Sono stata forse fin
troppo frettolosa, brutale e appassionata nell'aver troncato una lettura che, a
prima vista, si era rivelata ammaliante, e che è invece sprofondata lungo un
oscuro baratro di insoddisfazione, quasi malessere? La mia anima appassionata e
romantica lo sa: non riesce a bearsi di certe cose, prova malesseri fisici
oltre che morali a stroncare una lettura che, già da qualche capitolo
successivo del prologo, si rivela inappagante. Il mio cuore, come sempre, mi
aveva indotto a sperare in qualcosa in più.
Ed ho sbagliato, in
quanto la recensione del romanzo di cui vi parlerò quest'oggi non trascende
alcuna concezione di accettabile. Né per la mancata forza ammaliatrice che non
sprigionano purtroppo le sue pagine, né per il poco interesse che l'autore
riserva a questa fatiscente libreria.
Perseverare, in ogni
caso, si è rivelato un tentativo inutile. E sebbene Lydia, con il suo amore per
i libri, mi abbia chiesto di seguirla in questo percorso, io non ho potuto fare
a meno di non sbilanciarmi come invece avrei voluto. Infervorata dalla
lucentezza di una storia che purtroppo non ha una sua storia.
Titolo: Mezza libreria
delle grandi idee
Autore: Matthew Sullivan
Casa editrice: Longanesi
Prezzo: 17, 60 €
N° di pagine: 356
Trama: Lydia è una
ragazza schiva e introversa. Ama nascondersi fra i suoi adorati libri e fra gli
scaffali della Libreria delle Grandi Idee presso cui lavora, nel cuore di
Denver, Colorado. Una libreria che, in particolare nelle opere di apertura
serali, si popola di bizzarri bibliomani che fra i volumi passano lunghe ore.
Una sera, poco dopo la chiusura, a Lydia tocca una sconcertante, terribile
sorpresa. Uno degli abituati frequentatori, il giovane Joeey si è impiccato fra
gli scaffali del piano superiore. Prestandogli i primi soccorsi, Lydia fa una
scoperta che cambierà la sua esistenza: dalla tasca dei jeans di Joey spunta
una foto. Una foto che ritrae lei da bambina. Perché Joey si è suicidato
proprio in libreria? Per quale motivo teneva in mano quella foto? E perché
Lydia ha l'impressione che sia solo il primo di una serie di messaggi che Joey
le ha lasciato prima di morire, affidandoli ai libri? Nel tentativo di scoprire
la realtà, Lydia rievoca immagini di una terribile notte della sua infanzia, dettagli
da tempo sepolti nella memoria. E insieme ai ricordi riemergono presenze che
pensava di aver lasciato ormai nel passato, come quella di suo padre.
La recensione:
Leggere la
storia di Matthew Sullivan, in questi pomeriggi di fine maggio, ha
cristallizzato il mio gelo nei suoi riguardi. Ho ascoltato la storia che
Sullivan si porta dentro, ho gioito dinanzi alla bellezza di una cover così
intrigante e una trama che avrebbe fatto irretire chiunque. Sembra qualcosa di
insolito, soprattutto quando si parla di un romanzo che parla di libri, ma sono
diventata improvvisamente fredda nei confronti di Mezzanotte
alla Libreria delle Grandi Idee perché non ho assistito
ad alcun cambiamento, alcuna crescita interiore, o, peggio, alcun elemento che
esplicasse l'amore per i libri. La letteratura è sempre stata un pilastro
fondamentale nella mia vita. L'ho vista durante la mia infanzia - la lettura di
romanzi spettacolari come quelli di Rohal Dahl - e la solidarietà, il desiderio
di divenire un giorno anch'io così grande e potente. Desideri che adesso, sulla
soglia dell'età adulta, sfiorano l'isteria, e che mi ha permesso di crescere e
maturare alcune idee che talvolta sono quasi una debolezza.
Vedere dunque in questo romanzo alcun aspetto di
letteratura mi ha portato a ricordare altri romanzi che invece osannano questo
tema. In più, alcuni di loro hanno risvegliato in me tutte le riservatezze
letterarie, facendo riemergere i ricordi della mia infanzia, che è quanto
Baricco o Markus Zusak descrivono come elemento fondamentale di vita, una porta
per la felicità, il che spiega il motivo per cui mi trovi qui e mi senta così
demoralizzata.
Volevo fidarmi di Sullivan, volevo lasciarmi sedurre
dal suo essere colto e introverso, volevo persino lasciarmi guidare. Era venuto
il momento in cui mi ci perdessi anch'io fra gli scaffali impolverati della
Libreria delle Grandi Idee. L'ho desiderato dal primo momento in cui ne seppi
la sua pubblicazione. Perché insistevo nel credere che questa storia potesse
fare al caso mio? Questo è solo la parvenza di qualcosa che invece poteva avere
una sua importanza. Forse, in cuor mio, speravo di poter ottenere una certa
ammirazione.
In qualche modo feci rotta verso una piccola e
scalcinata strada della periferia di Denver. Una volta qui, non ho potuto fare
a meno di notare come attorno a ogni cosa pervadeva una certa tristezza, una
certa malinconia, e, senza farmi vedere, mi ci sono intrufolata fra le sue
vecchie mura. Contemplando ciò che avevo davanti mi domandai: dove erano andati
a finire tutti? Possibile questa libreria fosse stata abbandonata?
Se aspiravo a qualcosa di diverso, a una
nuova boccata d'aria, mi sembrava che l'amore per i libri fosse perlomeno
percepibile, come le loro ripetute e osannate apparizioni potessero lasciare
un'impronta del suo passaggio. Eppure, sebbene il mio incondizionato amore per
i libri mi aveva condotto qui, solo molto dopo presi consapevolezza di essere
stata trascinata nel bel mezzo del nulla. Fra le pagine di un thriller, che
tanto thriller poi non è, piatto e monotono, in cui soltanto la passione
reciproca per i libri avrebbe potuto salvarmi.
Un racconto fresco, ma poco vivace,
ripetitivo e monotono che segue le vicende di una ragazza comune, divenuto ai
miei occhi un semplice estraneo. Usurpatore di qualcosa che avrebbe potuto
avere una sua magia, avrebbe potuto staccarsi di dosso quello spettacolo
terrificante di un suicidio e non pensarci più. Ma nel momento in cui ho
realizzato che queste pagine non possedevano nulla di tutto questo, ho dovuto
sorvolare su alcuni punti, pur di curare la mia anima nutrendo un certo senso
di responsabilità nello scoprire come talvolta romanzi che si definiscono letture
bellissime, alla fine ci inducono a compiere le azioni più impensabili.
Mezzanotte alla libreria delle grandi
idee è un romanzo lento e noioso, poco
appassionante e ripetitivo che, in ogni pagina, in ogni nuovo capitolo, mi ha
sorpresa a scongiurare qualche miracolo. Una svolta decisiva che mi facesse
apprezzare quest'opera come si deve, e di cui Sullivan tuttavia non si dimostra
in grado, al fine di renderne la lettura semplice, realistica ma poco
emozionante. Poco incline ai miei gusti di lettrice, assolutamente inefficace.
Valutazione d'inchiostro: 2
Nessun commento:
Posta un commento