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domenica, marzo 08, 2020

Solo uno squarcio nel passato: letteratura al femminile

La letteratura vittoriana e ottocentesca vanta diversi nomi celebri. Virginia Woolf, nel suo celebre saggio, spiegava le ragioni che per secoli hanno impedito alle donne di coltivare un talento artistico. L’epoca vittoriana però subì un netto miglioramento, e sebbene le donne furono inizialmente messe da parte, scrittrici come Ann Radcliffe, Mary Shelley, Jane Austen si cimentarono nella realizzazione del cosiddetto romanzo gotico. Un epoca che assistette a un’autentica esplosione di penne “rosa”.
A questo punto, certamente vi domanderete cosa voglio dire con questo post. Ci tengo particolarmente a parlarvi, nel giorno che commemora la giornata internazionale dei diritti della donna per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo.
La mimosa, rappresentazione o atto nel turbare l’ordine pubblico, divenne simbolo di proposta purchè questa festa divenisse nazionale. Sicuramente tanti altri lettori avranno parlato in tempo reale di quelle figure donne, che rivolte a nessuno in particolare, dicono le cose così come le vennero in mente. Il suono di un ricordo, un eco lontano non offre particolari indizi. Grida di donne sole, incomprese, giungevano da porte sprangate.
In un giorno così importante, ovviamente era probabile che fra gli innumerevoli post commemorativi ci fosse incluso anche il mio. Perché di donne celeberrime e ampiamente ricordate in letteratura ve ne sono tantissime, ed io ho desiderato divulgare la loro esistenza nel mondo attraverso la scrittura.
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Al primo posto di questa classifica, una delle mie scrittrici italiane preferite. Una donna avvolta ancora nell’oscuro pantano dell’inominato e che, nei suoi romanzi, ci parla di figure estremamente vere e tangibili, forti e valorosi, che diffidano nell’entrare a contatto col mondo, fin quando coglieranno una certa lezione, un certo insegnamento dal quale non ci sarà affronto che mancherà di fare effetto.



Titolo: La vita bugiarda degli adulti
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 19 €
N°di pagine: 336
Trama: Il bel viso della bambina Giovanna si è trasformato, sta diventando quello di una brutta malvagia adolescente. Ma le cose stanno proprio così? E in quale specchio bisogna guardare per ritrovarsi e salvarsi? La ricerca di un nuovo volto, dopo quello felice dell’infanzia, oscilla tra due Napoli consanguinee che però si temono e si detestano: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata, triviale. Giovanna oscilla tra alto e basso, ora precipitando ora inerpicandosi, disorientata dal fatto che, su o giù, la città pare senza risposta e senza scampo.





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Attenzione particolare, desidero dedicarla anche a un’altra autrice italiana i cui romanzi non sono per me particolarmente indispensabili ma gettano una luce particolare su popoli, culture, razze diverse. Un romanzo antropologico, come piace definirlo. E Accabadora è infatti relativo ad costrinzioni o imposizioni che subirono un certo tipo di donne, come non proprio elementi di semplice digestione ma intrise di dramma, riti spirituali o bellici che limita l’attenzione più al suo contenuto che alla sua quantità.

Titolo: Accabadora
Autore: Michela Murgia
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 166
Trama: Perché Maria sia finita in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un mondo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.

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Altra importantissima voce, quella di una donna oramai passata a miglior vita ma di cui non perdo mai occasione di vivere, respirare in romanzi che la ritraggono alla perfezione, esattamente come me l’ero figurata: donna che cambiava a seconda delle stagioni e che lottò per avere figli, dinanzi alla soglia della sua vita adulta.
Titolo: Il diario segreto di Frida Kahlo
Autore: Alexandra Scheiman
Casa editrice: Bur
Prezzo: 12 €
N° di pagine:
Trama: Dopo il terribile incidente che la condanna a una fine imminente, Frida Kahlo, fin da bambina tormentata da u nfisico fragile e sofferente, stringe un patto con la Morte; l'artista potrà continuare a vivere, e in cambio ogni anno nel giorno  dei Morti, cucinerà per la Nera Signora un piatto diverso e squisito la cui ricetta verrà annotata in un piccolo taccuino nero. Lo stesso taccuino che, realmente appartenuto a Frida, sparirà nel giorno dell'inaugurazione di una mostra a lei dedicata nella città natale di Coyoacàn.

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Romanzo che è una necessità per la sopravvivenza, in un mondo fittizio e pieno di false promesse, opera che fa comprendere come l’essere umano non è completamente solo. In grado di aprire gli occhi, far conoscere sentimenti, desideri repressi di una popolazione che non ha idea di cosa voglia dire essere liberi. Specialmente quando le divergenze politiche, caratteriali tendevano a suddividere il popolo israeliano dalle diverse etnie, la letteratura è stata quell’unica scialuppa di salvataggio dinanzi a un mare in tempesta. Perché la magia che cela la parola scritta, salva da ogni cosa.
Titolo: Leggere Lolita a Teheran
Autore: Azar Nafisi
Prezzo: 12 €
Casa editrice: Adelphi
N° di pagine: 375
Trama: Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze tremende, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi in un'impresa fra le più ardue, e cioè spiegare a ragazzi e ragazze esposti in misura crescente alla catechesi islamica una delle più temibili incarnazioni dell'Occidente: la sua letteratura. Il risultato è uno dei più toccanti atti d'amore per la letteratura mai professati - e insieme una magnifica beffa giocata a chiunque tenti di interdirla.







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Una storia davvero interessante è inoltre quella ritratta nel romanzo d’esordio di  Helena Janecez che estrapolò dal nulla mediante una parabola, che non coinvolge emotivamente ma politicamente, figure agile e tossicanti per il sesso forte, affezionata a modo suo alla sua piccola amica. La Leica. La sua morte a un età ancora piuttosto acerba, motivo di discussione.
Titolo: La ragazza con la Leica
Autore: Helena Janeczek
Casa editrice: Guanda
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 320
Trama: Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. E' il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa; Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopio, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. E' il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finchè Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.

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Romanzo di cui ne sentì parlare molto bene anni fa, il 2019 decretò il nostro incontro. La scomparsa improvvisa dell’autrice mi indusse a conoscerla mediante questo romanzo, una lettura estremamente difficile ma carica di tristezza che, durante il corso della lettura, imperverserà nel nostro animo come il sipario su un palco.
Titolo: Amatissima
Autore: Toni Morrison
Casa editrice: Sperling e Kupfker
Prezzo: 10, 90€
N°di pagine: 410
Trama: Il tragico percorso di Sethe, indomabile donna nera all'epoca cela guerra civile americana, per la conquista della libertà. Attraverso la schiavitù, l'amore materno e il peso di un indicibile segreto.

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Una terra devastata dalle incongruenze del secolo, un pezzetto di coltre scurrognola, una famiglia che si affaccia lungo uno scenario bello ma devastante. Vicende famigliari, amorose, nettamente palpabili e realistiche in cui domina un certo senso religioso del peccato e la tragica coscienza di un inesorabile destino.


Titolo: Canne al vento
Autore: Grazia Deledda
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo: 4, 90 €
N° di pagine: 215
Trama: La narrativa della Deledda, posta ora nella scia del verismo di Verga, ora accostata al decadentismo dannunziano, racconta di forti vicende d'amore, di dolore e di morte, nelle quali domina il senso religioso del peccato e la tragica coscienza di un inesorabile destino. Nella sua prosa si consuma la fusione carnale tra luoghi e figure, tra stati d'animo e paesaggio, tra gli uomini e la terra di Sardegna, luogo mitico e punto di partenza per un viaggio dell'anima alla scoperta di un mondo ancestrale e primitivo.





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Svolte di vita, continue vicende che popolano seicento pagine di un dramma sentimentale, realistico e profondo che mi ha resa prigioniera delle stesse colpe, degli stessi peccati della protagonista. Opera raffinata, delicata come un tulipano, che non lo fa sembrare un tulipano, piuttosto una proiezione in cui si provano più sofferenze che gioie.


Titolo: Il mulino sulla Floss
Autore: George Eliot
Prezzo: 10, 50 €
Casa editrice: Neri Pozza
N° di pagine: 638
Trama: Cresciuti insieme e legati da un tenace affetto i due figli del mugnaio Tulliver vedono le loro strade dividersi drammaticamente quando l'impetuosa Maggie scopre che la società, e il suo stesso fratello, non le lasciano spazio per vivere e amare.



6 commenti:

  1. Ciao Gresi, sono davvero tante le produzioni letterarie che mettono al centro variegate figure femminili! Tra i libri che hai nominato sono molto curiosa di leggere il romanzo della Ferrante, che ho appunto prenotato in biblioteca qualche giorno fa! Tanti auguri e buona domenica :-)

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  2. Buongiorno, ottime scelte ma.. Il sesso di Elena Ferrante é un grandissimo enigma... Non sta scritto da nessuna parte che sia a tutti gli effetti una donna

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