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giovedì, giugno 11, 2020

Gocce d'inchiostro: Alieni psicopatici - Sergio Beducci

I romanzi di autori esordienti, da quant’è che Sogni d’inchiostro è in vita, non sono più assidui come un tempo, in quanto indirizzata nel leggere ciò che più mi piace anziché << che dovrebbe piacermi >>, come disgraziatamente è accaduto in quasi quattro anni di lavoro, passione e dedizione. Che pizza perdere del tempo dietro a storie che apparentemente sembrano dire molto più di quel che dicono, trascinandomi per le strade di città roventi o nei cuori di personaggi algidi e implacabili.
Ma capitano dei momenti nel quale, nel cammino insidioso della tua vita, incroci uomini o donne che timidamente si affacciano sul tuo mondo con nient’altro che l’umile gesto di dedicargli qualche minuto del tuo tempo. Senza dubbio quegli autori che personalmente prediligo maggiormente, come di certo è stato l’incontro con Sergio, al quale ho riservato un certo entusiasmo nel rievocare il ricordo del nostro incontro, nel lontano dicembre del 2016, a cui spettarono questa volta le vicende di un ragazzo qualunque, che tuttavia ha suscitato in me moti di affetto e tenerezza, sin dalle prime battiture. Per questa figura di carta, questo ragazzo affetto da DEP, disturbo evitante di personalità, l’unico modo per affrontare la vita era di rifugiarsi in un mondo tutto suo, un mondo popolato da amici immaginari, che vedono al di là di qualunque barriera. E mentre ci si mette nei suoi panni, nei panni di << disadattato >>, ci si sente parti integranti di qualcosa che in un certo senso ci tocca, fa vibrare le corde del nostro animo trovando quel coraggio di viverle in prima persona.


Titolo: Alieni psicopatici. Il romanzo di una generazione dimenticata
Autore: Sergio Baducci
Casa editrice: Selph pubblishing
Prezzo ebook: 2, 99 €
Prezzo: 12, 26 €
N° di pagine: 377
Trama: Luca ha poco meno di trent’anni, vive a Roma, sceneggia e illustra fumetti; ha una madre che vive in Danimarca, un fratello che disprezza tutto quello in cui crede, un padre che lo ha costretto, con un ricatto, a frequentare una lunga serie di sedute da uno psicologo. La diagnosi certificherà che soffre diun disturbo evitante di personalità o DEP. Ma è Luca che rifiuta d’inserirsi nel tessuto sociale o è il mondo che gli hanno costruito intorno, con le sue rigide regole e strade sbarrate, a escludere lui e gran parte della sua generazione?
Prendendo spunto dal suo presunto disturbo, ha creato una serie di fantascienza, in cui un gruppo di alieni molto progrediti, gli Evitanti, ha invaso il pianeta Terra spargendo terrore. Luca ha molti amici a cui piace organizzare le feste illegali che durano giorni. A una di queste feste incontrerà una strana ragazza che sostiene, a certe condizioni, di poter avvertire il respiro dell’universo. Insieme affronteranno un lungo percorso di sofferenza e rinascita. Saranno complici, saranno amanti, si misureranno con padri violenti e con un mondo spietato che non esita a perseguitare donne libere, persone indifese, tutti coloro che non si sottomettono alle sue leggi.


La recensione:
C’è disadattamento. C’è insoddisfazione. C’è incomprensione. Un anima che vaga lungo la riva dell’assurdo che si scontra con altre anime con nient’altro che una vaghissima idea di felicità, tranquillità spirituale, preparato solo nel senso che lui è un disadattato, un evitante, prevedendo come la gente – gli altri – gli sarebbero stati lontano, avrebbero messo dei paletti tutt’intorno per evitare lui e il suo sguardo – precauzione ispirata dalle negatività intramontabili di ragazzi, adulti, insensibili alle cure o all’esigenze del prossimo che in realtà si dimostrano utile esclusivamente per il loro istinto di autoconversazione. All’inizio si tergiversa, la sensazione bruciante di essere rifiutato, sentirsi rinchiuso come in una solida cella dalla quale non vi è alcuna via d’uscita, la possibilità di poter toccare ogni centimetro quadrato di felicità, tipica della spensieratezza di certi adolescenti odierni, il delirio di non sentirsi più soli, ma unanime ad altri membri che ti accettano così come sei, ci si sente delle vere e proprie nullità ad osservare tutto questo e non poter fare niente.
Fu proprio un forte senso di malinconia, un certo tipo di empatia che sorge quasi sempre quando leggo romanzi i cui protagonisti sono ragazzi inadatti al tempo o alla società, che misi il naso fra le pagine di un opera tutta all’italiana, che mi costrinse a restare seduta sulla mia poltrona preferita, e guardare come Luca veniva sballottolato da una parte all’altra, urlando al mondo che lui non era un capo espiatorio, espressione che mentalmente ho associato al fragile ragazzo che Sergio ha creato dal nulla, guardando la matassa della sua vita sbrigliarsi come gomitoli di cotone indirizzati verso il nulla, la processione di anime inquiete che vagano senza la certezza di avere alcuna meta se non popolare questo strambo cosmo, che hanno assistito all’appassimento più totale di un ragazzo e il suo sentirsi << guasto >>. La cittadella della sua coscienza aveva partorito l’insana idea che i suoi stessi genitori non gli hanno mai voluto bene. Forse non l’hanno mai voluto davvero. L’eco di queste parole continuò ad esplodere nella mia testa per tutta la durata della lettura, nel mentre divoravo le pagine un po' alla volta, trincerandosi dietro ad abbracci carnali o mentali che lo spoglieranno mentalmente e un po’ alla volta di ogni sua paura, non riuscendo a fermarsi finchè qualcosa non andrà automaticamente al suo posto.
Non capitano svariate occasioni di recarsi in un bel posto, e restare abbastanza a lungo per poter sentire questa storia come mia. Ci sono quasi sempre eventi, situazioni, che conquistano, personaggi che suscitano tenerezza, interesse, facendo di loro l’unica casa per il quale stanzi per una manciata di giorni. Ci si immedesima a tal punto da ritagliarsi uno spazio tutto per se, che ti tiene lontana dalla routine o dalla monotonia del giorno, che non solo non prevede amicizie o confidenze con ragazzi affetti da gravi patologie, ma ti impedisce di spostarti per scivolare zitta zitta fra le fauci di un'altra storia. Sono partita seduta comodamente venerdì sera, e domenica sera li avevo già salutati.
Sergio Beducci ha richiamato alla mente ciò che per molti è superficiale, quasi invisibile, anche se ciò di cui ci parla il suo romanzo non è propriamente qualcosa da procurare scalpore o sorpresa. Il divieto di dare ai figli, soprattutto quelli affetti da patologie gravi, è una legge ancora osservata che spiega le differenze fra chi è << normale >>  e chi non lo è, un cavillo attualissimo che il tempo espugnerà con la scienza o semplice intelligenza pur di aggirare tutti quei pregiudizi di incomprensione, nonostante i comportamenti di ciò che sta attorno a questi ragazzi non lascia spazio a equivoci, proclamandosi al mondo non come paladini dei più deboli ma potendo persino distruggere una stessa famiglia.
Certamente per Sergio non sarà stato facile compiere questo passo, condannare pubblicamente un ragazzo ma donandogli quella giusta forza per disprezzare tutto ciò che non fosse giusto, disonesto. Era un ragazzone buono che non ha desiderato nient’altro che qualche attenzione in più, che si è sempre sentito come rinchiuso in una gabbia ottenendo nient’altro che dinieghi, gesti di distacco, liquidati banalmente con visite assidue dallo psicologo più vicino e dal quale non avrebbe potuto sottrarsi. La sua voce carezzevole era giunta al mio orecchio presentandomi una storia che in un certo senso mi ha << contaminato >>. Una lettura straordinaria, che sono davvero felice aver vissuto.
In tutto questo non sospettavo minimante che la sua anima fosse così profonda,  drammatica, quasi romantica, che mi ha permesso di cogliere nella sua interezza tutto questo, con la piacevole sensazione che il mio interesse per questa storia sarebbe mutato in un sentimento di profondo rispetto. Luca sarebbe rimasto dentro di me, per un po’ di tempo.
Alieni psicoaptici è quella perpetua collisione fra giusto e sbagliato, chiaro e scuro, che Sergio ha dipanato mediante parole che non fanno differenza, distinzione, ma conducono in mezzo a un bianco lattiginoso, luminoso. Scendendo nel buco tenebroso nel quale è sprofondato il protagonista, avvolto da tenebre che come massa densa si sono appiccate al mio viso, mentre il cuore ha risuonato come un immenso tamburo.
Valutazione d’inchiostro: 4

6 commenti:

  1. Sempre bello dare spazio agli esordienti, soprattutto se sorprendono!

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  2. Ottima scelta far conoscere i romanzi scritti da esordienti. Grazie per la recensione!
    P.S Ti ho nominato per un premio, passa sul mio blog! :)

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