Contemplare una storia che si districa in una viuzza malfamata di
Londra, e guardare ciò che si snoda segretamente nei momenti più bui e oscuri
del giorno è certamente una bellissima esperienza. E questa volta sentivo che
attraverso la stretta apertura di un legame particolare ha tenuto vivo il mio
essere, saldamente ancorato alle nobili sorti di quelli di sognatori erranti
dai modi signorili ma semplici. Ho provato infatti nei loro confronti un
profondo senso di conforto, intimità, e probabilmente potevo vedere solo io che
mi ero trovava impigliata nelle maglie di una trama significativa, speciale.
Svanirono dal mio campo visivo solo quando ogni cosa volse alla
fine, a mano a mano che le vicende si districarono e il mio pensiero nei suoi
riguardi diveniva sempre più luminoso nel chiaro mattino di fine inverno. Se ne
andarono molto quietamente. Ed io sono rimasta a lungo ad accompagnare con lo
sguardo il loro progressivo dileguarsi. Eppure la loro essenza, impressa su
carta come sangue rappreso su una ferita, non svanirono del tutto. Alcuni,
dalla luce più vivida o accecante, restarono. Io sono stata alquanto felice. E
tale sentimento lo espugnano mediante parole, impresse nell’ennesima
recensione, che transitano fin quando si fermano affinchè potessi vedere dove
si collocarono.
Titolo: New Grub Street
Autore: George Gissing
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 574
Trama: Grub Street è la via di Londra in cui furono aperte le
prime stamperie e dove nacque il mestiere di scrittore in senso moderno. Resa
celebre da Alexander Pope nella sua satira del mondo letterario, da allora
definì l’ambiente in cui si svolgeva l’oscuro e ingrato lavoro di un esercito
di scribacchini costretti a sbarcare il lunario. Nella Londra di fine
Ottocento, Edwin Reardon è uno scrittore di grande talento ma dallo scarso
successo commerciale. Sebbene la continua incertezza economica e la povertà
incipiente minaccioso il suo matrimonio con Amy è incapace di piegare la sua
arte alle logiche del mercato e porterà avanti la sua coerenza fino alle
estreme conseguenze. Al contrario, jasper Milvain, giornalista rampante e
giovane sfrontato, in cambio di ricchezza e affermazione sociale è disposto a
tutto: curerà sempre e solo le relazioni conveniente, scriverà ponendosi come
obiettivo primario di ottenere fama e denaro, romperà la promessa di matrimonio
fatta a Marian Yule, figlia dello scrittore Alfred Yule e scrittrice a sua
volta, preferendole un’altra donna che può portargli maggiore vantaggio.
La
recensione:
La vita è una farsa
gigantesca e il vantaggio di possedere
il senso dell’umorismo e che ti mette in grado di reagire con una risata
beffarda.
Per comprendere appieno un romanzo straordinario e <<
letterario >> come questo, bisogna prima però concentrarsi mediante
qualche pensiero su chi lo scrisse. Ma descrivere la vita di qualcuno che
effettivamente non conosco e che non ne conoscevo nemmeno l’esistenza, se non
mediante questa nuova pubblicazione in casa Fazi, mi sembra alquanto inutile. A
volte affiorano alla mente idee frammentarie, ma si dissolvono subito. Quando
cercavo di afferrarne una, mi sfuggiva fra le dita come un animale viscido che
non offre presa, e svanisce.
La brillante occasione di stare fra le pagine di una storia che ha
un chè di affascinante, avvolgente, ogni muscolo, ogni minima particella del
mio essere gioiva. Perché ci si eleva sul reale e sul possibile, fra le sue
pagine, pur di fare dei cambiamenti. Mutamenti utili per l’individuo e il suo
vagare senza meta fra le stanze buie del suo animo. Sebbene si aggrappa a
qualcosa, all’idea che il benessere economico sia giustiziere nel sottrarre
sacrifici e lamenti. Ma le misure adottate non sono più che sufficienti, mozzano
il respiro, il cuore si agita vertiginosamente nella gabbia toracica, e pur
quanto ci si sforzi ci si indebolisce. L’autore, progressista di dottrine di
cui il romanzo è un chiaro esempio, non si limita a propinarci solo un’idea, ma
prova a pronunciare quelle giuste parole per << muoversi >> fra
qualcosa in cui è davvero difficile muoversi. Se perlomeno avessi potuto
scrutare il tutto dal vivo, credo sarebbe stato ancor più affascinante!
Tutte le ferite procurate, le delusioni assorbite, le
conversazioni avute, gli oggetti perduti e poi ritrovati, sembra il fondo di un
pozzo oscuro ma accogliente. I personaggi di New Grub Street infatti sono del tutto soli, e la voce con cui si
mossero ebbe una strana risonanza, diversa da quelle sentite fino adesso. Non
si smette mai di lottare, di sognare, di rincorrere dogmi di sopravvivenza del
tutto naturale in cui non ci si sorprende se ci si perde, in una delle tante
parti del mondo.
Nella porzione di cielo descritta dall’autore splendono
innumerevoli stelle, come se l’universo stesso fosse esploso in frammenti
minuti. Su una tela in bianco e nero composto da diverse coltre di tenebre, un
astro lucente, accecante, silenzioso lanciava i suoi fulgidi astrali
spontaneamente ma con un certo riserbo, ed io ho potuto avvertire intensamente
ogni cosa. A condurmi fu la voce di un giovane ma disilluso scribacchino, che
fece della scrittura un ossessione, un benessere necessario per vivere, che in
una massa informe e untuosa, assoluta e imperfetta, poggia su aspetti
individuali fantasmagorici il lavoro o l’arte che abbraccia come giusto indizzo
per conquistare la fama. Avrei voluto rispondere, a modo mio però, ma non ho
potuto emettere alcun suono perché le mie parole sarebbero state del tutto
inutili, impossibilitate ad attraversare l’atmosfera del mondo in cui mi
trovavo.
A forza di osservare questo bellissimo mondo dipinto dall’autore,
nella mia percezione il senso dell’alto e del basso non hanno così tanta
importanza, poiché la mia indole impone
a dover guardare dal basso all’alto con umiltà e leggerezza. L’esperienza di
lettura con New Grub Street fu del
tutto diversa, protesa placidamente dinanzi a un mondo che non promette nulla
di buono, alcun conforto, dotato di un certo misticismo che spinge verso l’alto.
Il momento in cui il romanzo giunse fra gli scaffali delle
librerie fu abbastanza breve: una manciata di ore non bastarono per schiarirmi
le idee, indurmi a indirizzare i miei interessi su altro, stilare una lista di
ciò che avrei dovuto e potuto leggere, anziché farmi sopraffare dall’emozione
del momento. Eppure il romanzo di George Gissing mi incuriosii subito, e il suo
richiamo fu quasi una vocazione. Una copertina non propriamente bella, dai
colori chiari e opaci, la distanza fra il mio mondo e quello ritratto portarono
la mia coscienza a sfiorare e toccare diverse forme, in cui prevale una certa
differenza fra classi e in cui, nel momento in cui si fiuta qualcosa di
estremamente bello ci si aggrappa a qualunque forma di sopravvivenza. Indirizzato
specialmente a coloro che erano troppo buoni, e che avrebbero dovuto adottare
forme più volgari per rispondere a qualcosa di più potente.
Il tutto sciorinate in un famoso vicolo di Londra, la New Grub
Street per l’appunto, ed esteriormente quello che trascorsi insieme ai
personaggi in quanto descritti magnificamente e con una bella introspezione
psicologica, un ritratto realistico del secolo, la realizzazione di una bolla in
cui ci si sente protetti affinchè la vita non cambi la sorte.
In una confusa e inspiegabile apprensione, che non riescono a
scrollarsi di dosso uomini ambiziosi e sognatori, quelle più generalmente
tranquille, quella di George Gissing è una prova di letteratura della storia
vittoriana che si fece strada con vigore e intensità sull’asfalto polveroso di
una terra così traboccante di interesse.
New Grub Street infatti ha una voce tutta sua e la sua forza risiede nella straordinaria
efficacia di richiamare il passato in un contesto storico attualissimo,
modernissimo in cui l’ambiente circostante riflette il senso morale dei
protagonisti, il loro stato d’animo, il loro stare nel mondo. Fra provocazioni
di crisi d’angoscia, esplosioni di odio e perfidia, brutali incomprensioni, un
magnifico manifesto sociale e culturale dipinto con gli stessi colori tenui del
purgatorio, in un montaggio di scene attraverso le quali attraversiamo e
conosciamo diverse e inefferabili epoche.
Romanzo che ha solleticato la mia curiosità, il mio essere
lettrice e, un giorno, scrittrice, in cui inesorabilmente si assiste allo
spettacolo ripugnante di lotte morali e sociali, ma che grazie alla scrittura conferisce
innumerevoli opportunità di sperimentare qualcosa di estroso. Poiché oppressi
dai paradigmi, dalle etichette, da moti di freddezza e distacco.
Valutazione d’inchiostro: 4 e
mezzo
Interessante e diverso dal solito; grazie per la recensione
RispondiEliminaGrazie a te ☺️
EliminaIo come Benedetta. Non lo avevo notato.
RispondiEliminaNe vale la pena ☺️☺️
Eliminache bella la tua recensione Gresi, anche se non credo che questo libro faccia al caso mio
RispondiEliminaGrazie mille, Chiara. Meglio allora indirizzarsi su altro ☺️☺️
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