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domenica, agosto 26, 2018

Gocce d'inchiostro: Il diario perduto di Frida Kahlo - Alexandra Scheiman

Ho colto immediatamente l'inconsueta voce di una donna che, qualche mese fa, ho avuto modo di conoscere ed osannare immensamente. Senza perdere altro tempo, ho così accolto questa nuova lettura il cui centro primordiale ruota appunto sulla sua vita. La mia anima si era allontanata da ogni cosa, estraiandosi da cose o persone e volgendo completamente la sua attenzione su una grande pittrice: Frida Kahlo.
Invitandovi ad intraprendere questo splendido viaggio, vi parlo di questa biografia, di questo diario, con tanto di calore che sprigionano le mie viscere. E poi, quando dovetti tornare indietro, presi consapevolezza che non mi era ancora bastata la sua presenza. In futuro mi piacerebbe trattenermi in sua compagnia per qualche altro tempo, infilandomi impunemente nel suo cuore, vivendola e respirandola esattamente come me l'ero figurata; donna che cambiava a seconda delle stagioni e che lottò per avere figli, dinanzi alla soglia dell sua vita adulta.

Titolo: Il diario segreto di Frida Kahlo
Autore: Alexandra Scheiman
Casa editrice: Bur
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 322
Trama: Dopo il terribile incidente che la condanna a una fine imminente, Frida Kahlo, fin da bambina tormentata da u nfisico fragile e sofferente, stringe un patto con la Morte; l'artista potrà continuare a vivere, e in cambio ogni anno nel giorno  dei Morti, cucinerà per la Nera Signora un piatto diverso e squisito la cui ricetta verrà annotata in un piccolo taccuino nero. Lo stesso taccuino che, realmente appartenuto a Frida, sparirà nel giorno dell'inaugurazione di una mostra a lei dedicata nella città natale di Coyoacàn.

La recensione:

Io e te ci amiamo profondamente, e infatti abbiamo sopportato i pugni tirati contro le porte, le imprecazioni, gli insulti. Io e te ci ameremo sempre.
                                                                      
Fui l'ultima a lasciare la sala dove due figure bellissime, come quelle di Diego Rivera e Frida Kahlo, per tutta la durata del mio soggiorno furono ignari della mia presenza. Adeguarsi alle novità degli eventi non fu propriamente difficile. La mia prima impressione fu che di questi due amanti, di questi due grandi artisti, il mio interesse si accrebbe, dopo la splendida avventura avuta con Pietro Citati e il suo romanzo Viva la vida!. Tale sensazione non si attenuò nemmeno quando emersi nella relativa arsura dell'ordinario, con la sensazione di aver compiuto uno strano viaggio nel tempo. Non mi sembrava vero di essere tornata da Frida. La sua malattia, il suo essere forte ma allo stesso tempo fragile, il suo amore per la pittura, mi avevano affascinata e inorgoglita. La vastità della sua essenza, di paesaggi eccentrici o bellissimi ed espressivi, la benedizione della morte come donatrice di possibilità, tutto questo era assolutamente raccomandato dal nome della protagonista, e me l'ero immaginato anche nel romanzo della Scheiman quando seppi di questo romanzo. Mi aspettava per essere ancora una volta visto e vissuto. Domani, o qualsiasi altro momento in cui avrei dovuto rimandarne la lettura non sarebbe stato lo stesso. Ma, all'improvviso, la figura evanescente di Frida aveva rovesciato il suo essere umana nella notte che in pochi giorni era diventata lo scenario di una biografia realistica e profondamente veritiera. Sarebbe bastato la lettura dei primi capitoli per farmi prendere consapevolezza che Frida mi aveva cercato, di nuovo, e dopo alcuni convenevoli e qualche biglietto di benvenuto, la sua storia si sarebbe conclusa. In capo a pochi giorni, ne sarebbe rimasto solo un semplice ma bellissimo ricordo che l'autrice ha sfoderato mediante una prosa semplice, scorrevole, quasi lirica in un aneddotto riguardante la stessa pittrice: l'infruttuosa ricerca di un taccuino segreto.
Quando arrivai agii esattamente come avevo agito qualche settimana fa; non seguendo uno schema preciso, ma, in balia di sensazioni particolari, altalenanti e potenti, mantenendo un certo autocontrollo. Anche con questo ennesimo, splendido ritratto della pittrice messicana, è stato davvero impossibile restare indifferenti alla figura di una ragazza che è nata e cresciuta nella pioggia. Ha vissuto l'eternità chiusa in un sarcofago di gesso e ferro, in un sudario di putride infezioni e sangue rappreso che non si rimargineranno più. Una vita travagliata, innumerevoli passioni sopite dal tempo e dalla malattia, Frida fu quel genere di donna che fu spinta a combattere, a stringere fra le mani un vecchio pennello di legno e ritrarre tutto ciò che la circondava. Una donna comune che ha cercato di sembrare un intellettuale e che, persino la malattie, le disgrazie di cui fu vittima, frantumarono i suoi sogni in minuscoli pezzettini, le conferirono una certa raffinatezza ma anche tanta tanta infelicità.
Così come tanti altri romanzi che mi premurerò di leggere il prima possibile, Il diario segreto di Frida Kahlo nacque dalla produzione e dalla realizzazione di fatti realmente accaduti nei primi anni del Novecento in cui i personaggi, come marionette manovrate da un abile doppiogiochista, si muovono come schiere di anime contrite e dannate che entrarono nella lotteria della vita senza dargli una certa importanza.
Non sorprende dunque se, a distanza di due mesi, Frida sovvenne e sopraggiunse fra le stanze buie del mio animo emettendo un battito che ricorda gli antichi poemi dickensiani. Fra la bellezza di scenari già visti, ma magnificamente descritti, il mondo esterno che stringe e si accaparra di ogni cosa, così tangibile e impenetrabile, incontestabile come una foresta.
Una storia che è un rifugio ove vi sono custoditi ricordi di una grande pittrice, desideri di una donna inchiodata a vita in un letto. Frutto di un brutto scherzo, allucinazione di un idillio romantico che si frantuma con la visione di una realtà distorta, Il diario segreto di Frida Kahlo è un monologo bello e particolare che ha scandito bellissimi momenti in sua compagnia. Ha sorvolato i cieli celesti del mio cerchio personale, libera di seguirla, libera di volare via assieme a lei e di brillare alla luce del sole, come un riflesso perpetuo nel tempo.

<< Se c'è una cosa che ho imparato, è questa: non sposiamo mai il nostro grande amore, né che ci ha soddisfatto di più a letto. Ma anche nell'eventualità di trovare nel proprio compagno l'amore e il sesso perfetto, non è detto che questo significhi essere felici. >>

Valutazione d'inchiostro: 4

2 commenti: