Decisi di immergermi fra le pagine
di questo caso letterario, e sedermi nella mia poltrona preferita, non avendo
nemmeno l'opportunità di sapere se effettivamente leggere Elmet era ciò che più
desideravo. Alcuni dei blogger che seguo hanno osannato e straconsigliato il
romanzo della Mozley per la sua capacità di restare immobile, mentre uno scenario
bucolico, introspettivo, quasi statico, prendeva vita pian pianino, senza
nemmeno dare una certa importanza a un personaggio fatto di carne e ossa, bensì
a tutto ciò che circonda questo piccolo paesino che si è spostato con dolcezza
nei miei pensieri così come se mi fossi decisa di andare ad esplorare un giardino
sconosciuto. Da questa lettura ho imparato un'infinità di cose: l'esercizio della
pazienza in anni passato ad accrescere mediante diversi stati d'animo o situazioni,
concetrazione, osservazione, desiderio, mentre i minuti si accumulavano come
mucchi di neve e il silenzio cresceva intorno a me.
E seduta adesso dinanzi al
computer, pronta a redigere quello che è il mio pensiero al riguardo, vi parlo
di questa storia come se stessi sbrigliando la matassa di un infanzia tanfibile
come la seta di un abito pregiato, o avessi assaporato qualcosa di nuovo,
melodico e saporito che si è mescolato ai miei sentimenti per dare concretezza
e veridicità a qualcosa che alla fine è ben più di uno stato d'animo.
Titolo: Elmet
Autore: Fiona Mozley
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 276
Trama: Elmet, l'ultimo regno celtico indipendente in Inghilterra,
terra di nessuno e santuario di fuorilegge, rifugio ma allo stesso tempo trappola,
è il lembo sperduto dello Yorkshire che oggi fa da sfondo a questa storia. Vi abitano
Daniel e Cathy, fratello e sorella adolescenti. Sono stati abbandonati dalla madre,
che sembra essere sparita nel nulla, e vivono, senza regole e senza contratti
col mondo esterno, col padre John, un pugile di strada burbero e solitario,
nella casa in mezzo ai boschi che lui ha costruito con le sue mani, dormento all'addiaccio
nei primi giorni, sostenendosi di caccia e raccolta. Un vero e proprio nido, in
cui i tre trovano la serenità, finché non compare il signor Price, ricco
proprietario terriero senza scrupoli, padrone di gran parte degli alloggi e dei
terreni locali e sfruttatore dei suoi lavoratori, che reclama il terreno dove
John ha costruito la sua casa, affermando di possederlo legalmente. E con le
stesse mani con cui ha ricreato una serenità perduta, John sarà pronto a
difenderla …
La recensione:
La giustizia
c'entra solo per metà. L'altra metà è vivere. Fare quello che va fatto.
Seduta
ora dinanzi al computer sento l'aria fresca del pomeriggio sfiorarmi l'orlo dei
miei leggins. La storia che la Mozley si porta dentro è stata piuttosto tangibile
come qualcosa di vicino, assurdamente reale; un odore, un suono, una melodia,
ognuno di questi elementi si mescolava agli altri per dare corpo a qualcosa che
in Elmet hanno scaturito in ben più
di uno stato d'animo. C'è stata una presenza perenne fra queste pagine, lo sapevo
bene io che di questo romanzo attendevo impazientemente una copia, un paesaggio
forse fin troppo diverso da ciò che avevo visto sin ora, triste ma evocativo,
che è passato in primo piano interrogando chi legge sull'enorme vacuità del
tempo, a meravigliarsi del fatto che nel ventunesimo secolo c'è ancora qualcuno
che dà una certa importanza ai valori. Ed è stato proprio un atteggiamento assolutamente
volontario restarmene buona, in disparte, ad osservare questo magnifico dipinto
che l'autrice aveva dipinto così bene. Lo spettro della famiglia, la povertà, i
disagi sociali e affettivi sono stati evocati con una certa raffinatezza, una
certa serietà ingoiata da folti campi da arare nelle prime luci dell'alba. Si
tratta di un lento ritiro, un rifugiarsi dentro un mondo autonomo che va di pari
passo con la fine imminente dell'infanzia del protagonista Daniel. Il passato
era tornato a infestargli i sogni. Cathy e il padre erano gli unici parenti che
aveva ancora in vita, e non ci sarebbe stato più nulla al di là del loro affetto,
oltre il presente e una bella ma misteriosa terra da coltivare quanto l'occuparsi
di un bambino.
Sarebbe
stato tutto più semplice abbandonarsi ai dolorosi rimorsi di una madre egoista
e crudele, o ai gesti impulsivi di un padre silenzioso e brusco: di certo io mi
sarei comportata allo stesso modo di Cathy e Daniel, andando a lavorare nei campi
pur di guadagnarmi un tozzo di pane, mentre loro padre giorno dopo giorno si sarebbe
fatto sempre più anchilosato e insignificante. L'età e la stanchezza ben presto
gli avrebbero restituito ogni cosa, senza che nessuno sentisse il bisono
d'intromettersi. Ed ecco che lo spettro della bucolica Elmet, aleggia nello spazio
della sala d'aspetto di questi personaggi, diviene teatro di azioni o gesti,
ricordandoci l'importanza e la bellezza della vita nell'arco di poco tempo.
Questo in poche righe il messaggio che vuole trasmetterci l'autrice. Questa la
vera matrice su cui ruota l'intera storia. La vita è una continua corsa a perdifiato. Stancante e
inesorabile.
Da
queste considerazioni ho potuto dedurre come in Elmet flutta una certa importanza per il mondo esterno, in cui il
lettore riserva un certo sguardo neutrale e lo intreccia distrattamente ai
pensieri di marionette che in poche ma salienti pagine divengono persone.
Figure di carta che vivono in un posto in cui l'irruenza della natura, il
rimbombo di macchine agricole, infondono in uno stato d'animo di sognante
stordimento, sembra acquisire una certa quiete al paesaggio.
La
storia raccontata in Elmet ha equivalso
moderazione, benessere spirituale, e tanta tanta soddisfazione. Condizionata dall'istinto,
mi sono preparata ad immergermi in un quadro prevalentemente inglese che aveva appena
preso vita. In un viaggio che mi ha lasciato addosso una certa malinconia, una
certa inquietudine, avvenimenti e persone che ritornano e poi svaniscono, poiché
non esiste alcuna magia o differenza fra ciò che è e ciò che potrebbe essere, e
chi legge si sente legato ai protagonisti.
Solenne
e impressionistica fantasia architettonica, caso fantasmagorico dell'amore
forte per la natura, la vita in generale, indomito e incondizionata, Elmet è stata una lettura molto bella in
cui la protagonista principale dell'intero romanzo è proprio la natura semplice
di questo piccolo paesino.
Realtà
e fantasia si sfiorano anche mentre il sole illumina le sue figure contro il
verde delle siepi e le facciate delle case, paesaggi nettamente realistici in
quanto ciò che è narrato attraverso gli elementi adoperati dall'autrice è
circondato da un mondo zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria.
Complicata
emozione che custodisce gelosamente due fratelli nella sfera insondabile della
natura, dimensione in cui è stato semplicissimo perdersi, una storia che è stata
raccontata con la consapevolezza di trasmettere qualcosa, un messaggio, un
emozione, capace di logorarci dall'interno. Un dramma realistico e piuttosto
intenso che non lo fa sembrare un romanzo,
piuttosto una proiezione in cui si vivono le gioie e i dolori dei due protagonisti,
emergendo dal passato come una figura definita nell'immediato.
Esistono i
sogni, ed esistono i ricordi. Ed esistono i ricordi dei sogni.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Complimenti per la recensione; sembra interessante
RispondiEliminaGrazie mille!! Te lo straconsiglio 😉
EliminaQuesto romanzo mi incuriosisce molto, felice che ti sia piaciuto
RispondiEliminaSpero possa piacerti ☺😊
Eliminaquesto libro ha una cover che cattura. Mi è piaciuta la tua recensione ma non credo sia il libro ideale per me
RispondiEliminaGrazie mille!! Spero però che cambi idea perché ti assicuro è una lettura che merita ☺
EliminaCiao Gresi, bellissima recensione. Io inizierò la lettura di questo libro nei prossimi giorni e sono felice di aver letto il tuo parere proprio ora. Mi auguro che piacerà tanto anche a me.
RispondiEliminaCiao, Maria! Grazie mille ☺ spero allora possa piacerti ☺☺ fammi sapere 😉
Eliminabellissima recensione, mi ispira molto questo romanzo =)
RispondiEliminaTi ringrazio davvero tanto! Spero allora lo leggerai ☺☺
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