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sabato, febbraio 08, 2020

Gocce d'inchiostro: Teresa degli oracoli - Arianna Cecconi

Il mio primo libro di questo breve mese dell’anno prevedeva la lettura di un romanzo la cui copertina era già un’attrazione piuttosto forte, pur di resistergli. Perciò, senza pensarci due volte, mi sedetti sulla mia poltrona preferita, e assieme a un capostipite della lettura americana classica e contemporanea, mi sarei cibata dell’esordio promettente di Arianna Cecconi. In una manciata di giorni, mi sono limitata all’essenziale: leggere la storia che la sua autrice si porta dentro. E, in quasi duecento pagine, descrive qualcosa che in un certo senso non porta quella ventata d’aria fresca di cui confidavo di essere invasa, piuttosto ci induce a vedere cosa effettivamente succede quando si serbano così a lungo i ricordi, nella speranza che essi non siano strappati dall’oblio più in fretta di quel che credevamo.
Questo è solo l’inizio di ciò che ci riserveranno queste pagine. Una lettura semplice, emotiva, descritta con una certa sensibilità che, devo dire, mi sono diretta per caso, e scrutando la sua anima constatato come un segno non ha lasciato. No, purtroppo. Quanto belle e delicate siano state le parole, l’emozioni intrappolate in una cortina di ricordi, leggende, proverbi antichi, quanto solitario aggregato che è stato infilato nel vano di un cuore qualunque ma che disgraziatamente nel mio non è rimasto. Non ho motivo di sospettare che me lo sia fatta scappare, determinato a restare finchè qualcuno avrebbe prevalso su tutto. Eppure, sebbene lo svelamento di questi oscuri segreti, che hanno girato e rigirato mediante espedienti magici, fermandosi ogni tanto in un punto a caso, il tutto mi è sembrato così opaco che mi ha impedito di restarne del tutto indifferente. Inquadrando nel mirino chiunque sia stato protagonista di certi eventi, conscia che, se non fossi stata sedotta dalla sua splendida copertina, non ne sarei rimasta così distaccata.


Titolo: Teresa degli oracoli
Autore: Arianna Cecconi
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 208
Trama: Teresa custodisce da sempre un segreto di cui è ormai l’unica depositaria. E’ vecchia, ostinata, e quando intuisce che la sua mente e la sua memoria si sono fatte labili, decide di non mettere a repentaglio ciò che ha tenuto nascosto per una vita intera. Così una sera si sdraia nel letto e non si alza più: per dieci anni, “zitta e immobile, fissava quello che gli altri chiamavano vuoto e che lei aveva imparato a interpretare”. La sua famiglia però, ostinata, porta il letto al centro del salotto e dell’esuberante vita della casa, che è tutta al femminile: oltre a Teresa, ci sono le figlie, Irene e Flora, la cugina Rusì, la badante peruviana Pilar e Nina, la nipote. E’ lei a raccontare la loro storia, che inizia nel momento in cui la nonna si sta spegnendo e le cinque donne le si stringono intorno per vegliarla. Prima di andarsene, Teresa regala quattro oracoli – uno portato dal vento ( come quello che indicò a Ulisse la via del ritorno), uno scritto sulla sua pelle ( come la tradizione tramanda sia avvenuto a Epimenide), uno fatto di nebbia e di poesia ( come al cospetto della Piza di Delfi), uno che diventa fulmine (secondo la tradizione della Sibilla Eritrea) … Sono oracoli che sciolgono il nodo che blocca le loro esistenze, liberandole dalle paure, dal senso di colpa, dal passato, dall’incapacità di affacciarsi sul proprio futuro. E, liberando le loro esistenze, Teresa libera finalmente se stessa.

La recensione:

Metà della vita la trascorriamo sognando e se ti dimentichi i sogni è come avere mezzo corpo, mezzo naso, mezza bocca..

Non trascorse poi molto tempo. E’ impossibile dire esattamente quanto. Quando un romanzo, la sua copertina, la sua trama mi affascinano, non trascorre molto tempo purchè possa immergermi. Il resoconto di uno di questi riguarda una recentissima pubblicazione e la mia esperienza al riguardo è meno entusiasmante di quanto l’autrice avrebbe gradito. Ma pur di non dire troppo, dato che questa storia è tutta basata su fatti o eventi realmente accaduti, l’autrice sentì come fosse in dovere di non varcare i confini del dimostrabile, resistendo strenuamente alle insidie dell’invenzione. Anche i ricordi, che tutto sommato sono i veri e propri protagonisti di queste pagine, non tralasciano niente di speciale. Non posso affermare con certezza che il romanzo non mi è piaciuto, o che mi ha deluso, eppure fu questo fattore che smarrì completamente la mia anima.
In prevalenza rimasi a guardare. Una volta che avevo compreso dove mi trovassi, non era poi così disagevole, ed ebbi il vantaggio di sentirmi a mio agio. Ospitale, dispensatrice di predisposizioni d’animo e quant’altro, che mi permise di osservare tutti gli andirivieni di una casa qualunque. Un continuo viavai di donne pronte e calorose, disponibili e comprensive, e alla fine capì che non sarebbe stato necessario lasciare l’edificio. Teresa era colei che aspettava di essere ascoltata. Così fragile, immersa oramai nell’oblio di farmaci e sedativi, rintanata in un involucro spesso e indistruttibile di segreti e misteri mai risolti.
A mano a mano che la storia prendeva vita, o, per meglio dire, a mano a mano che io mi raccapezzavo di ciò che stavano osservando i miei occhi, la voce giovane ma gracchiante di una delle nipoti più giovani fu capace di destare la mia attenzione, anche se per poco. In primo luogo, c’era la questione dei misteri irrisolti. Dovendo garantire un certo rivelamento, delle indagini accurate purchè ci dassero delle spiegazioni, ero restia ad abbandonare il posto anche se per poco tempo. Mi tormentava il pensiero che se avessi saltato qualche pagina, non avessi vissuto qualche ricordo potesse succedere qualcosa. Da qualche parte, pensai, le probabilità che le condizioni di una povera vecchietta addormentata dai farmaci e recisa malamente dalla vita potesse migliorare erano alquanto insufficienti, ma c’erano tutti questi segreti da svelare che proseguii di buon passo. Ciò però non comparò lo slancio affettivo, che seppur doveva essere effettivamente elevato non risolvettero il problema del nostro legame. Il legame che avrebbe potuto realizzarsi sarebbe potuto essere il pallido riflesso di un coinvolgimento completo al passo successivo. Quello della morte. La morte in sé dispensa sempre qualche effetto. Lega o avvicina maggiormente coloro che erano distanti, lontani; la Cecconi rimanda questo momento mediante lo scioglimento di leggende, segreti diffusi come oracoli, decisamente presenti nel romanzo. Esercitando su chi legge un controllo rigoroso e costante, pian pianino ribalterà la situazione. La sua ambizione era quella di comprendere i veri motivi che indussero Teresa a nascondersi da tutto e da tutti, bloccando così qualunque mezzo di condivisione. Non nel migliore dei modi possibili, ma con la speranza che ci avrebbe avvicinato alla sua anima, che nelle attuali circostanze non nutrivo esagerate ambizioni. Pertanto ho vagheggiato con l’intento di aspirare a qualcosa che non ho avuto. Non intendo constatare questa storia, ricca di ricordi e pensieri un po languidi, ma libera di pensare a ciò che avrebbe avuto più significato per me. Per il momento, poiché non vi ho trovato ancora una risposta adatta, il dilemma rimase e rimarrà in cima ai miei pensieri. E ciò coincise con la mia valutazione, che dopo le prime cinquanta pagine regredì nettamente.
Il secondo problema era, che sebbene la delicatezza e la dolcezza del tema trattato, non lo considero quel buio e lungo anfratto in cui mi persi, e una volta tornata in superficie rinacqui. Piuttosto una favola moderna, che esalta gli antichi miti greci, altamente introspettiva, che non ha trasceso su niente, ma il cui messaggio è celato in un unico contesto: cosa succede quando bisogna affrontare la morte?
Non credo sia la persona più adatta per vegliare tutto il tempo su qualc0sa che ha una sua anima ma distorta, e che tuttavia mi costrinse a compiere delle confessioni
Si parla di oracoli, di segreti, dello spirito intrinseco dell’individuo, dell’affetto inesauribile dei nonni, il continuo pellegrinaggio di donne che conferiscono una certa importanza simbolica e non metaforica che oscilla continuamente fra l’irreale e il possibile. Tanti stimoli, ma pochi effetti. Alcuni aspetti confiscati in virtù di timide espressioni di affetto. Perciò scrivo tutto questo. Custodendo la storia di questa fragile vecchietta come viaggio introspettivo, rimandata in un angolo piccolo e tranquillo della sua casa. Con l’aggiunta di rispettive routine quotidiane in tediosi e inteneriti dettagli, che esprimono giornate sempre uguali.
Il romanzo d’esordio di questa giovane autrice tronca i rapporti fra me e lei non tanto perché il romanzo non mi è piaciuto quanto perché non mi ha trasmesso proprio niente. Il mio giudizio infatti è relativa alla delicatezza del tema trattato, alla condizione di solitudine e incomprensione di cui è attanagliata la protagonista e …. Nient’altro! Poiché non mi ha scossa nel profondo. Non ha rovesciato né messo a posto nulla a dispetto di prima, se non messo in risalto l’idea che dinanzi alla morte l’uomo è vulnerabile.
Valutazione d’inchiostro: 3

4 commenti:

  1. Non lo conosco, ma é molto interessante; grazie per la recensione

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  2. Esordio che, bella copertina a parte, non ispirava.

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    1. Letto perché attratta dalla copertina. Ma come puoi vedere non mi ha entusiasmata più di tanto ☺️☺️

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