Buon pomeriggio, amici!
A brevissima distanza dall'ultima
recensione, dalla magnifica lettura di un romanzo in cui inevitabilmente sono
cresciuta mediante un complicato meccanismo, quale l'esaltazione della
letteratura come massima di vita, in questo mercoledì uggioso e un po' monotono
il mio pensiero riguardo il romanzo di un esordiente, Sergio Beducci, che con Pocofuturo si è aperto lietamente su un
mondo, da dove gli sono giunte insane esalazioni. Con ricordi estrapolati dal
passato, che prepotentemente hanno invaso la mia mente, sorprendendomi nel
cercarli in ogni frase, in ogni gesto, in ogni parola. Fra spiriti che si
tengono per mano, in un coro di voci la cui tonalità è ancora bassa,
raggiungendo tuttavia il cuore di una lettrice avida di storie.
Titolo:
Pocofuturo
Autore: Sergio
Beducci
Casa editrice:
Antonio Tombolini
Prezzo ebook: 1, 99 €
Prezzo ebook: 1, 99 €
N° di pagine: 70
Trama: Pocofuturo è composto da quattordici racconti, brevi e meno
brevi. Ritratti di adolescenti messi di fronte alla malattia, alla sofferenza o
semplicemente refrattari a uniformarsi alle regole che qualcuno ha deciso per
loro. Vite di giovani e meno giovani presi tra solitudine e incapacità di
immaginare per sé o per il mondo un futuro credibile o anche solo accettabile.
Il titolo alla raccolta è stato
scelto perché in qualche modo l'idea di futuro negli ultimi anni è sembrata
contrarsi, perdere di significato, scivolare verso un futuro un presente
dilatato, atemporale. Pochi sogni, nessun ideale da realizzare: ognuno chiuso
nel proprio angusto mondo, spesso intriso di rimpianto, di rancore.
Le uniche figure che conservano umanità, capacità di
emozionarsi, energia vitale, sembrano essere i giovani marginali, le ragazze in
fuga, i bambini che anche di fronte alla morte sono capaci di reagire,
affrontandola.
Così, tra le pieghe di un’esistenza che sembra
cristallizzata nell’inerzia e nell’apatia, può apparire d’improvviso una
possibilità nuova, una speranza, persino l’amore.
Un libro pieno di gatti con nomi strani, di cani che
si chiamano Platone, ma anche di adolescenti che del filosofo e della sua
allegoria della caverna, sono affascinati.
La recensione:
Dovetti scrivere e cancellare frasi un
mucchio di volte prima che queste, messe di traverso nella corrente di un fiume
impetuoso, mi permisero di arrivare dall'altra sponda. A mano a mano che il
romanzo di Sergio cominciava a prendere forma davanti ai miei occhi, senza
apparenti eventi eclatanti, il mio cuore impazzito cominciò a prendere una
strada tutta sua. Non si trattava di qualcosa che aveva a che fare con nausea
né giramenti di testa. La mia sensibilità, che in gran parte delle situazioni
diviene intensa, così fastidiosa da tramutarsi quasi sempre in un bel problema,
aveva fatto la sua comparsa. Un torrente di emozioni aveva intorpidito persino
il mio corpo che, ignaro di aver imboccato una rapida discesa verso un abisso
di insoddisfazione e concretezza, pallido riflesso di una realtà in cui siamo
costretti a vivere, mi ha indotto a camminare come un ombra evanescente in un
sentiero irto di ostacoli, inseguendo una libertà senza confini. Dopotutto non
stavo andando a fare un picnic in campagna. Stavo leggendo di ragazzi fragili
che cercano sicurezze nella veridicità di miti incomprensibili. Sognatori che
adorano sbizzarrirsi nell'inutilità del nulla, nuotando nell'assurdo come un
riflesso incondizionato. Sergio, antropologo che esplora l'esistenza umana, in
qualunque forma o entità, aveva scoperchiato una cornucopia che scuotendola un
po' ha permesso al flusso dei ricordi di prendere vita. Pocofuturo. Questo il titolo. Una storia che non ha nulla a che
vedere col tipo di storie che solitamente leggo, positiva, spigliata,
veritiera, che dice molto più di quel che sembra narrare. Ode ai ricordi, alle
parole, all'emozioni che sono rimaste lì per anni, ai bordi dell'anima di un
giovane autore, ad inquinare il suo sorriso.
Il cuore mi giocava forse strani scherzi?
Mi era sembrato di sentire una voce. La voce di un uomo sconosciuto che, in un
documento imprigionato in una finestra virtuale dalla luce vaporosa, mi aveva
solleticato la pelle. Con parole che hanno spiegato il mondo, il lato chiaro e
scuro delle cose, e che mi ha offerto protezione e amicizia senza chiedere
nulla in cambio. Amore, amicizia, verità, bellezza e consolazione dinanzi
all'inesorabile strisciare del tempo.
Leggerlo, interpretare il modo in cui si
affaccia al mondo è stato davvero facile. Ho custodito le parole di Sergio in
un tempio in cui ho potuto vantare le meraviglie, condividendole con la sua
anima, dando una prova sempre nuova di un amore instancabile, che ha abbagliato
con estrema cura la mia anima. Ostinatamente mute ogni volta che la mia parte
razionale le riversa in quel contenitore imperfetto che è la scrittura, con
parole che spuntano dal nulla quando penso a tutt'altro.
Ieri sera, però, le ho sentite davvero.
Dapprima in maniera del tutto inaspettata, poi come compagne di viaggio nel
pellegrinaggio della mia vita. Forse sbaglio, mi dissi, proseguendo nella
lettura. Ma poi, nella quiete della notte, le parole si levarono leggiadre fra
le avverse stelle. In un cielo mite, in compagnia di un oggetto misterioso,
che, tuttavia, non avevo visto.
Non conosco Sergio di persona, né
conoscevo l'esistenza del suo romanzo d'esordio. Tuttavia, in poco meno di
cento pagine, ho visto gruppi di fantocci condannati a vagare per il mondo in
fiamme in cui si dibattono, muoversi come creature viventi, animati da volontà
propria, che inevitabilmente mi hanno catapultato in una nuova realtà.
Questo è un concentrato di verità, saggezza,
consolazione, che mi ha indotta a fiondarmi fra le sue pagine, col Natale
oramai alle porte.
Il romanzo di Sergio è un romanzo che,
nella sua brevità, cela una certa profondità. Una storia dal sapore un po'
aspro che possiede tuttavia una sua anima. Una forza tutta sua, la
straordinaria certezza che al suo interno si nasconde qualcosa di intenso. In
un gioco di luci e ombre, con personaggi minori che affollano la sceneggiatura
di questo breve cortometraggio il cui regista, a quanto pare, è un abile lettore
di anime.
Semplice, spontaneo, un po' triste e
folle, carico di drammaticità che sedimenta dentro l'anima di chi legge, riesce
a trascendere nello sconfinato mondo dell'immaginazione. Ed, ambientato in un
epoca e in un universo il cui filo narrativo ho visto sbrigliare come una
matassa, forse un po' troppo velocemente, è destinato ad disgregarsi come la
materia che lo compone. Frantumarsi fino a livelli superiori.
Valutazione d'inchiostro: 4
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