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venerdì, novembre 16, 2018

Gocce d'inchiostro: L'idiota - Elif Batuman

C'è stata una certa staticità nelle fiacche vicende della giovane Selin, uniformità con la vita dell'autrice, un senso di fluidità nelle misurate scelte linguistiche, un grande amore per la letteratura - soprattutto quella russa -, un amore infelice e quasi illusorio. La storia di per sé non è poi così male; abbastanza accettabile da conferire scorrevolezza alla lettura. Abbastanza semplice da non creare confusione o smarrimento.
Quello che può condensare il mio poco entusiasmo in poche semplici parole, a mio avviso, penso si possa riassumere in una maniera. Senza orpelli, senza fronzolli. La bellezza di queste pagine, se così si può definire uno dei pochi pregi di questa lettura, è senza dubbio l'amore dell'autrice per la letteratura e la scrittura … ma nient'altro! Il resto è un quasi monologo sul senso della solitudine, sull'importanza di essere giovani e non sapere cosa si vuole effettivamente dalla vita, centellinati su ogni singolo gesto o movimento che compirà la protagonista. Una bella scrittura pulita, ma niente di più. E il romanzo della Batuman a questo proposito non lo considero qualcosa di malvagio, ma nemmeno quel racconto che io speravo di leggere, che mi ha poco convinta.


Titolo: L'idiota
Autore: Elif Batuman
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 21 €
N° di pagine: 432
Trama: Selin ha diciotto anni e grandi aspettative, ma non è una diciottenne come tutti, o almeno così crede. Lei è la ragazza prodigio che ha letto sempre un libro più degli altri, e pensa di aver già fatto ogni esperienza possibile attraverso le pagine dei romanzi che ama. Ma al primo anno di università scoprirà che purtroppo le persone non sono personaggi e forse le certezze dei libri non sono poi così certe. Scoprirà che l'amore è di essere un'idiota, come tutti. Nel 1995, mentre il mondo impara a usare le email e a comunicare via internet, Selin è una matricola a Harvard. Per lei comunicare, con o senza internet, è sempre stato un problema. Il suo rapporto con il mondo passa soltanto attraverso i romanzi: e così tutto della vita universitaria le pare assurdo. Il cavo Ethernet della connessione di dipertimento serve per impiccarsi? Se si compra tequila per la festa, come mai anche il sale? E perché nessuno si rende conto di desiderare solo ciò che non può avere? Quando però incontra Ivan tutto cambia. E per la prima volta capisce quanto è bizzarro e doloroso il desiderio e quanto è difficile ottenere ciò che si vuole davvero.


La recensione:
Una patina ruvida di insoddisfazione graffia il mio corpo. Il corpo sa essere talvolta sottile come un velo. Dopo aver trascorso tre lunghi e intensissimi giorni a leggere il caso editoriale dell'anno, avevo il timore che L'idiota non fosse stato apprezzato da me come si deve.
Perché scrivo questo? Mi è sembrato di avvertire una certa malinconia. Non proprio concerne alla tipica tristezza shakesperiana, bensì qualcosa che è stato piuttosto vicino. Si. Una certa drammaticità che nel corso della lettura ha sedimentato nel mio animo.
Per me è facile capire la solitudine. C'è stato un tempo in cui io e la solitudine eravamo fidate compagne di viaggio, amiche che non si separavano per nulla al mondo. Una situazione questa in cui nemmeno i miei figli d'inchiostro, i miei amati libri, potevano trarmene beneficio. Datemi un pomeriggio freddo ma mite, una coperta morbida e accogliente, una tazza fumante e un buon libro e questo è il mio angolo di paradiso. O, quantomeno, quello che mi piace definire luogo di pace. Ristoro, serenità e spensieratezza in cui il mondo aquisisce una sua importanza; i colori si fanno più evidenti e marcati. I libri, così come la scrittura, hanno sempre funto come espeditente per combattere gli assalti esterni. Ecco forse da cosa deriva questo mio strambo interesse per il romanzo della Batuman, le sconosciute motivazioni per cui mi hanno indotta a lasciarvi un segno del mio passaggio, o, nel finale, l'emissione di un tacito lamento! Com'è assurda talvolta la vita! Com'è stato strano il mio incontro con Erin Batuman e la sua figlia d'inchiostro, Seline. Spuntata dal nulla un banalissimo giorno di metà novembre, senza un ma né un perché, cornice di una melodia che non ha effettivamente una sua collocazione, seppur il romanzo si premura a tenerci ancorate a quelle note che rivelano una parte fragile e precaria della sua anima.
L'idiota aveva emesso il suo richiamo nel momento che seguì il mio attimo d'attesa nel decidere come intervellare una lettura da un'altra, se non fosse meglio dileguarsi - fino a quando ero ancora in tempo - o restare, scoprire se una lunga attesa come questa avrebbe portato buoni risultati. E così che ho conosciuto Seline. All'esordio diciottenne, all'epilogo diciannovenne, con la sensazione che il fragile legame che prima o poi si sarebbe instaurato si sarebbe rafforzato man mano procedevo con la lettura, unendo così la mia voce a quella baritonale dell'autrice come un frammento che sarebbe svanito per sempre. Disseminato nel vento come le ultime foglie di un albero invernale.
Ostinata e curiosa ogni volta che mi imbattevo in qualcosa che non mi entusiasmava, la voce di Seline rispuntava dal nulla quando meno me l'aspettavo. Si fa una certa fatica a restare concentrati; me ne sono accorta mentre proseguivo spedita e coglievo nozioni che avrei dovuto già cogliere. Come un canto indistinto e privo di significato, con ansie  e preoccupazioni smorzate da una realtà illusoria, in un momento di quiete spirituale, L'idiota si levò al di sopra dei miei pensieri. Non producendo quel meraviglioso suono che avevo creduto, bensì un mero gocciolio di una pozzanghera umana che lentamente era scesa e scivolata nelle grondaie coriacee di chiunque. Se così dovessi paragonare o descrivere il romanzo della Batuman, ecco la mia spiegazione.
Avevo visto quanto fosse la sua copertina. Vedevo solo un sasso posto su uno sfondo rosato, nient'altro. Ma poi ne colsi una traccia della sua esistenza. Dietro a questo masso si nascondeva una vita, le vicissitudini di una ragazza dal sapore insipido, privo di vivacità e musicalità. Non una ragazza che in poche pagine era divenuta "umana", bensì la voce di uno spettro dalle tonalità discordanti, atonali.
Lentamente e senza alcuna interruzione, ho seguito le vicende di Seline costeggiando fra le aiuole di un college facoltoso, brancolando su un terreno non propriamente sconosciuto dove secondo me poteva esserci più attrazione, vicino a una ragazza priva di determinazione il cui temperamento spesso stonava con il mio. E abbandonando ogni tentativo di capirla - perlomeno completamente - mi sono affidata unicamente ai suoi occhi, seguendo le vicende che si sbriglieranno in questo romanzo come un filo d'Arianna attraverso il labirinto che non riconoscevo più. A intervalli regolari, una sferzata di luce infervorava chiunque lasciandoci in attesa di un qualcosa, e poi ritrovandomi nello stesso luogo da cui ero stata trascinata. Avevo compiuto qualche passo in più, o me lo ero solo immaginata?
L'idiota è un romanzo in cui il silenzio, la solitudine, la compassione, il dramma, sono categorici. Inzuppato di note che hanno una loro collocazione fissa, ma che si sono spente nel momento in cui Seline comincerà a parlare. Anziché socializzare, Seline parla…. nient'altro! In cui appare quasi assurdo aver inseguito una felicità vana, illusoria, inconsistente quasi come l'intera storia, e fare il possibile pur di non convincermi che quanto avevo letto era solo il pallido riflesso di ciò che avrebbe potuto esserci. Poi i pensieri avevano preso vita, e a quel punto non potevo più tirarmi indietro: Seline mi aveva scelto.
Quella della Batuman è quel genere di storia che sortisce un chè di ammaliante, quasi ipnotico, sin dalle prime pagine. Tuttavia è una storia scialba, priva di fondamento logico che, dopo una settantina di pagine, non mi aveva contagiata del tutto rendendomi quasi insofferente. La speranza che fra le sue pagine ci fosse un chè di profondo, tangibile, evaporò al sole nel momento in cui le parole che fuoriuscirono dalla bocca di Seline cozzarono nel mio petto, soffocarono la mia gola. Impedendomi di assaporare ogni cosa con una certa rivelanza, apprezzando tuttavia il coraggio dell'autrice di averci parlato di se stessa.
L'idiota è una storia stanziata in mezzo al nulla avvolta in una cortina di solitudine e insoddisfazione, in cui nemmeno l'amore che Seline incorre è vero, non riesce ad avvolgerci nel suo abbraccio caldo. Elegante artificio sconosciuto del disordine grazioso e indistinto della natura di una donna comune, una lettura particolare che non consiglio spassionatamente ma nemmeno indirizzo verso altri fronti. Se si esclude la piattezza di alcune situazioni e la mancata gradevolezza, si può accogliere L'idiota come se si aspetta giungere qualcosa che tuttavia non ha una sua forma. La si accoglie tra le proprie braccia e, quando se ne riterrà opportuno, lasciarla al suo destino.
Valutazione d'inchiostro: 3

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