Titolo: Kitchen
Autore: Banana Yoshimoto
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 9€
N° di pagine: 156
Trama: Da quando la nonna è morta, Mikage
è sola al mondo. Le cucine che sogna continuamente rappresentano il suo
desiderio della famiglia che non ha. E non avendola, decide di inventarsela
scegliendosi i genitori nella cerchia delle proprie amicizie. Il padre del suo
amico Yuichi, per esempio, può diventare tranquillamente sua madre. Un'immagine
inedita e sorprendente del Giappone, con temi e situazioni che ricordano quelli
dei fumetti manga, rielaborati però attraverso una lingua letteraria e al tempo
stesso agile e spigliato.
La
recensione:
Conservo
in me una sensazione indefinibile, che le parole potrebbero dissolvere. C'è
ancora tanta strada. Forse nel susseguirsi delle notti e dei risvegli che
verranno, uno dopo l'altro, anche questo momento diventerà un sogno.
La visione malinconica di alcuni romanzi giapponesi mi
ha sempre affascinato. Offre, anche se non molto a dire il vero, un'idea delle
condizioni fisiche o morali dei protagonisti. E ti permette di non correre il
rischio di dipingere, mediante scrittura, un soggetto che alla fine del romanzo
si rivelerà molto poco appropriato. Ciononostante restare seduta più di qualche
minuto ad accertarsi che quello che ci troviamo davanti è esattamente quello
che cercavamo, non trascurando nulla, è sempre una sensazione molto bella ed
emozionante. Come con Il lago, in Kitchen ho avuto davanti un disegno che
ha emanato malinconia. Intriso di speranza, di felicità, distinguendo i
contorni di quella che era ancora un'immagine vaga. Una storia di alti e bassi,
che ha brillato in silenzio come se stesse per dissolversi nell'oscurità della
sera.
Andando avanti nella lettura, fra le vecchie mura di
una casa malridotta, con la mente che fluttuava senza alcuna stabilità, senza
requie, in una confusa desolazione, ho sottoposto la mia coscienza a degli
esami, dubbi, perplessità, e pensavo... alle moltitudini di esperienze che ci
attraversano nella vita e di cui ci si augura di poter evitare: l'abbandono, la
solitudine. Alla possibilità di rinunciare a un tetto sopra la testa e alle sue
terribili conseguenze.
Lo scenario severo e limpido in cui presto mi sono
sentita a mio agio e che avevo avvertito così intensamente già al tempo della
prima fatica letteraria dell'autrice, fra la sensazione di toccare e vedere con
i propri occhi constatando quanto fosse immenso il mondo e profonda l'oscurità
e l'infinito fascino della solitudine, tornò ad invadere i miei sensi, specie
in quest'ultimo periodo che dalla landa deserta della mia coscienza avevo
intravisto come un alternativa: un alternativa per constatare se quel qualcosa
di forte e malinconico che celava il suo aspetto fosse tangibile. Se l'opera
ancora acerba dell'autrice fosse in grado di appiccicarmi addosso,
interpretandola nel modo più giusto ed entrando in sintonia con la storia.
E' ovvio che un romanzo riflette esattamente ogni
espressione e arte dell'anima di chi l'ha scritto, e Kitchen sebbene non perfetta è una compressione di sentimenti che
affioreranno solo molto dopo. Mi sono limitata ad andare avanti, su una strada
che ha tuttavia unito due binari i quali ignorano la possibilità di potersi
toccare, decidendo sul momento quali emozioni estrapolare. Era una questione di
sentimenti, non potevo comportarmi diversamente!
Sino a qualche mese fa c'era solo Murakami - un autore
che si limita a seguire il filo delle emozioni quotidiane ad annotarle in una
forma più perfetta ed onirica: la
scrittura -, ad essere piuttosto <<strano >>. Non avevo mai visto
nessuno suscitare così tanta protezione, quasi fosse un compagno segreto, di
notte, sul davanzale di una finestra che si affaccia su un mondo. Eppure con la
Yoshimoto è accaduto qualcosa di simile: ho passeggiato in sua compagnia
consapevole della mia naturale capacità di essere ciò che sono, senza una
particolare attenzione per il divenire, accettando di privarmi degli occhi e lasciarmi
condurre dal flusso incontenibile delle emozioni. Uno straordinario viaggio
romantico, sentimentale, tragico, drammatico in cui sono nata. Cresciuta.
Svanita.
Questa è stata l'ennesima meravigliosa esperienza del
mio stare <<lassù>>. Quello che ho avuto davanti ai miei occhi,
dinanzi alle tenebre del tempo, è il libro della solitudine. Della maturità.
Dell'amore. Nato lentamente dal bisogno di rifugiarsi per non poter scomparire,
che sedimenta nel cuore e affiora in superficie. Così sensibile e sentimentale
da scalfire persino l'anima dei più coriacei; semplice come digitare il nostro
nome sulla tastiera di un computer, o guardare un terribile acquazzone farsi
strada da una coltre di nubi e pioggia.
C'è stato qualcosa di sacro, onnisciente, fra le sue pagine, in cui ho saputo cogliere questa
magia semplicemente osservando, interpretando modi o costumi, leggendo. Delimitandone le forme,
donando la capacità a chi legge di capire se stessi. Con parole che sono state
una scialuppa di salvataggio dinanzi a un mare in tempesta. Con sfumature dalle
tonalità più chiare a quelle più scure, che hanno dato un senso ad ogni cosa.
Interpretando il linguaggi segreto della vita.
Una storia intensa, ma evanescente che nasconde
l'oscurità più profonda. Una ragazza che nessuno capisco fino in fondo in
questo avverso universo. Una porta che si spalancherà su diversi mondi, e che
poi svanirà così com'è apparsa. Kitchen è
un romanzo che non parla solo di cucine, checché dice il titolo. Piuttosto è il
ricordo di un amore sopito dal tempo, che l'autrice evoca quando era una
giovane cameriera. Ricco di belle e toccanti perle di saggezza che, solo a
guardarlo, c'è da perdersi di meraviglia.
Quando
io mi innamoravo partivo sempre con un grande slancio, ma sentivo che avrei
anche potuto innamorarmi, a poco a poco, in conversazioni come quella, come
quando le stelle appaiono da qualche spiraglio di un cielo coperto di nuvole.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Non ho ancora letto niente di questa autrice, di questo per altro ho sentito spesso parlar bene.
RispondiEliminaTi ho nominato in questo premio :)
http://unaquasiadatta.blogspot.it/2016/05/liebster-award.html
Il mio approccio non era stato dei migliori. Ma leggendo qualche altro suo romanzo ho avuto modo di cambiare idea :) Grazie, Viola! ;)
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