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lunedì, giugno 29, 2020

Gocce d'inchiostro: Anne di tetti verdi e Anne di Avonlea - Lucy Maud Montgomery

Per me essere una lettrice equivale valicare qualunque barriera, aborrire qualunque pregiudizio, mentre amarla è una cosa di cui non riesco proprio a farne  a meno, non più di quanto potrei smettere di amare la mia famiglia, il mio cane, ma più di quanto potrei rinunciare alla mia dignità. Come faccio a non lasciarmi trascinare dagli eventi? Come posso ignorare gli incauti sussulti del mio cuore nel venerare nient’altro che pura e sana letteratura, che essa sia nazionale, straniera, atipica non ha importanza, che negli anni mi ha donato parecchie soddisfazioni più del dovuto? Crearsi una propria identità, o un piccolo spazio virtuale, come se la ricchezza di parole rovesciate nella torrente di un fiume fosse frutto di qualcosa che mi rende viva. Industriosa di qualcosa che un giorno confido possa divenire più di una semplice passione.
Donne, uomini, bambini di diverse generazioni, io compresa, mi hanno sfangata nella melma e nella puzza di stantio e marciume. Il mondo personale con il quale mi circondo diviene giorno dopo giorno sempre più luminoso, meraviglioso, confortevole, che fra il grigiore della monotonia generale funge da scialuppa di salvataggio dinanzi a un mare in tempesta. A tal proposito, da quel poco di conoscenza che negli anni ho attinto, non scovo mai alcuna difficoltà a stabilire se un romanzo apparentemente semplice possa o meno fare al caso mio. Io amo la letteratura con la l maiuscola, leggere storie che fanno sussultare il mio cuore come un tamburo, e incolpo le ingiustizie della vita quando un romanzo che hanno osannato parecchi a me, alla fine, non piace per niente. Questo purtroppo è il prezzo da pagare! Con Anne di tetti verdi, gli innumerevoli intenti di seminare moti di affetto o tenerezza mediante il temperamento impulsivo, tenace e malinconico di una ragazzina di soli tredici anni, che aspira ad unirsi ad anime affini, anime il cui carattere è piuttosto simile al suo, mi sottrasse da tali << pregiudizi >> che solitamente sorgono quando decido di imbattermi in certi tipi di avventure. Il pellegrinaggio spirituale, un romanzo di formazione che in un certo senso è un testo mediante il quale si fa ammenda di ciò che è nettamente malvagio e ciò che non lo è. Il mondo sembrava essere stato creato esclusivamente per glorificare l’essenza di Dio, e la crudeltà e la malvagità evaporano dinanzi a Dio. Poiché lieti di ciò che ci è stato donato, umili ad asservire e a speranze che possano realizzarsi.


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Titolo: Anne di tetti verdi
Autore: Lucy Maud Montgomery
Casa editrice: Lettere animate
Prezzo: 14,90 €
N° di pagine: 324
Trama: “Anne di Tetti Verdi”, la cui protagonista è stata definita da Mark Twain << la più cara e adorabile ragazzina nella letteratura dall’immortale Alice >>, non solo riscosse un successo planetario poco dopo la sua pubblicazione nel 1908, ma continua ancora oggi ad appassionare schiere di lettori e a ispirare trasposizioni televisive e cinematografiche ( da questo romanzo sono tratti l’anime “Anna dai capelli rossi” e la serie tv “Chiamatemi Anna”).


Titolo: Anne di Avonlea
Autore: Lucy Maud Montgomery 
Casa editrice: Lettere animate 
Prezzo: 14,90€
N°di pagine: 318
Trama: Bentornata, Anne, sei un pó più cresciuta, ma rimani ancora la nostra vecchia, zelante, impulsiva, fantasiosa Anne, così il poeta americano Edwin Markham salutò sul New York American il ritorno di Anne Shirley, che è diventata non solo una valente insegnante di scuola, ma anche un'impegnata fondatrice dell'Associazione per il Miglioramento di Avonlea, ed è circondata da uno stuolo di nuovi personaggi destinati, insieme a quelli già noti, a rimanere nella memoria dei lettori molto a lungo. 

sabato, giugno 27, 2020

Gocce d'inchiostro: Tenebre e ghiaccio - Leigh Bardugo

Questo libro ha stanziato sullo scaffale della mia libreria per tantissimo tempo, fiancheggiato da romanzi di autori che amo o ancora sconosciuti, una miscela disomogenea di parole, inchiostro rovesciato, resti contorti di un recinto fantasioso di idee che attendono e reclamano la mia attenzione da parecchio tempo … che si rivelino poi cocenti delusioni o meno, è tutt’altra faccenda. E non è che io non dia peso a tutto questo. No, è che reputo offensivo ignorare ciò che potrebbe allietare la nostra anima, con estrema cura. E talvolta mi è davvero impossibile capire per quale motivo io non mi sia recata in quel luogo. Non ci sono illusioni, prospettive diverse, una volta che si giunge all’epilogo, che ha addolcito l’attesa, qualunque essa fosse.
Il posto che mi vide recarmi questi ultimi giorni di giugno non fa di certo pensare che si tratti dell’ennesimo fantasy, a tinte fosche, che in un certo senso si pone con l’idea che in un modo o nell’altro possa cambiare il corso della mia vita. Il popolo dei Grisha era entrato nel mio cerchio personale, staccandomi dalla routine, dalla vita quotidiana, e nel momento in cui vi misi piede ero consapevole che il mio stare fra le sue pagine avrebbe implicato l’atto di salvare qualcosa o qualcuno. Lo stare appesa come una scala di sicurezza in un palazzo, a testimoniare l’immensa solitudine nella vita degli esseri umani. Per Alina non ci sarebbe stato spazio per nient’altro: nient’altro avrebbe prevalso ne avrebbe sostituito qualcosa nella sua vita. Ed io, in questa solitudine che inzuppa lentamente la nostra anima, c’è stato uno strato di solitudine ancora più profondo. Senza poter fare nulla per poter liberarcene. Sebbene i numerosi tentativi di tirare fuori ciò che abbiamo dentro, ma che alla fine non sarai nient’altro che questo: vuoto e solo.

Titolo: Tenebre e ghiaccio
Autore: Leigh Bardugo
Casa editrice: Piemme
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 285
Trama: Circondata da nemici, quella che un tempo era la potente nazione di Ravka è ora un regno diviso dai conflitti e letteralmente tagliato in due dalla Distesa, un deserto di impenetrabile oscurità, brulicante di mostri feroci e affamati. Alina Starkov è sempre stata una buona a nulla, un’orfana il cui unico conforto è l’amicizia dell’amico Malyen, detto Mal. Eppure, quando il loro reggimento viene attaccato dai mostri e lui resta ferito, in Alina si risveglia un potere enorme, l’unico in grado di sconfiggere il grande buio e riportare al paese pace e prosperità. Immediatamente viene arruolata dai Grisha, l’èlite di maghi che, di fatto, manovra l’intera corte, capeggiata dall’affascinante mago Oscuro. Ma al sontuoso palazzo, dove gli intrighi e il lusso dei balli è tale da stordire e confondere, niente è ciò che sembra, e Alina si ritroverà presto ad affrontare sia le tenebre che minacciano il regno, sia quelle che insidiano il suo cuore.

giovedì, giugno 25, 2020

Gocce d'inchiostro: Il porto proibito - Teresa Radice e Stefano Turconi; L'isola del tesoro - Robert Louis Stevenson

Due letture estremamente diverse ma simili, proiettate in uno scenario luminoso, scintillante, londinese e un po’ vecchiotto, un viaggio nel più smeraldo dei mari, e tutt’intorno i resti contorti di una vicenda amorosa, nel quale ho fatto perdere completamente le mie tracce … ho vissuto in un Inghilterra che pulsa di fantasia, e che mi ha permesso di vivere situazioni che non credevo mai di vivere. Non c’è stato più alcun dubbio alle quali ho potuto aggrapparmi per addolcire questa sorpresa, qualunque essa fosse, che mi aspettava. Ho letto così due romanzi di nazioni diverse ma di genesi uguali, che certamente non mi ha fatto pensare a due entità distante o separate ma a un unico insieme. Un classico e una graphic novel che mi hanno fatta staccare dagli ormeggi della monotonia, della routine, mi ha permesso di continuare a credere alla vocazione di cambiare il corso  della storia americana, piombando nel cuore di personaggi che alcuni mi sono rimasti attaccati, altri un po’ meno, testimoniata dall’immensa solitudine nella vita di queste figure di carta e inchiostro, che in una manciata di ore erano divenute persone.


Titolo: Il porto proibito
Autore: Teresa Radice e Stefano Turconi
Casa editrice: Bao pubblishing
Prezzo: 27 €
N° di pagine: 319
Trama: Nell’estate del 1807, una nave della marina di Sua Maestà recupera al largo del Siam un giovane naufrago, Abel, che di sé ricorda soltanto il nome. Diventa ben presto amico del primo ufficiale, facente funzioni di capitano perché il comandante della nave è, a quanto pare, scappato dopo essersi appropriato dei valori presenti a bordo. Abel torna in Inghilterra con l’Explorer, e trova alloggio presso la locanda gestita dalle tre figlie del capitano fuggiasco. Ben prima che gli possa tornare la memoria, però, scoprirà qualcosa di profondamente inquietante su di sé, e comprenderà la vera natura di alcune delle persone che lo hanno aiutato.

martedì, giugno 23, 2020

Gocce d'inchiostro: Cercando Virginia - Elisabetta Bricca


Dopo il primo approccio con Virginia Woolf, mi promisi che nel tempo avrei letto e divorato ogni romanzo scritto dalla stessa o con protagonista questa scrittrice inglese. La prima volta accadde in un periodo non dissimile a questo, in un pomeriggio estremamente afoso e tedioso, in cui ricordo ancora come sgranai gli occhi, il cuore sussultò nella mia gabbia toracica come un tamburo, nel mentre si dipanavano le vicende biografiche di una donna affetta da solitudine e incomprensione. Naturalmente, da qui si susseguì la lettura di Mrs Dalloway, che ho adorato … e poi più nulla. Non perché persi interesse, ma semplicemente perché la donna che avevo deciso di avere al mio fianco per qualche tempo smise di chiamarmi. Ogni tanto mi sorprendo a fissare ammaliata gli unici due romanzi che possiedo di questa autrice, ma fu solo l’altra sera che mi avvicinai nuovamente. O, per meglio dire, mi avvicinai a qualcosa di simile. Allo scatto di una fotografia puramente personale di una giovane scrittrice italiana, meno solenne e lirico della musicalità woolfiana, ma ricco di sguardi indiscreti e atti di mancata libertà e indipendenza con la quale ci si muove sgomitando. Mi ci sono mossa io, e la protagonista, Emma, che, per qualche strana ragione, fu intrappolata nelle maglie di mariti troppo ossessivi, uomini bruschi e violenti, genitori anticonvenzionali bigotti e creduloni. E tutto questo è stato così armoniosamente legato alla letteratura, che non appena ne ho avuto la prova mi ci sono fiondata. Ciò avrebbe estrapolato la bellezza, mi avrebbe fatto sfuggire dal piattume del giorno, ottenendo così un certo gusto per la vita e la buona letteratura.
Titolo: Cercando Virginia
Autore: Elisabetta Bricca
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 240
Trama: Cortona, 1976. la luce è flebile, ma a Emma, rannicchiata nel fienile, basta per immergersi nelle pagine dei libri che è costretta a leggere di nascosto. Lontano dagli occhi del padre che la vorrebbe impegnata nelle faccende domestiche. Finora è riuscita a proteggere il suo segreto. Ma, quando si rende conto di non poter più continuare, preferisce andarsene e accettare un posto da cameriera offertole da una ricca aristocratica di origini inglesi che si fa chiamare “signora Dalloway”. Per Emma quel lavoro rappresenta l’occasione unica di conquistare l’indipendenza. Ciò che non si aspetta è di trovare nella signora Dalloway un mentore, oltre che un’amica fidata. Fin dai primi giorni di servizio, la donna si accorge della curiosità che accende l’animo di Emma. È per questo che decide di proporle delle ore di lettura condivisa alla scoperta di una delle prime scrittrici femministe della storia: Virginia Woolf. Così, sfogliando << Una stanza tutta per sé >>, << Le tre ghignee >>, << Diario di una scrittrice >>, Emma si nutre delle parole illuminate di Virginia e inizia a coltivare il sogno di una vita in cui è lei a scegliere il proprio destino. Ma per realizzarlo deve prima combattere contro chi tenta in ogni modo di ostacolarla e tenerla lontano dai libri. Solo così potrà davvero trovare la sua personale Virginia e, in lei, la voce per esprimere ciò che sente dentro.

domenica, giugno 21, 2020

Gocce d'inchiostro: Risposta a una lettera di Helga - Bergsveinn Bbirgisson e Le più belle frasi d’amore - AA VV

Quasi subito dopo il ritorno alla vita attuale, da incursioni o spedizioni rocambolesche che sorprendono più del dovuto, decido di costruire una piccola casa su fogli bianchi dipinti di nero il cui intento è quello di catturare il pensiero astratto affinchè esso possa promulgare nel tempo. Qualche lettore di passaggio potrebbe incaponirsi in qualcosa di banalmente insulso, ma un post o una recensione su un determinato romanzo è sempre fonte di interesse o curiosità. È così da qualche anno che proseguo imperterrita il mio percorso di riporre nero su bianco le mie vivide impressioni sui romanzi che leggo, e trasmettere qualcosa che possa allietare la mia e l’anima di chi legge.
Quando ho accettato di leggere questi due romanzi, dovetti fare ammenda di ciò che mi circondò. Il sentimento era il fulcro fondamentale su cui ruotano le vicende, l’unico e solo, e il posto in cui vi ho risieduto si è ammalgamato perfettamente al mio animo, fra le morbide crepe del mio cuore, viaggiando in luoghi diversi, fra diverse alture. Su un altalena di quotidiane facezie, ho osservato la vita da una piccola fenditura – così sgangherata, traballante, consunta – in cui i ricordi, l’emozioni, i sentimenti prevalgono. Divenendo così ai miei occhi, non soltanto forme letterarie espressive, ma irregolari regolarità della vita in cui l’amore, l’atto di congiunzione ad una persona amata è un gioco di pazienza messo meticolosamente insieme fino a fare un bel rifugio di masse solide e imperfette.

Titolo: Risposta a una lettera di Helga
Autore: Bergsveinn Bbirgisson
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 144
Trama: Bjarni ha novant’anni e vive da solo nella sua fattoria in Islanda quando decide di rispondere in un fiato all’unica lettera ricevuta da Helga, il suo grandissimo amore perduto. La sua risposta è questo romanzo. Helga e Bjarni si sono amati di una passione torrida, travolgente, e hanno tradito i rispettivi consorti senza rimorsi; poi si sono separati e a lui sono rimasti i rimpianti, le vampe di desiderio e un binocolo con il qaule spiarla, perché lui e Helga sono sempre stati vicini di casa.


venerdì, giugno 19, 2020

Gocce d'inchiostro: L'uomo che ride - Victor Hugo

8 giorni di intensa e fervida lettura. Ininterrottamente? Assolutamente si! Nella settimana che ci stiamo per lasciare alle spalle, mi sono situata in un posto – un bellissimo posto – che mai avrei creduto di poter vedere, osservare attentamente con i miei occhi, neanche tra mille possibilità. Ero stata dunque così ingenua? O fu Victor Hugo a provocarmi, un banalissimo pomeriggio di fine maggio, così pazzo ad invogliarmi ed inerpicarmi fra le pagine di un trattato storico, un romanzo di denuncia politico e sociale che ritocca la creazione, talvolta in bene talvolta in male, come un capolavoro a ritroso? Conseguenza di tali eventi è disgraziatamente l’uomo che, degradato e attanagliato da colpe, ansie e paure che effettivamente non ha, lo deforma.
L’uomo che ride però è un opera simbolica, un romanzo di spicco della letteratura medievale francese che mi ha indotto a fermarmi sui miei passi, riflettere, riporre speranze che non sono del tutto vere nel contrapporre la brutalità umana. Costituito e sorretto da una trama a tinte fosche, ma pieno di luce e amore ma che costituiscono il più nero dei romanzi neri. Così disperato e disperante, che non trova nella sua costruzione polifonica o a puzzle la sua vera e propria identità, ma in un insieme disomogeneo che alena ad un unico obiettivo: rifulgere da una realtà distorta, completamente differente e a quella vissuta.
Titolo: L’uomo che ride
Autore: Victor Hugo
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 684
Trama: Nell’Inghilterra di inizio Settecento un bizzarro vagabondo, Ursus, poeta e filosofo di strada, raccoglie due orfani e li educa all’avventurosa vita dei girovaghi. Insieme formano una compagnia di mimi e vanno alla scoperta della splendida e miserabile società inglese dell’epoca. Ma il ragazzo, deformato nel volto da un continuo ghigno, nasconde un segreto. E quando scopre per caso la sua vera opinione, vede il proprio destino incrinarsi …

mercoledì, giugno 17, 2020

Gocce d'inchiostro: Frieda - Christophe Palomar

Uno dei migliori vantaggi della letteratura è che riesce a donare molto più di quel che sembra. Questo fervido giudizio concerne una delle mie ultime letture, in quanto Frieda di Christophe Palomar è dotato di una << vena di ammaliamento >>, che mi ha strappato volentieri da una vita piatta e sempre uguale a se stessa. Mi sono avvicinata alle sue pagine quasi di soppiatto, nel cuore della notte, per qualche momento togliendomi persino il sonno. Frieda non è, certamente, migliore di tanti altri romanzi del genere apparsi sin da ora, non soltanto nella letteratura odierna ma sulle più importanti testate giornalistiche. La maggior parte dei giornali letti e apprezzati che attirano particolarmente per il loro essere uniforme. Col romanzo di Palomar però ho sguinzalliato sulle tracce di una famosissima pittrice di fine 800 il cui autore non ha potuto fare a meno di ricordare, rappresentandola nel fior fiore dei suoi anni.
Come? Impelagata nelle vicende di un giovane rampollo meritevole, scalcinato e dall’anima tremante che irruppe nella scenografia della sua vita nel momento in cui meno se lo sarebbe aspettato.
Ero venuta qui, a Vienna, con l’intenzione di risiederci per qualche tempo, invece il suo autore mi ha strappata a piccoli pezzi: chi l’avrebbe mai detto! Frieda viene armoniosamente e poeticamente rievocata con una prosa artificiosa ma coinvolgente, che mi ha indotta a rifuggire da altre storie citati in un contesto banale e intatto il cui messaggio è nascosto, lì, non fra le sue pagine, bensì nella sua stessa anima. Così evanescente al tatto e all’occhio nudo, affisso alla bacheca del mio cuore dove lì è rimasto e credo resterà per un bel po' di tempo.


Titolo: Frieda
Autore: Christophe Palomar
Casa editrice: Ponte delle  Grazie
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 306
Trama: La Frieda che dà il titolo a questo sorprendente romanzo è Frieda von Richthofen, figlia di un alto ufficiale tedesco, cugina del Barone Russo e musa di D. H. Lawrence, il chiacchierato e geniale autore dell’ << Amante di Lady Chatterley >>. Donna dalla personalità eccezionale, è lei la grande fonte d’ispirazione e di passione del protagonista e voce narrante del romanzo, Joachim von Tilly. Questi, rampollo di una famiglia di conti tedeschi, sembra destinato a seguire le orme paterne a capo delle acciaierie di famiglia. Nella bellezza della Capri del primo Novecento, Joachim avverte tuttavia la possibilità di un’altra vita. Inizia allora per lui una fuga senza fine, costellata d’incontri, amori, speranze e tradimenti. Una fuga che lo porta da Vienna e Berlino fino a Buenos Aires, dove lo attendono le risposte alle tante domande lasciate in sospeso.

sabato, giugno 13, 2020

Gocce d'inchiostro: Andromeda Heighs e Kitchen - Banana Yoshimoto


Ogni romanzo è una fonte di sostentamento. Basta lasciarsi andare. Darsi tempo, stare seduti fra le vecchie mura della tua casa a osservare quelle figure di carta e inchiostro che si appollaiarono sulle braccia, andare a vestire i panni di persone che non sono propriamente in carne e ossa ma che ti accolgono come amici di lunga data. Ti aiutano a snocciolare quesiti, questioni, a spulciare nel loro passato finchè il bandolo della matassa – che può cominciare con una parola, un incontro – non ti induce a varcare posti scialbi, insignificanti che alla fine non si rivelano così pessimi da averti fatto scongiurare tutt’altra direzione.
Ho deciso di accogliere nuovamente Banana Yoshimoto nel mio cantuccio personale semplicemente perché avevo bisogno di capire se i suoi romanzi avrebbero fatto o meno al caso mio, e sebbene piano piano sia stata coinvolta nella loro quotidianità queste due letture hanno decretato la fine del nostro incontro. Hanno acceso la fiamma della mia curiosità, ma niente di più. Dapprima confidando fosse alimentata successivamente, come è successo in precedenza con altri romanzi, ma poi con la consapevolezza che io e la sua autrice camminiamo su due binari nettamente opposti. Ho desiderato conoscerla, e questo è tanto.
Titolo: Andromeda Heights
Autore: Banana Yoshimoto
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 7, 00 €
N° di pagine: 100
Trama: Quando la nonna guaritrice decide di lasciare il Giappone, Shizukuishi si ritrova improvvisamente sola e deve abituarsi in fretta alla vita in città: uno spazio nuovo, incomprensibile e persino minaccioso. Porta sempre dentro di sé il ricordo della vita tra le sue amante montagne, in comunione perfetta con piante e animali, ripensa alle notti stellate e al verde brillante, alle mille manifestazioni della natura, agli sguardi delle persone che si avventuravano per quei sentieri impervi serbando nel cuore la speranza di una guarigione. Lontana dal suo ambiente, Shizukuishi cercherà una nuova famiglia, una casa in cui tornare, qualcuno da amare, una dimensione in cui poter essere se stessa. E un giardino pieno di cactus. Una storia di solidarietà e amicizia, di rispetto per la natura e per gli esseri umani. Piccoli gesti, percezioni sottili, silenziosi linguaggi: un romanzo delicatissimo e dai toni tenui che invita a sospendere per qualche ora l'incredulità e a tornare alla gioia tranquilla delle cose semplici.





giovedì, giugno 11, 2020

Gocce d'inchiostro: Alieni psicopatici - Sergio Beducci

I romanzi di autori esordienti, da quant’è che Sogni d’inchiostro è in vita, non sono più assidui come un tempo, in quanto indirizzata nel leggere ciò che più mi piace anziché << che dovrebbe piacermi >>, come disgraziatamente è accaduto in quasi quattro anni di lavoro, passione e dedizione. Che pizza perdere del tempo dietro a storie che apparentemente sembrano dire molto più di quel che dicono, trascinandomi per le strade di città roventi o nei cuori di personaggi algidi e implacabili.
Ma capitano dei momenti nel quale, nel cammino insidioso della tua vita, incroci uomini o donne che timidamente si affacciano sul tuo mondo con nient’altro che l’umile gesto di dedicargli qualche minuto del tuo tempo. Senza dubbio quegli autori che personalmente prediligo maggiormente, come di certo è stato l’incontro con Sergio, al quale ho riservato un certo entusiasmo nel rievocare il ricordo del nostro incontro, nel lontano dicembre del 2016, a cui spettarono questa volta le vicende di un ragazzo qualunque, che tuttavia ha suscitato in me moti di affetto e tenerezza, sin dalle prime battiture. Per questa figura di carta, questo ragazzo affetto da DEP, disturbo evitante di personalità, l’unico modo per affrontare la vita era di rifugiarsi in un mondo tutto suo, un mondo popolato da amici immaginari, che vedono al di là di qualunque barriera. E mentre ci si mette nei suoi panni, nei panni di << disadattato >>, ci si sente parti integranti di qualcosa che in un certo senso ci tocca, fa vibrare le corde del nostro animo trovando quel coraggio di viverle in prima persona.


Titolo: Alieni psicopatici. Il romanzo di una generazione dimenticata
Autore: Sergio Baducci
Casa editrice: Selph pubblishing
Prezzo ebook: 2, 99 €
Prezzo: 12, 26 €
N° di pagine: 377
Trama: Luca ha poco meno di trent’anni, vive a Roma, sceneggia e illustra fumetti; ha una madre che vive in Danimarca, un fratello che disprezza tutto quello in cui crede, un padre che lo ha costretto, con un ricatto, a frequentare una lunga serie di sedute da uno psicologo. La diagnosi certificherà che soffre diun disturbo evitante di personalità o DEP. Ma è Luca che rifiuta d’inserirsi nel tessuto sociale o è il mondo che gli hanno costruito intorno, con le sue rigide regole e strade sbarrate, a escludere lui e gran parte della sua generazione?
Prendendo spunto dal suo presunto disturbo, ha creato una serie di fantascienza, in cui un gruppo di alieni molto progrediti, gli Evitanti, ha invaso il pianeta Terra spargendo terrore. Luca ha molti amici a cui piace organizzare le feste illegali che durano giorni. A una di queste feste incontrerà una strana ragazza che sostiene, a certe condizioni, di poter avvertire il respiro dell’universo. Insieme affronteranno un lungo percorso di sofferenza e rinascita. Saranno complici, saranno amanti, si misureranno con padri violenti e con un mondo spietato che non esita a perseguitare donne libere, persone indifese, tutti coloro che non si sottomettono alle sue leggi.

martedì, giugno 09, 2020

Gocce d'inchiostro: Un tram chiamato desiderio - Tennessee Williams

Comprendo perfettamente e fin troppo bene perché questo romanzo, questa opera teatrale, abbia accondisceso a quelle critiche che l’hanno definito intenso ma disturbante, ruspante e decadente, senza dare alcuna spiegazione del motivo per cui è stato concepito così com’è stato scritto, una ragione piuttosto importante di quel che sembra. Tennessee Williams, infatti, sopravvisse ai soprusi, ai dilemmi di un epoca soffocante, destabilizzante, a cui molti non poterono ne volsero sopportare, pur brutalmente fossero i suoi istinti, accettando di lasciarsi sopraffare dalle sue emozioni, accogliendo qualunque critica, qualunque disguido o diniego, che non differirono da quelli che gli riservò la sua famiglia. Un timido e riservato ragazzino, inadatto ad essere nato di sesso maschile, disprezzato e relegato dal calore famigliare.
Grandi e lucenti ambizioni lo raccolsero nel grembo di bassifondi di straordinario talento artistico. Il cuore aveva preso una strada tutta sua, ogni cosa era così terribile e orripilante, decadente e soffocante, nel quale vi ha regnato una consistenza tranquilla e cordiale fra gente e razze diverse. Questo romanzo, così come altre sue opere pubblicate, sono << conseguenze >>, moti di espressione nel quale l’animo, il suo, potè crescere e fiorire egregiamente. Arrancando, avanzando a tentoni, anelando a scovare semplicemente un po' di gentilezza. Una libertà tanto agognata ma mai raggiunta, scevra da qualunque atteggiamento di nostalgia derivante dal passato. Non poteva lasciare che tutto andasse a rotoli. La cosa migliore da fare, l’unica cosa da fare, era dare voce a chi non ha mai avuto voce. E la letteratura, l’arte in generale è stato l’unico mezzo.

Titolo: Un tram chiamato Desiderio
Autore: Tennessee Williams
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 117
Trama: Un tram che si chiama Desiderio è il capolavoro di Tennessee Williams; e la storia che racconta è raccontata a far parte dell’immaginario di ognuno di noi. Blanche DuBois bussa alla porta della sorella Stella, a New Orleans. Sono le due eredi di una famiglia di propietari terrieri del Sud da tempo decaduta. Blanche però non ha mai smesso di vivere in quel passato ormai svanito, e a casa della sorella si socntra con la prosaica realtà dell’America delle città, delle strade, dei quartieri popolari. In particolare si scontra con il marito di Stella, Stanley Kowalski, immigrato di origini polacche: bello, brutale e dalla prorompente sessualità. E in questo scontro tra due mondi, tra disgusto, odio e feroce attrazione, non potrà che essere lei a farsi del male.

domenica, giugno 07, 2020

Gocce d'inchiostro: I love Dick - Chris Kraus

Quando ci si innamora - come si innamorò Chris Kraus -, chiedere i motivi per cui ci si è illusi dal sollievo di un momento, per dubbia che ne fosse la motivazione, sarebbe stato chiedere troppo.
Nel mio Kobo vi sono assemblati un centinaio di ebook, una novantina sicuramente, che conducono in svariati luoghi, in nuove forme di vita, che si presentano perlopiù come << guide >> da centellinare o assaporare lentamente. I love Dick fu esattamente quel prezzo che ho pagato nell’aver procrastinato la lettura a data da destinarsi, a muovermi impunemente nei meandri più oscuri dell’Io, spiegandoci per tutto il resto i motivi per cui l’autrice concepì questa storia. In preda a una specie di euforia, senza far nulla per tenerla a freno, riponendo mediante parole dalle quali si evince una certa solitudine di fondo, speranze, desideri che sebbene hanno sforato il mito dell’accettabile o proponobile rendono più attivo chi lo osserva.
Il potere che hanno irradiato queste pagine, in un accozzaglia di parole esilaranti, sagaci, deliranti e sofisticate, si solidificò in un mondo che resta completamente intatto, immobile come un dispositivo strano e perverso utile a conoscere qualcuno che è letteralmente immerso nel mistero. Scritto ai bordi di svariati autori, sebbene dalla cadenza e il linguaggio personalissimo, in quanto la scrittura è stato l’unico elemento che ha conferito istinti irrefrenabili, interpretando diversamente, assecondando qualunque impulso o sensazione.
Titolo: I love Dick
Autore: Chris Kraus
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 300
Trama: Filmmaker sperimentale di trentanove anni, Chris è sposata con Sylvère, docente universitario di cinquantasei anni. Appassionata d’arte di cattiva qualità, che secondo lei rende molto più attivo chi la osserva, Chris, diversamente da Sylvère, non si esprime in un linguaggio teorico. È abituata perciò ad attenersi ad un perfetto silenzio quando Sylvère si avventura nei suoi discorsi sulla teoria critica postmoderna. Non facendo più sesso, i due però non evitano affatto di parlare. Praticano anzi una rigorosa << decostruzione >> a modo loro. In altre parole, si raccontano tutto. Dopo ave trascorso l’intero anno sabbatico di Sylvère in un cottage sperduto tra le montagne a un’ora e mezza da Los Angeles, una sera i due cenano in un sushibar di Pasedana con Dick, critico culturale inglese e buon conoscente di Sylvère. Durante la cena, mentre i due uomini discettano sulle ultime tendenze del postmoderno, Chris si accorge che Dick cerca di continuo il suo sguardo, e non può fare a meno di sentirsi eccitata da quell’inaspettata attenzione.

venerdì, giugno 05, 2020

Gocce d'inchiostro: Eredità - Vigdis Hjorth

Ho atteso qualche giorno prima di immergermi fra le pagine di Eredità, caso letterario in Norvegia e poi nei paesi scandinavi, senza alcuna fretta o impulsività, sorvegliando l’aria circostante con diffidenza, intercettazioni letterarie di svariato tipo, ancora in atto. Io, oramai, posso dirmi lieta di aver vissuto un esperienza sufficientemente accettabile. Poiché è stato difficile scongelare un pezzo di ghiaccio pur di comprenderla a fondo. Se ripenso a quando avevo iniziato il romanzo confidando in una certa predisposizione d’animo, ora vedo perfettamente ciò in cui l’autrice ha riversato perdite, eterni tormenti dell’anima che hanno albergato nella protagonista.
Furono i traumi di un passato dilaniante, straziante che coincise con posizioni scomode, deboli, di vera e propria impasse, ad avermi indotto a non poter amare completamente queste pagine, perché nel momento in cui ho provato a nutrire moti di compassione o affetto nei riguardi della protagonista, fui tartassata da paure, angosce, momenti di vera e propria inettitudine e paralisi morale al punto tale da costringerla a dover astenersi da ciò che avrebbe potuto rivelarsi un bene …
Che angoscia! Nessun figlio di carta, prima d’ora, mi impedì di apprezzare pienamente una storia che possiede un certo potenziale, ma che è sfuggita da qualunque cosa, da chiunque, persino a un misero sprazzo di felicità. Il suo timore di << vivere >> era fondato, tangibile, persino innocente, ma, per me, inaccettabile. Non tutti reagiamo così!
In queste poche righe si identificano, quindi, quelle che non sono state altro che torture violente, dimostrazioni nel rifugire dai traumi del passato di cui l’età, i sentimenti che si riservano ad una persona amata, i pochi momenti di felicità avrebbero potuto soppiantare perfettamente. Fondare quelle piccole basi affinchè potesse esserci una rinascita, una prevalenza su ogni cosa. Anziché un inettitudine totale, angosciante, destabilizzante, sebbene parecchio introspettivo, che mi rincresce aver dovuto giudicare così malamente.


Titolo: Eredità
Autore: Vigdis Hjorth
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18,50 €
N° di pagine: 374
Trama: Tutto comincia con un testamento. Al momento di spartire l’eredità fra i quattro figli, una coppia di anziani decide di lasciare le due case al mare alle due figlie minori, mentre Bard e Bergliot, il fratello e la sorella maggiori, vengono tagliati fuori. Se Bard vive questo gesto come un’ultima ingiustizia, Bergljiot aveva già messo una croce sull’idea di una possibile eredità, avendo troncato i rapporti con la famiglia ventitrè anni prima. Cosa spinge una donna a una scelta così crudele? Bard e Berglijot non hanno avuto la stessa infanzia delle loro sorelle. Bard e Bergljot condividono il più doloroso dei segreti. Il confronto attorno alla divisione dell’eredità sarà l’occasione per rompere il silenzio, per raccontare la storia che i famigliari per anni hanno rifiutato di sentire. Per dividere con loro l’eredità – o il fardello – che hanno ricevuto dalla famiglia. Per dire l’indicibile.

mercoledì, giugno 03, 2020

Gocce d'inchiostro: Vita e destino - Vasilij Grossmann

Comprendo perfettamente i motivi perché Vita e destino sia stato considerato come quella lettura comparabile a Guerra e pace di Lev Tolstoj. Perché, sebbene il capolavoro dello scrittore ottocentesco russo non l’ho ancora letto, ho accondisceso al desiderio di leggere questo mastodontico romanzo senza nemmeno cercare di capire se questa lettura facesse o meno al caso mio. Se fosse necessario spendere del tempo prezioso nella lettura di un romanzo difficile, ma bellissimo e necessario, uno scontro bellico nel quale si perde completamente la cognizione del tempo, nel quale la ragione per cui ho desiderato rimanerci è stata una certa intimità che ha sedimentato inconsapevolmente nel mio cuore per la triste consapevolezza di aver dovuto combattere pur di ristabilire una certa forza, un certo predominio, col medesimo vigore di un tempo.
Ed ecco che anche io sono sopravvissuta a questa permanenza, a questa faida mastodontica e indistruttibile, - dato che io non ci penso due volte a contrastare niente e nessuno -, accettando di lasciare le storie che devo ancora leggere e vivere, che necessitano di essere lette da tantissimo tempo, per rinchiudermi come un piccolo bozzo in un mondo di vetro, trasparente e diafano in cui non vi è posto per la desolazione, la comprensione, alcuna requia. Ho respirato meglio in mezzo a persone unite dalle stesse fatiche, gli stessi dolori, popolani di un mondo a cui sono state rotte le catene, reali e indistruttibili.
Vita e destino è una storia che resterà impressa nel mio cuore non tanto perché narra dell’ennesimo scontro brutale nazista e sovietico, avvenuto sotto cieli azzurri e freddi, bensì perché si ripete sempre e ovunque in soffocanti urla di protesta, di denuncia, di rivalsa, fra lo schioccare delle pallottole, polvere densa, corpi marci e putrescenti, in una sequela di immagini che sono l’essenza della vita stessa.



Titolo: Vita e destino
Autore: Vasilij Grossmann
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 750
Trama: << “Il libro segue con ottocentesca, tolstojana generosità molteplici destini individuali spostandosi da Stalingrado ( città doppia: simbolo di difesa e libertà contro la violenza nazista e insieme luogo – emblema dell’Urss staliniana; solo nella “ casa di Grekov” si vive secondo onore e senza gerarchie ) ai lager sovietici e ai mattatoi nazisti, da Mosca ( le stanze del potere, le celle della Lubjanka ) alla provincia russa. E raccontando la “ crudele verità “ della guerra, le storie intrecciate di eroi e traditori, automi di partito ed esseri pensanti, delatori, burocrati, intriganti, carnefici, martiri, personaggi fittizi e reali, inframmezzando la narrazione con numerosi dialoghi ( di ascendenza, questi, dostoevskiana ), Grossman continua a interrogarsi sull’essenza di sistemi che uccidono la realtà – di conseguenza anche gli uomini – falsificandola, sostituendola con l’Idea. Al posticcio e menzognero “bene” di Stato lo scrittore può opporre soltanto, per quanto ardua e apparentemente impossibile in tempi disumani, la bontà individuale, rivendicando – sommessamente, ma con tenacia – l’irripetibilità del singolo destino umano. Giacchè “ Ciò che vivo non ha copie … E dove la violenza cerca di cancellare la varietà e differenze, la vita si spegne “ >>.

lunedì, giugno 01, 2020

Romanzi su misura: Maggio

Anche questo quinto mese dell’anno è
giunto al termine, ed in fretta devo dire, nonostante credevo che giornate mite e casalinghe non avessero i giorni contati. Il tempo libero però fortunatamente è andato a ridursi, e dove percepivo un numero vantagioso di letture ecco un nuovo riepilogo di letture su opere importanti, bellissime, che in capo di trenta giorni sono approdati nelle sale d’aspetto del mio animo che da interessanti divennero indispensabili, e sulla scorta di comparare un numero più ampio, ecco dunque quelle letture che hanno fatto posto in questo piccolo angolo di Paradiso, che mentre scorro quel breve trafiletto di ciò che penso al riguardo ricordo ampiamente ciò che mi hanno donato e ciò che la loro anima mi ha donato intensamente.



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Romanzi su misura in carta e inchiostro:


Rifulge ad evadere da un mondo soffocante, ambizioso e scintillante ma fin troppo ligio alle regole in cui l’individuo non può nient’altro che lasciarsi andare. Piccoli antefatti che costituiscono lo scheletro di una storia onesta, rispettabile ma che lascia ben poco spazio all’imprevisto, al sentimentalismo.

Valutazione d’inchiostro: 4+