Titolo: Il delta di Venere
Autore: Anaïs Nin
Prezzo: 12, 00 €
Casa editrice: Bompiani
Trama: Un misterioso collezionista di libri nel 1940 offrì a Henry Miller cento dollari al mese per scrivere dei racconti erotici. Miller cominciò entusiasta, ma si stancò presto e passò l'incarico all'amica Anais Nin che aveva bisogno di soldi. "Cominciai a scrivere ironicamente, divenendo così improbabile, bizzarra ed esagerata che pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità" ricorda Anais Nin. "Passavo giorni in biblioteca a studiare il Kama Sutra, ascoltavo le avventure più spinte degli amici.. Tutte le mattine, dopo colazione, mi sedevo a scrivere la mia dose di pornografia..." Solo ogni tanto riceveva una telefonata dal mandante. Una voce diceva: "Va bene. Ma lasci perdere la poesia e le descrizioni di tutto quello che non è sesso. Si concentri sul sesso." Nacquero così questi racconti erotici che si possono meritatamente annoverare tra le opere della letteratura erotica di maggior successo.
La recensione:
Mi sento un po' come la luna, che
si impossessò per un momento di te, e poi ti restituì la tua anima. Non
dovresti amarmi. Non bisognerebbe amare la luna. Se mi vieni troppo vicino, ti farò
male".
Le parole adoperate dalla Nin, messe di
traverso nella corrente di un fiume, incastrate e composte perfettamente, è uno
di quei mezzi in cui un viaggiatore lasciato solo nell'immensità del cosmo che
non ha ancora fatto la sua conoscenza può essere preso alla sprovvista e
provare uno strano desiderio.
Se poi uno ci prova viaggiando a bordo di
un treno che conduce al Paradiso, nonostante talvolta si impantana in stazioni
tetre e fosche, può credere alla sua meravigliosa magia: le parole che
silenziosamente entrano nella carne e che, sparse in mezzo a ombre che si
tengono per mano, alla luce tremula di una lampadina, pendono dalla braccia e
indugiano sul nostro cuore. Estirpano la poesia, in quanto scrivere di sesso
diviene una strada verso la santità invece che verso la dissolutezza. Fissando
un punto, e non capirci più niente.
Una voluttà inspiegabile che percuote
tutto il corpo. Forse essere innamorati e fare sesso, nel mondo della Nin, erano
due cose in relazione fra di loro! Può credere di aver sbagliato secolo o
pianeta; può pensare di essere affetto da una strana malattia che avrebbe
cominciato a manifestarsi dopo o in una riproduzione pittorica raffigurante
uomini e donne in stati confusionali di dimensioni naturali, ma estremamente
bestiali.
Vedendoli, infatti, non ho potuto fare a
meno di provare quel che si prova quando si è completamente assuefatti da certe
cose: un'improvvisa vertigine, un calore che percorre il corpo, una confusione
dei sensi. Qualcosa nel corpo che si risveglia, d'indistinto e osceno, come una
sensazione strana e particolare, dovuta da una specie di appetito ed
inquietudine, misto a fascino.
Niente, in nessun altro romanzo d'amore,
è come questa continua sequela di esperienze di vita, che segnarono la vita di
una giovane e ambiziosa donna, in cui il sesso è indissolubile dal sentimento,
dall'amore per l'uomo come essere totale. Abitudinario, usuale, talvolta monotono,
estremamente liscio e semplice. Naturale, come l'aria che respiriamo.
Tutto, in effetti, si limitava a
scivolare verso il basso, come una collina montuosa cui si può slittare senza
controllo. Tutt'intorno c'erano storie legate al sesso. Specchi che rimandano
l'immagine di donne avide e affamate, sdraiate sul letto, pronte ad accogliere
l'amato. Donne strappate dalla caverna segreta della loro vita protetta,
allontanate dai recessi più profondi della paura e del dubbio. Avventurandosi
nell'emozione ed abbandonandosi del tutto. Amando ed essendo amati, come
componenti indiscindibili del piacere, in cui è possibile ottenere una risposta
emotiva mozzafiato anche senza il godimento fisico.
Da queste parole partono tutti i grandi
treni del piacere; quelli che in una notte di rumoroso sferragliare portano così
in alto, dinanzi ai cancelli celesti dell'estasi, facendo turbinare il mio
cuore nella sua girandola di incantesimi, in cui la voce della Nin conserva
ancora qualcosa di questo volo. Così terribilmente naturale: nessuno avrebbe
potuto sottrarsi.
Il mio treno era diretto verso una terra
sconosciuta e, quando scendevo in questo splendido harem segreto, avevo
l'impressione di vedere tutto nitidamente, mentre due amanti curiosi e voraci
esploravano l'uno il corpo dell'altro. Chi incontrai fu invece del tutto
inaspettato, come il potere di scoprire una voce. Una voce assopita da tempo,
ma adesso forte e chiara che mi è scivolata addosso come le note di un
pianoforte, percuotendo tutto il mio corpo. E bastava pronunciare semplicemente
il suo nome, leggere questa raccolta di racconti - storie di vita che entrarono
nel giardino segreto dell'autrice, ronzandole in testa, ossessionandola - che
mi diedero la possibilità di entrarvi, risuonando come una carezza. Una voce
profonda e allo stesso tempo schietta, vivace che risuonava nelle stanze buie
del mio animo. Muovendosi agile come un cavallo da corsa, offuscando tutto il
resto: la frenesia del giorno, la monotonia di una vita sempre uguale a se
stessa. Ed io l'ascoltavo ipnotizzata, incantata. Ogni volta che leggevo una
sua storia mi sembrava di cadere in una spirale vertiginosa, catturata dagli
ingranaggi di una voce bellissima.
Quando la tempesta infuriava si alzava la
temperatura. Continuavo a leggere di donne bruciate dal desiderio, ammirate,
adorate, scaldate da un corpo premuto al loro, immersa in una deliziosa
eccitazione. Animali primitivi si univano con passione, possesso e ossessione,
affrontando audaci impennate con tensione elettrica di cuori, pelle, respiri
affannosi, muovendosi freneticamente fino allo sfinimento. Aspettando solo un
pretesto per potersi abbracciare, divorare, sentire il calore dei loro corpi,
rotolandosi insieme, gemendo e unendo i loro respiri come un abbraccio. Ed io
ho potuto capire cosa significa vivere con grandi ali, volare sopra la testa
della mediocrità, aprirsi a dismisura, non sentendosi mai soli abbastanza.
Per la Nin, l'uomo ha un innato bisogno
di fare sesso. Il sesso come qualcosa che non prospera nella monotonia, senza
sentimento, invenzione o stati d'animo. Piuttosto innaffiato di lacrime,
risate, parole, promesse, scenate, gelosia, di tutte le esperienze terrene che
gli facciano pensare che da qualche parte, in un piccolo spazio di mondo, ci
sia un paradiso in cui gli essere umani amandosi sono in pace con se stessi e
dunque, non più sottoposti alle leggi della società, liberi da tutto. Magari
anche dalla morte. La Nin, una scrittrice turbata dal continuo lavoro di
scrittura delle avventure degli altri, si dice, fu protagonista di storie che
toccano l'apice dell'eccitazione. Immagini violente, con figure che rotolano
sui prati in fiore, mani e carezze che passano in un lampo davanti agli occhi.
Lì si trovava il piacere trascendentale e travolgente che fa contrarre
l'ondeggiare nel suo sinuoso andamento, che scorre sulla pelle come acqua; lì è
la Valle dell'Estasi, dove chi ci arriva rinuncia a tutto ciò che possiede
impedendo di rinunciarci ed aspirare ad altro. Lì, fra sue pagine carnali,
tutto era estremamente magico, movimentato e nessuno riusciva a sottrarsi al
suo fascino. Neppure l'uomo più bigotto e religioso che esiste nell'intera
faccia dell'universo.
Il delta di Venere è un altro pezzo di
puzzle che compone il ciclo di romanzi che s'intrecciano nel mondo della Nin.
Personaggi e fili argomentativi che gettano tra loro ponti narrativi e
tematici, sebbene ciascuno di essi sembri offrire una storia indipendente e
chiusa a se stessa. Vasti sono i richiami sul conflitto tra il desiderio di
essere amati come persona ne come cosa in sé, il bisogno irrinunciabile di
essere se stessi, rivisitazioni di epoche irraggiungibili che scivolano nel
passato.
In un centinaio di pagine, mi ha
affascinato ed emozionato moltissimo. Mi ha catapultato in una vecchia stanza
d'ufficio, dinanzi a una vecchia macchina da scrivere, col sottofondo i tasti sporchi
e logori. Offrendoci come spettacolo qualcosa di malinconico, che resta ai
bordi, a cui fanno da cornice personaggi che entrano nella lotteria della vita,
e che cadono in questa torbida malinconia come gelatina. Inconsapevoli del loro
vagabondare e le cui uniche avventure si svolgono fra bianche e candide
lenzuola.
Straordinario e stupefacente quadro di
una delle più amati poetesse degli ultimi tempi, Il delta di Venere è un
autobiografia - forse - della stessa Nin, ricco di immagini che non lasciano
spazio a dubbi o perplessità, lunghe e intense impennate amorose, confessioni
sussurrate nel cuore della notte a un vecchio e opaco specchio.
Il delta di Venere è, come l'ha
denominato il New York Times, un <<orgasmo celebrale>>. Una miriade
di situazioni forti, passionali, che trascinano in un turbinio di emozioni
inspiegabili, attraverso una sorta di monologo interiore che mette a nudo
l'anima dei protagonisti. Un harem fatto di lettere che tuttavia prende vita,
ci divora da dentro anche solo per poco tempo, pochi secondi. Impressi nella
nostra anima, e già conoscerlo a memoria.
Ho sempre pensato di aver dato la
mia anima alla luna per tutto quel periodo. Questo è quel che tu mi hai fatto
durante la mia visita.
Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo
bellissima recensione come sempre ;) non vedo l'ora di leggere quello che scriverai su "Il gatto venuto dal cielo"...
RispondiEliminaGrazie! :*
EliminaL'hai letto questo romanzo della Nin? :) Questo è stato il mio primo libro :)
non ho ancora letto niente di suo, devo rimediare :)
RispondiEliminaNeanch'io l'avevo fatto, prima di adesso :) Ma devo dire che è stata una bellissima esperienza :) Fammi sapere se leggerai qualcosa di suo ;)
Elimina