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mercoledì, dicembre 21, 2016

Gocce d'inchiostro: Pocofuturo - Sergio Beducci

Buon pomeriggio, amici! 
A brevissima distanza dall'ultima recensione, dalla magnifica lettura di un romanzo in cui inevitabilmente sono cresciuta mediante un complicato meccanismo, quale l'esaltazione della letteratura come massima di vita, in questo mercoledì uggioso e un po' monotono il mio pensiero riguardo il romanzo di un esordiente, Sergio Beducci, che con Pocofuturo si è aperto lietamente su un mondo, da dove gli sono giunte insane esalazioni. Con ricordi estrapolati dal passato, che prepotentemente hanno invaso la mia mente, sorprendendomi nel cercarli in ogni frase, in ogni gesto, in ogni parola. Fra spiriti che si tengono per mano, in un coro di voci la cui tonalità è ancora bassa, raggiungendo tuttavia il cuore di una lettrice avida di storie.




Titolo: Pocofuturo
Autore: Sergio Beducci
Casa editrice: Antonio Tombolini
Prezzo ebook: 1, 99 €
N° di pagine: 70
Trama: Pocofuturo è composto da quattordici racconti, brevi e meno brevi. Ritratti di adolescenti messi di fronte alla malattia, alla sofferenza o semplicemente refrattari a uniformarsi alle regole che qualcuno ha deciso per loro. Vite di giovani e meno giovani presi tra solitudine e incapacità di immaginare per sé o per il mondo un futuro credibile o anche solo accettabile.
Il titolo alla raccolta è stato scelto perché in qualche modo l'idea di futuro negli ultimi anni è sembrata contrarsi, perdere di significato, scivolare verso un futuro un presente dilatato, atemporale. Pochi sogni, nessun ideale da realizzare: ognuno chiuso nel proprio angusto mondo, spesso intriso di rimpianto, di rancore.
Le uniche figure che conservano umanità, capacità di emozionarsi, energia vitale, sembrano essere i giovani marginali, le ragazze in fuga, i bambini che anche di fronte alla morte sono capaci di reagire, affrontandola.
Così, tra le pieghe di un’esistenza che sembra cristallizzata nell’inerzia e nell’apatia, può apparire d’improvviso una possibilità nuova, una speranza, persino l’amore.
Un libro pieno di gatti con nomi strani, di cani che si chiamano Platone, ma anche di adolescenti che del filosofo e della sua allegoria della caverna, sono affascinati.
Un racconto presenta un identico inizio per uno svolgimento e un finale completamente diverso, quasi fosse l’uno la cover o il remix dell’altro, come si usa tra i musicisti e i dj.

La recensione:
Dovetti scrivere e cancellare frasi un mucchio di volte prima che queste, messe di traverso nella corrente di un fiume impetuoso, mi permisero di arrivare dall'altra sponda. A mano a mano che il romanzo di Sergio cominciava a prendere forma davanti ai miei occhi, senza apparenti eventi eclatanti, il mio cuore impazzito cominciò a prendere una strada tutta sua. Non si trattava di qualcosa che aveva a che fare con nausea né giramenti di testa. La mia sensibilità, che in gran parte delle situazioni diviene intensa, così fastidiosa da tramutarsi quasi sempre in un bel problema, aveva fatto la sua comparsa. Un torrente di emozioni aveva intorpidito persino il mio corpo che, ignaro di aver imboccato una rapida discesa verso un abisso di insoddisfazione e concretezza, pallido riflesso di una realtà in cui siamo costretti a vivere, mi ha indotto a camminare come un ombra evanescente in un sentiero irto di ostacoli, inseguendo una libertà senza confini. Dopotutto non stavo andando a fare un picnic in campagna. Stavo leggendo di ragazzi fragili che cercano sicurezze nella veridicità di miti incomprensibili. Sognatori che adorano sbizzarrirsi nell'inutilità del nulla, nuotando nell'assurdo come un riflesso incondizionato. Sergio, antropologo che esplora l'esistenza umana, in qualunque forma o entità, aveva scoperchiato una cornucopia che scuotendola un po' ha permesso al flusso dei ricordi di prendere vita. Pocofuturo. Questo il titolo. Una storia che non ha nulla a che vedere col tipo di storie che solitamente leggo, positiva, spigliata, veritiera, che dice molto più di quel che sembra narrare. Ode ai ricordi, alle parole, all'emozioni che sono rimaste lì per anni, ai bordi dell'anima di un giovane autore, ad inquinare il suo sorriso.
Il cuore mi giocava forse strani scherzi? Mi era sembrato di sentire una voce. La voce di un uomo sconosciuto che, in un documento imprigionato in una finestra virtuale dalla luce vaporosa, mi aveva solleticato la pelle. Con parole che hanno spiegato il mondo, il lato chiaro e scuro delle cose, e che mi ha offerto protezione e amicizia senza chiedere nulla in cambio. Amore, amicizia, verità, bellezza e consolazione dinanzi all'inesorabile strisciare del tempo.
Leggerlo, interpretare il modo in cui si affaccia al mondo è stato davvero facile. Ho custodito le parole di Sergio in un tempio in cui ho potuto vantare le meraviglie, condividendole con la sua anima, dando una prova sempre nuova di un amore instancabile, che ha abbagliato con estrema cura la mia anima. Ostinatamente mute ogni volta che la mia parte razionale le riversa in quel contenitore imperfetto che è la scrittura, con parole che spuntano dal nulla quando penso a tutt'altro.
Ieri sera, però, le ho sentite davvero. Dapprima in maniera del tutto inaspettata, poi come compagne di viaggio nel pellegrinaggio della mia vita. Forse sbaglio, mi dissi, proseguendo nella lettura. Ma poi, nella quiete della notte, le parole si levarono leggiadre fra le avverse stelle. In un cielo mite, in compagnia di un oggetto misterioso, che, tuttavia, non avevo visto.
Non conosco Sergio di persona, né conoscevo l'esistenza del suo romanzo d'esordio. Tuttavia, in poco meno di cento pagine, ho visto gruppi di fantocci condannati a vagare per il mondo in fiamme in cui si dibattono, muoversi come creature viventi, animati da volontà propria, che inevitabilmente mi hanno catapultato in una nuova realtà.
Questo è un concentrato di verità, saggezza, consolazione, che mi ha indotta a fiondarmi fra le sue pagine, col Natale oramai alle porte.
Il romanzo di Sergio è un romanzo che, nella sua brevità, cela una certa profondità. Una storia dal sapore un po' aspro che possiede tuttavia una sua anima. Una forza tutta sua, la straordinaria certezza che al suo interno si nasconde qualcosa di intenso. In un gioco di luci e ombre, con personaggi minori che affollano la sceneggiatura di questo breve cortometraggio il cui regista, a quanto pare, è un abile lettore di anime.
Semplice, spontaneo, un po' triste e folle, carico di drammaticità che sedimenta dentro l'anima di chi legge, riesce a trascendere nello sconfinato mondo dell'immaginazione. Ed, ambientato in un epoca e in un universo il cui filo narrativo ho visto sbrigliare come una matassa, forse un po' troppo velocemente, è destinato ad disgregarsi come la materia che lo compone. Frantumarsi fino a livelli superiori.
Valutazione d'inchiostro: 4

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