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giovedì, luglio 09, 2020

Gocce d'inchiostro: Diari - Sylvia Plath

Tornare nuovamente qui, a riporre nero su bianco ciò che mi si agita dentro, dopo aver conosciuto una donna romantica e sensibile come Sylvia Plath, un giovedì di inizio luglio, spinta dalla curiosità e da una forte sete di conoscenza, assistetti e toccai ogni suo attimo, gesto di vita mediante pagine di diario che, ignara di ciò, originariamente dovevano essere aperte esclusivamente a lei e alla sua anima. Qualche giorno dopo averli letti, pagina dopo pagina, mi sorpresi a sedermi sulla mia poltrona preferita, con lo sguardo perso chissà dove, sentendo ancora la mancanza di una donna, che per gran parte del tempo è esistita solo nella mia testa e che il mio essere diffidente mi indusse a procrastinarne il nostro incontro…. Ma eccomi qui, ancora sofferente e dilaniata. Aggregata finalmente a quella cerchia di lettori accaniti alla poesia e alla Plath, un gruppo ampio di lettori che amano esplorare la letteratura novecentesca, ma soprattutto spingersi al di là dell’immaginazione. Gente che vivono con la consapevolezza che la vita è effimera, un percorso spesso accidentato di cui non se ne conoscono le sorti e l’individuo, seppur ignaro delle subdole gesta di un Fato crudele ed egoista, coglie l’attimo non rinnegando alcuna idea o prospettiva.
Sarà forse stata la patina di stranezza e mistero che circondò l’aura della scrittrice e poetessa, le sue innumerevoli esperienze dinanzi alla morte, il suo forte modo di essere una creatura socievole, aperta alla vita, ma invano, o forse la causa di fuggevoli impressioni che fecero la sua stessa coscienza guasta, imbarbicata in attimi di esasperanti sospiri, onde galleggianti di estrema tristezza, lontano – forse fin troppo – dall’idea di normalità a cui anelava così tanto. In lettere che consumano, sminuzzano la nostra anima in minuscole particelle, pieno di romanticismo, sentimentalismo, ma tanta tanta sofferenza, desiderio di ottenere qualcosa forse più grande di noi stessi, parte di un tutto straordinario, meraviglioso, indimenticabile, irrinunciabile che è rimbalzato nel mio petto come singhiozzi sincopati, riecheggiando, autovenerando, commiserando la figura di questa coraggiosa donna.

Titolo: Diari
Autore: Sylvia Plath
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 433
Ttrama: Quando si comincia a leggere questi diari si ha l’impressione di seguire le febbrili annotazioni di una bella ragazza americana che scopre l’Europa: tutto vibra, tutto sprizza energia, c’è un senso di attesa che si impone su tutto. Ma presto ci accorgiamo che le cose non stanno così. O meglio, non soltanto così. E ci immergiamo in una lettura sempre più appassionante e talvolta angosciosa: il giornale di bordo di una sensibilità acutissima, lacerata e drammatica, quella di una scrittrice che per i suoi versi e per il suo tragico destino è diventata un emblema, un vero culto, per molti lettori.


La recensione:

Perché io sono il significato che la gente mi dà come essere, e non sarei nulla se non ci fossero gli altri.

Un'altra di quelle letture il cui ricordo serberò per sempre nel mio cuore. La letteratura in generale mi affascina, ma quella classica, vittoriana, novecentesca, ancor di più, e non mi impongo mai alcun limite. Non mi alieno mai. Eppure, sul piano delle mie letture, ci sono ancora diversi autori che sono ancora isolati dal mio cerchio personale. Anche se ammetterlo, scriverlo, non è propriamente prudente, dignitoso, scrittori o scrittrici che più mi aggravano, ancora lontane e sconosciute. Non sarebbe dignitoso scrivere tutto questo perché sono autori che sono affini al mio essere e danno l’impressione di sapere esattamente cosa dire o comunicare alla mia anima, mettendo in discussione i motivi per cui il nostro conoscersi – per alcuni già accaduto, per altri non ancora – sia stato così tardivo: la mia sete di conoscenza è sempre più pressante, irrinunciabile, attraente, magnetica dotata di un eleganza naturale, spontanea, aumentata così a dismisura e così in fretta che ha già una sua forma, una sua importanza, e come certe visite in certi bellissimi posti, non ho bisogno di tempo o parole per tesserne le lodi ( gli stessi con le quali ho parlato e straparlato di autori come Murakami Haruki o Paul Auster o Philip Roth. Sono delle figure che un tempo erano anonime, quasi invisibili, che hanno adottato la retorica come forma quasi accidentale, veritiera, perché desiderosi di mettere qualcosa a posto dentro di loro. In definitiva, deliberatamente, affinchè il mondo potesse vedere a nudo la loro anima. In reltà, Sylvia Plath non fu meno emancipata di questi autori che ho citato, e forse non lo è mai stata dato che la nostra conoscenza è avvenuta quest’anno, dopo anni e anni di forti e incomprensibili aneliti. Emancipata lo è poi stata, ma non come avrebbe voluto essere. Poiché completamente sola, senza appoggi, senza confidenti, senza una vera e propria patria. Indipendente, ma fino ad un certo punto. Ambiziosa? Assolutamente, ma sensibile, fragile, incompresa, e irrimediabilmente attratta dalla scrittura, da quelle parole che avrebbero concepito calore, suscitato amore, assonanze e dissonanze fra generi, aspirazioni, ideali, mediante il quale potè raggiungere la felicità. Interpretare l’aspetto grottesco della vita da cui tutti vorremmo fuggire.
Sylvia Plath fu più ambiziosa di quelle donne scrittrici che ho avuto modo di conoscere, di tutte quelle indipendenti femministe messe insieme, con un discreto nugolo di uomini attratti da lei a cui si rivolse con modestia e un po’ di timore. Con quale diritto però si affermarono su di lei considerandola recidiva, questo non so dirlo. La Plath era consapevole di ciò a cui aspirava, di idee, ambizioni, coraggio, invettiva ne aveva a dismisura, ma il rispetto doveroso e corretto che avrebbe dovuto occupare un posto particolare nella sua vita fu l’aspetto più importante. Mi sono domandata, come hanno fatto gli << amici >> , i parenti, chi, in generale, gli stette accanto, a non vedere che era una donna timorosa della vita, dell’amore, persino di Dio? Non vedevano come fosse irrimediabilmente inconsolabile, fragile, introversa, ma dall’anima semplice e romantica? Be, sicuramente l’amore per la scrittura, la letteratura, per la Woolf o Philip Roth sortì un certo fascino a quella cerchia di virtuosi collegiali che le procurano un certo prestigio. Ma fu il suo rapporto con la stessa scrittura, il suo desiderio di riversare irrimediabilmente, quasi furiosamente, nero su bianco, le sue vivide impressioni, a colpirmi intensamente. Come scrittrice, poetessa, fu davvero eccezionale. Lei che si interrogò ripetutamente sulla determinata ostinazione di non aver sfruttato al meglio le sue capacità o possibilità, con la costante paura di non aver fatto abbastanza. Lei che fece parte di un tutto indissolubile, con tensioni attorcigliate, irragionevoli amori, sordide lealtà, condannata ad essere circoscritta in una sfera d’azione, di pensiero e sentimento rigidamente consolidati nella sua ineluttabile femminilità. La scrittura ha evaporato ogni paura, ha contrastato il mondo reale, ha dissipato ogni dubbio, perplessità, inducendola a vagare come uno spettro in una landa desolata, poco confortevole, senza nessuno, in silenzio, e drasticamente coinvolta. E come non restarne affascinati, sedotti da tutto ciò? Questo, in certe situazioni, potrebbe essere considerato come un’interpretazione distorta dell’anima, quasi una visione mistica di ciò che ottenebra e offusca i nostri sensi. Ma la Plath li rese classificabili, dotati di “vita” in un buco arretrato come quello in cui fu costretta a vivere, di cui sfido chiunque sarebbe impossibile non esserne coinvolti. Perché diavolo non ha trovato la forza di rialzarsi, rinascendo dalle sue stesse ceneri? Che l’essere debole e fragile rientrasse nel suo temperamento, che certe situazioni non mi siano andate a genio, non dovrebbe suscitare scalpore.
C’è stato però, in particolare, un legame fra noi che mi ha permesso di comprenderla nell’immediato. Pieno di animosità, in sintonia col mio essere coraggioso, intraprendente ma introverso, che crede ancora di non aver letto abbastanza per conoscere la vita. Non aver vissuto pienamente quelle idee letterarie o artistiche indipendenti o rivoluzionarie, che sono parecchie diverse dalle mie ma che concretizzano la mia idea di passato. Intellettualmente ancora distante a ciò che aspiro, ma sempre lieta nel constatare come anche la Plath ha proiettato la sua aura profetica su di me. A fine lettura, col forte desiderio di leggere ancora di lei, << corteggiarla >> come si deve, di stabilire chiaro e tondo i motivi imprescindibili per cui è necessario non smorzare questa nostra conoscenza. Con pagine di diario che mi hanno sconcertato, incantato, manovrato ed interessato invariabilmente al passato.
Valutazione d’inchiostro: 4

6 commenti:

  1. Non conosco l'autrice, ottima recensione comunque, grazie

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  2. Autrice e poetessa che vorrei approfondire. Anni fa, sulla sua figura, ho letto un Iperborea: Tu l'hai detto.

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    1. Quello non l'ho ancora letto, ma mi piacerebbe leggerlo presto o tardi 😊😊

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  3. Desidero leggerlo da quando ho letto "Tu l'hai detto" di Connie Palmen, la personalità della Plath deve essere davvero affascinante.

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