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venerdì, febbraio 08, 2019

Gocce d'inchiostro: L'uomo che credeva di non avere più tempo - Guillaume Musso

A onor del vero, il mio comportamento nei riguardi di questa lettura è stato alquanto ambiguo. Oh, non poteva essere così orribile rileggere un romanzo che avevo già letto 6 anni fa! Ne sono consapevole, ed è stato infatti così che ho deciso di abbracciare la decisione di leggere nuovamente L'uomo che credeva di non avere più tempo e che ha giustificato questa lettura fervida ed emozionante.
Non sono fuori di senno, ma scrivere che questa lettura mi ha lasciata destabilizzata, sconvolta, sconcertata, con i sensi ancora fuori controllo è cosa da poco. In un certo senso, sapevo a cosa andavo incontro, ma le frasi che sono state adoperate dall'autore non furono altro che parole condensate in periodi semplici, spontanee che rivelano una certa profondità e un certo gioco di emozioni o sentimenti.
Lasciandomi scivolare dal flusso impetuoso, improvviso degli eventi, mi sono ritagliata un posticino tutto mio nascondendomi dietro una carezza di false apparenze, sotto le mentite spoglie di un'identità che impersonifica qualcosa o qualcuno che tuttavia non coincide con la nostra anima. Scoprendo pezzi di cielo in cui brilla una stella solitaria, ci si affanna continuamente a lottare per vivere, affinchè l'individuo possa scoprire realmente se stesso.

Titolo: L'uomo che credeva di non avere più tempo
Autore: Guillaume Musso
Casa editrice: Bur
Prezzo: 9,90 €
N° di pagine: 372
Trama: Nathan Del Amico è uno degli avvocati più brillanti di New York. Eppure il suo successo non lo ripara dalla solitudine, da un vuoto affettivo che lo lacera e da un dolore che lo rende triste e sconfitto. Sua moglie lo ha lasciato portando con se la piccola Bonnie, la figlia che Nathan adora e che ormai riesce a vedere così di rado. Un giorno uno sconosciuto si presenta nel suo ufficio; è Garrett Goodrich, un famoso medico che sostiene di saper riconoscere le persone prossime alla morte. A poco a poco Nathan si convince che quell'uomo è lì per lui, ed è costretto a riconsiderare tutta la sua vita come al rallentatore, a ridiscutere tutte le sue scelte, a riscoprire emozioni, persone e sentimenti ai quali aveva voltato le spalle.


La recensione:

La morte non ama i buoni sentimenti. Gli uomini si accontentano di mandar giù la pillola dicendo che Dio richiama a Sé coloro che ama!

Questi primi giorni di febbraio mi hanno vista piuttosto impegnata, sia per quanto riguarda la vita in generale, sia per quanto riguarda le mie letture, e in questo lasso di tempo mi sono tranquillizzata vedendo il lato ottimistico di due esperimenti che ho avuto in progetto con la prontezza di una giovane sognatrice avida di storie quel che sono, trascurando di proposito gli scoraggianti minuti o ore che scandivano tali momenti che sono emigrati in qualche posto lontano ma segreto del mio cuore. Dopo l'appassionante lettura delle vicende di sir NIcholas Nickleby mi recai in una cittadina dell'America sconosciuta per trattare e accarezzare l'anima di una storia che, tanto tempo fa, avevo accolto con un certo contentino. E' stato durante il corso della lettura che mi sono imbattuta nelle nobili gesta di un uomo, solitario, decimato dalle sofferenze che spesso ci riserva la vita, e mi imbattei in Nathan, vicino al mio cerchio personale, la cui presenza mi conferiva inconsapevolmente un certo conforto. Nathan era un uomo che regge sulle spalle il peso di innumerevoli sofferenze; la moglie morta da tempo, una figlia adolescente che non vuole saper più niente di suo padre. La visione di una vita che era tale agli avvenimenti feroci, quasi devastanti, di cui Nathan sarà protagonista, capace di trasmettere una certa sofferenza, ma suscitando un forte senso di empatia ed emozioni.
Un risultato ineppurabile, se dovessi giudicare l'esperienza letteraria di questo straordinario romanzo di uno degli autori francesi più amati.
Ero stata informata che una lettura di gruppo su Facebook stava per avvenire e ho approvato il progetto di rileggere di Nathan e della sua storia come un buon espediente per combattere gli effetti contrastanti della vita in generale.
La storia de L'uomo che credeva di non avere più tempo è stata una lettura che, ben 6 anni fa, scoprii per caso. Romanzo la cui storia è fatta di scelte, di emozioni, persone e sentimenti che, mediante l'uso della parola, esprimono qualcosa di terribilmente realistico o dolorosamente sentito. Regalando emozioni altalenanti, appassionando sin dalla prima pagina e costringendo chi legge a compiere il suo acquisto, senza pensarci due volte.
L'uomo che credeva di non avere più tempo conferma il mio amore incommensurabile nei riguardi di Guillaume Musso, nonostante i suoi sono romanzi in cui i temi trattati sono alquanto semplici, gli intrecci perfetti e scorrevoli, personaggi che altri non sono che figure di carta e inchiostro che in una manciata di ore divengono persone. Rimpiangono il passato, i propri errori e desiderano trovare qualcosa o qualcuno che possa ricondurli lungo la retta via.
Pur quanto io mi sia sforzata, non ho capito quale sia il segreto di questo autore francese i cui messaggi arrivano dritto dritto al mio cuore. Sono riuscita a decifrarli ma non a interpretarli. Eppure la trama in sé è stata alquanto semplice; un uomo comune, Nathan, getta un ultimo sguardo alla vita, temendo di perdere per sempre la donna che adora o di riconoscere quell'unica anima che aveva avuto la fortuna di trovare la propria metà su questa terra.
Non ho potuto dunque non osservarlo e vederlo muoversi in una città che altri non è che un luogo lontano, quasi onirico, in cui ogni cosa ha un suo perché. Eppure è in questa specie di imperfezione che diventa perfetta. Si parla dell'importanza dell'esistenza umana come una questione relativa ai ricordi, che non sono stati celati magistralmente nonostante il volere dei personaggi. Di entità sconosciute definite come Messaggeri che non possiedono una vera e propria potenzialità simbolica, piuttosto fungono da espediente per farci affiorare, sotto una spessa cappa di oppressione e sofferenza, innumerevoli ricordi.
Cosmo letterario di straordinaria bellezza oscurato da strane creature, strambe rivelazioni o sconcertanti segreti che altri non sono che il riflesso senza luce dell'amore, il romanzo di Musso, così dolce ma allo stesso tempo amaro, si sprigiona con naturalezza e sentimento, persino nel momento in cui si giunge all'epilogo. Non più col quel velo di speranza che l'autore stende in ogni sua opera, bensì zeppo di drammaticitò e strazio di cui questa lettura ne è un chiaro esempio.

L'ultimo sguardo di un uomo che temeva di perdere per sempre la donna che adorava. L'ultimo segno di riconoscimento di un'anima che aveva avuto la fortuna di trovare la propria metà su questa terra.

Valutazione d'inchiostro: 4

10 commenti:

  1. Ho letto questo libro tempo fa e ne conservo un bel ricordo.
    Questo è un autore che ha un qualcosa di particolare che mi piace molto

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    1. Sono d'accordo, Susy, anche per me è così. Musso possiede un qualcosa che nella sua semplicità è ai miei occhi speciale :)

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  2. Ciao Gresi, non ho letto nulla di quest'autore, ma confesso che i numerosi pareri positivi che leggo m'incuriosiscono :-)

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  3. Io ho sempre paura di rileggere libri che ho amato a distanza di anni e mi fa piacere leggere che questo romanzo ti ha conquistata di nuovo.

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    1. Grazie, Beth! A me invece piace rileggerli e non ti nascondo quanto difficile talvolta si rivela la cosa; a distanza di anni si cambia e cambiano anche i gusti, purtroppo :/

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  4. Autore a cui in un periodo della mia vita ho voluto molto bene, anche se non lo leggo da qualche anno.
    Questo, pur non essendo fra i miei preferiti, mi era piaciuto. :)

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    1. Anche a me, Mr Ink sopratutto il messaggio positivo che trasmette :)

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