in cui combattere è l’unico elemento inalienabile che possa salvaguardare la nostra identità. Scovando qualcosa di sacro e degno di sacrificio, affondando le sue radici nel Mito e nella Storia.

Messa dinanzi a una nuova forma di femminilità che all’inizio è stata strana ed elettrizzante. Una delle tante cose, ma non la meno importante. Il legame indissolubile con le proprie origini. Leggende, forme d’espressione che tastano corpi umani, corpi che cozzano l’uno contro l’altro, che ti scrutano da dentro e fuori, non potendo considerlarli nemmeno vagamente in base a qualunque dogma religioso, troppo sentito e leale per essere fasullo, piuttosto semplice, drammatico, avventuroso che agisce su diverse razze, su diversi fronti, elimando con un tratto di penna chi non fosse adatto alla sopravvivenza.

Una spigolosa ma avvincente avventura inglese con tantissimi spunti di riflessione, che ho giudicato diversamente, ha perforato la mia anima senza mai fingere un sentimento che non c’era, e il fascino di una ragazza che avrebbe potuto essere chiunque che fece della sua vita una lotta perpetua alla sopravvivenza. Riscatto personale al passato, il presente e il futuro che mi ha aiutato a comprendere come l’’individuo, se motivato da qualcosa di forte e sofisticato, può risorgere dai pozzi più oscuri. Violati, decimati trascorsi fra una lezione e un’altra, una battaglia e un’altra, sorretta da elementi in cui la Chiesa, il Clero, dovrebbero spingerci verso luoghi che ci inducono a trovare la giusta strada, reindirizzarci verso nuove prospettive, non negando alcun tipo di bellezza e devozione. Strappati dalla quiete del giorno, accampagnata dalla voce sonante dell’autore.

La trilogia di Nora Grey è un epic fantasu che possiede del potenziale, del prestigio, vita quotidiana con la possibilità di mettersi in gioco, combattendo e salvaguardandosi, di stare insieme in un’unica flotta in cui la memoria dei cari perduti, di un passato quasi inesistente doveva essere ripristinato. Ricordi famigliari che si sono fusi con le radici del passato, purchè il viaggio o la missione intrapresa avesse bisogno di più spazio di quel che sembra, che la realtà circostante e soffocante hanno reso Nora e i suoi compatrioti allergica a qualunque forma di sottomissione e pressione emotiva, e che se avrebbe preteso molto più di quel che si era prefissata, più di quel che era disposta a dare, prima o poi sarebbe accaduto qualcosa.

Un complicato caleidoscopio di situazioni o eventi che richiamano certe tradizioni della cultura sacra e profana, e che evidenziano quanto sia importante il passato in tutto ciò. Forse fin troppo agguerrita, a tal punto di renderla più di un semplice personaggio di carta e inchiostro, ma esecutrice di un certo potere che le avrebbe concesso quella libertà, quella pace tanto sperata quanto agognata. L’idea di delineare i limiti della vendetta e che la protagonista oltrepasserà, un paese che si appresta ad infuriare presso un destino cruento e sadico, e che perpetua negli anni, ha un chè di straordinario. Sensazionale e sconvolgente non tanto per il tema in sé, quanto per Nora. Eroina in gonnella che spicca in mezzo a un marasma di miseria, povertà e lerciume perché timorosa di essere solo un tramite e non quella combattente gloriosa e forte. Lei che, ritratta in ogni forma e sfaccettatura, è la proiezione personale di un frammento di storia perduto e poi ritrovato, intimamente connessa al mondo materiale grazie all’istruzione, l’apprendimento il cui spirito forte e potente prevalerà contro ogni avversità e impossibilità di vivere in pace.
Muterà la trama dell’universo lacerando e aprendo un grosso buco nel tessuto della realtà – rispondendo a una forma distorta di sopravvivenza in cui protagonista assoluta è la vendetta. Vendetta perché si rincorre qualcosa di tradizionale che confluisce in continui scontri bellici, vendetta perché appartenenti a una geriarchia in cui la forza, la distruzione, la creazione, l’amore e l’odio si contrappongono e completano verità fondamentali. Nora Grey è stato quel compagno perfetto, quell’espediente con cui ho trascorso ammaliata interi pomeriggi, con laude pause durante i pasti e i turni lavorativi. Affondando in un pozzo di crudele insoddisfazione, e nei parecchi secondi di nebbia che si distacca dal mondo odierno scoprendomi emozionata, sconcertata più del previsto. Bello e piuttosto significativo. L’opposto puro dei gusti personali di una lettrice avida di narrativa americana.
Un fantasy epico per adulti costruito mediante aspetti che esplicano un unico assetto: vincere contro chi ci ha sempre maltrattato. Evidenzia come, mediante una sequela di errori, pregiudizi, meschinità, l’individuo è soggetto a scontri che lo rendono violento e assetato di potere. Dettata da forze superiori che nemmeno lei riconosce, in mezzo a carcasse di guerrieri morti in battaglia, innumerevoli dettagli che richiamano la tradizione medievale scritti in maniera alquanto realistica e attenta che hanno un’importanza simbolica e non metaforica.
Ho così vissuto una storia che irrimediabilmente si è impressa nella mia memoria. Una lettura che mi ha donato la sensazione di essere avvolta in un atmosfera soffocante ma non densa, dove predomina il desiderio di sopraffare il prossimo, la vendetta, la lealtà, lo sconforto, nel guizzo di una storia che ha emesso uno splendido canto.

Valutazione d’inchiostro: 4

Nessun commento:

Posta un commento