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sabato, maggio 18, 2019

Gocce d'inchiostro: Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello

E così questo periodo incerto e insolitamente freddo ha deciso che io e Luigi Pirandello dovevamo conoscerci, o, meglio, ritrovarci. Dovete sapere che io e questo autore ci siamo persi in un maledetto incidente …. e sulla soglia dei ventisette anni dovevo obbligatoriamente cogliere al volo l'occasione.
Quello che segue è una raccolta di alcuni dei tanti pensieri che vorticano ancora nella mia testa come uno sciame di api impazzito, ed essendo decisa ad accogliere nel mio cantuccio personale Pirandello e il suo figlio di carta, l'ho ascoltato attentamente, esaminandolo in ogni sua forma e sfaccettatura.







Titolo: Il fu Mattia Pascal
Autore: Luigi Pirandello
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 8 €
N° di pagine: 324
Trama: Il protagonista del romanzo, dopo essere stato dato per morto e aver trascorso una "vita parallela" torna al suo paese d'origine con l'intenzione di vendicarsi dei torti subiti; ma si ritrova invischiato in una situazione paradossale, da cui esce solo rinunciando allo status di essere vivente.


La recensione:



Siamo non siamo su un'invisibile trottolina, cui fa da terza un fil di sole, su un granellino di sabbia impazzito che gira e gira e gira, senza sapere perché, senza mai prevenire al destino, per farci morire - spesso con la fantascienza d'aver commesso una sequela di piccole sciocchezze.

Ho osservato a lungo Mattia, il suo modo di porsi con gli altri, attraverso parole che hanno salvato nel momento del bisogno, ed io non presentì se non in questi ultimi giorni di maggio, mentre osservo le pile di romanzi ancora da leggere e vivere, che dietro il nero copioso dell'inchiostro si nascondono fantastici e straordinari portali segreti: uomini che promettono di essere il raggio sanguigno nel futuro della mia vita. Tuttavia un certo attributo mi fu di svantaggio, e fu quello di non aver ancora letto completamente l'opera più celeberrima di Luigi Pirandello. Si trattava di una certa lacuna letteraria che dovevo colmare molti anni fa, una comprensione per certi temi trattati che danno un'idea alquanto fedele e realistica sulla condizione di disagio che l'individuo vive giorno dopo giorno. La sfortuna di avere coscienza della propria vita, sentendo come la vita gli si scivola addosso come minuscoli granelli di sabbia la cui caratteristica è l'ingannevole mutezza. Mi sono tormenta, a fondo, per questo, più volte, finchè la mia anima non si tranquillizzò del tutto sussurrando alla coscienza che la lettura di Il fu Mattia Pascal era un << difetto >> a cui il tempo avrebbe posto rimedio.
Per un istante, per una manciata di minuti, mentre seguivo e mi inerpicavo fra le pagine di questa storia, tra mucchi di libri e tomi impolverati, fui folgorata dal pensiero che forse questo non era il momento più adatto … nemmeno adesso dopotutto… Ma no, poi ci ho ripensato e mi sono lasciata andare.
E così ebbe inizio il mio percorso con questo povero disgraziato, imperfetto come ogni individuo esistente sulla faccia della terra, ma credulone e un po' ingenuo che facilmente si lascia ingannare dalla natura. Parte integrante di un gruppo di atomi infinetisimali che nell'insieme formano un ammasso gigantesco e incalcolabile. Se avessi potuto afferrare l'importanza di questi tempi, quando anni fa mi imbattei in questa opera, non mi sarei sorpresa se il giorno della sua lettura fosse destinato a data incerta e desiderata da un uomo che si sente sbagliato, diffidente di se stesso e di chi lo circonda, con un forte senso di apatia e oppressione in cui la libertà d'azione o di pensiero sono un idillio irraggiungibile. Come se Pirandello fosse in grado di offrire un'idea perfetta ma incomprensibile per molti su ciò che l'uomo vorrebbe ma che poi non ottiene.
Nella sua fantasiosa descrizione di un mondo apparentemente irreale, ben disposto nell'universo e conforme ad esso senza alcuna imperfezione, raramente chi si incappa provoca il brivido dell'avventura; si scova qualcosa che non abbia qualche difetto o imperfezione, quando viene il momento in cui Mattia Pascal muore per ben 3 volte. La natura non dice spesso:  << Guarda, quella povera creatura >> nel momento in cui l'atto del guardare porta a una lieve confusione dei sensi, all'interrogarsi su esiti o quesiti svariati, finchè tutto questo nascondersi e cercarsi diventa un gioco penoso e senza mordente.
Sulla soglia del XXI secolo certi anacronismi sono oggetto di dibattito, spesso compresi mediante intuizioni migliori, da un più stretto ingranaggio sociale, che ci scuote in ogni direzione. Così io e Pirandello, come due parti di un perfetto insieme, ci siamo incontrati nel momento più opportuno, vagando indipendente da una zona a un'altra, da una città a un'altra, nel cuore di svariati personaggi la cui identità sarà svelata tardivamente.
Da qui nascono le teorie del doppio, dell'inadeguatezza, della mancata libertà di azione e di pensiero, di una realtà utopistica molto simile a quella reale ma lontana dai concetti moderni. Quello di Pirandello è certamente uno dei migliori tentativi di seguire i canoni leviani, un tentativo che miseramente fallisce in cui l'analisi dell'esistenza umana dovrebbe costituire l'argomento principale del romanzo.
Conferire un'identità più definita a un personaggio bizzarro come Mattia, influenzato da un quarto di secolo di vita, a fianco di personaggi dalle mille sfaccettature, diventa sempre più evidente il suo sentirsi inadeguato in un posto come quello in cui è costretto a vivere.
Il fu Mattia Pascal è certamente un romanzo che ti dà numerose risposte, risposte a quel naturale desiderio di giustizia e di armonia che la gente ha in se, ma che conclude il mio percorso col suo autore. Ciò che ho letto e vissuto mi è bastato.
Fatti realmente accaduti che hanno adempiuto alla sua realizzazione, un quadro prettamente realistico in cui si sono mosse schiere di anime contrite ma dannate che camminano nella lotteria della vita, un opera che respira e che prende vita. La sua bellezza infatti si è accordata al frenetico e appassionato ritmo del mio cuore, che ha emesso piccoli sussulti quando si imbatte in storie di questo calibro, facendomi cadere zuppa in uno stagno di parole e gioie infinite.
Opera che delinea una precisa prospettiva sul percorso individuale del protagonista, sulla sua condizione di non essere libero, che spicca fra le figure maschili come un personaggio caparbio e orgoglioso, portatore di disordini e irrazionalità. In una società conforme all'ignoranza, alla miseria, ritratto estremamente realistico/ naturale in cui si fugge nell'apparente silenzio del Cosmo, nel muto silenzio di un cuore giovane, nell'ineffabilità di un destino netto e reciso.

Di quante cose sostanziali, minutissime, inimmaginabili ha bisogno la nostra invenzione per ridiventare quella stessa realtà da cui fu tratta, di quante fila che la riallacciano nel complicatissimo intrico della vita, fila che noi abbiamo reciso per farli diventare una cosa a sé.

Valutazione d'inchiostro: 3 e mezzo

10 commenti:

  1. Uno dei miei classici preferiti... ciao Gresi :-)

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  2. Il mio libro di Pirandello preferito, letto tante volte *_*

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  3. È passato un sacco di tempo da quando ho letto questo libro, ma ne conservo un buon ricordo. Dovrei anche io riprendere un po' di autori italiani classici che negli ultimi anni ho molto trascurato.

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    1. Io pian piano vorrei colmare tutte quelle lacune letterarie che ancora non ho potuto colmare ☺️ Pirandello rientrava in questa categoria, e sebbene non mi ha entusiasmato molto la sua lettura non mi è dispiaciuta ☺️

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  4. Purtroppo questo libro al liceo non mi piacque molto, ma forse è stata colpa della mia giovinezza, però non penso lo leggerò mai più! 😀

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