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giovedì, dicembre 27, 2018

Gocce d'inchiostro: L'amica geniale - Elena Ferrante

La serie televisiva aveva fatto fiorire e maturare in me un sano ma eccessivo interesse. Un interesse nuovo come la ventata d'aria fresca che fece sbiadire incertezze, dubbi o perplessità e altre effimere nozioni letterarie, si era celato mediante le mentite spoglie di un avventura letteraria che solo un anno prima snobbavo impunemente, quando questi non erano che germogli o particelle che consolidarono in un tutto. Un insieme schiuso fra i raggi di un alba fra i boccioli, facendo crescere sia il lettore sia le sue figlie di carta e accrescere la nostra sete di conoscenza o curiosità in silenziosi o avvenenti gesti, aprendo nuove possibilità, spalancando finestre sull'anima che adesso hanno una luce nuova. Affinchè si possano carpire i profumi invisibili di una terra che non mi è mai appartenuta, se non sino adesso, ma che mi ha risucchiata come aliti di vento.
Titolo: L'amica geniale
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 400
Trama: Il romanzo comincia seguendo le due protagoniste bambine, e poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro percorso con attenta assiduità. L'autrice scava nella natura complessa dell'amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l'Italia, in più di un cinquanterinio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò precipita nella pagina con l'andamento delle grandi narrazioni popolari, dense e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni, svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua, ma con la profondità e la potenza di voce a cui l'autrice ci ha abituati. Si tratta di quel genere di libro che non finisce. O, per meglio dire, l'autrice porta compiutamente a termine in questo primo romanzo la narrazione dell'infanzia e dell'adolescenza di Lila e di Elena, ma ci lascia sulla soglia di nuovi grandi mutamenti che stanno per sconvolgere le loro vite e il loro intensissimo rapporto.

La recensione:


Non ci sono gesti, parole, sospiri che non contengono la somma di tutti i crimini che hanno commesso e commettono gli esseri umani.

Le vicende delle straordinarie eroine della Ferrante, uomini e donne che vivono scomodamente, inquieti e sotto una patina di disgusto, povertà e miseria, nella scala sociale, o, per meglio dire, nel panorama letterario, occupano una posizione forse la più fortunata di tutte, stando al di sopra di quel filone narrativo dove ha fine l'indigenza, l'incomprensione, la paura, lo sfiaccamento morale e sociale, dove la Guerra che incorre negli anni '50 soffoca gli slanci naturali, la fatica di doversi comportare come tutti gli altri quando il desiderio impellente di essere liberi, istruiti o diversi è molto più forte di qualunque cosa.
E' stato così, in queste condizioni, che ho trascorso questi ultimi giorni dell'anno, quando l'arborescenza di Elena e Raffaella sembrava essere l'unico scopo di quel mondo attorno al quale si sono mosse tante cose. Lila e Elena, incosciamente l'una, ingenuamente l'altra, si studiarono a vicenda, sempre in bilico sull'orlo della follia, della disperazione, ma apparentemente restie a restarsene fuori. Perché, e la straordinaria diplomazia linguistica della Ferrante ne ha confermato la valenza, convergono in un unico punto, dominati da leggi irresistibili, del decoro o del dovere, per usare un eufemismo, come due torrenti in un'unica valle.
Non mi sentivo così felice nel leggere una nuova saga da molto tempo e probabilmente lo sarò in un futuro imprecisato, ma certamente non con la stessa intensità di adesso: mi trovavo, fisicamente e intellettualmente, all'unisono con queste due ragazzine e le loro innumerevoli vicende. L'arboscello della gioventù ha affondato le sue radici in uno stato nocivo, nel luogo stesso della loro infanzia, trapiantate in un terreno piuttosto arido e incolto. Ed io non avevo desiderato altro di trovarmi in un luogo del genere, tra la simpatia e la curiosità, sin dal primo momento in cui vidi la serie televisiva su Rai 1, dove ogni cosa è stato approfondito con le sue riflessioni, le sue parvenze colorate e famigliari, lotte incessanti al potere in cui per sopravvivere bisogna combattere.
La saga della Ferrante, sino a qualche settimana fa, era stata isolata dal mio cerchio letterario. Una rosea eccitante apparizione che da qualche tempo considero più assiduamente, m'indusse a concedergli un certo interesse maturando l'interesse che questi libri non fossero più che una semplice saga famigliare, bensì un eccezionale metafora di individualità, politica e sociale, nuova e fresca, particolarmente indirizzata sul sesso debole.
Da questa prima lettura non esito a scrivere che i miei incontri con la Ferrante saranno innumerevoli, non potrò evitarla questa cosa. Nel frattempo le mie vicende con Elena e Lila proseguiranno col secondo volume, nel solenne intervallo di giornate lavorative piene e stancanti, in cieli quasi sempre colmi di  nebbia. Non succede tutti i giorni di desiderare di leggere o avere intensamente qualcosa, e quindi la mia coscienza non potè sottrarsi a questo nuovo compagno.
I toni impregnati di calce, grigio, una patina quasi ostruttiva che aleggia attorno come invisibili particelle sono piuttosto diversi da quelli presenti in altri romanzi, anche se le gradazioni d'ombra sono più o meno le stesse. Nella Napoli in cui si snodano le vicende la paura, la violenza sono sempre presenti, ma l'oscurità che grava nell'animo come fardelli troppo pesanti diviene man mano sempre più attiva e crescente, mentre assistiamo al sentimento forte e indomito crescere e alimentarsi fra due ragazzine comuni. Poiché spesso è stato così, perlomeno io ho avuto questa impressione, che ostinatamente sembrava intensificarsi nel momento in cui l'aura lucente dell'autrice invadeva il mio spazio. E' stato qualcosa che mi ha donato come una sensazione di isolamento, come se in mezzo a questi gruppi di anime Elena e Raffaella fossero Eva e Adamo. In questa atmosfera remota che aleggia tutt'attorno la Ferrante esibisce una dignitosa grandezza spirituale e fisica, un potere quasi sovrano, che mediante scrittura trapela un certo fascino, un certo magnetismo persino per i personaggi minori. Ho camminato così in compagnia di ognuno di loro dove stava radicata la sporcizia, dove l'Italia lentamente sta crescendo ed evolvendo, in una figura confusa, singolare, luminosa, che fa pensare all'ora della Liberazione. Ma non immaginavo di certo che al mio fianco potessero esserci due ragazzine che ancora non hanno idea di essere delle combattenti. Mentre tutto il paesaggio continua ad essere immerso in una penombra neutra, il viso di due bambine perennemente imbrattato, si leva sopra questo strato di nebbia, come una specie di fosforescenza. Si tratta di semplici spiriti, o di anime incorporee. Pur quanto possa apparire voluto, la Ferrante coglie la fredda luce racchiusa negli occhi di Lela; la fragilità o la quietezza di Lila. Ed è stato questo a colpirmi maggiormente. Non quanto il luogo in cui accade tutto questo, o le vicende che si snoderanno, ma la quintessenza immaginaria, divenuta poi realistica, di queste due donne, condensati nell'unico modello di donna succubbe e debole. Quando poi la Ferrante parlava e le linee di queste figure diventano semplicemente più marcate, mutandosi in qualcosa che si avvicina al concetto di divinità che può accordare inquietudine o insoddisfazione, questi due scriccioli cresceranno ed innalzeranno la propria voce.
La voce della Ferrante si accosta a quella della natura. Il peso insopprimibile della Guerra che bussa alle porte degli italiani con sordi rumori, legami recisi o sepolti dalla sabbia fine del tempo, oppure, se si è stati già lì, la risacca disomogenea dei ricordi che mantengono coraggiosamente la posizione di mancata libertà al passaggio di queste ragazzine che li osservano con un certo interesse, apatici, come pupazzi mossi da un congegnio meccanico.
Insieme ho ammirato le pallide immagini interiori della dolce Elena, ho ascoltato e osservato ogni suo gesto o parola, diffidando di chiunque, sbocciando come tulipani sul suolo di una terra quasi incolta e arida. Ed è stato così che, in questo grigio umidore delle protagoniste, ho intravisto le impronte lasciate dalla sua autrice durante il periodo di scrittura, evidenti soprattuttto nella gigatesca Napoli di quei giorni. Ogni capitolo è un sentiero sinuoso formato da pezzi di vita, che sovrastandosi l'uno all'altra, trovano ciò che si cercava; lo sbuffo di un ricordo vissuto e dimenticato, la nebbiolina più densa di eventi in mezzo al generale.
La voce della Ferrante si era levata in cielo attraverso la foschia, fino a raggiungere in un atmosfera un po' più luminosa, le sottili membrane del mio cuore. Volando in sua compagnia mi sono goduta e crogiolata ogni cosa, ho potuto posarmi sulle sferraglianti sbarre che suddividevano il mio mondo con quello da lei creato e che ancora non brilla come bacchette di vetro. Questo primo volume è quel piccolo diamante di quell'umidore uggioso, nebbioso, quasi pessimo che ancora indugia nella mia coscienza come piccole goccioline che si asciugano addosso. Una lettura che perde quella strana ed eterea bellezza della copertina, bellissimo ritratto che riesce ampiamente a farsi valere nei confronti dell'individuo.
Valutazione d'inchiostro: 5

10 commenti:

  1. Ciao Gresi! Ho guardato la serie televisiva e non mi è dispiaciuta, tuttavia non recupereró la lettura dei libri perché non sono interessata. Complimenti per la bella recensione, molto dettagliata! 😘

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  2. Strano ma vero stavolta non ho letto il libro ma ho guardato la serie, di solito mi succede sempre il contrario. La serie mi è piaciuta molto e ora sono curiosa dei libri, mi fa piacere ti sia piaciuto questo primo libro

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    1. Grazie, Susy! Io la consiglio a chiunque ami i romanzi della Morante o addirittura immergersi in queste atmosfere cupe, malinconiche. Fortunatamente prodeguiró col secondo volume, perché Lina e Lela già mi mancano ☺

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  3. Ciao Gresi, ho adorato tutta la quadrilogia, così come la serie tv!

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  4. Ciao Gresi! 💖 Sono felicissima che tu abbia deciso di leggere questa serie: è la mia preferita e tu le hai reso giustizia con le tue bellissime parole. Spero che non ti deluderà!

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    1. Grazie mille, Adele! ❤ Spero di no, in quanto anche il secondo libro si sta rivelando molto bello 😉

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  5. Non l'ho letto e non ho visto la serie tv, che però dalla pubblicità mi aveva incuriosito, ma tra una cosa e l'altra non ho visto. Con la tua recensione sono ancora più curiosa adesso!

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