Quando l'anima
è macchiata di entità diverse, inzuppata di dolori e sofferenze, non c'è nulla
che regge col desiderio di poter essere diversa: non regge vestire bene, aver
un certo lascito economico. Tutt'attorno la gente continua a morire d'incuria,
di corruzione, di sopraffazione, e non c'è nulla che si possa definire sopportabile.
L'unica soluzione sarebbe quella di andarsene, fuggire, filare via, lontano dalla
vita, da ogni cosa. Una nuova vampa incontrollabile, il colore di una novità, affinchè
possano essere protette da tutte le ombre malvagie in agguato negli angoli bui
del loro cuore.
Ed è stato
così che la strada dell'ignoto, del futuro, si snoderà dinanzi a queste due
figure - che già solo in una manciata di pagine del primo volume erano divenute
amiche - come un lungo serpente. Il passato, pur quanto si cerchi di evitarlo,
torna sempre a bussare alla nostra porta. Lenù e Lila, oramai donne e con l'anima
perennemente tormentata, triste, vivranno sulla pelle le cosidette
"sofferenze della vita", irragiungibili sempre ma insite sia nel
corpo sia nell'anima di chiunque.
Titolo: Storia di chi fugge e di chi resta
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 382
Trama: Elena e Lila, le due amiche la cui storia i lettori hanno
imparato a conoscere attraverso L'amica geniale e Storia del nuovo cognome,
sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a
sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l'agiatezza, lavora
come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato
alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le
porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere
che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomisione. Ora
navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande
mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di
tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame
fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni
violente o in incontri che aprono prospettive inattese.
La recensione:
Sono
così assorta in questa vicinanza repentina e reciproca che non riesco ancora a
prendere consapevolezza come tutto questo presto cesserà; per un certo lasso di
tempo Lina e Lenù hanno parlato ininterrottamente. Il silenzio era rotto unicamente
dal fruscio delle pagine. Il sentiero percorso assieme è stato così movimentato,
ricco di situazioni o eventi rimasti ai bordi dell'anima che non sono scivolati
fuori nemmeno quando posai ogni volume sulla mensola strapiena di una libreria
forse un po' troppo grande persino per me stessa; di tanto in tanto il mio
cuore si sgancia come un lucchetto invisibile di un forziere facendomi cadere ma
inondandomi di ricordi belli e brutti, sprazzi di vita vissuta e sofferta, l'amicizia
intesa come legame indivisibile, indistricabile ma perpetua nel tempo.
In
questo terzo volume sono evidenti le intenzioni dell'autrice di lasciarci lentamente
staccare da questi due personaggi apparentemente deboli ma forti, mentre l'aria
che si respira attorno va a mutarsi. Ma solo in parte in quanto la brezza
incostante che scherza attorno alle loro figure è ancora pungente. Da ampi
specchi di luce si sono mutati in opachi fogli di piombo, la cui superficie assomiglia
a quella di una lima. Lo spettacolo, in effetti, non è stato così turbolento
come credevo. In un certo senso, nei primi due volumi, le vicende erano inzuppate
di violenza, disordini morali e politici, e man mano che avanzavo nel rione di
Napoli ogni cosa diventava più scuro sotto sferzate di luce quasi invisibili e
impercettibili, con l'anima quasi sempre trascinata e sballottollata, smarrita
in una dimensione che forse non doveva appartenere nemmeno a loro, tanto forte
e opprimente era lo spettro della Guerra, la mancata speranza che tutto sommato
possa esserci un mondo migliore di questo.
L'epilogo
si avvicina sempre più, e nello scrivere questa recensione penso quanta sia stata
stupida a non fare la conoscenza di Lenù e Lila. Mi spiace solo averla letta
"tardi", quando Rai 1 ha trasmetto la prima stagione. Ma sono
comunque entusiasta che questa saga sia entrata a far parte del mio cerhio
personale. La Ferrante è stata onnipresente in questi giorni. Presto completerò
il mio percorso letterario con la lettura delle opere che si discostano da la saga
de L'amica geniale, mentre il 2018
cede il posto al 2019, senza alcun proposito o progetto. Posta al mio fianco,
l'aura luminescente dell'autrice mi ha allietato in giornate fredde, pomeriggi
miti, nottate movimentate avvolgendosi attorno alla mia anima semplice mediante
una manciata di lettere e parole, risme di fogli, che in genere tesso lodi e
lodi per non dire che io stessa vivo per questo. Ho retto il peso delle
sofferenze, delle paure, ho visto come queste sue figlie di carta siano
cresciute penetrando sempre più in ogni fibra del mio essere.
Chi
ero io per giudicarle? Che cosa avrei dovuto fare se non capirle, o per meglio
dire leggere di loro? Lenù e Lila sono divenute amiche, divenute una vera e
propria marea umana. Sbirciando impunemente nei loro cuori, attraverso ponti magici
ho potuto constatare come tutt'attorno regnava un certo trambusto. I personaggi
ferrantiani sono quel genere di personaggi che io ho visto come uno sciame che,
silenziosamente o violentemente, si sono mossi alla ricerca di qualcosa, qualcuno,
appostati qua e là da gruppi di lavoratori, studenti, gente umile e povera che avrebbero
messo in gioco persino la loro stessa vita pur di non trasparire abbandono o paura.
La
Ferrante ha realizzato un lavoro eccezionale, di cui questo terzo volume, esattamente
come il secondo, non brilla per originalità o ricchezza di eventi, ma che, pur
quanto se ne può contestare, il fascino o le meraviglie che sprigionano la sua
penna restano intatti. Ecco infatti gruppi di lavoratori che piombano sulle
vite di Lenù e Lila come frammenti di vetro che in un modo o nell'altro lasciano
un segno del loro passaggio; ecco anime inquiete e vagabonde comparire e poi
scomparire a capo di guerriglie morali e spirituali che non avranno mai fine.
Ecco gente comune, normale, camminare senza alcuno scopo, senza alcuna meta,
così ignari della vita in generale che combattono pur inconsapevoli di ciò che
li circonda. Sebbene il dolore, le guerriglie perseveranno irrimediabilmente, è
stato affascinate muoversi in mezzo a questo caos cosmico che sembra non aver dato
scampo nemmeno ai sentimenti. Poiché non basta riconoscerli pur di sentirsi
redenti. Pur di sentirsi pure, libere da ogni entità, che a poco a poco li sta
conducendo verso un baratro in cui è impossibile scorgere la luce.
Come
una folata di vento, in un vortice di luci e colori, Storia di chi fugge e di chi resta mi ha portata lontana, in quel
silenzio che affolla col suo brusio il cervello e che fa sembrare enorme anche
le piccole cose, in un Italia lontana dissipata e arida, su uno sfondo oscuro e
ingrigito.
Si discosta, anche se di poco, da quell'aura lucente che sprigiona magia, avventura,
amicizia in cui i segreti celati dal tempo, nuove e sconcertanti rivelazioni,
prese di posizioni o individualità, esigono una crudele vendetta in cambio di
qualcosa, e trascina però in un emozionante odissea di cui questo terzo volume
è un guazzabuglio di fatti, cose o persone folli. Storia che ho visto sospesa
nei cieli di gennaio, talvolta distaccata talvolta spietata, che fluttua in
silenzio nei recessi della coscienza.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Ciao Gresi, mi fa piacere che tu abbia gradito anche questo volume della saga! Ora aspetto la tua opinione sull'ultimo ;-)
RispondiEliminaGrazie, Ariel! Ti farò sapere presto 😉
EliminaBella recensione, me lo segno!
RispondiEliminaGrazie mille! ❤
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