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lunedì, settembre 10, 2018

Gocce d'inchiostro: Limonov - Emmanuel Carrère

Non ho proprio potuto fare a meno di stare in compagnia di quest' uomo e guardarmi attorno.
C'era un giornalista freelance, avido lettore e amante della scrittura e della buona letteratura, a riservarmi, con un solo e profondo sentimento di devozione, magnetismo, che mi prese per mano e mi condusse in un posto in cui ho fatto perdere letteralmente le mie tracce. Mentre mi muovevo fra le strade di una città dominata dall'arroganza e dalla brutalità dei rappresentanti di potere di frotte di cittadini che si azzardavano a chiedere spiegazioni, mi chiesi se in effetti ero pronta ad imbarcarmi in questo nuovo viaggio. Confessargli le mie perplessità al riguardo non penso sarebbe stato conveniente.
Con la sua stazza esile ma arcigna, Eduard Limonov era quella figura di carta e inchiostro che mi trasmise una certa soggezzione sin dal primo momento che lo conobbi. Rivoluzionario di professione, esperto di guarriglia urbana, personaggio sulfureo di grande talento e impudenza.
Due universi così differenti che hanno tracciato una linea di confine fra la figura di Limonov - detenuto comune in un campo di lavori forzati - , uno scrittore - artista ambito che si muove in ambienti altrettanto ambiti -, e il lettore che ha seguito di pari passo le vicende e le testimonianze di entrambi. Vivendo molte più vite di quel che credeva, vestendo i panni di sovietico, barbone, maggiordomo, domestico, scrittore, soldato, amante, puttaniere, col desiderio insopprimibile di una trasformazione o mutazione del terrorista e ribelle Limonov in pacifista.
Titolo: Limonov
Autore: Emmanuel Carrère
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13
di pagine: 356
Trama: Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: " è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio" si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato " che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale". La vita di Eduard Limonov, però, è inanzittutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante - a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il "duro metallo di cui è fatta la sua anima", Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo …

La recensione:

Per scrivere cose interessanti, bisogna innanzittutto vivere cose interessanti: conoscere le avversità, la povertà, la guerra.

Mi ero avvicinata di soppiatto alla figura di questo famigerato ribelle sovietico. In una città di cui ancora non ne conosco la presenza, vidi un uomo con la sua zazzera quasi sempre spettinata, una barba incolta, camminare dirimpetto una strada al posto in cui abita non accorgendosi di essere seguito. I due tipi di vita coesistevano: la guerra sembra un passatempo per i fanatici, anche se questo non rende le vicende di questo giovane russo una questione meno seria. E' anzi implacabile, come uno sciame di api che vanno a cibarsi nel suo alveare, mentre nei pressi qualcuno aveva deciso di raccontare questa storia, seduto su una poltrona gigante ma impolverata, assorto nel proprio lavoro di creazione, nel salotto di casa sua, un giornalista freelance poneva su bianco quelle che non sono altro che le sue vivide impressioni su una figura di spicco: Eduard Limonov. Già conosciuto per le sue gesta bellicose, per i suoi scritti che puntavano alla prosaicità anziché al preziosismo.
Mentre scrivo tutto questo penso a quando Limonov mi aveva afferrato per un braccio e mi fece segno di seguirlo. Lo scompiglio generale che imperversava dentro la sua anima - apparentemente semplice, ma macchiata dall'esperienze della vita - avevano coperto la sua aria arcigna, i suoi modi poco affabili e cortesi, il suo essere amaro e pessimista. Seppur con un certo riserbo, i suoi pensieri non riuscirono a coprirne il rumore. Talvolta sembravano girare continuamento verso esiti all'insegna dell'eroismo, della durezza, in cui la guerra aveva morso tutti con i suoi denti. Immobilizzato in un ambiente famigliare e variopinto, poetico e stravagante, come un bellissimo quadro, sempre a rischio di vita.
Come spronata da una qualche forza anomala, mi sono sentita a dir poco entusiasta - sebbene di entusiasmo ce ne sarebbe voluto ben poco -, stupita, estasiata dall'entità di questo leader russo, dominato dalla guerra e dalle fazioni politiche, inebriata dalla nobile arte della letteratura da cui vi ricavò beneficio per la sua anima, le tormentate passioni morali di un uomo che cammina fra la vita e la morte.
Non è stato facile capirlo. Limonov è una figura talmente complicata, enigmatica, introversa, arcigna, malinconica, bellicosa, a cui penso ci penserò per tutta la vita con una certa ammirazione e una certa amarezza. Sebbene qualche difficoltà, ho avanzato con passo regolare senza fermarmi nemmeno un istante, se non per registrare ogni sua nuova mossa e allontanarmi da ogni emozione come un enorme sforzo mentale. Mi ero fermata, in particolare, nel momento in cui aveva colto l'importanza della scrittura come quel mezzo perfetto in cui riversare frustazione, rancore, invidia, odio, fantasie sadiche, senza alcuna ipocrisia o vergogna. Il trionfo della scrittura avrebbe dovuto vendicare l'insuccesso dell'avventuriero e dell'amante. La sua vita avrebbe dovuto divenire una materia sbiadita e mediocre, destinata a recitare nel mondo una comparsa, amareggiata e invidiosa.
Limonov si era preso la briga di emettere un certo ululato, che per molti è stato satanico e destibilizzante, e con il quale ha avuto un certo successo. Ne è uscito il rumore stesso della notorietà, un suono che montava fino a raggiungere la fama a cui ciascuno individualmente aveva accolto nel suo cantuccio personale. La storia di un uomo comune le cui gesta indimenticabili non lo si sono potute prendere in maniera personale. Emmanuel Carrère è stato guidato, oltre che ispirato, da tutto questo. E correndo con lui fino alla stanza luminosa della sua casa, l'aveva toccato così tanto, prendendo una decisione al posto suo, sentendo dunque l'impossibilità di non poterla abbandonare.
Limonov  trasporta la bomba di un sapere individuale di un uomo qualsiasi. Un sapere trascendentale, estraneo a questo mondo, frammenti di una esistenza per gran parte conosciuta dell'universo di un sovietico, calato, per errore, sui cieli celesti di chiunque incrociava il suo cammino. Coperto sotto una cortina grigia e fredda di segreti, passioni represse e poi ritrovate, oscurità e malvagità che nel 1900 possedette una certa importanza. Era questo l'effetto dell'aver superato in un balzo il mio mondo e averne attraversato un altro, attraversandolo semplicemente con un romanzo!
Nell'incanto della scrittura, come consolazione o saluto da lontano, ho accolto il romanzo di Carrère nel mio cantuccio personale nella sua magnificenza. Non c'erano più le vecchie e fredde mura della mia stanza, né le mie ansie o preoccupazioni: solo una forte tormenta che infuriava implacabile, l'aria intrisa di qualcosa di bello. Meraviglioso. Quasi che questa storia si fosse accorta di me e, consapevole del suo incredibile potere, godesse del fascino di cui godeva. E, avanzando, colpiva tutta affannata a richiamare la mia attenzione.
Ho fissato a lungo questa storia che ho finito per avere la sensazione che figure in movimento camminassero sulla linea di un orizzonte sconosciuto annotando qualcosa. L'anima si accordava al frenetico e appassionato ritmo di questo uomo russo dalle ambizioni piuttosto vaste. Qui ho provato il desiderio di sognare, di perdermi nell'intrico rocambolesco delle sue parole.
Ogni cosa, gesto o azione, apparivano lucidi e calcolati: nell'insieme risultavano come inconsciamente inebriati dalla comune della corrente della vita. Il sole, attribuito del luogo, illuminava con ritegno la scena, sembrava vegliare sulle sorti di questo personaggio, come una spettatore curioso che avvicinatosi allo spettacolo osserva questo individuo prendere vita.
Ricordo la magica esaltazione della notte, quando questa figura di carta si era mosso agile al mio cospetto. Più di ogni altra cosa avrei voluto cadere ancora una volta in questo meraviglioso stagno di parole e gioie infinite. Da ogni angolo il popolo si riversava nelle strade. Una vera fiumana. Visi vecchi o giovani, studentesse o operai, mi unì assieme a questo sparuto gruppo e mi misi ad ascoltare ciò che questo autore aveva da dirmi. In questo periodo dell'anno, assieme a un'aria luminosa e asfissiante, vi abitavano persone poco serie, rozze, liberi professionisti dalle misere entrate.
Per il fascino, misto a una buona dose di ammirazione e ammaliamento, per tutto il tempo trascorso qui, per il tono per nulla semplice e soave del canto e per la melodia così intensa e agghiaciante che aveva sprigionato così bene la sua lettura, e per una scarsa tempistica, ho provato un inspiegabible confusione, come un delirio insensato, dolorosamente esaltante. L'essenziale era quello che mi stava attorno. Limonov che si muoveva in un mondo esterno che ci stringeva da ogni parte, così tangibile, impenetrabile, incontestabile come una foresta. E se di questa vicenda ne ero rimasta completamente ammaliata era proprio perché in questo bellissimo disegno mi ero smarrita e ritrovata improvvisamente umanime. Un disegno che ha scandito attimi di vita trascorsi in sua compagnia: la scomparsa di genitori poco attenti, il sentimento dell'amore mai idealizzato in un'unica donna ma in più amanti, la letteratura e la scrittura come mezzi che leniscono le ferite inflitte al nostro animo.
Restava il mondo contorto in cui si svolge il tutto; così diverso da come me l'ero immaginata. In queste pagine ho voluto fuggire nell'apparente silenzio della natura, nel muto carcere di un lungo tenace lavoro, nell'ineffabilità di un sonno proibito, in una vera musica o in un soave frastuono.
Intorno, tutto fermentava. Cresceva, saliva o sscendeva, a seconda dei casi, al rumoroso appiglio dell'esistenza. Il fervore della vita, come una burrasca, avanzava in una larga ondata, senza sapere dove, sulla terra e sulla città, abbracciando col suo fremito quanto incontrai sulla mia strada.
Leggendo Limonov mi è sembrato di assistere alla rinascita di un uomo, un sogno divenuto incubo che, in un giorno qualunque, cominciò a cadere il suono, regolare e martellato, di una voce che in poco tempo era divenuta famigliare, già sentito qualche giorno fa. Una bella voce, penetrante e suadente.
Io, assieme a una nazione a cui è stata strappata ogni cosa, mi sono trovata circondata e coinvolta, sotto un cielo trapunto di stelle. E non ci è stato nulla che potesse dichiarare la libertà come caduta dal cielo, superiore a ogni aspettativa. Ottenuta per caso, per un malinteso.
Ho immaginato questo ambizioso giornalita freelance, seduto alla scrivania, accanto alla finestra, e davanti a lui una pila di fogli rilegati di varie forme e colori. Intento a porre nero su bianco, in un tetro diario composto da prose e versi, nozioni di vita su ciò che essa svolse per Eduard Limonov.
Una storia in cui il cuore resta sospeso per tutto il tempo. Sotto il bianco riflesso del cielo di pioggia, fattosi chiaro man mano che si avanza, l'ho raccolta sul palmo roseo della mia mano. Qui ho ricevuto in dono dalle mani dell'autore una rozza ma strepitosa bellezza creata da Carrère. Mi ha letteralmente aperto le porte a figure avvolte da una particolare oscurità. E la promessa di una certa intimità, contenuta, fredda come una luminosa notte del nord, di Limobov e Anna e Natascha ma anche di chi li circonda o legge, che mi si è accorsa incontro come una potente onda verso cui sono accorsa nel buio delle stanze remote della mia coscienza.
L'anima sembrava pesasse della stessa tenebra, netta, senza passaggi e mezze tinte che l'attenuassero. Questa duplice fusione, incrociata oscurità conferiva una certa inquietudine come la lettura di un necrologio o un sommesso borbottio. Fra echi di un discorso sorpreso, in mezzo a fantasmi che si tengono per mano, facendo come cenni di ringraziamento alla storia che mi è stata raccontata e che ho visto così bene.
Il libro della vita di un uomo le cui gesta hanno fatto storia, e che poi giunge irrimediabilmente alla fine, alla pagina più preziosa d'ogni cosa sacra. Ove ogni cosa si compirà e che io ho lasciati si compisse.

<< Questo mi aspettavo da me. Ora nessun castigo può toccarmi perché saprò trasformarlo in fiducia. Uno come me può trarre gioia anche dalla morte. Non tornerò alle emozioni dell'uomo comune. >>

Valutazione d'inchiostro: 4

4 commenti:

  1. Ciao Gresi, ho sentito parlare bene di questo libro, ma non avendo mai letto Carrère credo che inizierò da L'avversario. Comunque terrò conto anche di questo.

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    1. Ciao, Beth! L'avversario è un romanzo che leggerò presto o tardi :) Grazie per il consiglio! Se lo leggerai, fammi poi sapere ;)

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  2. Che vita intensa ha avuto il protagonista di questo libro! Mi hai fatto venire voglia di buttarmi a capofitto in questa lettura!

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    1. Te lo consiglio, Maria!!! A me è piaciuto davvero molto, e sono contenta di averlo conosciuto ☺

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