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giovedì, gennaio 03, 2019

Gocce d'inchiostro: Storia di chi fugge e di chi resta - Elena Ferrante

Nella luce che sprigionano questi romanzi, che si affievolisce sempre più man mano  che mi avvicino all'epilogo, proseguo lungo il percorso spesso accidentato che mi si è snodato fra i campi, esteso per miglia e miglia, spalleggiata da due ragazze che oramai sono divenute donne sulla cui anima gravano ancora diversi fardelli che, sebbene il tempo scorri e il malessere che le aveva fagocitato sin da bambine scorri ancora sulle loro pelli calde, durante il corso della lettura mi è sembrato assumessero la forma di bestioni neri sormontati da nere facciate.
Quando l'anima è macchiata di entità diverse, inzuppata di dolori e sofferenze, non c'è nulla che regge col desiderio di poter essere diversa: non regge vestire bene, aver un certo lascito economico. Tutt'attorno la gente continua a morire d'incuria, di corruzione, di sopraffazione, e non c'è nulla che si possa definire sopportabile. L'unica soluzione sarebbe quella di andarsene, fuggire, filare via, lontano dalla vita, da ogni cosa. Una nuova vampa incontrollabile, il colore di una novità, affinchè possano essere protette da tutte le ombre malvagie in agguato negli angoli bui del loro cuore.
Ed è stato così che la strada dell'ignoto, del futuro, si snoderà dinanzi a queste due figure - che già solo in una manciata di pagine del primo volume erano divenute amiche - come un lungo serpente. Il passato, pur quanto si cerchi di evitarlo, torna sempre a bussare alla nostra porta. Lenù e Lila, oramai donne e con l'anima perennemente tormentata, triste, vivranno sulla pelle le cosidette "sofferenze della vita", irragiungibili sempre ma insite sia nel corpo sia nell'anima di chiunque.


Titolo: Storia di chi fugge e di chi resta
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 382
Trama: Elena e Lila, le due amiche la cui storia i lettori hanno imparato a conoscere attraverso L'amica geniale e Storia del nuovo cognome, sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l'agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomisione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese.



La recensione:
Sono così assorta in questa vicinanza repentina e reciproca che non riesco ancora a prendere consapevolezza come tutto questo presto cesserà; per un certo lasso di tempo Lina e Lenù hanno parlato ininterrottamente. Il silenzio era rotto unicamente dal fruscio delle pagine. Il sentiero percorso assieme è stato così movimentato, ricco di situazioni o eventi rimasti ai bordi dell'anima che non sono scivolati fuori nemmeno quando posai ogni volume sulla mensola strapiena di una libreria forse un po' troppo grande persino per me stessa; di tanto in tanto il mio cuore si sgancia come un lucchetto invisibile di un forziere facendomi cadere ma inondandomi di ricordi belli e brutti, sprazzi di vita vissuta e sofferta, l'amicizia intesa come legame indivisibile, indistricabile ma perpetua nel tempo.
In questo terzo volume sono evidenti le intenzioni dell'autrice di lasciarci lentamente staccare da questi due personaggi apparentemente deboli ma forti, mentre l'aria che si respira attorno va a mutarsi. Ma solo in parte in quanto la brezza incostante che scherza attorno alle loro figure è ancora pungente. Da ampi specchi di luce si sono mutati in opachi fogli di piombo, la cui superficie assomiglia a quella di una lima. Lo spettacolo, in effetti, non è stato così turbolento come credevo. In un certo senso, nei primi due volumi, le vicende erano inzuppate di violenza, disordini morali e politici, e man mano che avanzavo nel rione di Napoli ogni cosa diventava più scuro sotto sferzate di luce quasi invisibili e impercettibili, con l'anima quasi sempre trascinata e sballottollata, smarrita in una dimensione che forse non doveva appartenere nemmeno a loro, tanto forte e opprimente era lo spettro della Guerra, la mancata speranza che tutto sommato possa esserci un mondo migliore di questo.
L'epilogo si avvicina sempre più, e nello scrivere questa recensione penso quanta sia stata stupida a non fare la conoscenza di Lenù e Lila. Mi spiace solo averla letta "tardi", quando Rai 1 ha trasmetto la prima stagione. Ma sono comunque entusiasta che questa saga sia entrata a far parte del mio cerhio personale. La Ferrante è stata onnipresente in questi giorni. Presto completerò il mio percorso letterario con la lettura delle opere che si discostano da la saga de L'amica geniale, mentre il 2018 cede il posto al 2019, senza alcun proposito o progetto. Posta al mio fianco, l'aura luminescente dell'autrice mi ha allietato in giornate fredde, pomeriggi miti, nottate movimentate avvolgendosi attorno alla mia anima semplice mediante una manciata di lettere e parole, risme di fogli, che in genere tesso lodi e lodi per non dire che io stessa vivo per questo. Ho retto il peso delle sofferenze, delle paure, ho visto come queste sue figlie di carta siano cresciute penetrando sempre più in ogni fibra del mio essere.
Chi ero io per giudicarle? Che cosa avrei dovuto fare se non capirle, o per meglio dire leggere di loro? Lenù e Lila sono divenute amiche, divenute una vera e propria marea umana. Sbirciando impunemente nei loro cuori, attraverso ponti magici ho potuto constatare come tutt'attorno regnava un certo trambusto. I personaggi ferrantiani sono quel genere di personaggi che io ho visto come uno sciame che, silenziosamente o violentemente, si sono mossi alla ricerca di qualcosa, qualcuno, appostati qua e là da gruppi di lavoratori, studenti, gente umile e povera che avrebbero messo in gioco persino la loro stessa vita pur di non trasparire abbandono o paura.
La Ferrante ha realizzato un lavoro eccezionale, di cui questo terzo volume, esattamente come il secondo, non brilla per originalità o ricchezza di eventi, ma che, pur quanto se ne può contestare, il fascino o le meraviglie che sprigionano la sua penna restano intatti. Ecco infatti gruppi di lavoratori che piombano sulle vite di Lenù e Lila come frammenti di vetro che in un modo o nell'altro lasciano un segno del loro passaggio; ecco anime inquiete e vagabonde comparire e poi scomparire a capo di guerriglie morali e spirituali che non avranno mai fine. Ecco gente comune, normale, camminare senza alcuno scopo, senza alcuna meta, così ignari della vita in generale che combattono pur inconsapevoli di ciò che li circonda. Sebbene il dolore, le guerriglie perseveranno irrimediabilmente, è stato affascinate muoversi in mezzo a questo caos cosmico che sembra non aver dato scampo nemmeno ai sentimenti. Poiché non basta riconoscerli pur di sentirsi redenti. Pur di sentirsi pure, libere da ogni entità, che a poco a poco li sta conducendo verso un baratro in cui è impossibile scorgere la luce.
Come una folata di vento, in un vortice di luci e colori, Storia di chi fugge e di chi resta mi ha portata lontana, in quel silenzio che affolla col suo brusio il cervello e che fa sembrare enorme anche le piccole cose, in un Italia lontana dissipata e arida, su uno sfondo oscuro e ingrigito.
Si discosta, anche se di poco, da quell'aura lucente che sprigiona magia, avventura, amicizia in cui i segreti celati dal tempo, nuove e sconcertanti rivelazioni, prese di posizioni o individualità, esigono una crudele vendetta in cambio di qualcosa, e trascina però in un emozionante odissea di cui questo terzo volume è un guazzabuglio di fatti, cose o persone folli. Storia che ho visto sospesa nei cieli di gennaio, talvolta distaccata talvolta spietata, che fluttua in silenzio nei recessi della coscienza.
Valutazione d'inchiostro: 4

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