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lunedì, febbraio 18, 2019

Gocce d'inchiostro: Un romanzo russo - Emmanuel Carrère

Il mio umore migliora nettamente quando, dopo aver vissuto sulla mia pelle un'esperienza straordinariamente intensa come quella vissuta quest'estate con il romanzo russo Limonov, entrando nel cerchio personale dell'autore, trovo qualcosa che mi appartiene. Può essere dovuto da una cosa soltanto, mi dico sempre; letture come quella dei romanzi di Emmanuel Carrère, aprono mondi, anfratti, porte invisibili ma insormontabili in cui ci si sente prigionieri, protagonisti di un dramma il cui copione è triste e immutabile, in cui storie di follia, gelo, insoddisfazione inevitabilmente ti stringono nella loro morsa.
Un trattato biografico che oscilla continuamente sulla visione ambivalente di un uomo affascinante e coraggioso è Un romanzo russo, aperto a tutti e al mondo, il cui autore si cimentò nell'arte dello scrivere mediante pensate intellegerime e straordinarie.
Il tutto però scritto in maniera a dir poco sconcertante; non mi riferisco solo al modo per com'è stato raccontato, ma è qualcosa che ha a che fare col suo essere. Con la sua anima distorta, malvagia, perversa, schietta che ha accarezzato l'idea che quella di Carrère sia un anima divorata da meschinità, da atrocità, impulsi violenti del cuore, possessore di mostri del passato di cui ancora non riesce a liberarsi, in cui lo stesso autore non si è preoccupato di non infondere le proprie idee, di mettere a nudo la propria anima, evitando nettamente che tali racconti potessero risalire a lui.
La storia di Un romanzo russo è senza dubbio la storia realistica dello stesso autore sicuramente non adatta a tutti, in cui si ha l'impressione di vivere in un luogo lontano anni luce, immersi in un atmosfera onirica in cui si perdono le tracce. Affiorato dal nulla, da congetture sensate e insensate  o reliquie perdute, una storia di cui io ho tuttavia amato proprio per la sua natura destabilizzante, travolgente, irritante nell' essere scomodo, inadatto, incompreso agli occhi di molti.

Titolo: Un romanzo russo
Autore: Emmanuel Carrère
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 288
Trama: "Hai creduto che l'amore di Sophie, la lingua russa, le ricerche sulla mia vita e sulla mia morte ti avrebbero liberato, ti avrebbero permesso di chiudere i conti con un passato che non è il tuo ma che si ripete in te in modo ancora più implacabile proprio perché non ti appartiene. Ma l'amore ti ha mentito, ancora non riesci a parlare russo correttamente e quello che in me era irrimediabilmente infetto continua a infettare anche voi, e vi sta uccidendo l'uno dopo l'altro. Per amore non c'è bisogno di saltare dalla finestra, ci sono quelli come te che muoiono restando vivi. Per te non c'è liberazione. Ovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia, ti aspettano l'orrore e la follia."

Un giorno, però, dopo aver concluso la stesura dell' Avversario, alla follia e all'orrore decide di sfuggire. Trova un nuovo amore e accetta di realizzare un reportage su un prigioniero di guerra ungherese dimenticato per più di cinquant'anni in un ospedale psichiatrico russo. Arriva così in una cittadina a ottocento chilometri da Mosca, dove tornerà poi una seconda volta, ad aspettare, quasi in agguato, che accada qualcosa. Qualcosa accadrà; un delitto atroce. La follia e l'orrore l'hanno dunque << riagguantato >>. Anche nella vita amorosa: un racconto erotico scritto per gioco, per << fare irruzione nel reale >>, precipita lui e la sua compagna in un incubo destinato a devastare le loro vite e il loro amore. Nel frattempo, il viaggio in Russia ha messo fatalmente in gioco le sue origini e il suo rapporto con la lingua della madre - e così Carrère comincia a indagare su quello che, non solo implicitamente, gli << è stato proibito raccontare >>; la storia del nonno materno, il quale, dopo un'esistenza segnata dal fallimento e dalle umiliazioni, è scomparso nell'autunno del 1944, ucciso probabilmente per aver collaborato con l'occupante. << E' il segreto di una madre, il fantasma che ossessiona la nostra famiglia >>. Per esorcizzare quel fantasma lo scrittore compie << un oscuro percorso nell'inconscio di due generazioni >>, che lo porterà alla resa dei conti con un retaggio << di paura e di vergogna >> e al tempo stesso alla riconciliazione con l'incombente genitrice - e marcherà la disfatta ( sia pur soltanto provvisoria ) di quel nemico ghignante, crudele e mostruoso che da sempre lo assedia.

La recensione:

La nostra forza non sta in questo, noi procediamo lentamente, a piccoli passi. Siamo la moltitudine, siamo legioni di legioni, siamo il mondo intero, e tu, chi sei tu?

I giorni passano, e le cose si riassestano nuovamente secondo la più piatta routine. Come sempre scrivo, leggo, esco, lavoro, vedo occasionalmente qualche amico. Emmanuel Carrère non compariva nel mio cerchio personale da qualche mese. Ho cominciato a pensare che da un giorno all'altro sarebbe ricomparso nel momento in cui meno me lo sarei aspettata, con un romanzo intenso proprio come il suo esordio nel mio panorama culturale con la storia di qualcosa di potente che mi avrebbe costretto a pensarci per giorni e giorni. Carrère è un autore che o lo si ama o lo si odia, dunque poteva essere possibile che i miei gusti di lettrice non coincidessero una seconda volta con la sua anima tormentata e impura. Ma non è accaduto nulla del genere. La meticolosa descrizione della vita dell'autore in un marasma di scene di vita quotidiana non ha provocato semplicemente innumerevoli emozioni, reazioni apprezzabili da parte mia nei riguardi dell'autore, ma adesso che è trascorso qualche giorno dalla sua intensissima lettura i miei pensieri continuano ad essere rivolti puntualmente in un'unica direzione. Tanti saluti alla semplicità, alla bellezza delle piccole cose. In Un romanzo russo c'è un mucchio di cose, atrocità, pervesioni dell'anima, tanta tanta violenza - fisica e  morale -, peccati irrimediabili da cui non si potrà più tornare indietro.
In questo momento, il mio stato d'animo si può definire ambivalente e contradditorio. A momenti si avverte e si nota quanto il mio cuore ancora sanguini, destabilizzata da un gioco di effetti travolgenti e inspiegabili che mi hanno letteralmente fuso, saturato, stretto in un'unica e pulsante morsa, che per viverle, seguire di pari passo ogni cosa, decidendo quando proseguire e quando fermarmi, mi è bastato guardarmi dentro. Confrontare il mio essere con quello dello stesso autore. Di tanto in tanto mi sono invischiata nel procedere a seguirlo in condizioni davvero pessime, in spedizioni solitarie dell'anima che lo hanno allontanato da chiunque, sapendo benissimo che sebbene romanzata questa storia è completamente realistica. Come faccio a esserne sicura, rimane anche per me un mistero, dato che lo stesso Carrère ha affermato in un intervista che << La follia e l'orrore hanno attanagliato la mia vita, e Un romanzo russo parla di questo e nient'altro >>. E in effetti, tutto ciò che qui è narrato è stato vissuto come una vera e propria follia. Delle volte mi sono sentita così estraniata dal mondo, isolata con il suo autore in una misura nera e assoluta da farmi perdere la coscienza della mia identità. La solitudine mi ha avvolto e mi ha reclusa, accompagnata da terrori atroci di qualunque altra cosa conosciuta. Mi sono stupita di trascorrere così rapidamente da uno stato a un altro, dover fare la spola a lungo fra gli estremi di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato senza sapere quale fosse vero e quale fosse falso.
Eppure, dopo una manciata di giorni intrisi di infelicità, malinconia, particolarmente insoddisfacenti, ha cominciato a mancarmi la compagnia. Adesso che sono alla scrivania, scrivo di lui una recensione particolarmente lunga e sentita, descrivendo come io ancora mi senta e cosa la lettura di questo ennesimo straordinario romanzo mi ha procurato. Emmanuel Carrère è un uomo di cui io non penso avrei mai potuto innamorarmi, ne tantomeno concepire dei figli, che tuttavia sa adoperare le parole constatando come da esse, come da una melodia proveniente chissà dove, ne riceve risposte con una bramosia che presto o tardi è divenuta ossessione. In un certo senso, chi abbraccia la scrittura e la letteratura in generale, penso sia ossessionato dalle nobili arti del linguaggio. Cosa però gli procura scrivere romanzi del genere è per me ancora un mistero! Non formulo nemmeno gli interrogativi; Lemonov, Un romanzo russo, sono esempi di scrittura che hanno un chè di monumentale, sono ricordati dalla sottoscritta con un certo ossequio, in cui le parole sono sempre state le stesse: luminose e straordinarie che  nonostante ci parlano di  ossessioni, inferni, perversioni, ti sbattono sempre addosso la cruda realtà.
Man mano che ho avanzato in questo labirinto, ogni cosa diveniva straziante, angosciante, irrazionalmente disperante. Ma questo non è quello in confronto a ciò che l'autore ha provato, in questo lasso di tempo in cui i fatti sono narrati. Perché Carrère non fa nemmeno un accenno all'idea di essere un povero disgraziato, vittima di sopprusi e violenze varie. Piuttosto esprime il suo essere violento e oppressivo. Non proprio un piacere a leggere o a vedere, ma per me è stato un caso davvero interessantissimo.
Lo scompiglio generale che imperversa dentro la sua anima - apparentemente semplice, ma macchiata da atrocità - ha coperto gran parte del suo essere arcigno, antipatico, irrispettoso nei confronti del prossimo, il suo essere amaro e pessimista. Eppure, i suoi pensieri non riuscirono a coprirne il rumore. Talvolta girano continuamente verso esiti all'insegna dell'erotismo, altre volte ti immobilizzano in un ambiente famigliare e varioripinto, come un quadro impressionistico, sempre a rischio di vita.
Come con il suo antagonista, Limonov, non è stato facile capirlo. Emmanuel Carrère è una figura talmente complicata, enigmatica, introversa, arcigna, malinconica, bellicosa, tracotente e irritante a cui penso non dimenticherò tanto facilmente; non a caso mi interessano molto i suoi scritti, sebbene le mie idee non coincidano con le sue. Eppure è la sua vita il trionfo della mia curiosità, la materia per cui si muovono le cose, destinate a recitare nel mondo una comparsa, amareggiata e sbalorditiva.
Nell'incanto della scrittura, ho accolto Un romanzo russo come consolazione o saluto da lontano, nel mio cantuccio personale. Non è una storia che molti potrebbero amare o apprezzare, se non addirittura capire. Solo una forte tormenta che infuria nell'anima di chi si appresta ad imbarcarsi in questo strambo viaggio, infuriosa, implacabile, consapevole del suo essere incredibile e allo stesso tempo incomprensibile, che trascende qualunque limite di razionalità o saggezza. Il fervore della vita come una burrasca, che avanza in una larga ondata, senza sapere dove, sulla terra o sulla città, abbracciandoci col suo fremito nel momento la si incontra nel nostro cammino.
Leggendo Un romanzo russo non mi è sembrato di assistere alla rinascita del suo stesso autore, sebbene il desiderio di scrivere è qui esaltato come espressione necessaria delle cose. Piuttosto di una lenta e crudele agonia in cui ci si trova immancabilmente coinvolti. E non c'è stato niente che abbia potuto fare o dichiarare, sebbene il mio volere.
Una storia che dilania letteralmente il cuore. Uno schiaffo che ancora brucia sul viso. L'anima stessa così pesante e insopportabile tanto è tenebrosa, netta, malvagia, senza passaggi o mezze misure, incrociata mediante oscurità che conferiscono una certa confusione, una certa inquietudine come la lettura di un necrologio o un sommesso borbottio.

Tutto passa, tutto crolla, tutto stanca, un'amara verità che ho sperimentato fin troppo spesso sulla mia pelle.

Valutazione d'inchiostro: 4

2 commenti:

  1. Bellissima recensione, mi sono completamente immersa nelle tue parole! Sembra un libro che ha bisogno del suo tempo, quindi lo segno ma cercherò di trovare il periodo giusto per leggerlo! :)

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    1. Grazie mille, Katia! Non é una lettura semplice, se sei interessata a leggerlo :) Tutt'altro :D Ma se ti incuriosisce non te ne sconsiglio la lettura ;) Anzi se lo leggerai fammi sapere; sarei curiosa di conoscere qualche altro parere :)

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