Cari lettori, martedì Sogni d'inchiostro (qui) ha ospitato Salvatore Dolmetti e il suo
splendido Il sogno di Brandon: un
racconto che coinvolge inevitabilmente nel suo abbraccio, il cui messaggio si
cela nella bellezza che talvolta hanno i sogni. E, quest'oggi, un'intervista
per me speciale che mi è stata concessa dall'autore in persona. Vi consiglio caldamente di immergervi in
questa splendida lettura che, sono certa, farà breccia nel vostro cuore :)
1) Com'è nata la storia di Il sogno di Brandon?
- Beh, tutto è nato da un
compito in classe svolto ai tempi delle superiori, che aveva come traccia
inventare una storia. Io che a quei tempi non facevo che pensare alla musica,
decisi di creare un collegamento fra musica e racconto e facendo sempre
riferimento ai miei sogni da adolescente e al mio idolo Brandon Lee, scrissi
per la prima volta ma in sole tre pagine “Il sogno di Brandon”. Qualche anno
più tardi, riordinando la camera, mi ritrovai fra le mani la brutta copia di
quel compito. Lo rilessi, mi piaceva ancora come allora, così pensai che avrei
potuto trasformarlo in un romanzo.
2) Una volta intessuta la
trama, qual è il passo successivo nella creazione della storia e dei
personaggi?
- Penso che il difficile stia proprio lì, sviluppare
una trama una volta intessuta. Solitamente un romanzo nasce come bozza, una
serie di eventi collocati uno dopo l’altro dandogli così una sequenza temporale,
che poi leggendo e rileggendo varierà almeno un milione di volte durante la
stesura con aggiunta di nuove idee e nuovi eventi che vanno ad arricchire la
storia. Per l’inserimento dei personaggi invece, mi piace ispirarmi a persone
che conosco, questo mi facilita il lavoro nella descrizione per dare così
un’immagine più completa di ogni protagonista.
3) Si dice
che un romanziere non scrive mai tutto quello che sa sui suoi personaggi.
Alcuni aspetti è meglio che rimangano segreti fra lo scrittore e le sue
creature. Anche per te è stato così con la stesura di Il sogno di Brandon?
- Sì, penso
anche i protagonisti di un romanzo come le persone reali debbano avere i loro
lati nascosti. Credo che questo vada a suscitare la curiosità del lettore con
una punta di mistero. In fondo nella realtà le persone nessuno può conoscerle
nell’anima e mi piace pensare che sia così anche nella fantasia.
4) La storia di Brandon è ambientata a Gray Land città che, se ho ben
intuito, rispecchia la tua città natale. Come mai questa scelta? Qual è il legame che intercorre tra questa
città e le vicende narrate? Potevano svolgersi magari in qualche altro luogo?
- Diciamo che Grey Land non va a
rappresentare del tutto la mia città, ma solo alcune zone che io reputo invivibili.
Vivo da ormai quindici anni in una zona del mio quartiere dove il grigio è il
colore dominante e risulta più normale avere a che fare con gente poco
raccomandabile che con persone normali. Forse avrei potuto scegliere
un’ambientazione diversa, ma descrivendo il mio quartiere mi sono facilitato il
compito, inoltre penso che una situazione del genere si sposi meglio con la
storia.
5) Brandon è un ragazzo
profondo, maturo, romantico, apparentemente sicuro di sé, ma fragile e
inquieto. Sarebbe pronto a subire atroci tormenti pur di salvare chi ama e, di
tanto in tanto, ama crogiolarsi nel dolore.
Il suo personaggio è frutto
della tua immaginazione, o c'è molto di te più di quello che sembra?
- Direi che Brandon nel suo
carattere e nei suoi modi di fare mi somiglia davvero tantissimo e questa è una
cosa riscontrata anche da tutte le persone che mi conoscono e che hanno letto
il mio romanzo. Inizialmente la mia intenzione era quella di creare un
personaggio che fosse il mio esatto contrario, poi più scrivevo e più mi
accorgevo di stare descrivendo me stesso. Infatti il nome Brandon nasce da un
nomignolo che mi porto dietro dall’infanzia, per la mia grande adorazione nei
confronti dell’indimenticabile Brandon Lee, ancora oggi questo soprannome mi
accompagna.
6) A quale personaggio ti sei affezionato di più? E con quale hai avuto
maggior attrito?
- Il personaggio al quale mi sono affezionato di più è Morgan il
migliore amico di Brandon, forse perché nella descrizione del suo personaggio
ho scelto mio fratello Antonio come modello.
Il personaggio invece con il quale ho trovato maggior contrasto è Bruce,
forse perché da improvvisa comparsa si ritrova ad essere anche se per poco
tempo, l’antagonista del personaggio che mi rispecchia. La personalità di
Brandon la sentivo così mia che quasi mi annoiava descrivere le scene in cui
compariva Bruce.
7) Se potessi
scegliere un personaggio del romanzo su cui scrivere un romanzo a parte, su
quale cadrebbe la tua scelta e perché?
- Come personaggio
sceglierei sempre Morgan, in primis perché avevo già un’idea so come sarebbe
stato un romanzo su di lui e poi perché essendo un coprotagonista non sarebbe
difficile una stesura.
8) Hai trovato delle
difficoltà nell'evolvere la personalità dei protagonisti? O, scrivendo,
avveniva in maniera del tutto naturale?
- Penso che non sia
stato molto difficile, poiché come dicevo poco fa, io nella descrizione dei
personaggi mi ispiro per la maggior parte a persone che conosco e questo mi
rende più facile il lavoro.
9) Nel tuo romanzo i personaggi sono in
conflitto e quasi sempre il conflitto riguarda la paura, l'amore. Nel mondo in
cui si muove Brandon e i suoi amici, pensi che compito dello scrittore è quello
di fargli trovare l'armonia?
- Penso di sì, fargli trovare l’armonia sia
il compito dello scrittore ma solo però per alcuni gruppi di personaggi e mai
tutti insieme. Forse il mio può essere considerato egoismo, ma mi piace
dividere i personaggi che considero i buoni da quelli che considero cattivi o
meno buoni, quindi difficilmente trovano armonia in tutto l’insieme.
10) Hai riscontrato
qualche difficoltà a scrivere alcune scene? Se si, quali sono state?
- Forse ho trovato
qualche difficoltà nel descrivere le scene in cui è presente la ragazza di nome
Sara, lei è vittima di alcuni episodi per i quali ho provato ad immedesimarmi e
descriverne le sensazioni ma non avendo idea di quello che si possa provare
trovandosi in situazioni del genere ho cercato di immaginarlo e penso di non
essermela cavata male.
11) C'è un episodio
che ti ha particolarmente colpito?
- L’episodio che mi ha
colpito di più penso sia la scena in cui Brandon si introduce di notte nella
scuola per rubare dalla cassaforte. In quel momento mi sono chiesto se anch’io
sarei capace di spingermi a tal punto per realizzare un sogno.
12) Quali sono state le sfide che hai dovuto affrontare durante
la stesura del romanzo?
- Non credo sia stato
difficile far combaciare la fantasia con la voglia di scrivere, forse la sfida
più grande è stata quella di sfruttare ogni singolo attimo di tempo libero dato
che nella vita svolgo un lavoro per il quale dormo così poco che talvolta ho
gli occhi stanchissimi da non riuscire nemmeno a guardare il computer.
13) Cosa significa per te la musica?
- Beh direi che uno come me, non può vivere
senza musica. La musica è il mezzo grazie al quale
evado da tutto, ansie, paure, ossessioni... tutto schiacciato da un melodico
assolo di chitarra. Una chitarra che sa parlare, che sa cantare. Una chitarra
che fa musica. Quella vera, quella che non tutti sono in grado di fare, quella
che può farla sempre uguale solo chi l'ha creata, non quella che la senti
ovunque perché è il fenomeno del momento o il
tormentone estivo che per un'intera stagione la senti dappertutto e dopo solo
un anno ti sembra già antica e passata di moda. La vera musica è quella che
resta, quella che si fa con gli strumenti e fino a quando ci sarà gente capace
di amarla e di riconoscerla, non morirà mai. Quelli che ammazzano la musica non
fanno musica anche se la chiamano con lo stesso nome... forse sto dicendo un
mucchio di cazzate ma sono più che convinto che la musica non si fa al computer
e inoltre la buona musica non andrebbe remixata ma dovrebbe restare invariata.
14) Quali sono i tuoi romanzi preferiti, o meglio, quali opere
hanno influenzato la storia di Brandon e il suo sogno?
- Un libro che porterò
con me tutta la vita perché mi ricorda l’infanzia è sicuramente Il piccolo
principe, io poi sono un inguaribile nostalgico, i miei preferiti attualmente
però sono romanzi che ho letto da poco, di scrittori emergenti come me.
Ancients: il grande freddo, di Luigi Claudio Viagrande e Le reliquie di Salem,
di Valeria Gambino e Caterina Castelli. Forse quello che ha influenzato il mio
romanzo è Il gabbiano Johnatan
Livingston di Richard Bach. Non ha nulla a che fare con Il sogno di Brandon ma
trasmette una carica e un ottimismo incredibile , insegna che non bisogna mai
porsi dei limiti per questo io penso che chiunque ponga dei limiti alle proprie
capacità non potrà mai essere un vincitore.
15) Pensi che il tuo stile abbia un ritmo che in qualche misura
riecheggia la musica che ascolti?
- A questo non ci avevo mai pensato
ma penso di sì, sarà forse perché ascolto musica in ogni momento della giornata
quindi anche quando scrivo.
16) Quanto tempo dedichi alla scrittura nell'arco di una
giornata?
- Questa è una bella domanda, mi ritengo fortunato quando riesco a
dedicargli mezz’ora o poco più, un po’ per gli impegni giornalieri oltre che al
lavoro e alla durata dei miei occhi che si stancano veramente in pochissimo
tempo.
17) La scrittura, come ogni cosa nella vita,
è secondo te questione di forza?
- Assolutamente sì! Anzi penso addirittura
che sia la forza di quelli che vivono in un contesto difficile ed anno
difficoltà ad esprimersi o a relazionarsi con le persone.
18) Quando scrivi come ti poni per entrare al
meglio nel personaggio?
- Cerco spesso di immaginare che il
personaggio in questione sia io, in modo da poter catturare le sensazioni di
ogni singola scena per poi descriverle secondo come avrei agito io al suo
posto.
19) Cosa
hai imparato da Brandon, protagonista principale del tuo romanzo d'esordio?
- Un sogno va inseguito fino a che non lo si
realizza ma bisogna sempre crederci fino in fondo. I sogni esistono per essere realizzati, non
per rimanere nel cassetto a prendere polvere…
20) Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Scriverai ancora?
- Vorrei
fare della scrittura il mio lavoro, quindi la risposta è sì, scriverò ancora ed
ho già un nuovo romanzo in cantiere.
21) Ad un lettore o una lettrice che non ha
ancora letto il tuo romanzo, quale consiglio gli daresti per farlo?
- Direi che è il romanzo ideale per diventare
ottimisti!
Grazie, Salvatore, per questa bellissima
intervista! :)
-
Grazie a
te per la possibilità!
Da spettatore fisso di questo Blog, mi ritengo felice e fortunato per l'intervista. Grazie di tutto :)
RispondiEliminaSono io ad essere stata fortunata, e molto felice! Grazie di cuore :)
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