Titolo: Black Friars. L'ordine della croce
Autore: Virginia De Winter
Casa editrice: Fazi
N° di pagine: 517
Prezzo: 18 €
Trama: La Vecchia Capitale non ha pace. Scossa dai
tumulti del Presidio, avvelenata dai malefici di Belladore de Lanchale,
l'antica città dovrà ora affrontare un nemico senza eguali. L'ultima erede
della dinastia Blackmore, garante della tregua con le creature del Presidio, è
stata ritrovata, ma le malvagie entità accetteranno che sia proprio la giovane
Sophia a custodire un armistizio suggellato dalla sua antenata migliaia di anni
prima? Le forze del male hanno destato dal suo riposo l'Ordine della Croce e i
cavalieri sono pronti a imbracciare le mitologiche spade per difendere il
genere umano dalla minaccia delle nebbie demoniache. Intanto, ancora ignara del
pericolo Eloise Weiss è alle prese con il misterioso ritrovamento dello
scheletro di uno studente dell'Università. Questa volta i suoi poteri di
Evocatrice sono vani, ma grazie alle sole conoscenze mediche giunge a una
verità inquietante: le ossa rinvenute sono le chiavi di uno scrigno che sigilla
i segreti più oscuri della Vecchia Capitale, segreti di personaggi potenti
disposti a tutto perché non siano svelati. Eppure, come in un labirinto di delitti
e apparizioni dal passato, ogni filo di questa storia passionale e avvincente
sembra destinato a ricongiungersi.
La
recensione:
Sapeva
da quando lo aveva riavuto con sé che baciare le sue labbra avrebbe
significato, tante volte, baciare la sua tenebra e le parole che non poteva
dirle. Una prova di fede al di là della ragione, l'accettazione di una verità
che con ogni possibilità sarebbe morta senza conoscere.
Il
medesimo viaggio mi guidò verso la Residenza di Altiares mentre le tenebre
offuscavano già ogni cosa, redivivi belli e avvenenti combattevano una lotta
interiore fra la vita e la morte e donzelle in pericolo che emettevano nenie dirigendosi verso le loro dimore.
Nei
meandri sontuosi e sfavillanti di questa saga, i marmi e gli stucchi candidi
catturati dai bagliori lunari, la bellezza di profili montanari ricoperti dalle
gelide nevi del nord furono spettatori della mia avanzata lenta. Stava per
concludersi ogni cosa adesso, e un degno finale era l'unica cosa che volevo,
mille e passa pagine dopo. Sarebbe stato tutto molto triste. La storia,
l'emozioni sortite erano state meravigliose e innumerevoli, come pure i segreti
che si celavano nella meravigliosa Vecchia Capitale, e il sussurro deprimente
di una maledizione sopita da anni. Avrei fatto qualunque cosa pur di sapere
cosa sarebbe successo. Il disordine aveva avuto il sopravvento. La quiete era
stata infranta. Non avevo considerato i svantaggi non appena avrei voltato le
spalle a tutto questo. Avevo venerato ogni cosa. Vampiri, redivi, contadini
ignari dalla vita dissoluta. Ma che ne sapevano ognuno di loro dell'ardore che
avevo riservato a queste pagine? Nessuno se l'era domandato, nessuno si era
chiesto cosa ci facessi ancora lì. Tra fiumi di inchiostro appena versato, le
mani solerti di un autrice italiana davvero brava e talentuosa, pronta a tenere
a bada l'emozioni. La frase "ti aspetterò" aleggiava attorno come una
maledizione. La ragione che mi ha spinta ad andare avanti, e porre il quarto
capitolo della serie sulla mensola troppo capiente di una libreria. Era un modo
comune per dire che della De Winter avrei atteso pazientemente la nascita di un
altro suo figlio di carta. Un'altra straordinaria opera italiana.
Ricordo
ogni cosa, qualunque sensazione; dalla ghiaia che scricchiolava sotto la suola
delle mie scarpe, al tocco gentile e gelido di due mani forti strette ai polsi.
Io, Eloise, Axel, Ashton, Sophia, Russel, Morgan, avevamo percorso questo
percorso ignari di ciò che serpeggiava attorno al Presidio. Come dimenticare
quella figura solitaria, cupa che si stagliava sulla cima di un monte, il modo
in cui trasmetteva una certa inquietudine e rivelava la bellezza del profano e
dell'esoterico? Più nero della notte. Non mi aveva sorpreso la bellezza dei
redivivi, né dei bellissimi paesaggi che formavano Altaries. Non ci avevo
nemmeno pensato. Mi ero comportata come se fossi sempre stata lì. Come se provenissi
da questo luogo, trattenuta da un guazzabuglio di sensazioni altalenanti che mi
avevano rinvigorito, ristabilito, vitalizzato. La De Winter mi aveva
semplicemente risposto che non si sarebbe scordata di me, e che mi avrebbe
aspettata. E il tempo lo aveva dimostrato. Mi aveva spinto nuovamente fra le
sue braccia ed io non avevo perso tempo ad agire, prima che subentrassero altre
letture ed io non potessi ignorarle.
Chi
conosce veramente quel velo di mistero che aleggia attorno alla storia di Black
Friars? Chi c'è stato, è mai stato in grado di porre un confronto fra sogno e
realtà, scavando in profondità sulla genealogia etica e religiosa? Chi ha mai
strisciato sotto le terre aride di Altaries, terra ignota di cui tuttavia ci
sono date poche risposte? Mentre scrivo tutto questo, avvertendo il fascino per
questi romanzi trasformarsi in qualcosa di fastidioso, ho dovuto pazientare
purché comprendessi ciò che avrei dovuto scrivere a lettura terminata. La
solitudine, i ricordi, una serie di avvenimenti che continuano a galleggiare in
una piscina piena di misteri e punti interrogativi. Sentimenti forti, indolenti
che si sono contesi il mio tempo con sfide letterarie imminenti, recensioni
chilometriche scritte di getto, il tempo che scarseggiava scoprendolo nella sua
vasta moltitudine.
Una
saga bellissima, meravigliosa che non posso fare a meno di consigliare. Una
rievocazione estremamente convincente di angeli dannati, lotte incessanti tra
il Bene e il Male, rivelazioni sconcertanti posti alle soglie del Presidio. Una
storia che non riesce a sbiadire nella sua essenza, ma a perpetuare nel tempo
in cui facilmente ci si lega immaginando il passato remoto in cui
si è accanita l'autrice. Un affresco italiano che divampa, così superbo e
perfetto, in cui non ho potuto fare a meno di vivere con passione, ossessione e
tanta curiosità.
Valutazione
d'inchiostro: 4
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