L'eccitazione peggiorò non appena mi sedetti alla scrivania e aprì
il computer. Scrivere la prima recensione dell'anno è sempre un'impresa, e non
mi andava che chi mi legge non potesse leggere nemmeno l'introduzione. Non
volevo che per questa ennesima recensione di Baricco mi lasciassi trascinare
dal "già visto", e abbandonare l'idea che le emozioni sortite fossero
molto più di quel che credevo. Maledetta insicurezza! Con questa piccole dose
di metà pomeriggio, mi trovo quindi preparata al fatto che per la prima lettura
dell'anno avrei dovuto parlare di Questa storia. Il risultato? Sto ancora
aspettando che gli spasmi che avevano attanagliato le mie viscere passino in
fretta; una corrente elettrica aveva corroso le mie ossa, ancora una volta. E
adesso? Adesso tutto quello che so, che sento, è il frastuono di altre voci,
altre anime che si accalcano alle soglie del mio animo e attendono il loro
turno con paziente attesa...
Titolo:
Questa storia
Autore:
Alessandro Baricco
Casa
editrice: Feltrinelli
Prezzo:
12 €
N°
di pagine: 288
Trama:
Il romanzo racconta la vita di Ultimo Parri, che il lettore incontra bambino in
una campagna del Nord Italia all'inizio del Novecento e segue in luoghi e
vicende diversi fino agli anni Sessanta. Il destino di Ultimo si svolge e si
compie all'interno di una narrazione a più voci. La compongono il rumoroso
arrivo delle prime automobili, la passione per i motori e per le gare, un
singolare rapporto padre - figlio, atroci scorci della Grande Guerra, una
storia d'amore che non inizia e non finisce e si alimenta di segni e di tracce.
La recensione:
Lasciami
andare a vedere il sogno, la velocità, il miracolo, non fermarmi con uno
sguardo triste, questa notte lasciami vivere laggiù sull'orlo del mondo, solo
questa notte, poi tornerò.
Libera
dalla presenza di Baricco e dall'aura lucente dei suoi personaggi che lo
seguono ovunque, quando terminai il romanzo la prima cosa che feci fu
accarezzare la copertina, infilare la mia vestaglia di puro cotone e
abbandonarmi ancora una volta agli effetti baricchiani per qualche altra
manciata di minuti. Non mi presi il fastidio di riflettere, cincischiare nel
realizzare qualche frase compiuta che abbia senso se non per me stessa e restai
come immersa in una sorta di stato ipnotico che filtrava da uno scenario
straordinario e stupefacente, lasciando che qualcuno mi trascinasse in strade
dalla terra arida e bucata, sull'orlo di un mondo, in uno sfavillio di argenti
e cristalli. Appiccicata ai bordi di una strada polverosa e rumorosa come una
mosca su una baia zuccherosa, in una profusione di bianco e grigio, polvere e
relativi concerti meccanici, salutati da ilarità dalla sottoscritta.
Più
tardi, avvolta da una massa informe di coperte e piumoni e in compagnia di un
ragazzino dal nome parecchio bizzarro, Ultimo, minuscola, nel niente della
sera, come un piccolo battito sono saltata a bordo della sua bicicletta
sferragliante, sollevando voci e mormorii di sgomento, lanciandomi dietro con
un profumo acido di bruciato.
Diamanti,
figure eroiche, la vertigine di una solitudine insana, forte e indissolubile
capitata nel momento in cui credevo di saperlo, chi era costui che mi stava
attorno? Eppure è stato grazie a lui, in questo paesaggio, in cui mi sono
avventurata come una biglia su un panno inclinato, che mi sono svegliata dopo
pochissimo tempo in ogni singolo istante del mio avanzare fino a indurmi a
registrare, o a conservare intatta l'anima di questo romanzo.
Ho
sempre saputo che quest'anno sarei tornata da Baricco. Che lo facessi il primo
giorno dell'anno, o durante le ultime letture del mese, rivestiva
l'occasione di un manto di felicità e curiosità che non potei farne a meno.
Immaginavo me stessa aggirarmi fra gli scaffali della mia strapiena libreria,
pensierosa, a contemplare la mia piccola raccolta dei suoi romanzi. E tentata
di salutarlo in poco tempo e vivere di lui un'altra volta, ho letto Questa
storia quasi senza rendermene conto. Senza rendermene conto ho visto la S
bianca di una strada, nella luce di mezzogiorno, nel cuore di una cittadina
sconosciuta, come un regalo del Creatore, disegnato apposta per i miei occhi.
Rumori e odori si facevano largo a stento nella mia percezione, come un eco
lontano.
Non
mi aveva condotta in nessun posto di preciso, in quanto è una storia a se
stessa, fuori dal mondo e da qualunque imperfezione. Ed io non ho potuto fare a
meno di amare tutto questo. Il crepitio sotterraneo e incessante, la voce
gracchiante di figure a cui è stata sottratta l'identità, la disperazione muta
nel cuore della calma, la fragilità dei loro cuori, l'invincibile angoscia di
essere felice, non importa come o perché.
Ho
visto parole e immagini sgorgare dalla punta di una mano invisibile, come se
avessero aspettato con rabbia nella prigione dell'anima dell'autore; ho visto
un ragazzo un po' solitario combattere per la realizzazione dei propri sogni;
ho visto una donna sottrarsi ai piaceri della vita e riporli mediante sfogo in
un diario. Questa storia è una storia che ne contiene tante altre in cui il
mondo di fuori lo si percepisce a stento, l'anima dei personaggi intrappolata
nei pensieri dell'autore e di chi legge. L'estatico richiamo a uno dei miei
autori preferiti che qualche mese fa avevo salutato con un sorrisetto sulle
labbra, e che mi ha resa protagonista di una serie di strane sensazioni.
Sensazioni in cui lo scorrere del tempo subisce dei leggeri sfasamenti o in cui
si riesce a captare cose o nozioni che prima percepivo in maniera del tutto
diversa.
Una
trama realistica basata esclusivamente su esperienze di vita che sembra di
vivere in prima persona, come un eco ripescato dal passato, è un romanzo che ho
letto tardivamente ma in tutta la sua meravigliosa essenza. In un frastuono di
motori e sferragliamenti, polvere e sudore, in un mondo zeppo di ipertrofici
gioielli, sorvegliando silenziosamente nel verde circostante.
Alessandro
Baricco sforna una storia avvincente, delicata e profonda che, come un amabile
carezza, fa capire come il destino non è una catena di eventi ma una corsa, un
continuo affannarsi sulla vita, facendoci conoscere la lucentezza e la
brutalità di piccole macchine su ruota come un continuo avvicendarsi di
creazione e distruzione. Qualcosa - un padre, una madre, donne sole e disilluse
- capaci di prenderci per mano e trovare quella strada, imboccare quella via,
avviandosi e non volgendo le spalle al passato, e non pensarci, con la
leggerezza delle parole. Così dolci e meravigliose.
E'
un'idea loro quella che noi dovremmo partecipare. Hanno bisogno che noi
recitiamo sul palcoscenico della loro follia.
Valutazione d'inchiostro:
4
Ciao Gresi, ho letto qualche romanzo di Baricco, ma trovo la sua prosa troppo analogica per i miei gusti: magari però proverò a dargli qualche altra possibilità!
RispondiEliminaFammi sapere, poi 😉
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